27 OTTOBRE 2021- ANSA.IT -+ ROBERTO ROTUNNO, IL FATTO QUOTIDIANO:: Manovra: Braccio di ferro con i sindacati. Draghi tira dritto. Bombardieri: ‘L’incontro con il governo non è andato bene’. Landini: ‘Senza risposte valuteremo mobilitazioni’. Sbarra: ‘Risorse largamente insufficienti’

 

 

 

ANSA.IT — 27 OTTOBRE 2021 — 10.36

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/10/26/pensioni-quota-100-e-tasse-i-sindacati-vedono-draghi_301fa4a3-8cf5-4c79-870a-512fb74ea231.html

 

Manovra: Braccio di ferro con i sindacati. Draghi tira dritto.

Bombardieri: ‘L’incontro con il governo non è andato bene’. Landini: ‘Senza risposte valuteremo mobilitazioni’. Sbarra: ‘Risorse largamente insufficienti’

 

Palazzo Chigi, l’esterno

 

 

Il percorso sarà graduale, ma si tornerà al sistema ordinario delle pensioni disegnato dalla legge Fornero.

Mario Draghi lo ribadisce al tavolo con i sindacati convocato a Palazzo Chigi, a quarantotto ore dal varo della manovra, attesa in Consiglio dei ministri giovedì.

E’ una doccia fredda, per Cgil, Cisl e Uil che chiedevano una riforma complessiva delle pensioni.

Potrebbe arrivare domani in Consiglio dei ministri anche il ddl sulla concorrenza. Secondo quanto si apprende da diverse fonti di governo si starebbe cercando di chiudere in queste ore il testo per portarlo domani alla riunione che dovrebbe varare anche la manovra.

I toni si inaspriscono soprattutto quando, dopo poco meno di due ore il premier, “per un altro impegno”, lascia il tavolo e affida il confronto ai suoi ministri. E non bastano le rassicurazioni sul percorso graduale di uscita da Quota 100 e neanche l’annuncio della proroga di un anno di Opzione donna e dell’Ape social, con estensione ad altre categorie di lavori gravosi. I sindacati vedono “luci e ombre”, ma sentenziano che l’incontro non è andato bene: non c’è accordo sulle pensioni ma anche sugli ammortizzatori sociali e sul taglio delle tasse, che temono sbilanciato in favore delle imprese.

Dopo il varo della legge di bilancio, valuteranno le modalità di una “mobilitazione”. Non c’è ancora la quadra sulla manovra di Draghi. I rapporti sono tesi con i sindacati e il braccio di ferro prosegue anche nella maggioranza. Si tratta sul meccanismo che sostituirà Quota 100, ma i partiti litigano pure su come usare gli 8 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse: sarà deciso nel corso dell’iter in Parlamento della legge di bilancio. Quanto ai sindacati, all’uscita da Palazzo Chigi, dopo tre ore di confronto prima con Draghi, poi con i ministri Franco, Orlando e Brunetta, le parole sono assai dure. Luigi Sbarra della Cisl parla di “grandi insufficienze e squilibri, per effetto del mancato dialogo con le parti sociali”: le misure sono “largamente insufficienti sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali e per la non autosufficienza”, aggiunge. Non bastano “soli” 600 milioni, sottolineano Pierpaolo Bombardieri della Uil e Maurizio Landini della Cgil: “non è una riforma degna di questo nome”. Quindi, sciopero generale? “Se giovedì il governo confermerà questa impostazione valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione“, risponde Landini. Ma i saldi della manovra, già indicati a Bruxelles con il Dpb, non possono – afferma il governo – cambiare. Anche se il ministro Renato Brunetta, che dopo l’uscita di Draghi prova a fare il mediatore in una riunione in cui – raccontano – i toni si fanno via via più accesi, spiega che porterà al premier la valutazione di alcuni aspetti concreti, non escludendo neanche nuovi incontri. Il ministro ai segretari confederali porta una proposta di nuove risorse per la Pa.

