ALCUNE VOCI SU UN PUNTO DEL DDL ZAN CHE CI SEMBRA FONDAMENTALE : ” L’IDENTITA’ DI GENERE ” – 1. testo ; 2. Nichi Vendola ; 3. Nicola Fratoianni e Stefano Fassina

 

Nell’articolo 1 della ddl Zan contro l’omotransfobia e la misoginia si stabilisce in premessa che: per “sesso” si intende il sesso biologico o anagrafico; per “genere” si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per “orientamento sessuale” si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per “identità di genere” si intende l’identificazione percepita e manifestata di sè in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

 

REPUBBLICA DEL 22 GIUGNO 2021

NEL LINK SONO SPECIFICATI ANCHE GLI ALTRI ARTICOLI

https://www.repubblica.it/politica/2021/06/22/news/omofobia_legge_zan_ecco_che_cosa_prevede-307139790/

 

APRENDO IL DISEGNO DI LEGGE PUBBLICATO DAL SENATO POTETE VERIFICARE CHE IL PRIMO ARTICOLO E’ CORRETTO COSI’ COME ESPRESSO DA REPUBBLICA

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/356433.pdf

 

 

 

NICHI VENDOLA LO SPIEGA MOLTO BENE– ( parte sottolineata )

 

 

HUFFINGTON POST — 6 LUGLIO 2021

https://www.huffingtonpost.it/entry/lidentita-di-genere-non-e-una-ideologia-ma-e-la-realta-con-cui-ognun-si-confronta_it_60e487b3e4b03f72964f771b?ncid=tweetlnkithpmg00000001

 

 

Nichi Vendola ritorna alla poesia: l'arcipelago di "Patrie" non conosce confini - la Repubblica

NICHI VENDOLA

IL BLOG

 

L’identità di genere non è una ideologia ma è la realtà.

Chi oggi vuole cancellare il concetto di identità di genere dalla legge Zan vuole cancellare un pezzo di umanità

 

 

 

NAPLES, CAMPANIA, ITALY - 2021/07/03: Supporters of the lesbian, gay, bisexual and transgender (LGBT)...

– 2021/07/03: GAY PRIDE A NAPOLI

(Photo by Salvatore Laporta/KONTROLAB/LightRocket via Getty Images)

 

Piove sulla politica italiana, ed è una pioggia retorica che bagna un palcoscenico parlamentare agitato da tatticismi barocchi e pirotecnia mediatica.  È da tempo immemorabile che qualunque tappa nel processo di liberazione dalla paura e dall’ignoranza viene presentata e stigmatizzata come minaccia alla civiltà, come offesa alle prerogative della specie, come insostenibile rottura di fondamenta semantiche e simboliche dell’ordine sociale. Non appena dalla politica arriva qualche timido tentativo di avanzare su un percorso progressista, molto spesso con grave ritardo rispetto alle evoluzioni della società, c’è qualcuno che chiede un compromesso, che dice che dall’altra parte ci sono “rigidità ideologiche”. Siamo arrivati all’incredibile paradosso per cui le multinazionali, orientate al profitto, non hanno più paura a prendere posizioni sulle questioni di genere, mentre il Parlamento italiano, che dovrebbe essere orientato al bene comune, balbetta. Peccato che il compromesso proposto sia sempre al ribasso: basti pensare alla legge sulle unioni civili nel nostro Paese, infinitamente più arretrata rispetto a tante altre parti del mondo.

Peccato che dietro questa pelosa rievocazione del valore della politica ci sia in realtà un tentativo malcelato di fermare le lancette dell’orologio dei diritti, se non addirittura della storia. Io mi rifiuto fermamente di cedere a questa ridicolizzazione delle sacrosante prerogative di chi chiede semplicemente rispetto. E per questo voglio ribadire un concetto, voglio sottrarlo al cinismo della discussione sulla legge Zan a cui stiamo assistendo, senza parole, in questi giorni. L’identità di genere non è una ideologia, una costruzione letteraria o una superfetazione delle teorie queer, ma è la realtà con cui ognun* si confronta, talvolta è una identità fluida o in transizione, magari non riconducibile alle classificazioni di un modello binario di maschile e femminile per come si è imposto in una parte del mondo: queste identità spurie sono state sempre colpevolizzate, criminalizzate, bullizzate, internate, ospedalizzate, discriminate.Se queste persone e identità vengono violate vuol dire che esistono, non sono ologrammi o spiriti maligni. Sono vite e vissuti.   

Chi oggi vuole cancellare il concetto di identità di genere dalla legge Zan non vuole semplicemente rivedere una definizione, ma cancellare un pezzo di umanità.

 

 

HUFFINGTON POST – 7 LUGLIO 2021

BLOG NICOLA FRATOIANNI

Con le incomprensibili defezioni a sinistra il ddl Zan ora è a rischio

Stupisce e ferisce ciò che emerge in parti del mondo progressista. Da Fassina dichiarazioni confuse e infondate

 

Il Parlamento si è riempito di fantasmi e di paure, come sempre accade quando quell’aula è chiamata ad occuparsi di diritti civili, libertà e sessualità. E’ importante aprire le finestre e farlo in fretta, prima del voto sul Ddl Zan, per portare ossigeno e aria pulita a qualche centinaio di parlamentari che si è addentrata in discussioni che non padroneggia, perdendo di vista le reali finalità della legge e dando un pessimo spettacolo in un Paese che dovrebbe fare dell’educazione alle differenze e rispetto il suo faro.

