La taverna della Giamaica (1939) Alfred Hitchcock- durata : 1h 34 minuti ca + informazioni varie

 

 

 

Poster - Locandine e Fotobuste - La taverna della Giamaica - Jamaica Inn

 

 

 

La taverna della Giamaica (Jamaica Inn) è un film del 1939 diretto da Alfred Hitchcock.

La pellicola, che segnò l’esordio dell’attrice irlandese Maureen O’Hara, è tratta dal romanzo Jamaica Inn di Daphne Du Maurier (1936).

 

IL LIBRO ::

 

Editore Beat, 2016

 

All’inizio dell’Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi e le scogliere della Cornovaglia, terra, all’alba del nuovo secolo, di pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni. Dopo la morte della madre, l’unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta. Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c’è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn. Mary Yellan scapperebbe subito da quell’edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d’onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell’uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse. Quella taverna è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio?

 

 

Sceneggiatura   Sidney Gilliat, Joan Harrison, J. B. Priestley

Fotografia Bernard Knowles, Harry Stradling

 

Interpreti e personaggi

  • Charles Laughton: Sir Humphrey Pengallan, giudice di pace della contea
  • Leslie Banks: Joss Merlyn, capo banda
  • Maureen O’Hara: Mary Yellen, nipote di Patience
  • Robert Newton: Jem Trehcarne, ufficiale della Marina Inglese
  • Marie Ney: Patience Merlyn, moglie di Joss
  • Horace Hodges: Chadwick il maggiordomo
  • Hay Petrie: Sam lo stalliere
  • Frederick Piper: Davis l’agente
  • Emlyn Williams: Harry the Pedlar, fuorilegge
  • A. Bromley Davenport: Ringwood, fuorilegge
  • Wylie Watson: Salvation Watchins, fuorilegge
  • Morland Graham: Sea-Lawyer Sidney,fuorilegge
  • Mervyn Johns: Thomas, fuorilegge
  • Edwin Greenwood: Dandy, fuorilegge
  • Stephen Haggard: Willie Penhale, fuorilegge
  • Clare Greet: Mrs. Tremarney, fittavola di sir Humphrey
  • Herbert Lomas: Dowland il fittavolo
  • Williams Devlin: Burdkin il fittavolo
  • Jeanne De Casalis: amica di Humphrey
  • Mabel Terry-Lewis: Lady Beston, amica di Humphrey
  • A. Bromley Davenport: amico di Humphrey
  • George Curzon: Capitan Murray, amico di Humphrey
  • Basil Radford: Lord George, amico di Humphrey

 

 

 

 

 

 

IL FILM —

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=zxVkaXvU3Js

 

 

Poster - Locandine e Fotobuste - La taverna della Giamaica - Jamaica Inn

 

Trama

Epoca: inizio diciannovesimo secolo. Luogo: le coste della Cornovaglia. La Taverna della Giamaica è un covo di pirati che di notte attirano con segnali luminosi le navi di passaggio facendole naufragare contro gli scogli e poi le saccheggiano.

Mary Yellen, una giovane irlandese rimasta orfana, lascia l’Irlanda per raggiungere in Cornovaglia la zia Patience che vive, insieme al marito Joss, nella Taverna della Giamaica. Il vetturino che guida la diligenza, sulla quale sta viaggiando, si rifiuta di fermarsi nel luogo indicato dalla ragazza e la scarica di fronte all’abitazione del giudice di pace della contea: lei non si perde d’animo e chiede un cavallo per raggiungere la taverna.

Il giudice, sir Humphrey Pengallan, colpito dall’avvenenza della giovane, le procura il cavallo e l’accompagna personalmente alla taverna; ha poi un incontro riservato con Joss da cui appare evidente che è lui l’informatore e la mente della banda.

Mary trova ad accoglierla un luogo sperduto e sinistro, frequentato da individui loschi; i modi del marito della zia appaiono scortesi e poco rassicuranti. Dalla stanza da letto, in cui si è ritirata, assiste ad una scena agghiacciante: i fuorilegge stanno per impiccare uno di loro, accusato di essersi appropriato di una somma di denaro. Coraggiosamente taglia la corda dell’impiccato in tempo per salvargli la vita. Con il giovane, di nome Jem, fugge per sottrarsi all’inseguimento e alla vendetta dei contrabbandieri. Chiede di nuovo protezione a sir Pengallan e al magistrato il giovane rivela la propria identità: è un ufficiale della marina inglese mandato a investigare sui misteriosi naufragi e infiltratosi in incognito nella banda.

