REPUBBLICA DEL 17 AGOSTO 2021
https://www.repubblica.it/cultura/2021/08/17/news/il_conte_antifascista-314371834/?ref=drrt-2
Umberto Morra di Lavriano (Firenze, 13 maggio 1897 – Cortona, 5 novembre 1981) è stato uno scrittore e giornalista italiano, antifascista, amico di Piero Gobetti e collaboratore de La Rivoluzione liberale.
A sinistra, Umberto Morra di Lavriano con Novello Papafava
Il conte antifascista
di Bruno Quaranta
Ritratto di Umberto Morra di Lavriano (1897-1981)
Quarant’anni fa moriva Umberto Morra di Lavriano, scrittore e mecenate che non ebbe mai paura a schierarsi contro il regime
C’è, nella nostra storia, una fotografia in cui leggere la refrattarietà, almeno estetica, verso il fascismo dell’aristocrazia rispetto alla borghesia.
GUGLIELMO ALBERTI
Il click è di Guglielmo Alberti della Marmora.
Il luogo, la stanza di una villa a Metelliano di Cortona, proprietario Umberto Morra di Lavriano. L’artista da giovane ritratto, coricato mentre scrive (l’immagine è datata 1927-1928), è Alberto Moravia.
Nell’etrusco-medioevale villaggio sta nascendo un capolavoro, Gli indifferenti, fin dal titolo a significare l’ignavia di una certa Italia, permeabile a qualsivoglia lanzichenecca avventura. “L’indifferenza è l’ultimo terrore” come fustigherà un verso di Tommaso Landolfi, la voce patrizia di Pico. Una deriva a cui simbolicamente (e non solo) si oppongono nel nobile castello toscano i testimoni del romanzo in fieri, entrambi, Guglielmo Alberti e Umberto Morra, collaboratori delle riviste gobettiane.
Si accomiatava quarant’anni fa, il 5 novembre, Umberto Morra, aristocratico repubblicano (lo stesso Guglielmo Alberti, al referendum, volse le spalle alla monarchia).
LO STUDIO DI UMBERTO MORRA NELLA VILLA
A ricordare l’anniversario prossimo venturo sono gli atti di un convegno tenutosi a Cortona e ora raccolti per i tipi di Franco Cesati Editore (Umberto Morra di Lavriano e la cultura letteraria del Novecento, a cura di Simone Casini, Franco Contorbia e Sandro Gentili).
Nella foto Umberto Morra di Lavriano con Guglielmo Alberti a Londra nel 1927
INTERNO DELLA VILLA – FOTO PINTEREST
Nato a Firenze nel 1897, figlio di un generale piemontese, padrino e madrina di battesimo Umberto I e Margherita di Savoia, Umberto Morra trascorse il Ventennio nella dimora avita di Cortona, illustrando l’antifascismo con un’interpretazione del montaliano “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” – lui che pure giudicherà severamente Ossi di seppia – non passata, anzi, inosservata. Alle elezioni del 1924 non introdusse nell’urna la scheda tricolore, pro listone fascista. Un milite – rievocò l’episodio Noberto Bobbio – gli fece notare: “Signor Conte, mi perdoni, ma ho l’impressione che lei abbia votato la scheda sbagliata”. “No, no – rispose il Conte – era proprio quella che volevo votare”.
Nello studio torinese di Bobbio risaltava lo schizzo di Renato Guttuso (1939) raffigurante una riunione clandestina di Giustizia e Libertà a Cortona, intorno al tavolo lo stesso Bobbio, Luporini, Capitini, Morra, Calogero.
La guerra era prossima, con le bombe e gli sfollamenti. Fra coloro che trovarono rifugio nella cittadina arrampicata in salita, Giacomo Debenedetti, ospite, con la famiglia, di Villa Baldelli dal settembre 1943 al luglio 1944. Magari riandando, il lettore princeps della Recherche, alle incursioni aeree tedesche nel cielo di Parigi durante la Grande Guerra secondo Proust: “C’è da domandarsi se siano proprio aviatori o non piuttosto Valchirie che salgono a volo”.
VILLA BALDELLI A CORTONA- AREZO è attualmente un lussuoso relais e un hotel 4 stelle
Debenedetti a Cortona. E Bernard Berenson (la lunga amicizia con lo storico dell’arte suggerirà a Umberto Morra, per Garzanti nel 1963, i Colloqui con Berenson). E Nello Rosselli. E Novello Papafava (le sue Fissazioni liberali per Gobetti editore). E Piero Calamandrei...
Rappresentanti di un cenacolo (fra i cenacoli) dove nel tempo è fermentata la certezza: la sola Italia unita è quella dei colti. Una officina, un parnaso, di “color che sanno” là, in Val di Chiana, con due indirizzi: la tenuta di Morra e, in contrada di Camucia, villa Marioni, il rifugio di Pietro Pancrazi, come segno distintivo la critica del gusto che ispirerà la testimonianza di Geno Pampaloni.
Un uomo “d’autrefois”, Umberto Morra. Eppure in sintonia con i tempi moderni.
Collaboratore di svariati fogli, da Il Baretti a Solaria, da La Nuova Europa di Luigi Salvatorelli a Il Resto del Carlino, da L’Italia libera, il quotidiano del Partito d’Azione, alla Nuova Antologia di Spadolini. Su La Fiera letteraria nel 1967 pubblicò l’articolo Marshall McLuhan e lo scrittore dell’era elettronica, poco prima che il Saggiatore traducesse, del sociologo canadese, Understanding Media.
Umberto Morra riceverà l’omaggio non toccato finora al suo “maggiore”, Piero Gobetti, ossia una biografia, autore, per l’editore Passigli, Alfonso Bellando. Una vita, quella del signor Conte, tesa a contraddire il de profundis di Chateaubriand: “L’aristocrazia passa per tre età: l’età delle qualità superiori, l’età dei privilegi, l’età della vanità: uscita dalla prima, degenera nella seconda e si spegne nell’ultima”.
Morra, l'”Etrusco enigmatico”, come venne definito, fu fedele alle “qualità superiori” perché fedele a Gobetti, intorno alla cui vita lavorò fino all’ultimo, non portandola a conclusione, a riprova forse di come la parabola dell'”arcangelo della Rivoluzione Liberale” sia tutt’altro che conclusa.
Sempre in auge l’Italia che combatté, di fronte a cui si ergeva come colui “che non se la intende con il vincitore, che combatte alla luce del sole, che conosce il disprezzo delle sagre, dei gesti, che non si arrende alle allucinazioni collettive…”.
Il libro Umberto Morra di Lavriano e la cultura letteraria del Novecento a cura di Simone Casini, Franco Contorbia e Sandro Gentili (Franco Cesati Editore, pagg. 420, euro 35)
La Resistenza italiana, intesa in tutti i suoi svariati aspetti, viene sempre più svelata e approfondita come resistenza al fascismo da parte delle diverse classi sociali.