MILANO.REPUBBLICA DEL 1 LUGLIO 2021
Anders Breivik è il terrorista norvegese autore degli attentati di Oslao e di Utøya (22 luglio 2011), che causarono in totale settantasette vittime. Il suo manifesto è uno dei “riferimenti” per il mondo dei suprematisti bianchi.
da : https://ytali.com/2020/06/10/la-galassia-del-white-power/
Nome in codice Breivik, scoperto un gruppo di ventenni della Milano bene ispirati dai suprematisti. “Preparavano il pestaggio di un nero musulmano”
di Massimo Pisa
Tra i nomi di battaglia, quello del responsabile dell’eccidio di Utoya. Colpiti dall’obbligo di dimora: due a Milano e due a Trieste dove studiano Scienze politiche. Nobili: “Ricorda la vicenda Ludwig: cominciare con la violenza per arrivare alla devastazione più completa”
Si erano già armati e stavano per colpire. Manganelli telescopici, una pistola finta che stavano modificando per sparare davvero. Dalla fase teorica, i quattro ragazzi della ‘Milano bene’ che avevano costituito Avanguardia Rivoluzionaria – primo gruppo eversivo di impronta suprematista in Italia – erano pronti all’azione. E avevano già individuato il primo obiettivo: musulmano, nero (“uno sporco negro”), militante di sinistra.
La fase preparatoria dell’agguato era terminata e per questo, a metà giugno, gli investigatori dell’antiterrorismo della Digos, guidati da Guido D’Onofrio e Carmine Mele, avevano dato un’accelerazione all’indagine, coordinata dal pm Enrico Pavone e dall’aggiunto Alberto Nobili. Dopo le perquisizioni e i sequestri, ecco le misure cautelari per i quattro giovani, colpiti da obbligo di dimora a Milano e Trieste (dove due di loro studiano a Scienze Politiche), con obbligo di firma quotidiano in questura.
“Esistono dei venticelli ideologici che si possono trasformare in qualcosa di deflagrante.Il venticello del suprematismo è arrivato qui a Milano e ha preso consistenza in un gruppo di ragazzi organizzati in un gruppo che puntava al crollo dell’attuale sistema per rigenerare una nuova era sotto un nuovo Hitler o un nuovo Mussolini“, dice Nobili. E aggiunge: “Se il paragone non fosse eccessivo, mi ricorda la vicenda Ludwig. L’inclinazione era quella, cominciare con la violenza per arrivare alla devastazione più completa”.
Il “comandante G.”, “Anders Breivik”, il “maggiore Volpi”, “militante Zucht”. I militanti di A. R. Si erano dati nomi di battaglia ed erano particolarmente scrupolosi nel mantenere un profilo clandestino. Comunicazioni criptate, nessuna visibilità in manifestazioni pubbliche, nulli i contatti con altre formazioni di estrema destra italiana. Piuttosto, cercavano sponde all’estero, a partire dagli svizzeri di Junge Tat, che uno degli indagati aveva visitato a maggio. Restando poi coinvolto – circostanza decisiva per l’indagine – in un’aggressione organizzata da movimenti antifascisti ai danni dei militanti di Junge Tat.
Ma i riferimenti del gruppo, nonostante il chiaro omaggio all’Avanguardia Nazionale Rivoluzionaria fondata da Stefano Delle Chiaie all’inizio degli anni Sessanta, provengono principalmente dagli Stati Uniti e dalla “Siege Culture” di James Mason, il 69enne neonazista originario dell’Ohio tuttora nel mirino degli specialisti dell’Antiterrorismo di Usa e Canada.
James Mason e membri della Atomwaffen Division, un gruppo suprematista bianco.
James Mason, un membro del partito neonazista americano che idolatrava Hitler e Charles Manson, ispiratore del gruppo Atomwaffen, sospettato di diversi omicidi.
da :
La galassia del “white power”
Condividi