Sir Pengallan finge di collaborare e insieme a Jem si reca alla taverna. Facendo il doppio gioco prepara l’ennesimo saccheggio: informa Joss del passaggio della nave di un capitano, ospite alla sua tavola proprio quella sera stessa. Mary prima tenta inutilmente di convincere la zia Patience ad abbandonare il marito e a mettersi in salvo, poi, informata del nuovo saccheggio, cerca di sventarlo e ci riesce, issando sul pennone del faro la bandiera in fiamme. I banditi l’aggrediscono ma Joss la salva. Benché mortalmente ferito da un altro bandito, la porta via su un carretto verso la taverna. Qui Joss muore tra le braccia della moglie; improvvisamente anche lei è raggiunta da una pallottola: sir Pengallan, venuto a rapire Mary l’ha voluta toglier di mezzo. Costringe la ragazza a seguirlo a Plymouth e ad imbarcarsi sul postale, diretto in Francia a Saint-Malo.

Nel frattempo Jem è riuscito a fuggire dalla taverna ed è andato a chiedere aiuto alla guarnigione militare della contea: prima fa arrestare i membri della banda e poi sulle tracce di Sir Pengallan raggiunge con sei uomini di scorta il porto di Plymouth. Fa circondare l’imbarcazione dagli uomini armati. Sir Pengallan, considerandosi ormai perduto, si inerpica sull’albero maestro e dalla sommità si precipita nel vuoto andandosi a schiantare sul ponte della nave.

 

 

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Produzione

 

La Taverna della Giamaica fu girato tra l’inizio di settembre e la metà di ottobre dell’anno 1938; la prima in Gran Bretagna si ebbe il 20 maggio 1939.

Prima di partire per l’America, Hitchcock ricevette un’allettante offerta dall’attore Charles Laughton e dal produttore tedesco Erich Pommer. Essi avevano fondato una casa di produzione la “Mayflower” e gli offrirono un contratto molto vantaggioso per la riduzione cinematografica di un romanzo di Daphne Du Maurier a condizione che ad interpretarlo fosse lo stesso Charles Laughton. Hitchcock pensava già di portare sullo schermo un altro romanzo della stessa autrice, Rebecca, la prima moglie, del quale aveva già acquistato i diritti il produttore David O. Selznick, con cui Hitchcock era in attesa di firmare il contratto a Hollywood, perciò girare un film come Jamaica Inn avrebbe rafforzato il rapporto con Selznick.

Hichcock stesso non riuscì ad amare questo film: aveva trovato Erich Pommer e Charles Laughton due uomini estremamente difficili. Laughton fermava per ore le prove perché non trovava la mimica adatta, la camminata o la posizione, esasperando il regista.

Inoltre il personaggio del giudice di pace interpretato da Laughton sarebbe dovuto apparire solo alla fine del film, dovendosi tenere in disparte in quanto mente della banda. Hitchcock, intervistato da Truffaut, definisce il progetto del film «…un’impresa assurda…», e dichiara: «…ero talmente disperato…l’ho girato lo stesso ma non ne sono mai stato soddisfatto».

 

 

Poster - Locandine e Fotobuste - La taverna della Giamaica - Jamaica Inn

 

La realizzazione dei manifesti del film per l’Italia fu affidata al pittore cartellonista Carlo Ludovico Bompiani.

 

 

 

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Critica

 

Il film fu accolto in modo negativo: dopo il grande successo di La signora scompare fu considerato una delusione.

Così commentavano i giornali dell’epoca[2]:

  • «Un giallo da pochi soldi…» (Film Weekly di Londra, 20 maggio 1939)
  • «Non sarà ricordato come un film di Hitchcock ma come un film di Charles Laughton» (The New York Times, 12 ottobre 1939)
  • «…stranamente noioso e poco ispirato…un melodramma manierato e altamente lezioso.» (New York Herald Tribune, 12 ottobre 1939)

Malgrado le critiche sfavorevoli, fu un grande successo commerciale che ricompensò la piccola casa di produzione.

Rohmer e Chabrol scrissero: «…qualche immagine brutale e divertente resta ancora viva nella nostra memoria: la protagonista che libera dal capestro il corpo di un impiccato, un pirata che fischietta una mazurka mentre si pulisce il coltello sulla camicia, la carretta che attraversa la brughiera e soprattutto la caduta di Sir Humphrey sul ponte della nave: vent’anni prima di Max Ophüls, la macchina da presa precipita dall’alto di un albero maestro e – così pare – si schiaccia al suolo».[3]

Nel 1978 il film è stato inserito nella lista dei 50 peggiori film di sempre nel libro The Fifty Worst Films of All Time.

 

 

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Curiosità

La figura e l’abbigliamento del personaggio interpretato da Charles Laughton ha ispirato il personaggio di Postiglione nella versione disneyana Pinocchio del 1940.

 

 

 

Poster - Locandine e Fotobuste - La taverna della Giamaica - Jamaica Inn

 

REDAZIONE MY MOVIES — venerdì 4 agosto 2006  link in fondo

 

Poster - Locandine e Fotobuste - La taverna della Giamaica - Jamaica Inn

 

 

Nrel 1938 – poco prima di partire per un breve viaggio estivo negli Stati Uniti dove avrebbe firmato il contratto con il produttore americano David O’Selznick -Hitchcock si impegnò con una nuova casa di produzione inglese (costituita principalmente da Erich Pommer e Charles Laughton) a realizzare un film tratto dal romanzo di Daphne Du Maurier La taverna della Giamaica. Hitch conosceva Pommer e Laughton dagli anni ’20 e, se non nutriva molta simpatia per il primo (per il quale aveva lavorato nel 1925 in Germania, quando si era occupato della sceneggiatura, della scenografia, del montaggio e in parte anche della regia di The Blackguard di G. Cutts), andava invece abbastanza d’accordo con il secondo. L’elemento decisivo nell’accettare la proposta era stata forse l’ingente somma ricevuta in anticipo; ma quando lesse la prima sceneggiatura di La taverna della Giamaica – stesa da Clemence Dane, una scrittrice di commedie – si pentì di quanto aveva fatto e chiese di poter rescindere il contràtto. Ma i produttori – Pommer in particolare – furono irremovibili Hitch dovette così far buon viso a cattiva sorte e cominciare a rielaborare lo script, chiamando in aiuto Joan Harrison e Sidney Gilliat (lo sceneggiatore, insieme a Frank Launder, di La signora scompare).Il lavoro della Harrison e di Gilliat si rivelò fin dall’inizio piuttosto difficile, anche perché Charles Laughton, che inizialmente si era riservato la parte del gestore della taverna, decise poi di interpretare quella del giudice di pace (che risulta essere anche il capo dei malviventi). Ora, affidare a una star quel ruolo significava necessariamente arricchirlo; questo però andava a scapito della logica narrativa, in base alla quale il giudice non doveva esser troppo presente, di modo che solo alla fine, con un colpo di scena, si scoprisse la sua vera identità. “La taverna della Giamaica era un’impresa totalmente assurda” si lamentò anni dopo Hitchcock con Truffaut. “Se si esamina la vicenda che sta alla base del film ci si accorge che si tratta di un whodunit. chi dirige realmente tutto questo brigantaggio è un uomo rispettabile, nientemeno che il giudice di pace. Ed ecco perché il film era un’impresa assurda: il giudice doveva logicamente apparire solo alla fine del film, perché, molto prudentemente, si teneva in disparte e non aveva alcun motivo di farsi vedere nella taverna. Era dunque assurdo girare questo film con Charles Laughton nella parte del giudice e, quando me ne sono reso conto, ero realmente disperato”. Per la definizione del suo personaggio, Laughton chiese l’intervento di J. B. Priestley, che elaborò nuovi dialoghi. Altre modifiche dell’ultimo minuto si resero necessarie quando i produttori si accorsero che alcuni elementi della sceneggiatura non sarebbero stati approvati negli Stati Uniti (dove vigeva la ferrea censura del Codice Hays) vi era dunque il rischio che il film non potesse essere distribuito sul mercato americano.Hitch, che verso la fine di luglio era tornato dal suo viaggio negli USA ed era ormai proiettato verso i progetti hollywoodiani, non vedeva l’ora di sbarazzarsi di La taverna della Giamaica. Le riprese durarono dal 1° settembre alla metà di ottobre non costituirono un’esperienza propriamente piacevole, soprattutto a causa delle bizze di Laughton, che esasperavano un regista metodico e preciso come Hitchcock. Andò meglio con gli altri interpreti; fra questi vi erano attori con cui Hitch aveva già lavorato – come Leslie Banks, Basil Redford e Clare Greet – ma anche alcune facce nuove, come Robert Newton e la giovane e, “cinematograficamente” parlando, inesperta Maureen O’Hara. Dopo il successo di un film avvincente e originale come La signora scompare, era inevitabile che La taverna della Giamaica – cupo e un po’ troppo verboso – non incontrasse il favore della critica, sia a Londra sia a New York. Attirato dall’accoppiata Hitchcock-Laughton il pubblico tuttavia accorse numeroso, determinando il buon successo di cassetta del film; ciò non bastò comunque a far ricredere Hitch su La taverna della Giamaica, che continuò a giudicare anche in seguito un’opera non riuscita.Il film in costume è un genere che Hitch frequentò solo in altre due occasioni (Vienna di Strauss, 1933; Il peccato di Lady Considine, 1949), sempre con scarsa convinzione; il problema maggiore – ebbe a dichiarare – era che non riusciva a raffigurarsi i dettagli della vita quotidiana dei personaggi e questo gli rendeva difficile capirli e metterli in scena. Più che probabile per un regista come Hitchcock che, pur essendo lontano da una rappresentazione “realistica” dell’esistenza, era comunque un regista profondamente legato a problematiche tipicamente contemporanee. La taverna della Giamaica risente di questa perplessità di fondo del regista; ne viene fuori un’opera strana, non priva di un’aura suggestiva, notturna e brumosa, ma senz’altro incerta, esitante, squilibrata. Intanto, troppi dialoghi per un cineasta che di solito preferisce privilegiare le immagini: il ritmo del film ne risulta rallentato, appesantito. Ingombrante, poi, Charles Laughton, spesso perfetto, ma in effetti troneggiante sullo schermo più di quanto ‘sarebbe necessario al suo personaggio; fortunatamente la presenza fresca e vivace di Maureen O’Hara costituisce un buon antidoto.A fronte di tali aspetti negativi, sono da segnalare invece alcuni pregi del film. La scenografia, ad esempio, del tutto irreale e quasi “datata” rispetto all’anno di realizzazione del film, ma in grado di compensare la propria evidente falsità con un’atmosfera onirica, minacciosa e a tratti grottesca, che ricorda certe illustrazioni dei libri di fiabe (un ruolo fondamentale svolge anche la fotografia). Interessanti la-struttura della taverna e il gioco di entrate, uscite, pertugi e nascondigli che Hitch organizza quando Mary vi giunge per la prima volta e che richiama immediatamente gli allestimenti labirintici e spigolosi dei film espressionisti. Estremamente belle e impressionanti le scene che si svolgono sulla riva, con il mare in burrasca e le navi che si infrangono sugli scogli o in procinto di farlo (Hitchcock si conferma, dopo Rich and Strange e prima di Prigionieri dell’oceano Il prigioniero di Amsterdam, un regista che sa rappresentare con grande originalità l’elemento marino). Azzeccatissimi alcuni elementi sonori: il cigolio dell’insegna o della lanterna, il fischio ossessivo del vento.“La taverna della Giamaica ‘è’ la notte come The Lodger ‘era’ la nebbia. Le tenebre del mélo di fine secolo (XVIII) sono il dettaglio centrale di un film che Hitchcock non riuscì mai ad amare. Eppure la cromatura nera e soffocante dell’incursione in costume’ attraverso il romanzo di Daphne Du Maurier ha l’efficacia sinuosa di un incontro tra i ‘mostri’ della mente e del sogno. Mary arriva come al castello di Dracula; entra in un tunnel dell’orrore. E la macchina da presa (mobilissima nella costruzione delle ‘figure’, negli spostamenti e negli slittamenti verso l’angoscia) compie un ‘salto nel vuoto’ per suggellare il suicidio del ‘virtuoso’ della sua doppiezza, sir Humphrey Pengallan”. Con queste parole Bruzzone e Caprara mettono bene in risalto la qualità oscura di questa singolare fiaba nera.

 

 

 

https://www.mymovies.it/film/1939/latavernadellagiamaica/

 

 

 

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1 risposta a La taverna della Giamaica (1939) Alfred Hitchcock- durata : 1h 34 minuti ca + informazioni varie

  1. i. scrive:

    Mai fidarsi delle taverne con quel nome, anche se stanno in Cornovaglia.

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