” La vigna del Re ”
PALLAGRELLO BIANCO
foto Ansa
REPUBBLICA DEL 31 AGOSTO 2021
E dopo un secolo nella Reggia di Caserta rivive il vino dei Borbone
PALLAGRELLO BIANCO
di Lara De Luna
La reggia di Caserta. Il vigneto è alle spalle della cascata monumentale. (Photo 23313380 © Perseomedusa)
Amatissimo dalla casa reale e quasi scomparso, il Pellagrello nero è stato reimpiantato nella “Vigna dei Re”, all’interno del Parco, e ora si avvicina alla sua prima vendemmia
31 AGOSTO 2021
C’erano una volta i Borbone, Caserta e la Reggia del Vanvitelli, costruita su immagine, somiglianza e per singolar tenzone con la Reggia di Versailles, proprietà magnifica dei cugini francesi. La Reggia c’è ancora, i Borbone no, ma la loro eredità continua a restare viva, nelle pietre bellissime, nei giardini monumentali, ma anche e soprattutto in quella che è stata l’impronta importante lasciata sul tessuto agroalimentare del territorio. Campagna, allevamenti, ma anche e soprattutto vino. In particolare quel Pallagrello nero che tanto era amato dalla casa reale, quasi totalmente scomparso nell’ultimo secolo, che ora sta timidamente tornando alla ribalta. Anche in una veste speciale, ovvero quella cittadina, storia e romantica della Vigna dei Re, l’appezzamento coltivato a vite interno al perimetro della Reggia di Caserta che è stato recentemente reimpiantato e affidato a una cantina del territorio su volere dell’ex direttore Mauro Felicori. Un percorso di rinascita che è stato insieme studio storico e agronomico, e che sta per vedere finalmente la luce. La prossima, sarà infatti la prima vendemmia dopo oltre un secolo.
LA VIGNA SI TROVA SUBITO DIETRO LA REGGIA
Era il febbraio del 2018, tre anni fa, nel mondo ante-Covid, quanto l’azienda agricola Tenuta Fontana, tra le tante che hanno risposto alla chiamata alle armi agricole del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, ha ricevuto “l’affidamento a titolo oneroso per il ripristino, coltivazione e gestione dell’antica vigna borbonica”, affidamento comprensivo del marchio “Vigna di San Silvestro-Reggia di Caserta”, posta alle spalle del Parco della Cascata della Reggia, anche se familiarmente e con un piglio romantico questa viene solitamente appellata come “vigna dei re”. Un progetto preciso quello di Felicori che aveva (e ha, anche se lui è poi andato in pensione due anni dopo la vittoria di questo bando da parte della cantina), come obiettivo la valorizzazione storica del territorio attraverso la rinascita e il rinverdimento di un’attività oramai persa nel tempo (nel pieno solco del concetto più moderno di conservazione dei beni culturali), e quella enologica, attraverso il recupero delle varietà bianche e nero di Pallagrello, ottenendo uve di qualità adatte alla produzione di vino IGT.
CANTINA DI PALLAGRELLO BIANCO
WINE FOLLOWER
Dalla Camorra alla rinascita: la Reggia di Carditello torna a essere una fattoria (reale)
Lara De Luna 15 Ottobre 2020
A livello di coltivazione, l’azienda ha scelto di utilizzare un metodo di coltivazione biologico, per salvaguardare sia il sito storico che la qualità intrinseca del prodotto vinicolo, partendo da uno studio preliminare dei suoli durato a lungo, con lo scopo di “scegliere il portinnesto più adatto al tipo di terreno ed alle esposizioni presenti, proseguendo con la progettazione e l’esecuzione dei lavori e arrivare infine alla gestione agro-ambientale biologica del vigneto”. Tutto per riportare agli antichi fasti la produzioni vinicola che qui, nel XVIII-XIX secolo era di prestigio assoluto.
“I vini di questa contrada sono eccellenti, e sono de’ migliori del Regno così per la loro qualità e natura, come per la grata sensazione che risvegliano al palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli e sono stimatissimi nei pranzi”.
