EUGENIO SCALFARI :: Eugenio Scalfari: io, Italo Calvino e l’Italia ferita del 1943 –REPUBBLICA DEL 31 LUGLIO 2021

 

 

REPUBBLICA DEL 31 LUGLIO 2021

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Eugenio Scalfari: io, Italo Calvino e l’Italia ferita del 1943

di Eugenio Scalfari

Italo Calvino

 

 

Erano compagni di scuola, amici e complici. Poi con la caduta del fascismo e l’armistizio le loro vite cambiarono. Il ricordo del fondatore di Repubblica

31 LUGLIO 2021 

 

La mia adolescenza cominciò che avevo quindici anni a Sanremo: ripenso a quell’età della vita mentre sfoglio il Meridiano che raccoglie i miei libri. Prima classe di liceo. La “banda”, come subito la battezzammo, si formò il primo trimestre di scuola. Da allora si mantenne compatta con qualche nuova entrata negli anni successivi e nessuna uscita. Eravamo una dozzina. Quasi tutti sanremesi. Un paio di Torino, io l’unico del Sud e infatti – prima che la banda si formasse e io entrassi a farne parte – venivo chiamato “Napoli”.

 

Le nostre giornate erano scandite dai compiti che facevamo nel pomeriggio, dal passeggio su e giù per il Corso. In classe eravamo una trentina. Le ragazze erano poche, facevano mondo a parte. Alcuni di noi erano più versatili nelle scienze, uno in particolare era bravissimo in matematica e trigonometria. Il seno, il coseno, cose delle quali ricordo a stento i nomi ma assolutamente nulla del loro astruso significato. Alla nostra banda piacevano la poesia, la storia, la filosofia. La fisica teorica, che in quel periodo era uno degli argomenti delle nostre serate. E poi i miti, gli dei e il loro significato.

 

 

 

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INGRESSO DI VILLA MERIDIANA DOVE ABITAVANO I CALVINO

 

Parlavamo anche di ragazze che come noi passeggiavano per il corso, tra piazza Colombo e l’imbocco di viale Imperatrice. Mi piacevano. Ognuno aveva scelto la propria. La scelta, però, era del tutto platonica. Nessuno di noi conosceva ancora la donna. Le prime esperienze vennero l’anno dopo, passarono attraverso il noviziato dell’epoca che si faceva al bordello. Noviziato che fu all’inizio disastro, ma ci tolse almeno un po’ della timidezza. L’anno dopo infatti, con le ragazze del Corso, passammo dagli sguardi all’approccio diretto. Qualche volta le portammo al cinema d’estate, oppure ci si vedeva in spiaggia a prendere dopo cena il gelato.Italo Calvino fu il mio compagno di banco in seconda e terza liceo. Nell’autunno del ’41 ci perdemmo tra varie università: chi a Genova, chi a Torino, chi a Milano. Uno della banda scelse Agraria e andò a Perugia. Io a Roma. Ma per le vacanze di Natale e nei tre mesi dell’estate ci ritrovavamo tutti a Sanremo e lì riprendevamo le abitudini di un tempo, le passeggiate al Corso, il biliardo, le interminabili discussioni: d’estate la spiaggia, lo spazio dedicato alle ragazze era aumentato, avevamo passato la soglia dei diciotto anni, dall’adolescenza alla giovinezza.

 

 

L'altro volto di Sanremo: Italo Calvino ambientò nella città dei fiori uno dei suoi romanzi più famosi

SANREMO VECCHIO

 

 

Che stagione l’adolescenza! Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della sensazione di onnipotenza mentale. Non hai confini, l’immaginazione può spaziare ovunque, la vitalità non è canalizzata su un solo obiettivo; sei un dilettante di tutto, assaggi e pregusti con la fantasia; visiti Eldoradi ed Ellesponti, fantastiche eroiche avventure. E leggi tutto quello che capita, un po’ alla rinfusa. Ma noi avevamo avuto la fortuna di aver frequentato un buon liceo e sapevamo fare una selezione. Poi ci passavamo i libri e ne discutevamo.

 

 

 

 

Eugenio Scalfari: «Io e Calvino nel segno di Atena» - L'Espresso

SCALFARI E’IL PRIMO DA SINISTRA E CALVINO IL QUINTO AI TEMPI DEL LICEO CASSINI DI SANREMO

 

 

 

Conservo ancora una fotografia che mi ha seguito nei vari percorsi della vita: sei ragazzi seduti su una panchina di un viale alberato di palme, di fronte al mare. Uno di loro è Italo che in quegli anni fu per me l’amico più intimo. Insieme incontrammo Atena dagli occhi fulgenti, come lui mi disse una volta tanti e tanti anni dopo, ricordando lo schiudersi delle nostre menti al pensiero pensante. E con Atena Odisseo, l’eroe del viaggio dell’avventura e della conoscenza, il primo eroe moderno che l’epica di Omero ha tramandato. E di lì cominciò il nostro viaggio. I primi libri, le prime ragazze, le prime certezze, le prime paure. Scherzando e litigando tra noi come i cuccioli quando lottano a terra, ringhiando in allegria.

