SUSANNA NIRENSTEIN, Se l’antisemitismo perde la sua unicità. Le affermazioni del neo-ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, colui che tra due anni dovrà sostituire l’attuale primo ministro Naftali Bennet. – REPUBBLICA DEL 3 AGOSTO 2021

 

 

REPUBBLICA DEL 3 AGOSTO 2021

https://www.repubblica.it/cultura/2021/08/02/news/se_l_antisemitismo_
perde_la_sua_unicita_-312738931/

 

Se l’antisemitismo perde la sua unicità

di Susanna Nirenstein

 

Un giovane ebreo ortodosso a Tel Aviv

Il neo-ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, ha sostenuto in un discorso pubblico che l’odio per gli ebrei non è diverso da tutti gli altri razzismi, capovolgendo un’idea identitaria per Israele. Ecco i termini di un dibattito che rimane aperto

Israel opposition chief Yair Lapid handed mandate to form government

Yair Lapid (Tel Aviv, 5 novembre 1963) è un giornalista, scrittore e politico israeliano, fondatore e leader del partito politico Yesh Atid che, presentatosi per la prima volta alle elezioni israeliane nel 2013, ha ottenuto a sorpresa il secondo posto dietro il Likud del Primo ministro uscente Benjamin Netanyahu. È stato ministro delle Finanze dal marzo 2013 al dicembre 2014.

 

segue :

https://it.wikipedia.org/wiki/Yair_Lapid

03 AGOSTO 2021 

 

Pochi giorni fa, al Global Forum sull’Antisemitismo che si teneva a Gerusalemme, il neo-ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, il capo di Yesh Atid (C’è Futuro), il partito di maggioranza più corposo e laico della Knesset, colui che tra due anni dovrà sostituire l’attuale primo ministro Naftali Bennet, ha tenuto un discorso che capovolge un’idea identitaria che permea Israele e il sionismo. La sua convinzione è che l’odio per gli ebrei non sia diverso da tutti gli altri razzismi, che gli antisemiti non siano stati “solo nel ghetto di Budapest” (dove il padre di Yair, il famoso intellettuale Tommy Lapid scomparso nel 2008, si nascondeva durante l’occupazione nazista, e dove il nonno fu catturato e mandato nelle camere a gas), come ha ricordato, ma anche sulle navi negriere “che incatenavano gli schiavi”, tra “gli Hutu in Ruanda che massacravano i Tutsi”, tra “i musulmani fanatici che hanno ucciso milioni di altri musulmani nell’ultimo secolo”: “gli antisemiti sono in Isis e Boko Haram, coloro che picchiano a morte gli appartenenti alla comunità Lgbt”.“Antisemitismo non è il nome proprio dell’odio, è il cognome” ha aggiunto.

Dunque nessuna unicità dell’antisemitismo? Per un mondo che ha visto per millenni le persecuzioni antiebraiche, l’enormità della Shoah, e tutt’oggi assiste al moltiplicarsi degli attacchi fisici e virtuali contro gli ebrei, le parole di Lapid rappresentano una sfida. L’intenzione di Lapid è piuttosto evidente e innovativa se detta da un’autorità politica israeliana: suggerire di emanciparsi dall’immagine di una intolleranza persecutoria e sterminatrice ereditata dalla diaspora, invitare a convivere con l’antisemitismo riducendone l’importanza, a non averne paura perché sarà sempre presente, e soprattutto a cercare alleati in chiunque combatta le intolleranze, in chi si vede discriminato per la sua fede, per la sua identità sessuale, per le sue origini o colore della pelle.

Un’impostazione che qualcuno ha chiamato “postmoderna” perché in effetti oggi sul pianeta tutte le rivendicazioni delle minoranze vengono rispettate come “verità” da proteggere e far avanzare (si pensi a Black Lives Matter o al MeToo) fuorché quelle degli ebrei, specie se riuniti nel loro Stato. Un gesto quello di Lapid che comunque ci fa capire quanto Israele, il sionismo (a cui sicuramente Yair Lapid appartiene), sia sempre pronto a ridiscutersi, a rivoluzionarsi, mostrando la sua estrema vitalità, e come possa avere mille facce diverse, basti pensare allo stesso nuovo governo del paese, un esecutivo che va dall’estrema destra all’estrema sinistra fino a comprendere gli arabi di Ra’am, partito filoislamista.

Certo le sue parole non sono passate sotto silenzio, tanto più in un momento come questo, quando finalmente, dopo anni di battaglie, i paesi democratici stanno adottando la definizione di antisemitismo data dall’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance), che comprende tra i tanti aspetti, il negazionismo della Shoah, la demonizzazione degli ebrei e delle loro istituzioni, l’accusa di razzismo al sionismo: una demarcazione che individua di fatto in Israele l’ebreo collettivo contro cui si scaglia oggi l’aggressione e il preconcetto antisemita. Argomento che però Lapid non ha sfiorato. Al ministro degli Esteri, un uomo che ha alle spalle anni da anchor man televisivo, giornalista, scrittore di saggi e romanzi, persino di attore cinematografico, e che ha scelto un approccio alla questione diverso da quello assunto nel passato da leader di destra e di sinistra, ha risposto innanzitutto l’ex premier Benjamin Netanyahu che ha chiamato “scandaloso e irresponsabile” l’intervento di Lapid: “ha offerto una lettura limitata e superficiale del concetto di antisemitismo, che… è sì parte del fenomeno umano globale della xenofobia, ma se ne differenzia per la sua intensità, perché dura da millenni e perché è un’ideologia omicida che rivendica lo sterminio degli ebrei. È stata un’affermazione”, ha scritto in un tweet Bibi, “che distorce la storia e svuota l’antisemitismo di tutti suoi contenuti, lo banalizza”.

Anche da varie organizzazioni sioniste mondiali è arrivata una condanna, come quella dell’americano Dan Illuz che ha accusato il leader di Yesh Atid di aver danneggiato la lotta contro l’antisemitismo nelle università, nei governi e nelle istituzioni internazionali (riferendosi sicuramente alle sproporzionate condanne di Israele che vengono partorite dall’Onu e perfino dall’Unesco che ha recentemente negato la relazione tra la storia degli ebrei e Gerusalemme).

Chi invece ha cavalcato l’inattesa uscita di Lapid è stato Nir Guntaz, dall’Ha’aretz, entusiasta che il ministro degli Esteri avesse spezzato ogni presunzione di “supremazia”, di “unicità degli ebrei rispetto agli altri popoli”.
Il dibattito, che per ora non ha avuto eco fuori da Israele, rimane aperto, e c’è da giurare che ascolteremo molte altre voci.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a SUSANNA NIRENSTEIN, Se l’antisemitismo perde la sua unicità. Le affermazioni del neo-ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, colui che tra due anni dovrà sostituire l’attuale primo ministro Naftali Bennet. – REPUBBLICA DEL 3 AGOSTO 2021

  1. ueue scrive:

    Mi sembra un passo molto importante che ha fatto Lapid: ogni razzismo ha le sue caratteristiche, ma vedere nell’antiebraismo una delle varie forme di razzismo che purtroppo esistono nell’umanità mi sembra un passo avanti nella lotta contro ogni forma di discriminazione. Non solo: fa cadere quella patente odiosa di primi della classe nel martirio che è di ostacolo ad una vera e concreta condanna di ogni forma di discriminazione a livello mondiale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *