Mario Sironi (1885 1961) Testa futurista , 1913 Olio su tela, 51,5x 49 cm Museo del Novecento, MilanoMuseo del Novecento, Milano
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CAVALLO E CAVALIERE, 1950
NATURA MORTA, 1926
RITRATTO DEL FRATRELLO ETTORE, 1910
MADRE CHE CUCE, 1905-06
DONNA CON BAMBINO, 1952
PAESAGGIO URBANO CON MANICHINO,1942
FIGURE, 1954
BUSTO VIRILE, 1930
PAESAGGIO URBANO, 1954
PERIFERIA CON AEREO, 1919
IL PASTORE, 1938
FOTO SOPRA DALL’ ARCHIVIO MARIO SIRONI
http://www.archiviomariosironi.it/
Mario Sironi, Ritratto di Margherita Sarfatti, 1916 17. Collezione privata, Roma
Una grande e approfondita retrospettiva ripercorre l’opera di Mario Sironi a sessant’anni dalla morte. “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità” è a cura di Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento, in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald (Associazione Mario Sironi, Milano) e Romana Sironi (Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma).
Le 110 opere esposte ricostruiscono l’intero percorso artistico di Sironi: dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo; dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano; dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta; fino al secondo dopoguerra e all’Apocalisse dipinta poco prima della morte. Sono esposti, infatti, alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo (l’affascinante “Pandora”, 1921-1922; “Paese nella valle”, 1928; “Case e alberi”, 1929; “L’abbeverata”, 1929-30), e altri completamente inediti.
Ampiamente rappresentato in mostra è il ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919 ed esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di costruire, in tutti i sensi. Tra questi i ben noti “Sintesi di paesaggio urbano”, 1921; “La cattedrale”, 1921; “Paesaggio urbano col tram” 1925-28, del Museo del Novecento, esposto alla Biennale di Venezia del 1928; “la Periferia” del 1943. Un gruppo nutrito di opere però testimonia Sironi come interprete anche della figura umana: il pierfranceschiano “Nudo” del 1923, prediletto da Margherita Sarfatti; la misteriosa “Donna con vaso” del 1924; il “Pescatore”, 1925; “La fata della montagna”, 1928; la “Niobide” del 1931, e il doloroso “Lazzaro”, 1946, dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva creduto.
Capolavori monumentali quali la luminosa “Vittoria alata”, il gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma, il visionario “Condottiero a cavallo” (tutti realizzati nel 1935) e il potente studio preparatorio, lungo quasi sei metri, della “Giustizia Corporativa” (1937-38), testimoniano il suo legame alla pittura murale negli anni Trenta, a cui viene dedicato ampio spazio nel percorso espositivo.
Il “viaggio” nell’arte di Sironi volge al termine nelle ultime sale che documentano i drammatici anni finali dell’artista, tormentato anche dalla perdita della figlia Rossana, che si toglie la vita nel 1948 a diciotto anni.
Numerosi i prestiti da importanti musei come la Pinacoteca di Brera, Ca’ Pesaro e la Fondazione Guggenheim di Venezia, il Mart di Trento e Rovereto e diverse collezioni private che hanno consentito di riunire i maggiori capolavori del Maestro. L’esposizione continua negli spazi del Museo del Novecento al quarto piano e in alcune sale a lui dedicate nellai Casa Museo Boschi Di Stefano.
Un prestigioso catalogo, realizzato della Casa Editrice Ilisso, accompagna la mostra. Il volume, oltre al saggio introduttivo di Anna Maria Montaldo, riporta un ampio saggio e le schede analitiche di tutte le opere di Elena Pontiggia, studiosa dell’artista e autrice della sua prima biografia (“Sironi. La grandezza dell’arte, le tragedie della storia”, 2015), e inoltre gli approfondimenti di Fabio Benzi sul futurismo sironiano, e di Maria Fratelli, direttrice della Casa Museo Boschi Di Stefano, che esplora con lettere inedite il rapporto di Sironi con i collezionisti Antonio e Marieda Boschi.
La mostra, come tutte le esposizioni del Museo del Novecento, nasce da un progetto scientifico originale capace di restituire una inedita lettura dell’opera e della vicenda umana dell’artista.
