REPUBBLICA DEL 11 OTTOBRE 2021
https://www.repubblica.it/economia/2021/10/11/news/premiati_nobel_economia-321770271/
Anche l’economia si verifica “sul campo”: ecco perché il Nobel è andato a Card, Angrist e Imbens
da sinistra :
DAVID CARD DI BERKELEY, JOSHUA ANGRIST DEL MIT, GUIDO IMBENS DI STANFORD
— FOTO FORBES : https://forbes.it/2021/10/11/nobel-economia-tre-vincitori/
di Eugenio Occorsio
Il premio in denaro è andato diviso tra i tre studiosi, accomunati dall’utilizzo di “esperimenti naturali” per risolvere “questioni apparentemente insormontabili”. Grazie alla ricerca di Card sappiamo come salari minimi, immigrazione e formazione cambiano il mercato del lavoro
11 OTTOBRE 2021
Tre premiati e due motivazioni diverse, però riconducibili a un’unica conclusione: anche in economia, non bisogna fidarsi della saggezza convenzionale o degli schemi precostituiti, occorre avere il coraggio di andare sul terreno a sperimentare soluzioni innovative. Così si spiega l’attribuzione del premio Nobel per l’Economia a David Card di Berkeley, Joshua Angrist del Mit e Guido Imbens di Stanford. Il premio in denaro (circa un milione di euro in totale) è stato inconsuetamente suddiviso: per metà è andato a Card “per il suo contributo empirico – si legge nella motivazione dell’Accademia della Scienze di Stoccolma – all’economia del lavoro”, l’altra metà se la dividono Angrist e Imbens “per le loro metodologie nell’analisi delle relazioni fra causa ed effetto”. I tre economisti si sono esercitati nell’ampio settore dell’economia della produzione, dimostrando che è possibile trovare risposte a questioni apparentemente insormontabili, “usando – dice sempre l’Accademia – esperimenti naturali“. Non costruiti in laboratorio, insomma.
E hanno tratto, appunto usando metodi empirici, conclusioni sicuramente utili: Card, nato in Canada nel 1956, PhD a Princeton, ha analizzato per esempio fin dagli anni ’90 gli effetti del salario minimo, dell’immigrazione e dell’istruzione sul mercato del lavoro. E ha scoperto che applicare minimi salariali non significa necessariamente compromettere il numero di assunzioni. Ha poi reiterato l’importanza di integrare forze fresche come quelle provenienti dall’immigrazione per un’economia giovane, innovativa e vivace. E ha altresì documentato i risultati “positivi al di là di quanto si riteneva finora”, come dice l’Accademia, di una solida istruzione e del training che dura una vita, ai fini della produttività e della qualità del lavoro (oltre che della vita per gli interessati). Per cui le risorse attribuite al sistema formativo sono ancora più importanti di quel che si pensava. Una considerazione solo apparentemente scontata, se si pensa ai pericoli che corre la “generazione Covid” se continua ad incombere l’incertezza di interruzioni, Dad o simili. Per sgombrare il campo dai dubbi “politici”, vale la pena di citare il ripetuto e dichiarato avallo alle ricerche di David Card dato nel corso degli anni da Joseph Stiglitz e Paul Krugman, Nobel anch’essi di chiara marca liberal.
Quanto agli altri due premiati, Angrist (nato in Canada nel 1960, PhD anch’egli a Princeton) e Imbens (nato nel 1963 in Olanda, PhD alla Brown University di Providence, Rhode Island), hanno compreso – secondo la motivazione – e quindi illustrato come legare al meglio cause ed effetto di una sperimentazione, a interpretarne correttamente i risultati insomma. In questo caso si parla soprattutto delle sperimentazioni sul mercato del lavoro, quindi delle valutazioni e delle decisioni da prendere. Non a caso, Imbens è direttore di Econometrica, la rivista accademica sull’arte di applicare con rigore ai dati economici le scienze statistiche e attuariali. Un approccio, aggiunge l’Accademia, “poi trasferito e applicato anche ad altri campi”. La ricerca dei tre economisti “ha sostanzialmente migliorato le nostre capacità di rispondere a domande cruciali su causa ed effetto”, ha commentato Peter Fredriksson, presidente del comitato per il premio delle scienze economiche finanziato dalla banca centrale svedese e non dagli interessi dell’eredità di Alfred Nobel come gli altri).
Con gli ultimi tre, arriva a 45 il numero di economisti americani premiati con il Nobel, istituito per ultimo nel 1969. Gli italiani l’hanno vinto solo nel 1985 con Franco Modigliani, il “tutor” al Mit di Mario Draghi e tanti altri economisti di prestigio.
ELINOR OSTROM
ESTHER DUFLO
Solo due volte il premio è stato assegnato a una donna:nel 2009 l’americana Elinor Ostrom e poi l’anno scorso la francese (ma docente al Mit di Boston) Esther Duflo.
SUSAN ATHEY
Questa poteva essere la terza volta: proprio la moglie di Imbens, Susan Athey, docente a sua volta a Stanford, faceva parte della “cinquina” finale del premio poi andato al marito.
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Interessantissime le tesi di questi premi Nobel.