REPUBBLICA DEL 10 AGOSTO 2021
https://www.repubblica.it/cultura/2021/08/09/news/il_futuro_dell_arte_e_in_africa-313509575/
Il futuro dell’arte è in Africa
di Chiara Gatti
L’artista sudanese Eltayeb Dawelbait con un suo Nudo
CARTINA DA : http://www.angolodelleriflessioni.it/
Nairobi sta diventando un punto di riferimento per i creativi. Ma tutto il continente vive un nuovo risveglio culturale
Eltayeb Dawelbait
LE IMMAGINI DEI QUADRI SONO TUTTE DAL FACEBOOK DI
Eltayeb Dawelbait
The work of Sudanese artist Eltayeb Dawelbait is inspired by his rural Sudanese upbringing ( Il lavoro dell’artista sudanese Eltayeb Dawelbait si ispira alla sua educazione rurale in Sudan )
Incontro di Eltayeb Dawelbait
Africa revolution. Dimenticate Chelsea, a New York o Roppongi, a Tokyo. L’arte contemporanea cambia casa, colori e geografia.
Okwui Enwezor
Nato a Calabar in Nigeria nel 1963, Enwezor è conosciuto per il suo lavoro come curatore, critico e storico incentrato sull’analisi dei linguaggi dell’arte contemporanea intercalati in contesti storici, etnici e sociali, per una lettura dei fatti artistici che non prescinde dalle dinamiche geopolitiche del mondo odierno.
Nel 1994 fonda la rivista NKA: Journal of Contemporary African Art insieme a Salah Hassan e Olu Oguibe, mentre è del 2009 il suo saggio Contemporary African Art Since 1980, scritto insieme a Chika Okeke-Agulu. Nel 2002 gli viene affidata la direzione artistica di documenta 11, occasione che ha visto, per la prima volta nella storia della quinquennale d’arte di Kassel, un curatore non europeo alla guida della kermesse tedesca. Dal 2011 Enwezor è direttore artistico della Haus der Kunst di Monaco di Baviera, e anche in questo caso la sua nomina presso l’istituzione tedesca – il museo è stato costruito durante gli anni del Nazismo – viene considerata dal forte valore simbolico. Nel 2015 a Enwezor viene inoltre affidata la direzione della Biennale d’Arte di Venezia, edizione che, in linea con la ricerca portata avanti dal curatore, si intitolerà All the World’s Futures. Ha curato inoltre la Biennale di Johannesburg nel 1996 e la Biennale di Gwangju nel 2008.
È morto all’età di 55 anni, dopo una lunga malattia, a Monaco di Baviera, il 15 marzo 2019
MOZAMBICO
SEYCHELLES
DOVE SI TROVANO LE SEYCHELLES
Nel 2015 alla Biennale di Venezia curata da Okwui Enwezor, il critico d’arte nigeriano, direttore della Haus der Kunst di Monaco di Baviera scomparso prematuramente, s’era già vista una presenza importante del continente africano con l’approdo di paesi come il Mozambico e le Seychelles.
ACCRRA LA CAPITALE DEL GHANA
Nell’edizione del 2019, ha debuttato il Ghana con un padiglione tutto suo e un focus sugli artisti di Accra e del quartiere vitale di Osu.
OSU, QUARTIERE DI ACCRA –: Fogster (talk) Osu,_Ghana
OSU – FOTO LE MONDE
Nella capitale ghanese, Osu pullula di stilisti, designer, architetti, artisti… Abbiamo visto anche la top model Naomi Campbell e l’attore britannico Idriss Elba.
SEGUE :
IBRAHIM MAHAMA
ODO NTI, 2013
DAL : CHE PUBBLICA ALTRE OPERE, OLTRE AD UN TESTO SULL’ARTISTA
https://whitecube.com/artists/artist/ibrahim_mahama
ART BASEL, 2017
Ritratto di Ibrahim Mahama, foto BLOOM. Courtesy the artist and A Palazzo gallery.
Out of Bounds, 2015, installazione, mixed media, 56th Venice Biennale. Courtesy the artist and A Palazzo gallery.
l giovane artista ganese porta i suoi arazzi cuciti dai migranti all’Arsenale di Venezia e alla galleria A Palazzo di Brescia
Senza titolo, 2015, installazione, sacchi di carbone, cm 1.000×426,72. Courtesy the artist and A Palazzo gallery. Foto BLOOM
K.N.U.S.T Museum, Kumasi Ghana, 2013, installazione. Courtesy the artist and A Palazzo gallery.
Civil Avaition, 2014, installation view. Courtesy the artist and A Palazzo gallery.