A destra hanno paura da sempre di ogni libertà, sono testardamente attaccati al “diritto di discriminare”, da sempre e forse non a torto convinti che ogni passo verso la graduale soppressione di una qualsiasi tra le forme di prevaricazione del più forte sul più debole sia un passo avanti verso un’antropologia e una società incompatibili con la vittoria politica del pensiero di una destra conservatrice e oscurantista. Il mondo che a noi fa paura, quello che stigmatizza, criminalizza e discrimina ogni forma di differenza, a loro rassicura: combattere il cambiamento, difendere la tradizione anche quando ferisce, imporre la propria visione del mondo anche quando rimane soltanto pura ideologia, operare per la conservazione di ogni ingiustizia è il loro mestiere. Questa è la destra e tale in fondo resterà per sempre all’ombra del triste ma sempreverde slogan di ‘Dio, Patria, Famiglia’.

Ma al contrario ciò che va emergendo in parti che dovrebbero essere del mondo progressista ferisce e stupisce: sono troppi quelli che per ragioni diverse si lasciano trascinare sul terreno di chi cerca un escamotage per affossare la legge.

Da Italia Viva viene il solito opportunismo in purezza: guardano a destra, civettano con Forza Italia, non vogliono perdere l’appoggio di ambienti centristi e retrogradi. In fondo – questo è il problema che anche il Pd ha sottovalutato quando ha accordato la fiducia a Draghi – se si permette loro di far cadere il Governo Conte, per insediarne uno nuovo con la destra, poi gli effetti non possono che essere quelli che abbiamo sotto gli occhi sul disegno di legge Zan. La situazione quindi è grave, la legge rischia di saltare determinando un nuovo arretramento e per questo tenere compatto il fronte del progresso contro quello reazionario  non è obiettivo sacrificabile. Le defezioni nel campo dei 5 stelle, nel Pd e peggio ancora nel gruppo di Liberi e Uguali preoccupano. Soprattutto quando vengono motivate male, usando concetti che non si padroneggiano, confondendo le finalità della legge con il dibattito filosofico-culturale in corso da molti anni.

Ad esempio Stefano Fassina ha rilasciato dichiarazioni che mi paiono confuse e infondate dicendo che la legge ‘complica inutilmente la strategia di contrasto all’omofobia e alle discriminazioni sessuali’ perché ‘contiene una visione antropologica, quella gender, dell’identità di genere’ in cui ‘io stesso (Fassina) non mi riconosco’ perché ‘propone un’identità di genere multipla, sganciata dall’identità sessuale’.

Mi risulta difficile comprendere come per Stefano sia possibile tutelare l’efficacia di una legge contro la discriminazione cominciando con la cancellazione dalla norma di una parte di quelle esperienze, vite reali, percezioni e forme del pensiero che sono discriminate proprio perché non riconducibili a quell’unico modello che un pensiero calato dall’alto ci vuole imporre con l’arroganza di chi vorrebbe continuare a decidere sempre e comunque sulla vita degli altri. Davvero per decidere se intervenire contro la discriminazione di una persona per motivi fondati sull’identità di genere (e cioè sul modo in cui una persona vive ed esprime la propria identità di genere a prescindere dal suo sesso biologico) è rilevante sapere se Fassina condivide quel modo di percepire la propria identità?

Un controsenso, soprattutto per chi ha accettato la candidatura in una lista di sinistra che si chiamava ‘Liberi e Uguali’.

Non è infatti l’introduzione della identità di genere accanto a quella dell’orientamento sessuale a trasformare la legge – come sostiene Fassina – in “un veicolo per un progetto ideologico”, ma piuttosto il contrario: chi vuole rimuovere l’identità di genere per lasciare nel testo esclusivamente il sesso, il genere e l’orientamento sessuale sta tentando di affermare il valore generale e universale di un punto di vista da cui in tanti non si riconoscono sentendosi quindi esclusi e discriminati. Quali sarebbero gli effetti negativi della sanzione contro la discriminazione fondata sull’identità di genere? Nessuno, non se ne ravvisa nessuno.

Fassina e gli altri ci ripensino: saranno sempre liberi di continuare questo appassionante dibattito su come la differenza sessuale e l’identità di genere intervengano per cambiare e trasformare l’esistente e la società. Intanto però c’è da assumersi una responsabilità reale verso chi ancora oggi subisce discriminazioni e violenze. Ci ripensino e avranno dato un contributo per restituire dignità a tante persone in carne ed ossa che hanno subito umiliazioni e angherie troppo a lungo e per fermare una destra bigotta a cui – questa è la verità – la sinistra non si sarebbe mai dovuta alleare.

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1 risposta a ALCUNE VOCI SU UN PUNTO DEL DDL ZAN CHE CI SEMBRA FONDAMENTALE : ” L’IDENTITA’ DI GENERE ” – 1. testo ; 2. Nichi Vendola ; 3. Nicola Fratoianni e Stefano Fassina

  1. i. scrive:

    E’ incredibile che una parte della Sinistra abbia dubbi di questo genere.

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