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NEL LINK DEL GIORNALE SOTTO
Nella città occidentale di Herat, circa 50 donne sono scese in piazza per un raro atto di sfida, rivendicando il diritto al lavoro e protestando contro la mancata partecipazione delle donne al nuovo governo dei talebani. “È nostro diritto avere istruzione, lavoro e sicurezza. Non abbiamo paura, siamo unite”, cantano all’unisono
Herāt – Veduta– 2009
Employee of the U.S. State Department – U.S Embassy Kabul Afghanistan
LA CITTA’ DI HERAT OGGI
HERAT E’ QUASI AL CONFINE CON L’IRAN ED E’ABITATA DA MOLTO PERSIANI
( circa 592 092 abitanti nel 2021, in maggioranza persiani, è la terza città del paese per popolazione. – WIKIPEDIA )
MONDO – 3 SETTEMBRE 2021
Afghanistan, a Herat donne in piazza per protestare contro i talebani e il futuro governo
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 3 SETTEMBRE 2021
Redazione Internet venerdì 3 settembre 2021
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/donne-in-piazza-a-herat-vogliamo-lavorare
Afghanistan. Dopo Herat, le donne scendono in piazza anche a Kabul: vogliamo lavorare
Le donne afghane manifestano per il diritto al lavoro, all’istruzione, alla vita. “Non abbiamo paura”, dicono
La manifestazione delle donne a Kabul – Reuters
Le donne afghane sono scese in piazza oggi anche a Kabul. Hanno chiesto diritti pari agli uomini e la possibilità di partecipare alla vita politica del loro Paese. Secondo la Cnn sono riunite sotto il nome “Women’s Political Participation Network”, sono una dozzina e hanno sfilato davanti al Palazzo presidenziale della capitale. La loro presenza per le strade della città, ormai controllata dai talebani, è un segno pubblico inedito e sfidante.
Diverse immagini mostrano le manifestanti con abiti colorati e il capo coperto da un velo, ma il viso scoperto, che agitano cartelli. Una simile manifestazione si era svolta ieri a Herat. “Nessuna società può progredire senza un ruolo attivo delle donne. Per questo serve una partecipazione politica delle donne nel futuro governo”, ha dichiarato l’attivista della società civile Tarannom Saeedi citata dall’emittente afghana Tolo news. “Vogliamo lavorare come gli uomini sotto la legge islamica”, ha aggiunto Razia, un’altra attivista.
“Dopo la formazione del governo talebano, tutte le donne devono tornare a lavorare. Non permetteremo a nessuno di minare i risultati ottenuti negli ultimi venti anni”, ha aggiunto un’altra manifestante, Shabana Tawana.
La manifestazione delle donne a Kabul – Reuters
Herat nel 2009
Marius Arnesen from Oslo, Norway
Le proteste di ieri ad Herat
“Non abbiamo paura”. Dice tutto lo slogan con cui una cinquantina di donne afghane hanno manifestato a Herat giovedì per il diritto al lavoro, all’istruzione, alla vita, contro la minaccia dell’oscurantismo talebano che le vorrebbe di nuovo invisibili, segregate nel buco nero di case trasformate in prigioni.
Mujtaba Haris
@mujtaba_haris – 2 SETTEMBRE – 8.08
Women working in Herat Industrial City protested against the Taliban, preventing them from working. They are loudly saying, “Education, Security & Work is our fundamental rights.” #AfghanWomen
@unwomenafghan
@bbclysedoucet
#Afghanistan #Herat #WomensRights
0.29 — e’ il video pubblicato da Il Fatto Quotidian0– all’inizio
Women working in Herat Industrial City protested against the Taliban, preventing them from working.
They are loudly saying, “Education, Security & Work is our fundamental rights.”#AfghanWomen @unwomenafghan @bbclysedoucet #Afghanistan #Herat #WomensRights pic.twitter.com/R1za9f7Dn5— Mujtaba Haris (@mujtaba_haris) September 2, 2021
La cittadella di Herat The Qala Ikhtyaruddin (Citadel)
S.K. Vemmer (U.S. Department of State)
LA CITTADELLA
FOTO TRIPAVISOR
LA CITTADELLA
FOTO ALAMY
Con il velo islamico ma senza il burqa, dalle foto che circolano sui social, qualcuna con le unghie laccate, hanno lanciato dalla ‘liberale capitale dell’Afghanistan occidentale la sfida al costituendo esecutivo degli studenti coranici per mettere in chiaro che il Paese non è più quello di vent’anni fa.
“Nessun governo può sopravvivere senza il sostegno delle donne” recitava, in inglese, un cartello innalzato dalle manifestanti. E su un altro, “Istruzione, lavoro, sicurezza sono nostri diritti inalienabili” per i quali “siamo unite”.
I TALEBANI PRENDONO HERAT
FOTO VATICANS NEWS
Poche, rispetto alla moltitudine di nuovo impaurita dal ritorno della sharia annunciato dai talebani, ma più numerose dello sparuto gruppo sceso in piazza a Kabul due giorni dopo la conquista della capitale da parte dei barbuti: e pur sempre un segno che la generazione di donne cresciuta tra i banchi di scuola e poi sui luoghi di lavoro non vuole essere ridotta al silenzio.
La Moschea del Venerdì di Herat (Jumah Mosque) – 2005
koldo hormaza da madrid, españa – Flickr
koldo hormaza da madrid, españa – Flickr – 2005
quattro foto sopra :: Sven Dirks, Wien – Opera propria – 2004
“Siamo pronte anche a portare il burqa se ci dicono di farlo ma vogliamo che le donne possano andare a scuola e al lavoro”, ha spiegato all’Afp Fareshta Taheri, artista e fotografa, aggiungendo però che la “maggior parte delle donne che lavorano a Herat sono a casa, nella paura e nell’incertezza”.
KABUL – 2016
Danial – Opera propria
DUE FOTO SOPRA :
Bāgh-e Bābur in Kabul, Afghanistan – 2006
Sven Dirks, Wien – Opera propria
Come del resto tante altre in tutto il Paese, élite comprese: meno di 100 delle 700 giornaliste di Kabul continuano a lavorare, afferma Reporters Sans Frontières. O come alcune giocatrici della nazionale giovanile di calcio femminile e i loro familiari, che si spostano da un posto all’altro senza preavviso nel disperato tentativo di sfuggire all’ira dei mullah e che sperano di essere evacuate in qualche modo, dopo che un primo gruppo è riuscito a raggiungere l’Australia la scorsa settimana. O ancora, come la squadra di cricket femminile, alla cui capitana hanno messo sotto chiave l’attrezzatura e che ora – riporta la Bbc – insieme alle compagne, è costretta a nascondersi.
TURISMO A KABUL NEL 2021
FOTO : Tripadvisor
Fidelity Viaggi
Fidelity Viaggi
Timori e speranze sintetizzate dalla 24enne Mariam Ebram che ad Al Jazeera ha raccontato della “frustrazione” del gruppo di donne di Herat che dopo aver tentato per giorni di “confrontarsi con i talebani a tutti i livelli, hanno deciso di far sentire la loro voce pubblicamente”. Con coraggio, di fronte al ricordo delle lapidazioni e delle frustate e all’incognita di un emirato a guida teocratica che vuole mostrare una faccia presentabile al mondo ma sulle cui reali intenzioni in molti non si fanno illusioni.
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