Prestigio che salta agli occhi in questo passaggio del Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli. Datato 1797, rende impossibile non notare e vivere da queste stesse parole l’importanza che questa tipologia di uva, e i suoi frutti liquidi, aveva in tempi in cui il vino era sì bevuto, ma molto lontano da quello a cui siamo abituati noi oggi. Sia come percezione che come realtà produttiva. In queste righe troviamo invece un Pallagrello estremamente moderno.
Per lungo tempo confuso con un clone dell’Aglianico, fu proprio un Borbone, Ferdinando IV, lo stesso fautore del primo allevamento di bufale a Carditello, a dare risalto a questo vino tra le tante particolarità agronomiche a cui si era appassionato. Fu lui a farlo diventare il vino del re (da qui la nomenclatura affettuosa della vigna di recente reimpianto), arrivando ad amarlo talmente tanto da far apporre una lapide che ne commemora le qualità a Piedimonte Matese, altra terra particolarmente vocata, in data 1775 circa.
Una vita inizialmente fortunata, dopo una nascita misconosciuta, che poi ha rischiato di infrangersi completamente nel tempo con la morte quasi totale delle vigne colpite da oidio e fillossera, pericolosissime ancor di più in casi di vitigni meno produttivi, come appunto il Pallagrello in entrambe le sue varietà. Una lunga storia che ha cominciato a rialzarsi negli anni ’90 del secolo scorso, quando il WWF impiantò un’oasi di recupero ambientale, che oggi sta per riprendere ufficialmente e definitivamente vita con i vini di Tenuta Fontana, andando ad arricchire il bacino di prodotti tipici del territorio che possono fregiarsi del prezioso marchio di patronato della Reggia di Caserta.
IL BOSCO DI SAN SILVESTRO
La Reale Tenuta di San Silvestro faceva parte, insieme a San Leucio, al Parco Reale ed al Giardino all’Inglese, delle Reali Delizie annesse alla Reggia di Caserta. Situata a nord del complesso monumentale, si estende sulle due colline contigue di Montemaiulo e Montebriano. I territori che la compongono furono acquistati dopo il 1750 in momenti diversi e riuniti poi in un unico tenimento che ebbe una prima sistemazione nel 1797 sotto la direzione dell’architetto Francesco Collecini.
Durante il regno di Francesco I vennero rese carrozzabili le strade interne al bosco, furono rinnovati i muri di recinzione e si realizzò un’ampia strada che dal Belvedere giungeva al Bosco.
Il Bosco, una lecceta di 76 ettari, è stato riconosciuto come Sito di Interesse della Comunità Europea ed inserito nel Sito dell’UNESCO.
FOTO DAL FACEBOOK:
Oasi WWF Bosco di San Silvestro
MARMELLATE DI MIRABOLANO
MIRABOLANO DETTO ANCHE AMOLO ( ” Prunus cerasifera ” )
FOTO: ” PASSIONE IN VERDE ”
MIRABOLANO, META’ CILIEGIO META’ SUSINO — DA ” FRUTTA URBANA GENOVA ”
MARMELLATA BIO-MELE COTOGNE
BOSCO
TUTTE LE FOTO FACEBOOK
FRUTTI ANTICHI, MIRABOLANO SCIROPPATO
MIRABOLANO BIANCO
Fiori di mirabolano bianco e rosa
Oggi il Bosco di San Silvestro è un’Oasi del WWF, che si prende cura della Real Tenuta e organizza numerose iniziative e visite. Una parte del Bosco, destinata originariamente alla coltivazione della vite, è stata affidata all’azienda Tenuta Fontana per il ripristino della “Vigna di San Silvestro”, la vigna borbonica che storicamente faceva parte delle “Reali Delizie” dei Borbone, per la produzione del Pallagrello bianco e rosso, tipico vitigno locale.
Foto di F. Paolella
DA :
REGGIA DI CASERTA.BENICULTURALI.IT
https://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/bosco-di-san-silvestro/
Condividi