RAINEWS – 16 OTTOBRE 2021 — LINK DI MAURO BIANI
Il Papa: “Dare vaccini, condonare debiti”. “Servono salario universale e riduzione orario lavoro” Video messaggio all’incontro dei Movimenti Popolari –
Cambiare “i nostri modelli socio-economici, affinché abbiano un volto umano, perché tanti modelli lo hanno perso”.
Lo ha detto il Papa in un Messaggio all’incontro dei Movimenti Popolari. “A tutti voglio chiedere in nome di Dio.
Ai grandi laboratori, che liberalizzino i brevetti. Compiano un gesto di umanità e permettano che ogni Paese, ogni popolo, ogni essere umano, abbia accesso al vaccino”.
“Voglio chiedere, in nome di Dio, ai gruppi finanziarie agli organismi internazionali di credito di permettere ai Paesi poveri di garantire i bisogni primari della loro gente e di condonare quei debiti” fatti contro gli interessi dei popoli.
Il Papa, nel video messaggio ai Movimenti Popolari, chiama in causa tutti coloro che possono cambiare il sistema economico: “Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie estrattive, minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari, di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere d’inquinare i fiumi e i mari, di smettere d’intossicare i popoli e gli alimenti.
Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie alimentari – prosegue il Papa – dismettere d’imporre strutture monopolistiche di produzione e distribuzione che gonfiano i prezzi e finiscono col tenersi il pane dell’affamato.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai fabbricanti e ai trafficanti di armi di cessare totalmente la loro attività, che fomenta la violenza e la guerra”.
Un affondo anche contro le big-tech: “Voglio chiedere, in nome di Dio, ai giganti della tecnologia di smettere di sfruttare la fragilità umana, le vulnerabilità delle persone, per ottenere guadagni, senza considerare come aumentano i discorsi di odio, il grooming, adescamento di minori in internet, le fake news, notizie false, le teorie cospirative, la manipolazione politica.
Voglio chiedere, in nome di Dio, ai giganti delle telecomunicazioni di liberalizzare l’accesso ai contenuti educativi e l’interscambio con i maestri attraverso internet, affinché i bambini poveri possano ricevere un’educazione in contesti di quarantena”.
Il Papa si rivolge anche al mondo della comunicazione:
“Voglio chiedere, in nome di Dio, ai mezzi di comunicazione di porre fine alla logica della post-verità, alla disinformazione, alla diffamazione, alla calunnia e a quell’attrazione malata per lo scandalo e il torbido; che cerchino di contribuire alla fraternità umana e all’empatia con le persone più ferite”.
Il Pontefice chiede di porre fine alle “aggressioni, i blocchi e le sanzioni unilaterali contro qualsiasi Paese in qualsiasi parte della terra. No al neocolonialismo. I conflitti si devono risolvere in istanze multilaterali come le Nazioni Unite”.
“Questo sistema, con la sua logica implacabile del guadagno, sta sfuggendo a ogni controllo umano. È ora di frenare la locomotiva, una locomotiva fuori controllo che ci sta portando verso l’abisso. Siamo ancora in tempo”, è l’appello di Papa Francesco.
Ai governi infine il Papa chiede che “siano al servizio dei popoli che chiedono terra, casa, lavoro e una vita buona”. “Serve salario universale e riduzione orario lavoro”
Per cambiare il modello economico occorrerebbe introdurre “il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa”, ha detto il Papa nel video messaggio.
“Un reddito minino o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita”, è la proposta del Papa, ed “è compito dei Governi stabilire schemi fiscali e redistributivi affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità”.
Il Papa chiede poi di “lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro”.
Il Papale definisce “misure necessarie” ma “non sufficienti”.
“Non siamo condannati ad un futuro basato sulla disuguaglianza”
“Non siamo condannati a ripetere né a costruire un futuro basato sull’esclusione e la disuguaglianza, sullo scarto o sull’indifferenza; dove la cultura del privilegio sia un potere invisibile e insopprimibile e lo sfruttamento e l’abuso siano come un metodo abituale di sopravvivenza”, ha detto il Papa.
“Affrontiamo insieme populisti e intolleranti”
“È necessario che insieme affrontiamo i discorsi populisti d’intolleranza, xenofobia, aporofobia, che è l’odio per i poveri, come tutti quelli che ci portano all’indifferenza, alla meritocrazia e all’individualismo, queste narrative sono servite solo a dividere i nostri popoli e a minare e neutralizzare la nostra capacità poetica, la capacità di sognare insieme”, dice il Papa.
“Tornare a schemi del passato è suicida e genocida” I cambiamenti legati alla pandemia debbono spingere a non tornare agli schemi del passato.
Parlando ai Movimenti Popolari, e facendo riferimento all’ultimo incontro di sei anni fa, il Papa ha sottolineato:
“In questo tempo sono successe molte cose, tante sono cambiate. Si tratta di cambiamenti che segnano punti di non ritorno, punti di svolta, crocevia in cui l’umanità è chiamata a scegliere”.
Occorre che “il mondo intero” trovi “momenti per riflettere, discernere e scegliere. Perché ritornare agli schemi precedenti sarebbe davvero suicida e, se mi consentite di forzare un po’ le parole, ecocida e genocida. Sto forzando!”.