Quanto alla fase transitoria dopo Quota 100, il governo continua a proporre un meccanismo graduale. La Lega propone una mega-uscita a 63 o 64 anni nel solo 2022, per rinviare un intervento più complessivo al prossimo governo. Ma sarebbe una misura “elettoralistica”, viene obiettato. Serve un meccanismo graduale, a partire dalla proposta di Quota 102 e Quota 104, secondo il ministro dell’Economia. Allora si faccia “quota 41”, rilancia Matteo Salvini, che propone al governo di fissare l’età minima di 62 anni, con 41 di contributi. Le prossime ore serviranno a definire un’intesa in maggioranza. Intanto il Pd incassa l’allargamento dell’Ape social ai gravosi e la proroga di Opzione donna, chiesta da tutti i partiti. Servirebbe fare di più “per i giovani”, chiede Antonio Misiani, con una rivalutazioni delle pensioni col contributivo al minimo.

Draghi dovrebbe convocare il Consiglio dei ministri sulla legge di bilancio per giovedì e un’altra riunione mercoledì per approvare il nuovo decreto Recovery, per accelerare l’attuazione con alcune norme e raggiungere una serie di “target”: la bozza di 42 articoli va dall’Ecobonus per gli alberghi all’80% alle misure per implementare borse di studio e alloggi per gli studenti universitari, con anche un “fondo per la Repubblica digitale”, la spinta alla rigenerazione urbana da parte dei Comuni, la revisione della normativa antimafia per mantenere i controlli ma evitare che si blocchino i cantieri.

Sulla manovra Draghi potrebbe nelle prossime ore riunire la cabina di regia e rivedere il leader della Lega Matteo Salvini, ma anche incontrare il leader M5s Giuseppe Conte, che ha sentito di recente ma non incontra da tempo, per parlare delle misure care ai pentastellati, dal Reddito di cittadinanza, su cui c’è un’intesa per la proroga con alcune modifiche, al cashback, che sembra destinato a saltare.

Sul taglio delle tasse si stanzieranno subito gli 8 miliardi previsti, aggiungendo 6 miliardi al fondo che già oggi ha a disposizione 2 miliardi per il calo della pressione fiscale, ma solo in un secondo momento si deciderà come spenderli. Draghi e Franco vorrebbero destinare la quasi totalità delle risorse a tagliare il cuneo fiscale per i lavoratori. Ed è questa anche la posizione del Pd di Enrico Letta. Ma il centrodestra e il mondo imprenditoriale chiedono di agire anche lato aziende. Circola l’ipotesi che due terzi vadano ai lavoratori, un terzo alle imprese, attraverso un intervento sull’Irap “o una riduzione dei contributi sociali”. Altro nodo, i bonus edilizi. “E’ fondamentale la continuità”, dice Enrico Letta, annunciando “battaglia”. Nel pomeriggio Dario Franceschini, che ideò l’incentivo al 90% per le facciate, incontra il ministro Daniele Franco e il sottosegretario Roberto Garofoli: alla fine nulla trapela ma il bonus, che sembrava destinato a saltare, potrebbe rientrare con modifiche, ad esempio una percentuale ridotta all’80% o 70%. Quanto al Superbonus, caro al M5s e sostenuto da tutta la maggioranza, dovrebbe arrivare una proroga anche per le villette oltre che per i condomini, ma con un limite di reddito: si ipotizzavano 25mila euro di Isee ma la soglia sarebbe troppo bassa secondo i partiti e si starebbe ragionando sui 40mila euro.

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 27 OTTOBRE 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/10/27/pensioni-niente-intesa-con-draghi-sindacati-verso-la-mobilitazione/6369695/

 

 

Pensioni, niente intesa con Draghi. Sindacati verso la mobilitazione

Pensioni, niente intesa con Draghi. Sindacati verso la mobilitazione

L’incontro a Palazzo Chigi. Delusi i leader di Cgil, Cisl e Uil

di Roberto Rotunno | 27 OTTOBRE 2021

 

Le premesse erano quelle giuste per arrivare a un sostanziale nulla di fatto, e infatti è andata proprio così: nessun accordo tra il governo e i sindacati sul tema delle pensioni. O meglio, nessuna intesa sull’intero impianto della manovra, che sarà approvata domani dal Consiglio dei ministri ma che è già stata nettamente bocciata dalle sigle sindacali.

