DONATELLA, grazie ! FILM : SPACCAPIETRE, 2020 DI GIANLUCA E MASSIMILIANO DE SERIO– notizie e un’intervista ai registi + trailer e un clip

 

Spaccapietre è un film drammatico del 2020 diretto da Gianluca e Massimiliano De Serio.

 

Regia Gianluca e Massimiliano De Serio

Soggetto Gianluca e Massimiliano De Serio

Sceneggiatura Gianluca e Massimiliano De Serio

 

Interpreti e personaggi

  • Salvatore Esposito: Giuseppe
  • Samuele Carrino: Anto’
  • Antonella Carone: Angela
  • Licia Lanera: Rosa
  • Vito Signorile: Il Padrone
  • Giuseppe Loconsole: Mimmo

 

undefined

 

 

TRAILER, 1.42

 

CLIP, 1.25

 

 

 

Trama

Giuseppe e Angela sono i giovani genitori del piccolo Anto’; la famiglia vive in condizioni di povertà, e la situazione peggiora quando Giuseppe, spaccapietre in una cava, in un incidente si procura una grave ferita all’occhio che gli impedisce di continuare a lavorare. Angela deve così prestare illegalmente servizio presso un’azienda agricola, ma muore a causa della grande fatica comportata dal lavoro. Per consolare Anto’, Giuseppe gli promette che un giorno sarà in grado di riportare da lui sua madre.

Il precedente datore di lavoro di Giuseppe gli nega di tornare in servizio alla cava, perciò l’uomo è costretto ad affidarsi agli stessi mediatori per i quali lavorava Angela; così insieme ad Anto’ si stabilisce in una baraccopoli illegale nei pressi del campo. L’azienda è gestita da Mimmo, un crudele supervisore che non perde occasione per maltrattare i lavoranti e pagarli meno di quanto gli spetti: nondimeno i due iniziano a lavorare duramente. Anto’ fa amicizia con molti degli altri braccianti, e in questo modo conosce Rosa, un’altra lavoratrice illegale la quale viene continuamente abusata dal padrone del fondo, un uomo sadico che ama umiliare i suoi lavoranti. Rosa era amica di Angela ed era presente il giorno in cui la donna morì; i due diventano amici e Anto’ le farà conoscere anche Giuseppe.

Un giorno si verifica un incendio durante il quale muore un giovane immigrato che si occupava di dare i pesticidi alle piantagioni: Mimmo decide che Giuseppe prenderà il suo posto. Un giorno, mentre si trova a bordo del trattore guidato da Giuseppe, Anto’ si accorge che Rosa sta venendo picchiata da Mimmo. Giuseppe e Anto’ accorrono in suo aiuto, ma Mimmo mette entrambi fuori gioco; il bambino e il padre vengono separati: Giuseppe e Rosa vengono portati dal padrone, mentre Anto’ viene riportato a casa e curato da un giovane migrante.

Quando il bambino si risveglia, s’introduce furtivamente nella villa del padrone, in cerca di suo padre; qui scopre il padrone che, sotto la minaccia di un fucile, obbliga Giuseppe e Rosa a simulare per lui un rapporto sessuale. Anto’ lo tramortisce con una piccozza appartenuta al nonno, anch’egli spaccapietre; per consentire a lui e Rosa di fuggire, Giuseppe ammazza il padrone e successivamente anche Mimmo, il quale però lo colpisce a morte con un coltello. Mentre Giuseppe muore dissanguato, Rosa e Anto’ scappano dalla villa; mentre corre, il bambino vede la sua amica trasformarsi in Angela: la promessa di Giuseppe è stata mantenuta e Anto’ ha di nuovo sua madre.

Il film è stato girato nel 2019 in Puglia tra Bari, Spinazzola e Pulsano; le riprese sono durate cinque settimane. Il film è stato realizzato con il contributo di Apulia Film Fund della Regione Puglia e con il sostegno di Apulia Film Commission.

Il rilascio era inizialmente previsto per maggio 2020, ma è slittato di diversi mesi a causa della pandemia di COVID-19. Presentato in concorso alle Giornate degli Autori della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il film è stato successivamente distribuito a partire dal 7 settembre 2020.

Gianluca e Massimiliano De Serio

INTERVISTA A GIANLUCA E MASSIMILIANO DE SERIO – La Vendetta di Cato

Gemelli artisti, registi e sceneggiatori Gianluca e Massimiliano De Serio sono nati nel 1978 a Torino dove hanno fondato Il Piccolo Cinema, una “società di mutuo soccorso cinematografico”. In più di vent’anni di collaborazione, lavorano insieme dal 1999, hanno realizzato lungometraggi, documentari e installazioni partecipando e ottenendo riconoscimenti nei maggiori festival nazionali ed internazionali. I loro lavori si concentrano su caratteri spaesati, alla continua ricerca di una nuova definizione, in una commistione di memoria e finzione scenica. Ne è un esempio la loro ultima fatica Una Promessa – Spaccapietre, presentato all’IFFMH – Internationales Filmfestival Mannheim-Heidelberg 2020. Il film racconta la storia di una giovane famiglia pugliese, Giuseppe, Angela e il piccolo Antò, che vive grazie al lavoro come bracciante della donna a causa della semi cecità del marito. Quando Angela muore, Giuseppe ed Antò saranno costretti a cercare aiuto presso la baraccopoli messa su proprio dal caporalarato che  l’ha uccisa di fatica.

Foto – Salvatore Esposito e Samuele Carrino

 

 

Cato: Grazie per la disponibilità nell’aver accettato di rispondere a qualche domanda sul vostro bel film. Una Promessa- Spaccapietre sembra un film fatto di coraggio e d’equilibrio: innanzi tutto quello di mostrare una realtà sgradevole nell’Italia contemporanea senza fare sconti al pubblico e senza cadere nel pietismo e nella retorica e poi di riuscire a far si che la parte sociale del film avvolga senza soffocarla quella intima padre-figlio.

