IL FATTO QUOTIDIANO DEL 27 AGOSTO 2021
Afghanistan, Ue e Nato nel panico “sperano” nei talebani (e in Russia e Cina)
L’Alleanza auspica che siano loro a fermare il terrorismo. Oggi l’Italia chiude i rimpatri. Di Maio: “Pronti per una fase 2”
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di Salvatore Cannavò | 27 AGOSTO 2021
La confusione e lo spaesamento che rinviano le immagini di Kabul si riflettono nel caos che domina tra le cancellerie internazionali. Quello che si temeva è avvenuto davvero e questo spiega la fretta per organizzare il rientro.
Una immagine di questa confusione la offre quanto trapela dal quartier generale Nato e reso noto dall’Ansa: “I talebani devono garantire che i terroristi internazionali non riguadagnino un punto d’appoggio in Afghanistan”. Ci si mette nelle mani dei talebani, dunque, come emerso chiaramente con l’attacco di ieri, previsto e annunciato in grande stile, senza che nessuno abbia saputo prevederlo o tamponarlo.
Per questo le operazioni di rientro sono state così affrettate e concitate. L’Italia ha annunciato che concluderà i suoi trasferimenti oggi con il volo dell’ultimo C-130. Uno sforzo, quello dei nostri militari e della nostra diplomazia, davvero notevole visto che l’Italia è il paese ad aver rimpatriato più persone dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Ma, diversamente dall’Italia, Francia e Germania, e anche Olanda, hanno dichiarato chiuse già ieri le loro operazioni e in particolare Parigi, che ha mantenuto l’ambasciatore sul posto fino all’ultimo – mentre l’Italia lo ha fatto rientrare non appena è stato dichiarato il ritiro degli Usa a seguito di “valutazioni operative” – ha fatto sapere di aver cominciato l’evacuazione già in primavera, giocando d’anticipo con una certa lungimiranza.
Le dichiarazioni occidentali sono unanimi nel condannare l’attentato – “spregevole” lo ha definito Angela Merkel – e nel dichiarare il proprio impegno per un’azione futura a vantaggio dei possibili profughi e rifugiati e per garantire che i rientri possano proseguire anche dopo il 31 agosto.
Si sono mossi in questo senso il premier inglese Boris Johnson che ha parlato della necessità di un “aiuto anche dopo il 31 agosto” e il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha annunciato “iniziative a favore di ulteriori evacuazioni dopo il 31 agosto di rifugiati e sfollati”.
Di Maio, che insieme al collega Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, ha informato il Consiglio dei ministri, ha annunciato un “piano italiano per il popolo afghano” all’interno di una nuova “fase 2”:
“La Farnesina è pronta ad avviare – spiega il ministro degli Esteri – un Cabina di Regia Interministeriale che coinvolga tutte le Amministrazioni interessate dall’intero arco di iniziative che vogliamo varare”. Si tratta di cinque filoni di iniziativa: quelle per ulteriori evacuazioni, “iniziative per i diritti umani; garantire opportunità di formazione, universitaria e non, in Italia a favore di giovani afghani; iniziative umanitarie e di cooperazione allo sviluppo” e poi non precisate “iniziative politico-diplomatiche”.
Qui si entra in un mondo di incognite assolute. Cosa davvero possa e voglia fare il mondo occidentale non è chiaro al momento, soprattutto se non ci sarà prima una posizione degli Stati Uniti. Sembra evidente che l’unica strada percorribile è quella di una qualche iniziativa di riconciliazione che permetta, nel quadro di un accordo complessivo, anche un’iniziativa internazionale. A differenza di dichiarazioni propagandistiche, come quella di Matteo Salvini che ieri sui social incolpava i talebani dell’attentato all’aeroporto, questi invece hanno interessi comuni con l’occidente nel confronto con il terrorismo Isis.
E così, mentre il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha convocato per lunedì i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, la presidenza di turno slovena dell’Unione europea ha convocato una riunione aggiuntiva dei 27 ambasciatori presso l’Ue (Coreper) sull’Afghanistan.
La riunione dovrebbe vertere sul tipo di rapporto che si intende instaurare con il nuovo regime a Kabul, se occorre coinvolgere seriamente anche Cina e Russia – e oggi Mario Draghi vedrà i ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ieri Di Maio ha dato un’intervista alla Tass – e come gestire i flussi di profughi e gli aiuti umanitari.
Soprattutto, si tratta di capire come gestire il funzionamento dell’aeroporto, se lasciarlo del tutto ai talebani o mantenere una qualche presenza nell’ottica della “fase 2” di cui parla Di Maio.
Reazioni comunque convulse e precipitose, segno di una situazione che ha travolto le potenze occidentali e ne ha mostrato l’assoluta impreparazione.