Ieri pomeriggio i segretari di Cgil, Cisl e Uil sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio Mario Draghi con i ministri di Economia (Daniele Franco) Lavoro (Andrea Orlando) e Pubblica amministrazione (Renato Brunetta). Come ha riferito chi era presente, l’aria è stata molto tesa, praticamente da braccio di ferro. Il motivo principale è che sulla previdenza il premier ha offerto non più di 600 milioni di euro, da destinare alla proroga dell’Ape sociale – l’anticipo pensionistico riservato solo ad alcune categorie – e di Opzione donna.

Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno rispedito al mittente la proposta annunciando la possibilità di una mobilitazione nei prossimi giorni. Ma il giudizio negativo è anche sulla riforma degli ammortizzatori sociali, quella che dovrebbe far nascere la cassa integrazione universale ma per la quale ci sono appena tre miliardi, cifra ritenuta del tutto insufficiente. Infine, i tre segretari hanno manifestato contrarietà sulla volontà del governo di non decidere quali categorie beneficeranno del taglio delle tasse.

L’impostazione del governo, viste le distanze all’interno della maggioranza, è quella di non decidere subito e limitarsi alla creazione di un fondo da 8 miliardi, e poi sarà il Parlamento a stabilire dove collocarli.

Il nodo principale, comunque, resta il superamento di Quota 100, norma che andrà a scadenza il 31 dicembre 2021. Finora si è ipotizzato di introdurre una Quota 102 nel 2022 – da capire se azionabile a 63 o 64 anni – per poi passare a 103 o 104 nel 2023. Su questo è in corso un ampio dibattito in maggioranza, ma curiosamente all’incontro con i sindacati non se ne è parlato: “Non c’è una scelta sulle riforme delle pensioni – ha detto all’uscita il leader Uil Pierpaolo Bombardieri – né 102 né 104, c’è soltanto una scelta di 600 milioni che sarà utilizzata per prorogare Ape social e Opzione donna; non ci sono risposte a chi ha versato per 41 anni, non ci sono risposte su quella che è una necessaria riforma complessiva che noi abbiamo chiesto sulle pensioni”.

L’Ape social è riservata ai lavoratori gravosi (lista che si valuta di allungare) e ad alcune categorie fragili come gli invalidi, i disoccupati e i caregiver. L’opzione donna permette di andare prima in pensione a patto che la lavoratrice accetti un ricalcolo contributivo dell’assegno, quindi molto penalizzante e per questo ha avuto poco successo in questi anni. Sulle nuove quote, invece, non c’è stato alcun cenno.

Troppo poco per i sindacati, che da tempo chiedono una vera riforma del sistema previdenziale con meccanismi di flessibilità a partire da 62 anni di età o comunque la possibilità per tutti di andare in pensione dopo 41 anni di anzianità contributiva.

Quest’ultima opzione, peraltro, è la stessa richiesta dalla Lega di Matteo Salvini che fa sapere di stare lavorando proprio a un’intesa su questo. Le risorse a disposizione, però, sono insufficienti per arrivare a interventi così importanti, quindi lo scenario che si delinea è un sostanziale ritorno alla legge Fornero – comunque mai abolita – con poche eccezioni.

 

Quota 41, secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, costerebbe 4,3 miliardi già il primo anno; secondo i sindacati la platea effettiva che eserciterebbe il diritto si fermerebbe a meno della metà di quella potenziale, perciò la dote necessaria sarebbe di circa due miliardi.

“Sulle pensioni sono mesi che hanno in mano la nostra proposta”, ha ricordato ieri Maurizio Landini, che ha anche attaccato anche sull’ipotesi di dedicare parte del fondo tasse per tagliare l’Irap: “Vorrebbe dire tagliare le tasse alle imprese – ha detto – il taglio deve invece andare nella direzione di alzare i salari dei lavoratori e le pensioni”. Landini ha anche chiesto interventi contro il precariato: “Non è accettabile che il lavoro creato in questi mesi sia precario”, ha scandito.

Il perimetro della manovra sarà quindi quello indicato ieri ai tre segretari. Tempo per trovare un accordo ormai non c’è più visto che la riunione del governo è in programma domani. Soprattutto, come detto, non lo consentono le risorse.

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