MICHELA A.G. IACCARINO, “Sotto il mio volto coperto può esserci ogni gay russo” — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021 + immagini Instagram dell’artista ” Pasha “

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/10/18/sotto-il-mio-volto-coperto-puo-esserci-ogni-gay-russo/6358405/

 

“Sotto il mio volto coperto può esserci ogni gay russo”

 

 

 

“Sotto il mio volto coperto può esserci ogni gay russo”

Pasha, l’artista contro zar Putin

LE IMMAGINI CHE SEGUONO SONO TUTTE DAL SITO INSTAGRAM DELL’ARTISTA ” PASHA “

https://www.instagram.com/p/CNO-FwJA4Gg/

 

 

di Michela A.G. Iaccarino | 18 OTTOBRE 2021

 

 

Da qualche parte, in Russia, sventola una bandiera rossa dell’Unione sovietica in versione arcobaleno Lgbt. L’ha cucita un artista che nasconde la sua faccia e l’unico nome con cui vuole essere conosciuto è quello con cui firma le sue opere, finite sui patinati americani semplicemente con “Pasha”, comunissimo diminutivo di Pavel. “Pasha sono io, ma può essere un amico, un collega, un parente, un vicino di casa: è il nome di un’immagine collettiva. Sotto il mio volto coperto può esserci ogni omosessuale russo”, dice l’artista. Flag, che anche in russo vuol dire bandiera, “è il titolo dell’opera: un lavoro ironico, come tutti gli altri. Ho tentato di immaginare l’esistenza della comunità Lgbt in Urss. Se gli omosessuali avessero avuto la possibilità di esistere, forse avrebbero avuto un uniforme del partito, organizzato riunioni e manifestazioni. Quel drappo è un pezzo di un intero mondo inventato, la sintesi di un’utopia storica”.

 

 

https://www.instagram.com/p/CNVCE8RA2mm/

 

 

Lei è cresciuto in una società – quella dell’Urss –, dove essere gay era un crimine.

La mia infanzia sovietica è trascorsa in uno specifico “vuoto”. In quegli anni non solo non si poteva essere gay, ma le informazioni stesse sull’esistenza di persone Lgbt erano inesistenti. Sapevo di essere diverso dalla maggior parte dei miei coetanei, ma non sapevo davvero cosa fossi. Che l’omosessualità fosse un crimine, l’ho capito solo dopo che questa legge è stata abrogata. Mi spiego meglio: ho capito di essere omosessuale solo dopo il crollo dell’Urss, grazie alle informazioni che cominciavano a circolare sia in tv, che nei giornali. Sono stato in grado di definire me stesso solo allora, ma non c’è stata paura o orrore a realizzarlo, anzi. Finalmente sapevo di non essere il solo.

 

 

 

 

https://www.instagram.com/p/CNlAs9wgUOw/

 

 

 

Ieri c’era l’ottemperanza al credo dell’Urss. Oggi le cose non sembrano molto cambiate: c’è la Russia patriarcale di Putin, dove vige una legge che vieta la cosiddetta “propaganda omosessuale”.

 

I gay delle generazioni precedenti alla mia vivevano in condizioni molto più difficili. In ogni caso, non solo i queer, ma moltissimi cittadini, in quegli anni sovietici, hanno vissuto tragedie oggi non più immaginabili. Sottolineo un dettaglio: oggi un ragazzino russo può trovare informazioni su internet, parlare con altri ragazzi gay sui social, sia in questo Paese che in altre parti del mondo. Tutto questo accade nonostante la politica negativa da parte dei grandi media e dello Stato contro di noi. Oggi, nella Federazione russa, le autorità fanno finta che non esistiamo: le persone Lgbt non vengono sostenute, i nostri diritti vengono violati. Mi ferisce più di ogni altra cosa quando i media ci deridono: alla maggior parte dei russi, che guarda solo la tv, viene fornita un’immagine terribile, spaventosa e disgustosa degli omosessuali. Se la narrativa statale cambiasse, lo farebbe anche l’approccio della popolazione.

 

 

 

https://www.instagram.com/p/CVXOvcGsJDk/

 

 

Nelle sue opere presente e passato spesso si sovrappongono e si contaminano. La sua infanzia e i frantumi che ha lasciato sembrano la matrice di tutti i suoi lavori, tra cui c’è anche un quaderno di scuola, di quelli che usano i bambini in tutte le aule russe per imparare a scrivere. Sui fogli si ripetono sempre le stesse parole: quelle con cui si umiliano i non eterosessuali.

 

 

 

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“Pedik” che vuol dire frocio. E “azzurro”, colore con cui, in gergo, ci si riferisce agli omosessuali russi. Quelle parole sono state scritte su fogli dove i bambini, all’asilo, di solito imparano a scrivere termini innocui, come sole, luna, macchina. Quelle parole offensive, che gli altri mi hanno rivolto tra i banchi prima ancora che io capissi di essere gay, mi sono rimbalzate in circolo in testa per molti anni.

 

 

 

https://www.instagram.com/p/CTXjfGZizG4/

 

 

 

Dopo le parole, di solito arriva la violenza. Lei è stato perseguitato per essere gay?

Quello che è successo nella mia infanzia, si può evincere chiaramente nei miei lavori. A scuola ero vittima dei bulli. Sono stato costretto a chiudermi in me stesso e nascondere ogni aspetto di me, da tutti e ovunque, per molto tempo. La fine della scuola ha rappresentato la fine degli abusi.

 

 

https://www.instagram.com/p/CTC6B_0Cuau/

 

 

Con il suo linguaggio semplice ed immediato tratteggia anche figure delle favole: sembrano i disegni di un bambino, invece sono quelli di un adulto che soffre. L’ostraniene, lo straniamento, avviene quando si vedono i suoi ritratti a volto coperto accanto ai pupazzi.

Sono figure apparse nella mia infanzia parallelamente all’inizio delle molestie. Nel mio mondo immaginario sopravvivevano ad insulti, aggressioni, violenze.

 

 

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La sua vera faccia è quella coperta dalla stoffa con cui la nasconde in foto. Chi è lei quando, a volto scoperto, è un insospettabile russo qualunque?

Un uomo fortunato. Vivo in una grande città, ad amici e colleghi non nascondo la mia omosessualità, che devo però tenere segreta quasi ovunque, e a tutti, per i casi di aggressione ai rappresentanti Lgbt di cui abbiamo letto tutti. Credo che in tutta la Russia, prima o poi, gradualmente, aumenterà quella tolleranza che oggi si percepisce flebile a Mosca e Pietroburgo.

 

https://www.instagram.com/p/CRn4EUjAPPV/

https://www.instagram.com/p/CRTTp71AX-n/

 

 

Nelle piccole città e nei villaggi russi, essere apertamente gay, rimane quasi impossibile, ma su quanto sia difficile o non difficile esserlo, ognuno risponderà in modo diverso. Non sono solo nelle gallerie d’arte: i gay russi oggi sono anche in mondi che crediamo totalmente opposti, come l’esercito. E la storia insegna che niente può rimanere nascosto per sempre.

 

 

https://www.instagram.com/p/CRYZlbQAPAP/

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1 risposta a MICHELA A.G. IACCARINO, “Sotto il mio volto coperto può esserci ogni gay russo” — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021 + immagini Instagram dell’artista ” Pasha “

  1. ueue scrive:

    Che fatica a non essere “normali”!

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