Fratelli De Serio: Il film è innanzitutto la storia di un padre e di un figlio, che si stringono forte per sopravvivere al dramma che investe la loro vita. Questa coppia granitica, quasi archetipica, è pero divisa dallo sguardo: il padre è cieco da un occhio, per via di un infortunio sul lavoro, il figlio ha invece l’attitudine a guardare al di là del visibile, dentro e in profondità delle cose. Questa sua tensione non può che sfociare nel mondo in cui si muovono, nel microcosmo di violenza e sfruttamento che regola la vita dei braccianti delle nostre campagne. Ed è proprio questa sua caratteristica a permettere un’immersione nel “sociale”, che però vive di un’aura tutta interiore, diremmo “spirituale”. Il viaggio di Antò e Giuseppe è un viaggio nell’aldilà, inteso quindi come confine sia tra la vita e la morte, sia tra il visibile e l’invisibile (o, meglio, ciò che non vogliamo vedere). Da qui, forse, scaturisce questo equilibrio di cui tu parli.

Cato: Il film è ambientato nella contemporaneità, ma è come se il tempo si sovrapponesse e diventasse assoluto ponendo così i protagonisti di fronte ad un tempo circolare, senza né inizio né fine, dove tutto è immutabile. È così?

Fratelli De Serio: Le due scintille che ci hanno fatto nascere l’idea di realizzare “Una promessa” sono state la morte di una bracciante italiana qualche hanno fa in Puglia, e la morte di nostra nonna paterna nel 1958, anche lei bracciante pugliese morta in seguito al lavoro nei campi. Entrambe lavoravano sotto caporale, a distanza di sessant’anni. Questa duplice ispirazione ci ha indotto a scrivere un film che in qualche modo doveva legare questi tempi diversi, sfociando in un’”atemporalità”, per rendere più assoluta la storia narrata. Inoltre, quando abbiamo visitato per la prima volta i ghetti del sud d’Italia, la sensazione che abbiamo avuto è stata quella di trovarci in un altro spazio e in un altro tempo, allo stesso tempo vicinissimi eppure lontani dal “nostro”, e volevamo riprodurre questa sensazione. Infine, c’è l’aspetto archeologico del film. Antò vuole fare l’archeologo da grande. Il suo – e il nostro – è quindi un movimento verticale, di disseppellimento, che unisce i tempi, non ha una logica orizzontale come quella a cui siamo abituati.

Cato: Quindi il loro è, come per Orfeo, un viaggio a tappe verso gli inferi e la morte: prima fisicamente verso la baraccopoli, poi attraverso il piccone verso gli avi e, infine, quello definitivo verso Angela, l’amore impossibile da dimenticare per entrambi. In questo senso “la promessa” di Giuseppe diventa una sorta di presagio.

Foto – Salvatore Esposito e Samuele Carrino

 

Fratelli De Serio: In realtà all’inizio è una sorta di consolazione, nel senso di conforto nei confronti del figlio e anche, in fondo, di se stesso. È un modo per andare avanti, salvare la speranza. È, di fatto, una bugia buona. Ma i bambini credono alle bugie, e la fede nelle parole del padre trasforma questa assurda promessa in un presagio, che guida le intenzioni, il cuore e lo sguardo di Antò fino a realizzarla all’interno di sé. In questo senso il film è anche un invito a dare ascolto alla parte più interiore, a quel mondo invisibile che ci portiamo dentro.

Cato: Il vostro è un film fenomenico, ad esempio Antò usa il binocolo, Giuseppe ha un occhio di vetro e il capo del caporalato usa la vista per violare le persone. Tutti modi diversi di “vedere”.

Fratelli De Serio: Come già anticipato prima, il discorso sullo sguardo attraversa tutto il film. All’azione violenta del padrone, che con lo sguardo esercita il proprio potere, si contrappone una rivoluzione che si dipana nella storia, che in realtà avviene soprattutto nel modo di guardare. Il percorso che Antò compie nel film, e che fa compiere anche a suo padre, è un percorso di indagine dello sguardo, mosso da forze interiori e misteriose – l’amore infinito della mamma, lo spirito-guida del cane che incontra nel ghetto – che lo spingono a una presa di consapevolezza, innanzitutto fenomenica. La quale, a ben vedere, ha profondamente a che fare col cinema, che lavora col visibile. La presa di coscienza di Antò ha un momento di apice quando a sua volta egli è guardato, (e noi con lui, è uno sguardo in camera) da un altro sguardo: quello di un bracciante africano, moribondo, nel cassone del camion che li sta trasportando nel ghetto dopo la giornata di lavoro. È da questo scambio di sguardi, al cui centro si trova lo spettatore, che nasce la possibilità di cambiamento. Riuscire a vedere meglio nella realtà, ci permette probabilmente di poter vedere anche al di là della stessa. E viceversa.

INTERVISTA E FOTO DA : 

La Vendetta di Cato

Critica cinematografica, recensioni, interviste e reportage sulla settima arte

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a DONATELLA, grazie ! FILM : SPACCAPIETRE, 2020 DI GIANLUCA E MASSIMILIANO DE SERIO– notizie e un’intervista ai registi + trailer e un clip

  1. ueue scrive:

    Tutto il film è una denuncia ad occhi asciutti del tremendo sfruttamento dei braccianti da parte dei caporali e dei padroni. La fine cruenta avviene quasi come liberazione: sembra dire che in un mondo così l’unica risposta non può che essere la violenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *