NAZARIN di Luis Buñuel // Film integrale [ITA] (1958)- 1h 30 minuti + informazioni + Goffredo Fofi, recensione su Avvenire, 21 febbraio 2020 + qualcosa di Benito Perez Galdòs, lo scrittore spagnolo

 

Poster Nazarin

 

 

Nazarin è un film del 1958 diretto da Luis Buñuel, basato su un racconto realista di Benito Pérez Galdós del 1895. Il film fu presentato in concorso al Festival di Cannes 1959, dove vinse il Prix international

 

Paese di produzione Messico

Anno 1958

Durata 97 min

 

Regia Luis Buñuel

Soggetto Benito Pérez Galdós (racconto)

Sceneggiatura Julio Alejandro, Luis Buñuel, Emilio Carballido

Produttore Manuel Barbachano Ponce

Produttore esecutivo Federico Amérigo

Fotografia Gabriel Figueroa

Montaggio Carlos Savage

Musiche Carlos Savage

Scenografia Edward Fitzgerald

 

Nazarin - 500 Film da vedere prima di morire - Recensione

 

 

Interpreti e personaggi

 

  • Francisco Rabal Nazarin
  • Marga Lopez: Beatriz
  • Rita Macedo: Andara
  • Jesús Fernández: Hugo
  • Ignacio Lopez Tarso: Ladro
  • Luis Aceves Castaneda: Parricida
  • Ofelia Guilmain: Chanfa
  • Noè Murayama: El Pinto
  • Rosenda Monteros: Prieta
  • Edmundo Barbero
  • Pilar Pellicer
  • Aurora Molina
  • David Reynoso
  • Ada Carrasco
  • Raul Dantes
  • Antonio Bravo

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=xq9hw0RWokI

 

Nazarin - Film (1958) - MYmovies.it

 

 

Trama

Ambientato nel Messico nei primi del Novecento, durante la dittatura di Porfirio Díaz, il film segue le vicende di Nazario, prete cattolico di origine spagnola che vive deliberatamente in estrema povertà, mettendo in pratica i principi evangelici che, invece di portare alla salvezza, non sembrano aver alcun risultato positivo. Egli dimostra comprensione e compassione per chiunque incontra, come Beatrice, la sua vicina di casa, una donna afflitta da episodi psicotici e pensieri di suicidio, e che ha una relazione tormentata con un uomo di nome Pinto.

Una notte, la prostituta Andara arriva di corsa nell’abitazione di Nazario cercando rifugio dalle autorità; ha accoltellato un’altra prostituta, Camella, ed è rimasta pure ferita nella lotta. Padre Nazario trattiene il giudizio sulla sua colpevolezza o innocenza e accetta di aiutare Andara finché non verranno scoperti. Nazario cura le sue ferite al meglio che può e mentre recita una preghiera, Andara immagina di vedere un ritratto di Gesù che ride di lei.

Qualche giorno dopo Beatrice avverte Andara che qualcuno andrà a chiamare le autorità per farla arrestare e giustiziare. Offre alla prostituta di nascondersi nella sua camera, affermando di infischiarsene se verrà arrestata e impiccata pure lei per essere stata complice. La padrona dell’abitazione, la signora Chanda, li scopre e suggerisce ad Andara di andarsene e di ripulire la camera da qualsiasi traccia della sua presenza per non trascinare Nazario nei suoi guai. Quando rimane sola nell’appartamento, Andara appicca un incendio e scappa.

Senza più rifugio, Nazario viene sospeso dal ministero per quanto accaduto e non capace di pagare le investigazioni, quindi pianifica di trasferirsi in campagna dove sopravviverà chiedendo l’elemosina. Vende la tonaca da prete per procurarsi indumenti normali e offre di lavorare nella costruzione di una ferrovia in cambio di cibo. Alcuni dei lavoratori risentono la presenza di Nazario perché credono che dovranno condividere la paga del lavoro per il nuovo arrivato. Nazario si allontana senza ricevere nulla per i suoi sforzi e subito dopo si scatena un litigio tra i lavoratori che finisce in colpi di pistola.

Giunto in un villaggio, Nazario ritrova casualmente Beatrice. Nel villaggio Nazario incontra di nuovo Andara e conosce una bambina malata. Convinta che Nazario possa compiere miracoli, la madre della bambina supplica Nazario di curarla. Nazario esita suggerendo invece di chiamare un dottore, ma alla fine accetta di pregare insieme e rimane infastidito dai comportamenti superstiziosi dei presenti. Il giorno seguente la salute della bambina migliora e quindi Nazario viene considerato un taumaturgo. Andara e Beatrice si mettono a seguire Nazario nonostante egli voglia proseguire da solo per la penitenza.

Nazario poi si ferma per aiutare un colonnello, la sua donna e un prete che sono rimasti bloccati per via del loro cavallo con la zampa rotta. Quando un contadino passa senza riconoscere i suoi superiori, il colonnello lo rimprovera per la sua scortesia, nonostante le scuse. Il colonnello costringe il contadino a tornare indietro e passare di nuovo davanti a loro salutandoli. Nazario dà al colonnello del barbaro e del crudele per come ha trattato il contadino, definendolo un comportamento non cristiano. Quando Nazario si allontana, il colonnello fa per tirare fuori la pistola e sparargli, ma viene fermato dal prete, che si limita a definire Nazario un eretico esaltato che dovrebbe essere lasciato solo.

Beatrice e Andara continuano a seguire Nazario. Egli accetta con riluttanza di farsi accompagnare. I tre finiscono in un villaggio di appestati, dove Nazario offre aiuto. Fanno quello che possono, ma i loro servizi sono rifiutati da una donna morente, Lucia, la quale preferisce il supporto morale del marito più che quello di un sacerdote. Cacciato via, Nazario rimane profondamente ferito.

Giunti in un altro villaggio, Andara cattura l’attenzione di un nano di nome Hugo, che afferma di provare tanta stima per lei nonostante le dica quanto sia brutta e si insultino a vicenda. Nello stesso villaggio, Beatrice viene trovata da Pinto (giunto nel villaggio con l’intenzione di prendere possesso della valle), che le intima di lasciare Nazario e partire con lui. Beatrice vuole restare con Nazario, mentre Andara inizia ad essere gelosa accusandolo di preferire Beatrice a lei. Nazario tenta di dimostrare l’amore cristiano per entrambe.

La mattina seguente i tre vengono scoperti dalle autorità. Nazario e Andara vengono arrestati, mentre Beatrice supplica la scarcerazione. Pinto e la madre di Beatrice la visitano e la madre, ascoltando la devozione che Beatrice ha per il sacerdote, l’accusa di amare Nazario “come uomo”, il che la manda in un’altra crisi. Intanto Nazario viene maltrattato dai compagni di cella. Alla fine egli si sfoga: «Per la prima volta in vita mia mi è difficile perdonare. Ma vi perdono perché è mio dovere di cristiano. Vi perdono… Però, quanto vi disprezzo! E quanto mi sento colpevole per non saper separare il disprezzo dal perdono!» A queste parole, un carcerato decide di difenderlo. Nazario lo ripaga con i pochi soldi che gli sono rimasti.

Il giorno successivo i prigionieri vengono portati via. Nazario è accusato di essere pazzo e di offendere la chiesa. Viene separato dal gruppo e scortato da un solo agente per essere “meno imbarazzante”. Mentre è condotto via, Pinto e Beatrice gli passano vicino in carrozza senza riconoscerlo. Nella scena finale, Nazario e la guardia raggiungono una vecchia signora che vende frutta. La venditrice offre a Nazario un ananas. Nazario sembra sopraffatto dalla confusione e dal dubbio. In un primo momento rifiuta e si allontana, ma poi torna, accetta l’ananas e prosegue tenendo il frutto sotto il braccio, con lo sguardo completamente sconvolto.

 

 

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Avvenire

 

 

venerdì 21 febbraio 2020

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/bu-uele-la-lezionedi-carita-di-nazarin

 

 

 

 

Buñuel e la lezione di carità di “Nazarín”

 

Goffredo Fofi

 

 

Mentre in Italia una cultura in fatto di storia del cinema è impossibile farsela, per le nuove generazioni (anche per il disastro di un sistema scolastico che andrebbe “revisionato” da capo a fondo), con la sola eccezione della splendida attività della Cineteca di Bologna, capita altrimenti altrove, per esempio a Parigi, dove sono attive due cineteche con programmazioni quotidiane, e sono tuttora tante le cosiddette sale d’essai. Capita dunque di rivedere, in nuove edizioni e su grande schermo, i grandi titoli del passato, e tra questi ho avuto la fortuna di poter rivedere Nazarín di Luis Buñuel, uno dei film che in passato mi hanno più sconvolto e dato da pensare. È un film messicano del 1958, tratto da un romanzo di Benito Pérez Galdós del 1895 (ne conosco un’edizione italiana di Avagliano, recuperabile tramite internet), l’autore da cui il regista trasse anni dopo, stavolta tra Francia e Spagna, un altro capolavoro, Tristana.

Perché Nazarín è uno dei film che più mi mise in crisi e mi dette da pensare, quando lo vidi la prima volta tanti anni fa, proprio a Parigi, dove avevo seguito per diversi anni i miei che vi erano immigrati per sopravvivere? Perché raccontava anche certe mie fantasie giovanili e le metteva in crisi. Nazarín è un giovane prete che, nella periferia di Città del Messico al tempo della dittatura porfiriana, come altri prima di lui vuole imitare il Cristo e si fa mendicante e pellegrino per le strade del Messico, raccogliendo involontariamente intorno a sé un piccolo gruppo di disastrosi fedeli, un nano, due prostitute eccetera. Nonostante la sua riluttanza in alcuni villaggi trova chi lo venera come una specie di santo, di guaritore. La sua sconfitta maggiore è quando vuole assistere una giovane moribonda, che invece della consolazione divina invoca il suo uomo e vuole ancora, fino alla fine, abbracciarlo (è un episodio che cita Sade), ma in generale il suo ostinato far del bene non porta serenità ma gelosie e opportunismi nel piccolo gruppo dei seguaci, ed è visto con ostilità dalle autorità dei villaggi finché non viene arrestato, perché in suo nome accadono liti e disgrazie. Ed è allora che, lungo la strada in cui è portato a piedi e ammanettato da una prigione a un’altra, quando una contadina che porta una cesta al mercato gli fa la carità di un frutto, che Nazarín capisce il senso vero della carità, nella solidarietà degli umili. Buñuel detestava l’uso della musica nei film, considerandolo una sorta di ricatto sui sentimenti degli spettatori, ma a questa scena unì il suono improvviso ed esplosivo dei tamburi della settimana santa del suo paese natale, Calanda, e noi capiamo dal volto di Nazarín che egli infine ha rinunciato all’orgoglio di una presunta santità per l’accettazione della lezione più vera della carità tra umili. Molti hanno ragionato su questo finale, uno dei più intensi, e sì, educativi, dell’intera storia del cinema. La sceneggiatura del film si può leggerla in Sette film di Luis Buñuel, che curai per Einaudi tanti anni fa con l’aiuto dello stesso regista.

Ritratto di Benito Pérez Galdós del pittore Joaquín Sorolla, 1894. Casa-Museo Pérez Galdós. Cabildo de Gran Canaria.

 

Benito Pérez Galdós (Las Palmas de Gran Canaria, 10 maggio 1843 – Madrid, 4 gennaio 1920) è stato uno scrittore e drammaturgo spagnolo, una delle figure più emblematiche della letteratura realista della Spagna ottocentesca, unanimemente considerato lo scrittore spagnolo più importante dopo Cervantes.

 

continua:

https://it.wikipedia.org/wiki/Benito_P%C3%A9rez_Gald%C3%B3s

 

Nazarín 

Copertina flessibile –
1 febbraio 2004

di Benito Pérez Galdós (Autore),
258 pagine

B. Quaranta (Traduttore), L. Sessa (Traduttore)

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  1. ueue scrive:

    Grazie per avermi fatto conoscere questo grande regista.
    .

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