Il Papa: ‘benedice’ Black Lives Matter, samaritani collettivi
Papa Francesco ‘benedice’ il movimento Black Lives Matter. “Sapete che cosa mi viene in mente adesso, insieme ai movimenti popolari, quando penso al Buon Samaritano? Sapete che cosa mi viene in mente? Le proteste per la morte di George Floyd”, ha detto il Papa in un video messaggio ai Movimenti Popolari.
“È chiaro che questo tipo di reazione contro l’ingiustizia sociale, razziale o maschilista può essere manipolato o strumentalizzato da macchinazioni politiche o cose del genere; ma l’essenziale è che lì, in quella manifestazione contro quella morte, c’era il ‘samaritano collettivo’, che non era per niente scemo! Quel movimento non passò oltre, quando vide la ferita della dignità umana colpita da un simile abuso di potere. I movimenti popolari sono, oltreché poeti sociali, ‘samaritani collettivi'”. –
RAINEWS
IL MANIFESTO DEL 19 OTTOBRE 2021
https://ilmanifesto.it/la-poesia-sociale-di-francesco/
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La poesia sociale di Francesco
In una parola. Mi piacerebbe sapere, a questo proposito, che cosa pensano i cattolici Enrico Letta, vincitore della tornata elettorale, e Mario Draghi, immagino non dispiaciuto di questi risultati, del messaggio che il Papa ha inviato proprio sabato scorso al quarto incontro mondiale dei Movimenti popolari.
Alberto Leiss
EDIZIONE DEL 19.10.2021
PUBBLICATO18.10.2021, 23:59
Tra gli idranti e i candelotti lacrimogeni contro i no-green pass a Trieste, la piazza San Giovanni piena con Landini e gli altri sindacati, e le brillanti vittorie dei candidati di centro sinistra a Roma e a Torino, sia pure con il vistoso calo dei votanti, non si sa bene che cosa pensare del momento che vive il paese.
Forse la domanda è questa: se l’affermazione del centrosinistra in grandi città italiane e europee come Roma, Milano, Napoli e Torino (senza dimenticare casi significativi come Varese o Latina) può aiutare un risveglio di capacità progettuale, questo potrà avvenire solo se i vincitori (e il plurale maschile parla in effetti di soli uomini) sapranno ascoltare il silenzio delle periferie urbane e sociali astenute dal voto, e anche il disagio profondo che non sa più esprimersi nella crisi dell’ipotesi a 5 stelle, o lo fa con molte contraddizioni nei movimenti no vax e no green pass.
Mi piacerebbe sapere, a questo proposito, che cosa pensano i cattolici Enrico Letta, vincitore della tornata elettorale, e Mario Draghi, immagino non dispiaciuto di questi risultati, del messaggio che il Papa ha inviato proprio sabato scorso al quarto incontro mondiale dei Movimenti popolari. Un discorso che la maggioranza dei media, presi dalle vicende da cui sono partito, ha ignorato. Ho visto la notizia sull’Ansa e sono andato a leggermi il testo integrale.
Parole che mi hanno colpito fin dall’inizio, con quel rivolgersi ai movimenti con l’appellativo di «poeti sociali».
«Così mi piace chiamarvi – ha detto – perché voi siete poeti sociali, in quanto avete la capacità e il coraggio di creare speranza laddove appaiono solo scarto ed esclusione. Poesia vuol dire creatività, e voi create speranza». E di creatività e di speranza ha bisogno il mondo di cui parla Francesco: il mondo periferico, appunto, fatto di migranti, poveri, lavoratori precari, la cui condizione si è ulteriormente aggravata in due anni di pandemia. Un mondo sempre escluso da un approfondito discorso dei media. Per riscattare il quale il pontefice ha indirizzato a chi ha potere una serie di richieste stringenti, tutte invocate «in nome di Dio», con enfasi drammatica.
Le riassumo in breve:
la liberalizzazione dei brevetti e la diffusione a tutto il mondo dei vaccini; la remissioni del debito ai paesi poveri; la fine della distruzione delle foreste e della diffusione dell’inquinamento; la fine della speculazione che alza il prezzo dei generi alimentari; la cessazione «totale» dell’attività dei trafficanti di armi; l’uso di internet per una reale diffusione della cultura; la ricerca della verità da parte dei media, inquinati da una «attrazione malata per lo scandalo e il torbido»; la fine delle aggressioni, dei blocchi e delle sanzioni unilaterali da parte dei «paesi potenti».
Una requisitoria contro un sistema che «con la sua logica implacabile del guadagno, sta sfuggendo a ogni controllo umano. È ora di frenare la locomotiva, una locomotiva fuori controllo che ci sta portando verso l’abisso. Siamo ancora in tempo».
Francesco rivendica infine la capacità di «sognare insieme» secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa, e anche di «agire».
E le prime azioni che propone sono «un reddito minino (l’Rmu) o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita». E la riduzione della giornata lavorativa: «Non ci possono essere tante persone che soffrono per l’eccesso di lavoro e tante altre che soffrono per la mancanza di lavoro».
Non sarebbe un buon programma?
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ALBERTO LEISS
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giornalista, saggista, ha lavorato all’Unità, scrive su
roma e genova
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Francesco for president!