“Mario Sironi. Sintesi e grandiosità” è parte de “La Bella Estate”, il palinsesto culturale estivo promosso dal Comune di Milano che, fino al 21 settembre, proporrà ai milanesi e ai visitatori della città un ricco calendario di iniziative artistiche, culturali, sportive, ricreative e del tempo libero.
da :
MUSEO DEL NOVECENTO.ORG
https://www.museodelnovecento.org/it/mostra/mario-sironi
Mario Sironi, Condottiero a cavallo, 1934-35. Archivio Mario Sironi di Romana Sironi
da: artribune
Mario Sironi, Autoritratto, 1909-10 – collezione privata
AUTORITRATTO, 1904
MARIO SIRONI, ANNI ’50
Mario Sironi (Sassari, 12 maggio 1885 – Milano, 13 agosto 1961) è stato un pittore italiano, fra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento nel 1922 a Milano. È stato anche scultore, architetto, illustratore, scenografo e grafico. Negli anni Trenta ha teorizzato e praticato il ritorno alla pittura murale.
Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885 da Enrico (Milano, 1847 – Roma, 1898) e da Giulia Villa (Firenze, 1860 – Bergamo, 1943) dei quali è il secondo di sei figli.
Nella sua famiglia ci sono architetti, artisti, musicisti. Il nonno materno, Ignazio Villa (Milano, 1813 – Roma, 1895), scultore e scienziato, costruisce a Firenze nel 1850-52 la Casa Rossa, notevole esempio di neogotico italiano. Lo zio paterno Eugenio Sironi (Como 1828-1894), fratellastro di Enrico – e, nella storiografia recente, erroneamente confuso con lui – è l’autore del Palazzo della Provincia di Sassari, 1873-1880. Il padre Enrico si laurea ingegnere nel 1873 e lavora a Sassari e a Roma. La madre Giulia Villa, cui l’artista sarà sempre legatissimo, aveva invece studiato canto, mentre la sorella Cristina era pianista.
La formazione di Sironi avviene a Roma, dove la famiglia si trasferisce un anno dopo la sua nascita. Qui, dopo la prematura morte del padre nel 1898, compie gli studi tecnici. Intanto legge Schopenhauer, Nietzsche, Heine, Leopardi, i romanzieri francesi, studia il pianoforte, suonando soprattutto Wagner, e fin da piccolo si dedica al disegno.
Nel 1902 si iscrive alla facoltà di ingegneria, ma l’anno successivo è colpito da una crisi depressiva, primo sintomo di un disagio esistenziale che lo accompagnerà tutta la vita. Abbandona quindi l’università e, incoraggiato dallo scultore Ximenes e dal pittore Discovolo, si iscrive alla Scuola Libera del Nudo in via Ripetta. In questo periodo incontra Boccioni (che, nonostante qualche momento di incomprensione, è l’amico più caro della sua giovinezza) e Severini, frequenta la cerchia di Prini e lo studio di Balla. Seguendo quest’ultimo si avvicina al divisionismo (La madre che cuce, 1905-1906), che interpreta però senza incrinare la solidità delle forme. Sempre in questo periodo compie i primi viaggi: nel maggio-agosto 1906 si reca a Parigi, dove si trova anche Boccioni; nell’estate 1908 e per vari mesi del 1910-11 è a Erfurt, in Germania, ospite dell’amico scultore Felix Tannenbaum.
SEGUE NEL LINK :
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Sironi
Mario Sironi, Il lavoratore, 1936 – Collezione privata
Mario Sironi, Il molo, 1921 – Collezione privata
Mario Sironi, Il pescatore, 1930 – Banca d’Italia
Mario Sironi, L’architetto, 1922-23 – Collezione privata
Mario Sironi, La famiglia, 1927-28 – Galleria d’Arte Moderna, Roma
Mario Sironi, La lampada, 1919 – Pinacoteca di Brera, Milano
Mario Sironi, La penitente, 1945 – MART, Rovereto
MARIO SIRONI, LE PERIFERIE FANTASMA
Mario Sironi, Periferia, 1922
Mario Sironi, Paesaggio urbano, 1922
Mario Sironi, Paesaggio urbano, 1921
Mario Sironi, Periferia con camion, 1920, Mart Rovereto
da : https://www.artribune.com/
L’antologica dedicata a Mario Sironi (Sassari, 1885-Milano, 1961) attraversa tutti i periodi della sua produzione a cento anni dalla prima esposizione dei paesaggi urbani alla Galleria Arte in via Dante nel 1920. Le opere in mostra spaziano dal periodo giovanile simbolista alla stagione futurista, esplorano il momento metafisico, la stagione classica e la fondazione del Novecento Italiano e documentano la grande decorazione degli anni Trenta, il ritorno alla misura piccola del secondo Dopoguerra, il dialogo con l’informale dell’ultimo periodo.
da : https://www.visiteguidateamilano.it/
COMPOSIZIONE, FINE ANNI ’40
Composizione o Composizione e figure, 1957 (Fondazione Cariplo)
Alcuni quadri mi piacciono molto, forse quelli più famosi che già un po’ conoscevo.