IMMAGINI SOPRA DA:
ABITARE, 19 GIUGNO 2015
L’epica in juta di Ibrahim Mahama conquista l’Italia – gallery
Si parlò a lungo di un exploit ghanese trainato dalla figura di Ibrahim Mahama, famoso per le mega installazioni coi sacchi logori del cacao, sudari del colonialismo usati per impacchettare anche
i caselli neoclassici di Porta Venezia a Milano sotto la direzione di Fondazione Trussardi.
Ma mentre i riflettori puntavano sulla West Coast, altri focolai hanno prosperato a est. Sudan, Etiopia, Somalia, Kenya, Tanzania sono affiorate sulle mappe del contemporaneo con un epicentro ben localizzato a Nairobi e nei suoi quartieri multiculturali di Westlands o di Kilimani, nella ricca periferia residenziale di Lavington, vicina alla zona universitaria, o sull’Upper Hill Road dove è nato il Rahimtulla Museum of Modern Art, meglio noto con l’acronimo di RaMoMA, che allude a New York in salsa keniota.
Rahimtulla Museum of Modern Art
DA : https://uk.trip.com/travel-guide/attraction/nairobi/rahimtulla-museum-of-modern-art-20904710
Gallerie private, centri culturali, spazi per residenze, collettivi e workshop punteggiano adesso un percorso che tuttavia si è delineato in un tempo più lungo rispetto al recente boom di notorietà.
The Chicken Thief (2019) di Michael Armitage
“Abito qui da vent’anni e ho visto cambiare questa città lentamente, fino a trasformarsi in un melting pot culturale del nuovo millennio”. Eltayeb Dawelbait si è rifugiato a Nairobi nel 1999, fuggito dalla dittatura sudanese di Omar al-Bashir. “Ho conosciuto artisti giunti da molti paesi, dal Ruanda o dallo Zambia, ma anche dall’Europa, attratti dalla vivacità di luoghi di incontro come il Go Down Art Center che ha inaugurato nel 2003 in un vecchio capannone ex industriale, trasformato in una specie di East Village”.
GO DOWN ART CENTER
FOTO DA TWITTER : GO DOWN ART CENTER
Eltayeb scartavetra una lastra di ferro da riciclare per i suoi dipinti dal tratto espressionista che hanno fatto il giro del mondo nei cataloghi di Bonham’s e al seguito della GravitArt Gallery, una galleria nomade fondata in Kenya nel 2016 e che sta portando autori sudanesi, etiopi, egiziani, nigeriani o del Benin in vari spazi indipendenti in Spagna, in Cile e soprattutto a Manhattan.
LINK DELLA GALLERIA ” GRAVITY ART GALLERY “
https://gravitartgallery.com/artists2/
Tiene a sottolineare che “non è solo una questione di flussi in arrivo a Nairobi, ma di andate e ritorni”. Tanto che gli stessi autori che orbitano attorno agli hub della “città verde nel sole” sono passati dal Brooklyn Museum o dalla Tate Modern e arriveranno a Londra per la prossima edizione della fiera 1:54
Contemporary African Art Fair.
DAL 14 AL 17 OTTOBRE 2021
Eddy Kamuanga Ilunga
Eddy Kamuanga Ilunga-
OCTOBER GALLERY
Eddy Kamuanga Ilung
Amoako Boafo
Se il mal d’Africa occidentale ha conquistato da un po’ le aste internazionali con i record del congolese Eddy Kamuanga Ilunga e dei ghanesi Amoako Boafo
e il celebre El Anatsui che ha superato il milione di sterline,
VEDI QUI :
UN ARTISTA GHANESE ( Anyako, 1944 ) , PROF. DI SCULTURA IN NIGERIA, LAVORA PER LE SUE OPERE CON MATERIALI RICICLATI
https://www.neldeliriononeromaisola.it/2021/05/360541/
l’east side ha cominciato la sua staffetta da meno tempo, ma con un tuffo finale stile Tortu segnato dai primi risultati di Kamala Ibrahim Ishaq, pittrice femminista sudanese,
DA : https://twitter.com/SudaneseCulture/status/1073825881972506624/photo/1
e dall’arti-star Michael Armitage, nato in Kenya da padre dello Yorkshire e madre Kikuyu, oggi al centro di una personale alla Royal Academy e balzato, nel 2019 sui banchi di Sotheby’s, da una stima di 50 mila dollari a un milione e mezzo.
The Fourth Estate, 2017
Leopard Print Seducer, 2016.
The Paradise Edict, 2019.
