MATRIMONI OMOSESSUALI NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A PORTA LATINA A ROMA NELLA SECONDA META’ DEL ‘500 E LA REAZIONE DEL PONTEFICIE, RACCONTO DI MICHEL DE MONTAIGNE

 

 

 

San Giovanni a Porta Latina Rom.jpg

SAN GIOVANNI A PORTA LATINA- ROMA

Rabax63 – Opera propria

 

 

INTERNO

LPLT – Opera propria

 

 

 

 

Ritratto di Michel di Montaigne 1533-1592 di Unbekannt

immagine da : https://www.meisterdrucke.it/

Michel Eyquem de Montaigne (Bordeaux, 28 febbraio 1533 – Saint-Michel-de-Montaigne, 13 settembre 1592) è stato un filosofo, scrittore e politico francese, è tra i filosofi più celebri del Rinascimento francese.

 

 

 

 

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GEORG BRAUN, ROMA NEL 1572, Civitates Orbis Terrarum, KOLN 1972

 

 

Nel Journal du Voyage en Italie (1580-1581), Michel de Montaigne racconta la storia di un circolo di uomini al cui interno si sarebbero consumati amori omosessuali consacrati da matrimoni celebrati nella basilica romana di San Giovanni a Porta Latina. Oggetto di tentativi di rimozione e di controverse analisi, l’episodio trova conferma nei frammenti superstiti di un processo per sodomia condotto dal Tribunale Criminale del Governatore contro undici imputati, tutti arrestati a San Giovani a Porta Latina il 20 luglio 1578. I documenti scoperti permettono di formulare nuove ipotesi sul significato di quei riti nuziali e sulla natura dei legami intrecciati fra i protagonisti di una vicenda che si chiuse con otto condanne al rogo, eseguite il 13 agosto 1578.

 

 

 L’episodio cui il Montaigne fa riferimento risale al 1578. Al tempo San Giovanni a Porta Latina si trovava in una zona poco abitata, ai margini della città, e giaceva in uno stato di parziale rovina. Si hanno informazioni confuse su chi fossero questi “portoghesi” di cui lo scrittore parla, e di loro conosciamo anche la testimonianza dell‘ambasciatore veneziano Alessandro Tiepolo che in un rapporto del 2 Agosto 1578 scrisse che erano stati arrestati “undeci fra portoghesi et spagnuoli, i quali, adunatisi in una chiesa ch’è vicina S. Giovanni in Laterano, facevano alcune lor cerimonie et con horrenda scelleraggine, bruttando il sacrosanto nome di matrimonio, si maritavano l’uno coll’altro congiungendosi insieme come marito e moglie”.

 

 

Map of Rome, from 'Civitates Orbis Terrarum' by Georg Braun (1541-1622) and Frans Hogenberg (1535-90 a Joris Hoefnagel

Map of Rome, from ‘Civitates Orbis Terrarum’ by Georg Braun (1541-1622) and Frans Hogenberg (1535-90 – Joris Hoefnagel

 

Questa notizia, molto insolita per la Roma del tempo, è stata oggetto di approfondimento da parte del ricercatore Giuseppe Marcocci, che la ha raccontata e documentata in un saggio dal titolo Matrimoni omosessuali nella Roma del tardo Cinquecento su un passo del “Journal” di Montaigne ( STUDI STORICI, 2010 ).

Le ricerche del Marcocci hanno contribuito a far conoscere l’identità dei membri della singolare confraternita, che era formata da coppie stabili e non, tendenzialmente di nazionalità spagnola, portoghese e un albanese. Alla fine i condannati a morte furono otto: il barcaiolo albanese Battista, il catalano Antonio de Vélez, Francisco Herrera di Toledo,Bernardino de Alfar di Siviglia, Alfonso de Robles di Madrid, Marcos Pinto di Viana do Alentejo, Jerónimo de Paz di Toledo e Gaspar de Martín de Vitoria. Vennero condannati al rogo, una pena che non scandalizza Montaigne quando la racconta, ma anzi ne parla quasi come di una cosa normale perché, come è facile intuire, all’epoca non solo l’omosessualità, ma la propria ufficializzazione attraverso il matrimonio – un istituto che all’epoca era prima di tutto un sacramento -, rappresentava qualcosa al di fuori della legge e della morale. Ma come era stato possibile che un gruppo di persone era riuscito, in quegli anni, a ufficializzare a tal punto la propria omosessualità e viverla in una singolare realtà proprio all’interno della città di Roma? Dobbiamo contestualizzare che quegli anni videro la capitale protagonista di numerosi problemi di ordine pubblico. Una serie di condizioni politiche, economiche e sociali avevano portato Roma a una profonda diffusione della povertà e a problemi di ordine pubblico, accompagnati anche da frequenti saccheggi nell’Agro Romano (si pensi al caso di Marco Sciarra e all’assedio di Cerreto). In questo contesto, Roma era ricca di vagabondi, prostitute e numerose figure ai margini della società del tempo: questa singolare confraternita va inquadrata all’interno di questa situazione di ordine pubblico che vide il suo apice probabilmente proprio negli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80 del XVI Secolo.

da : 

MARCO SCIARRA E L’ASSEDIO DI CERRETO

https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Sciarra

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