ANSA.IT — 27 AGOSTO 2021 –13.36
Isis-Khorasan, chi e’ il gruppo responsabile dell’attentato a Kabul.
Il ramo afghano dello Stato islamico nemico dei talebani
VIDEO, 1.33
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LA PROVINCIA DI KUNAR / KONAR – CON CAPITALE ASADABAD — AL CONFINE CON IL PAKISTAN
PROVINCIA DI KUNAR / KONAR CON CAPOLUOGO ASADABAD
VISTA DALL’ALTO DELLA CITTA’ DI ASADABAD
E’ PROPRIO AL CONFINE CON IL PAKISTAN
ASALABAD
ASALABAD
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 27 AGOSTO 2021
Santuari e sfida ai talib: i cani sciolti del terrore
di Davide Milosa | 27 AGOSTO 2021
Due anni fa, non oggi, l’agenzia americana per l’Afghanistan (Special Inspector General for Afghanistan Recostruction, Sigar) rispetto all’integrazione dei combattenti talebani nel nuovo Stato “democratico” di Kabul scriveva: “Se gli ex combattenti non sono in grado di reintegrarsi potrebbero essere vulnerabili al reclutamento di gruppi criminali o organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico Khorasan (Is-K)”. Che ieri sera ha rivendicato l’attacco all’aeroporto di Kabul. Gli accordi di Doha del febbraio 2020 tra talebani e governo Usa, esclusa la giunta afghana per volontà talebana, hanno prodotto dissensi anche tra i combattenti. Scrive ancora il Sigar nel report 2019: “Combattenti talebani potrebbero decidere di non voler partecipare a un accordo di pace”. E ancora: “I talebani arrabbiati per i negoziati con gli Stati Uniti sul ritiro delle truppe (…) si sono uniti in massa allo Stato Islamico Khorasan aumentando una forza già stimata in 14 mila combattenti in Afghanistan”.
Non solo, si legge che “membri di al-Qaeda e altri jihadisti dell’Afghanistan e del Pakistan si stanno rivolgendo all’Is-K per trovare rifugio”. Dunque non solo Daesh, ma anche altri gruppi oggi compongono un “risiko del terrore” che, spiega una fonte dei servizi italiani, “potrebbe portare a emulazioni in Europa”. In un report di pochi mesi fa il Consiglio di sicurezza dell’Onu scriveva: “L’alta dirigenza di al-Qaeda rimane presente in Afghanistan così come centinaia di operatori armati”. Oltre ai figliocci di Osama bin Laden, il “pantano” afghano è alimentato dalla “rete Haqqani”, clan familiare e nella lista Usa del terrorismo internazionale. Secondo l’Onu “i talebani si sono regolarmente consultati con al-Qaeda durante i negoziati con gli Stati Uniti e hanno offerto (ai talebani, ndr) garanzie di onorare i loro legami storici”. John Godfrey, referente americano per la missione in Afghanistan, pochi giorni fa ha spiegato: “Il gruppo Is-K costituisce una seria minaccia”. Non solo. L’Onu in una annotazione riservata spiega che “gli Stati membri riferiscono che al-Qaeda e i talebani si sono incontrati (…) per discutere (…) di rifugi sicuri all’interno dell’Afghanistan”. Di più: “Al-Qaeda è segretamente attiva in dodici province afghane”. Aggiunge il Consiglio di sicurezza: “Sebbene sia difficile essere certi del numero di combattenti in Afghanistan, la stima del gruppo monitorato è di oltre 600 armati”. A leggere poi le note dei report si scopre che “alcuni Stati membri hanno riferito che i talebani” hanno “rafforzato le relazioni con al-Qaeda (…). La regolarità degli incontri tra gli anziani (…) e i talebani ha reso qualsiasi nozione di rottura una mera finzione”. Un legame, definito dagli analisti dell’intelligence, come “una fratellanza a lungo termine”. Non deve, dunque, sorprendere l’attacco suicida di ieri a Kabul. Anche perché, secondo le Nazioni unite, “l’Is-K conserva risorse finanziarie per decine di migliaia di dollari”. Il gruppo jihadista che ieri ha rivendicato l’attacco, “ha continuato a guadagnare attraverso le estorsioni”. Conclude l’Onu nella sua relazione: “Is-K è presente oggi in Afghanistan con oltre 2 mila combattenti”. Un esercito di mujahid votati alla jihad anche in Europa e comandati oggi da “un papa straniero”, non afghano, ma probabilmente siriano o iracheno.
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Il seme della vendetta e dell’odio sembra continuamente alimentato, anche se non produce che morti e sofferenze.