ANSA.IT / TEL AVIV — 13 GIUGNO 2021 –20.04
Israele: il governo Bennett ottiene la fiducia della Knesset.
Il centrista Levi eletto presidente del parlamento
(ANSA) – TEL AVIV, 13 GIU – Il governo del cambiamento di Naftali Bennett ha ottenuto la fiducia della Knesset. Ha avuto a favore 60 voti e contro 59, uno si è astenuto.
In precedenza il parlamento israeliano ha eletto il centrista Miki Levi come suo presidente. Con 77 voti su 120, prende il posto di Yariv Levin del Likud. (ANSA)
REPUBBLICA DEL 13 GIUGNO 2021
Israele, è finita l’era Netanyahu. Il governo Bennett ottiene la fiducia
di Sharon Nizza
Il primo ministro designato Naftali Bennett (ansa)
TEL AVIV – Passa in Israele il voto di fiducia al 36mo governo del Paese: “governo del cambiamento”, “Grosse Koalition”, alleanza del “tutto tranne Bibi”, sono molti gli appellativi dell’eterogenea formazione che ha incassato oggi un risultato storico, mandando tra i banchi dell’opposizione Benjamin Netanyahu, il premier più longevo della storia dello Stato ebraico (15 anni di governo, di cui gli ultimi 12 consecutivi).
VEDI ANCHE :
Mansour Abbas: “Noi al governo in Israele ponte per la pace tra arabi ed ebrei”
https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/10/news/mansour_abbas_noi_al_governo_in_israele_ponte_per_la_pace_tra_arabi_ed_ebrei_-305400732/
di Sharon Nizza 10 Giugno 2021
A guidarla sarà un nuovo governo a rotazione cementato dal “patto dei fratelli”, come è noto il connubio tra Naftali Bennett e Yair Lapid realizzatosi nel corso dell’ultimo decennio, tra numerose disfatte e rinunce, con l’obiettivo di arrivare alla svolta epocale di oggi.
Miki Levi di ‘C’è futurò è invece stato eletto nuovo presidente della Knesset, il parlamento israeliano. Il voto – che ha preceduto quello sul nuovo governo – è il primo a far prevalere un candidato della nuova maggioranza. Levi ha avuto 67 voti su 120 e prende il posto di Yariv Levin del Likud.
Vasta alleanza
A partire dalle 16 locali, la Knesset si era riunita per la lunga seduta al cui termine ha preso vita il governo guidato inizialmente da Bennett, che comanderà una squadra di 27 ministri e una coalizione di 8 formazioni politiche che rappresentano quasi tutto l’arco costituzionale israeliano:
Yamina, il partito del neo-premier, Israel Beitenu del falco Avigdor Lieberman, Nuova Speranza di Gideon Saar, fuoriuscito pochi mesi fa dal Likud – questi sono tutti espressione di una destra nazionalista, seppur con elementi laici, considerata più intransigente di Netanyahu quanto a concessioni per una possibile svolta nella risoluzione del decennale conflitto con i palestinesi.
Si passa poi per il centro laico di Yesh Atid di Yair Lapid – il vero mallevadore di questa grande alleanza, che subentrerà alla presidenza del consiglio nell’agosto 2023 – e di Blu e Bianco di Benny Gantz, che cambia governo ma non casacca e rimane ministro della Sicurezza.
Per finire con la sinistra progressista del Labour e di Meretz (quest’ultimo torna al governo per la prima volta dopo 20 anni) e con la vera novità di questa svolta, il partito islamista conservatore Ra’am di Mansour Abbas, la prima volta dal 1977 che un partito arabo sostiene attivamente una maggioranza, e la prima volta in assoluto che appoggia un premier di destra espressione del movimento degli insediamenti.
Le riforme in programma
Una maggioranza già risicata di 61 voti (su 120) ha già perso un colpo: è scesa a 60 voti, uno dei “sì” ha scelto l’astensione. La maggioranza dovrà cercare di mediare tra istanze profondamente diverse e tentativi di sabotaggio che Netanyahu si appresta a mettere in scena da capo dell’opposizione.
Gli altri grandi assenti sono gli storici alleati del Likud, i partiti ultraortodossi, che non amano stare all’opposizione e che il nuovo governo punta a coinvolgere in un futuro non troppo lontano per garantire maggiore spazio di manovra. Per questo, negli accordi di governo siglati finora non sono previste riforme significative sullo status quo tra Stato e religione, così come non sarà all’ordine del giorno in questa prima fase la questione palestinese, data l’eterogeneità delle posizioni degli alleati. Il governo punta innanzitutto a creare un’armonia tra le parti lavorando su economia (il Paese va avanti senza finanziaria da due anni), divari sociali, istruzione.
Israele, il laburista Herzog eletto nuovo presidente. E arriva il governo degli anti-Netanyahu
https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/02/news/israele_presidente-303871985/
di Sharon Nizza02 Giugno 2021
Per due anni, quando lo Stato ebraico è entrato nella crisi politica più acuta dei suoi 73 anni di vita che ha portato a ben quattro tornate elettorali, gli analisti hanno parlato della “fine dell’era Netanyahu”. Il mago indiscusso della politica israeliana è invece riuscito ad andare avanti tirando fuori un coniglio dal cappello per ogni occasione, fino al momento in cui sono stati proprio i suoi trucchi ad aprire la strada al nuovo governo, senza di lui: è lui che si è inventato l’anno scorso il “governo paritetico” per convincere Gantz ad abbandonare tutte le promesse elettorali e a sedersi con il premier sotto processo per corruzione. È lui che ha iniziato i contatti con Mansour Abbas, sdoganando l’alleanza di governo con un partito arabo. Ed è stato di certo lui, facendosi terra bruciata tra quasi tutti gli alleati del passato, a cementare l’alleanza tra elementi così diversi uniti nella volontà di mettere fine all’era Netanyahu.
La sfida dell’ex primo ministro
Domani sono previste le cerimonie ufficiali di passaggio delle consegne tra i vari ministeri, ma Netanyahu a ora non ha ancora chiamato Bennett, come vuole la consuetudine. Non si capacita che proprio il suo ex capo dello staff quando era all’opposizione, con soli 6 seggi, sia oggi riuscito nell’impresa in cui tanti altri hanno fallito, e per giunta nell’anno più riuscito della sua lunga carriera politica, con la campagna vaccinale anti-Covid elogiata da tutto il mondo e la vittoria strategica degli Accordi di Abramo.
Israele, l’ex capo del Mossad racconta l’attacco alle centrale nucleare iraniana di Natanz: “L’esplosivo nascosto nel marmo per le le fondamenta”
https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/11/news/israele_iran_ex_capo_mossad-305549561/
di Gabriella Colarusso11 Giugno 2021
Fino all’ultimo Netanyahu ha cercato di trovare un disertore per fare saltare la fiducia, ma ormai i giochi sembrano fatti – anche se tutti i commentatori continuano a essere cauti, rievocando la disfatta di Peres del 1992 in cui sorprendentemente due parlamentari, disertando all’ultimo il voto di fiducia, fecero morire il governo sul nascere. L’elemento più indicativo della presa di coscienza della nuova realtà si è visto forse venerdì, quando il suo account ufficiale ha condiviso un tweet in cui il figlio Yair lo ringrazia “per tutto quello che hai fatto per lo Stato negli ultimi decenni. Sei uno dei più grandi leader che il popolo ebraico abbia mai avuto!”.
I terroristi ci sono da ambedue le parti.