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” Provo a dare voce a chi non ha voce. “
sul suo twitter, trovate notizie preziose sull’Aghanistan in questi giorni
UN LIBRO
Corrispondenze afghane. Storie e persone in una guerra dimenticata
Poets & Sailors, 2019
In questo libro ci sono le voci e le storie di persone che vivono in mezzo ad un feroce conflitto tra disperazione, sorprendente resilienza e voglia di guardare al futuro. In Afghanistan la guerra non è finita dopo il ritiro del grosso delle truppe occidentali nel 2014, come invece il grande pubblico è spinto a credere dal silenzio dei media e della politica. Nonostante i miliardi spesi e le vite sacrificate dall’Occidente (Italia compresa) per un conflitto più lungo della Seconda guerra mondiale, l’Afghanistan è nel caos: il numero di vittime civili ha raggiunto il suo massimo storico, la produzione di oppio non è mai stata così alta, il corrotto governo “democratico” controlla solo metà del territorio, gli americani sono pronti a riconsegnare il Paese ai talebani; gli afghani sono pronti ad una nuova grande fuga verso l’estero. “Per scrivere questo libro sono stato in astanterie sporche di sangue fresco; ho visitato covi nascosti in bella vista; attraversato umili botteghe dove si trattavano affari da milioni di dollari; camminato in uffici prestigiosi popolati da grandi corrotti; scelto i melograni migliori al bazar di un villaggio crocevia della guerriglia; comprato del caldo pane nan da vecchi appollaiati dentro vetrine con la tv accesa; bevuto tè il cui fumo caldo ha sciolto la diffidenza delle persone che me l’avevano versato; viaggiato su pickup delle truppe afghane come un bersaglio mobile; infilato le mani nella stessa ciotola di riso e montone con giornalisti, intellettuali, talebani, tagliagole, trafficanti di pietre preziose e reperti archeologici, infiltrati dei servizi segreti, padri di famiglia, mercenari, guardie private, poliziotti, politici, atleti, medici, infermieri, feriti, rifugiati e aspiranti tali, vedove e orfani di guerra. In una parola con il popolo afghano, che mi ha sempre trattato come uno di loro; di questo privilegio non posso che essere grato al destino.”
NOTIZIE DETTAGLIATE SU DI LUI DA WIKIPEDIA
Nico Piro (Salerno, 22 marzo 1971) è un giornalista, scrittore e blogger italiano, attualmente inviato della redazione esteri TG3.
Ha iniziato a lavorare come giornalista alla fine degli anni ʼ80 nella stampa locale di Salerno, tanto in carta stampata, quanto in radio e televisione. Nel 1994 inizia a collaborare con il quotidiano “Il manifesto”. Alla fine degli anni Novanta lavora al quotidiano “Corriere del Mezzogiorno”, il regionale del “Corriere della Sera” in Campania.
Fino al 2011 per il Tg3 ha seguito principalmente le vicende dell’Afghanistan e della relativa guerra. Ha realizzato inoltre molti reportage d’approfondimento per la rubrica di notizie dal mondo della terza rete “Agenda del Mondo” su Rai Tre su quasi tutti i principali aspetti dell’Afghanistan: la vita quotidiana della popolazione, le organizzazioni umanitarie, la missione delle truppe straniere (italiane e non). Dall’Afghanistan ha anche lavorato per tutte le altre testate Rai.
Nel marzo del 2007 a Kabul ha ottenuto in esclusiva e diffuso per primo il video girato dai sequestratori di Daniele Mastrogiacomo per provare che il giornalista de “La Repubblica” era effettivamente ancora in vita.
In Afghanistan è stato il primo giornalista italiano (con il cameraman del Tg3, Gianfranco Botta) a seguire da vicino le truppe americane in combattimento.
Perciò ha mostrato per primo le immagini di combattimento delle truppe italiane in Afghanistan (6 ottobre 2009), discordanti con l’etichetta di missione di pace data alla missione italiana in Afghanistan. Il video della battaglia di Parmakan è stato ripubblicato da diversi siti di informazione, quotidiani e rilanciato dall’agenzia di stampa ANSA e APCOM.
Durante le elezioni presidenziali afgane del 2009 ha intervistato Abdullah Abdullah, sfidante di Karzai, che denunciava brogli da parte della macchina governativa del presidente. L’intervista viene ripresa dall’agenzia americana AP- Associated Press.
Il 17 settembre del 2009, è l’unico testimone per la Rai dell’uccisione di sei paracadutisti italiani della Folgore a Kabul, una strage che racconta giorno per giorno su tutte le reti tv e radio della Rai e occasionalmente per altre testate.
“Afghanistan Missione Incompiuta” è il titolo del suo libro pubblicato nel 2016 per Lantana Editore.
Nel 2019 pubblica “Corrispondenze Afghane” edito da Poets & Sailors – VandA Edizioni.
Nico Piro è considerato il pioniere italiano del giornalismo mobile , il Mobile Journalism o Mojo. È sua la prima diretta Facebook Rai in occasione delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 2016 – che gli varrà il Premiolino – nonché i primi servizi giornalistici Rai realizzati con lo smartphone.
Impegnato nella diffusione del Mojo tra i giornalisti italiani attraverso corsi di formazione, nel 2018 è ideatore del Mojo Italia Festival, il festival italiano del giornalismo mobile, che nel 2021 giungerà alla sua terza edizione e di cui Piro è anche direttore artistico.
Nel 2015, ha scritto, diretto, girato e montato “Killa Dizez – Vita e morte al tempo di Ebola”. Il documentario è ambientato in Sierra Leone durante l’epidemia di Ebola del 2014-2015, ha vinto alcuni premi e ottenuto nomination in diversi festival italiani e stranieri.
Nel 2019 realizza il cortometraggio “Today I will live – Oggi voglio vivere” girato in Afghanistan e che gli varrà il Mobile Journalism Awards nel 2020.
“Un ospedale in guerra” è il documentario del 2020 prodotto a Kabul nell’ospedale di Emergency.
continua in :
https://it.wikipedia.org/wiki/Nico_Piro
Incredibile il coraggio di questi giornalisti d’inchiesta.