The Chicken Thief, 2019.– PUBBLICATO ALL’INIZIO DA REPUBBLICA
DA :
royal academy.org.uk
https://www.royalacademy.org.uk/exhibition/michael-armitage
Letteratura
Così i collezionisti del contemporaneo hanno spostato lo sguardo a est, trovandovi un terreno fertilizzato da emergenze culturali. Fra le scrittrici etiopi, Meron Hadero ha vinto il prestigioso premio AKO Caine e Maaza Mengiste è stata selezionata per il Booker Prize (Il re ombra è uscito da poco per Einaudi).
Architettura
I due studi di architettura di Nairobi, K63.Studio e Cave_bureau, sono protagonisti della Biennale di Architettura in corso in laguna dove, fra l’altro, il padiglione centrale del curatore Hashim Sarkis si apre proprio con un soffitto di pietre ossidiane dalle grotte del Mbai, realizzato dagli artisti keniani Kabage Ksarante e Stella Mugeti. La lista dei nomi si allunga.
Installazione nel Padiglione centrale degli artisti keniani Kabage Ksarante e Stella Mugeti che ricostruisce parzialmente la Grotta Mbai fatta in pietre di ossidiana
da :
Il Giornale dell’Arte
https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/la-biennale-dal-vivo/136144.html
E, per quanto l’Africa orientale debba costantemente fare i conti con conflitti, soprusi e migrazioni, il lumino dell’arte può contribuire a scuotere le coscienze su temi di denuncia politica e sociale che non mancano mai nelle opere, anche quando aleggiano in sottotraccia nei linguaggi più sperimentali.
ZIMBABWE
“Non sono sicuro che il boom culturale aiuterà lo Zimbabwe a uscire dalla crisi economica, ma non farà male” commenta Dan Halter pensando all’inflazione che pesa sul suo Paese; tra le più alte al mondo, ha raggiunto cifre a 14 zeri.
DAN HALTER
Oggi Dan lavora in Sudafrica e cuce arazzi fatti di banconote a brandelli esposti a luglio da Osart Gallery a Milano. “Credo che l’arte possa rendere le persone politicamente consapevoli”.
LINK DELLA GALLERIA DI MILANO
https://www.osartgallery.com/post/dan-halter
Nei suoi viaggio da Dar es Salaam in Tanzania a Mombasa, ha incontrato artisti, scrittori e musicisti, specchio di una vitalità contagiosa. La sua esperienza a Cape Town gli ha permesso di vivere un’altra Africa, quella che proprio a Città del Capo ha assistito al fiorire della prima generazione di artisti neri formati all’università. “All’inizio del 2000 c’erano pochissimi studenti neri. L’arte non era vista come un’opzione di carriera praticabile per le persone a cui in precedenza fu negata un’istruzione”. Dal suo osservatorio a sud, guarda verso il Kenya con interesse e lucidità. “È il luogo in cui ha una casa Jochen Zeitz, l’ex ceo di Puma. A Cape Town la sua collezione è ospitata nello Zeitz MOCAA (Museum of Contemporary Art Africa). Dunque siamo connessi”.
ZEITZ MOCAA A CAPE TOWN – CITTA’ DEL CAPO
FOTO DA :
https://www.cntraveler.com/activities/cape-town/zeitz-museum-of-contemporary-art-africa
E pensa al “suo” Zimbabwe con speranza. “Nonostante la soffocante situazione economica e il regime oppressivo del governo, continua a presentare i suoi artisti in Biennale.
La giovane Portia Zvavahera si è appena legata alla galleria di David Zwirner”.
ARTSY
FRIEZE
https://www.phillips.com/detail/portia-zvavahera/UK010620/3
LE IMMAGINI SOPRA SONO DELLA GIOVANE ARTISTA::
Portia Zvavahera
FOTO DA:
Biennale de Lubumbashi – FACEBOOK
https://www.facebook.com/104986636514074/posts/harare-based-artist-portia-zvavahera-at-work-during-her-residency-in-lubumbashi-/960496224296440/
Mi piace il quadro di Michael Armitage. Curiose le due caselle daziarie di Porta Venezia coperte dai sacchi di iuta.
chiara : questa documentazione basata sull’articolo di Chiara Gatti, fatto molto bene, ci permette di accostare all’immagine che, credo, ognuno di noi abbia nella testa, di un’ Africa devastata da ogni tipo tipo di guerre, carestie, malattie e mancanza di farmaci e medici, un’altra Africa che sorride superba e divertita nel suo grande impegno creativo.
Sì, vedendo questi lavori si ha veramente un’altra immagine dell’Africa.