NICOLE MARTINA, La militanza psichiatrica nelle voci dei protagonisti –IL MANIFESTO DEL  6 FEBBRAIO 2020

 

 

IL MANIFESTO DEL  6 FEBBRAIO 2020 

https://ilmanifesto.it/la-militanza-psichiatrica-nelle-voci-dei-protagonisti/

 

 

 

VIDEO, 2.19

https://www.youtube.com/watch?v=zS4kVVgQ75g

La militanza psichiatrica nelle voci dei protagonisti

 

Scaffale. Antonello D’Elia, «La realtà non è per tutti. Voci dalla legge Basaglia quarant’anni dopo» (Villaggio Maori edizioni)

Un'opera di Antony Gormlaey

Un’opera di Antony Gormlaey

 

Nicole Martina

EDIZIONE DEL  06.02.2020

PUBBLICATO6.2.2020, 0:03

AGGIORNATO5.2.2020, 20:22

 

 

Voci dalla legge Basaglia quarant’anni dopo

Nel 1978 la legge Basaglia prevedeva la chiusura dei manicomi. Quarant’anni dopo, la riforma è realmente compiuta? Lo psichiatra D’Elia prova a darci una risposta, partendo dalla propria esperienza: da laureando viveva con fastidio l’atteggiamento di disprezzo e indifferenza del suo primario ospedaliero nei confronti dei pazienti. Tutto il contrario di ciò che avrebbe voluto Basaglia, morto troppo presto per vedere i risultati della propria rivoluzione; non del tutto attuata e non da tutti accettata e assimilata. L’autore mette insieme quelli che stanno con Basaglia e quelli che invece vorrebbero i matti legati e sedati. Aldo lavora al bar, racconta la storia d’amore cinematografica di due matti e dice che anche lui vuole essere matto, se i matti sono così. Ignazio ha vissuto per anni con una donna il cui figlio era pazzo: per lui bisogna finirla con questi matti in libertà. Giovanna stava legata e le facevano l’elettroshock; ricorda ancora il puzzo di piscio del manicomio. Abdul è arrivato a Lampedusa su un gommone. Racconta anni di guerra e di dolore, derubato, torturato, venduto come schiavo. In questo libro ci sono tutti: dai matti di prima, quelli rinchiusi nei manicomi e sottoposti alla tortura del disprezzo, a quelli di poi, fuori dai manicomi ma non ancora liberi né accettati dalla società.

 

 

 

 

Antonello d'Elia - Psichiatra e Psicoterapeuta - attività privata | LinkedIn

Antonello d’Elia | Roma| presidente di Psichiatria Democratica 

 

 

 

 

 

Scritta in una prima persona che ha valore testimoniale, e si alterna a una combattiva oggettività, l’introduzione del libro di Antonello D’Elia, La realtà non è per tutti. Voci dalla legge Basaglia quarant’anni dopo (Villaggio Maori edizioni, pp. 189, euro 15,00) è consapevole di piombare in un contesto ostile, a ricordare come un altro mondo sia stato possibile.

 

 

IL PIGLIO è quello al tempo stesso militante e consapevole dello psichiatra che ha vissuto la stagione migliore mai trascorsa nei servizi preposti alla salute mentale, in un paese, l’Italia, che grazie alla legge 180, preceduta e resa possibile da pratiche di cura assai diffuse, ha funzionato come un faro nel mondo.

 

Solo quella costitutiva istanza alla sopraffazione intrinseca alla natura umana di cui Hobbes ha illuminato il profilo e Freud ha raccolto la malinconica eredità, può giustificare una regressione così violenta come quella praticata nelle istituzioni deputate alla cura e alla accoglienza dei pazienti psichiatrici, a sua volta conseguenza del disinvestimento politico in ogni forma di istruzione, formazione, funzione civilizzatrice.

 

Come si apprende dalla passione di Antonello D’Elia e dalla sua restituzione del clima che vigeva almeno fino agli anni ‘80 inoltrati, non era solo il carisma di Basaglia a contagiare le istituzioni, ma un sapere diffuso che si traduceva in esperienza da trasmettere, un sentire capillare che si era trasformato in senso comune.

D’Elia elegge la fiducia a rappresentante ideale di questo clima terapeutico: non la generica benevola propensione verso l’altro che nutre la benevolenza dei profeti disarmati, bensì la attrezzata, rispettosa disposizione verso le manifestazioni più diverse del dolore mentale che mette avanti l’ascolto e fa arretrare il giudizio. La prima delle voci che si susseguono a dare carne e sangue al libro è quella di un possibile alter ego dell’autore, che dal panorama dei ricordi personali, contempla le rovine, non abbandonandosi alla nostalgia, e anzi indagando le responsabilità dei malintesi correnti:

 

«…abbiamo pensato che l’avversario fosse la psichiatria medicalizzata… quella che non ne voleva sapere della centralità delle relazioni… Ci siamo concentrati sull’obiettivo sbagliato… Quella logica non era la causa ma l’effetto: il punto vero era il denaro e la logica aziendale importata nella sanità pubblica».

 

C’È POI LA RAGAZZA, unica femmina di una famiglia siciliana, che si intuisce abbia ecceduto nello sfogare le proprie frustrazioni sentimentali: quattro anni e mezzo in manicomio, altri in giro per diversi ospedali; e la psichiatra un po’ naïve, che racconta le sue prime esperienze non proprio edificanti, con i pazienti, con gli infermieri, con il primario; e, ancora, il tecnico della riabilitazione di un Centro Diurno, l’infermiere professionale dal quale riceviamo il racconto del paziente che un giorno ingoiò un Crocifisso nel tentativo di neutralizzare il proprio diavolo in corpo; l’immigrato che ha avuto la fortuna di imbattersi in bravi operatori; la madre di un bambino autistico, le cui domande sulla natura della patologia tradiscono la razionalizzazione di uno strazio che l’ha resa esperta suo malgrado. E, in fine, un bilancio sullo stato dell’arte: non monocorde, non polemico, solo crudamente realistico, ma non perciò arreso.

 

Il libro verrà presentato oggi a Roma presso il CD Villa Lais, alle 15.30

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1 risposta a NICOLE MARTINA, La militanza psichiatrica nelle voci dei protagonisti –IL MANIFESTO DEL  6 FEBBRAIO 2020

  1. i. scrive:

    In questi ultimi tempi c’è una parola misteriosa che gira sui giornali, sulle tv, nella politica: la parola “Riforma” E’ come una litania, un mantra si direbbe, che nessuno però specifica. Riforma è di per se’ una parola neutra, che bisognerebbe riempire di contenuti. Riformare cosa, come, con quali mezzi, con quali obiettivi, ecc. Altrimenti la parola mi può risuonare anche come controriforma. Negli ultimi decenni si è andati indietro in molti campi, soprattutto quelli che riguardano il benessere di tutti.
    Cosa vuol dire riforma per la sanità, per l’istruzione, per la cultura, per il diritto al lavoro e a condizioni di non sfruttamento: questo vorremmo tanto sapere sulle riforme, che non devono essere una scatola magica da invocare, come nelle fiabe, altrimenti nella realtà non ci sarà affatto un lieto fine. Ancora una volta sapere, conoscere, prevedere quello che potrà avvenire è la chiave di volta per incidere nella realtà.

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