 

 

 

 

Sanremo: trekking urbano lungo la strada di San Giovanni, nei luoghi di Italo Calvino - Sanremonews.it

LA STRADA DI SAN GIOVANNI

 

 

 

 

I giochi dei ragazzi si somigliano tutti. Diverso è il modo in cui sboccia la mente e si forma la persona. Ma noi quel viaggio non lo avremmo continuato insieme. Il viaggiatore è solo, il treno deserto. Alla stazione c’è gente, non c’è talvolta allegria. Noi fingiamo di porci dei punti di arrivo che sono soltanto transiti battuti dal vento e dalla polvere. Il nostro sodalizio finì tre giorni dopo l’8 settembre del ’43, una data che coinvolse tutto il Paese segnando un solco profondo tra gli italiani. Un solco che non sì è ancora rimarginato, per chi l’ha vissuto già nell’età della ragione.

 

 

 

La formazione scolastica di Italo Calvino è particolare.Il padre, anticlericale e la madre, attenta alla mentalità scientifica, mandano Italo all’asilo di St.George e poi alle scuole valdesi. Nessun contatto, dunque,…

LA TERZA LICEO CLASSICO AL CASSINI IN PIAZZA EROI SANREMESI A SANREMO

 

 

 

Voglio raccontarla quella tristissima giornata, venuta dopo la caduta del fascismo e la precaria euforia di una riconquistata libertà.Dall’inizio di agosto avevamo visto con crescente sgomento le colonne motorizzate tedesche che scendevano sull’Aurelia verso Sud e lunghi convogli ferroviari che trasportavano nella stessa direzione i carri armati con la croce uncinata sulle fiancate. Un giorno si diffuse la voce che una squadra navale inglese fosse in vista. Molti affollarono il lungomare e i binocoli passarono di mano in mano. Corremmo verso il belvedere di Capo Martino e qualcuno gridò che all’orizzonte si vedeva del fumo, ma io non vidi niente e miei amici neppure. Sapemmo poi che Genova era stata bombardata anche dal mare.

 

 

 

 

DOVE C’ERA LA CAMPAGNA DEL PADRE DI CALVINO

 

Andavamo ancora in spiaggia la mattina, ma l’allegria era svanita, anche le ragazze erano tristi, si restava all’ombra degli ombrelloni senza voglia di tuffarsi e nuotare. Finché arrivò quel giorno e ancora una volta come tutti i giorni dall’inizio della guerra ascoltammo la voce che leggeva le notizie del giornale radio dagli altoparlanti di piazza Colombo. Una voce che sento ancora quando ci ripenso, leggeva il comunicato di Badoglio con la notizia dell’armistizio che ordinava alle truppe di collaborare con gli anglo-americani opponendosi a chiunque volesse impedirlo.

 

All’annuncio del capovolgimento di fronte, peraltro atteso e già avvenuto nella coscienza di gran parte degli italiani, l’intera nazione visse un attimo di silenzio sospeso. Poi cominciò lo sfascio che in poche ore abbatté lo Stato in tutte le sue simboliche presenze. L’esercito prima di tutto. L’autorità del governo. Le leggi. La monarchia.

 

 

 

Italo Calvino e Sanremo, la città scomparsa è ancora viva

SANREMO, PIU’ O MENO AI TEMPI

 

 

Il sentimento comune fu la fuga. Disperdersi. Pensare a sé e alla propria famiglia. Anche il nostro piccolo gruppo di amici si scompose, i nostri destini si separarono. Prima facemmo ancora una cosa insieme. Ci demmo appuntamento per la mattina dopo e andammo al deposito della Marina, un piccolo edificio di poche stanze sopra gli scogli sulla strada litoranea per Bordighera. C’erano soltanto quattro marinai che stavano preparando i loro sacchi per andarsene. Noi dicemmo di essere lì per conto del Comune. Loro non sapevano evidentemente nulla dei poteri e delle competenze, ma soprattutto avevano solo voglia di lasciare quel luogo al più presto. Domandammo se c’erano esplosivi. Risposero: esplosivi no, ci sono soltanto proiettili per i cannoni costieri. Noi dicemmo che ne prendevamo consegna per conto del Comune e ci offrimmo di fare dopo l’inventario. Loro risposero che se ne andavano. Ci dettero la chiave del deposito e del portone e via.

Lavorammo per tre ore a portar giù i proiettili e a gettarli sugli scogli. Alla fine stanchi e sudati decidemmo di piantarla e ci salutammo alla prima svolta. Io dissi che appena possibile sarei partito per Roma con mio padre e mia madre.

 

 

 

 

CALVINO NELLA DIVISIONE D’ASSALTO ” GARIBALDI ” DI FELICE CASCIONE

 

 

 

“Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”

(Italo Calvino)

 

 

 

 

 

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