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Daria Bignardi ha intervistato lo psichiatra, psicoanalista e professore Vittorio Lingiardi, autore di “Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo“
“Quando siamo affetti da un disturbo narcisistico di personalità, la quota di sofferenza che infliggiamo agli altri è molto alta. Una caratteristica del narcisismo maligno è la mancanza di rimorso e l’incapacità di provare sentimento di colpa. Esiste anche il narcisismo sano e lo distinguo quando, oltre che per i propri successi, si prova gioia anche per i successi altrui, provando empatia.”
PODCAST– 11 minuti ca
IL MANIFESTO DEL 27 GIUGNO 2021
Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo
Vittorio Lingiardi
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«Il narcisismo abita i nostri amori e tutte le relazioni. Può essere fragile o contundente. Finché cerchiamo di rinchiuderlo in una definizione, non lo capiremo. Occorre una bussola psichica per navigare nei mari insidiosi della stima di sé, tra isole che si chiamano Insicurezza, Egocentrismo, Rabbia, Invidia, Vergogna.»
Narciso era un giovane di grande bellezza, nella quale annegò dando vita a un fiore. Ovidio lo raccolse e ne fece un mito, Freud una realtà psichica: il narcisismo. Abita i nostri amori, attraversa i nostri discorsi, seduce politici e artisti, ma anche criminali. Funambolo dell’autostima, Narciso cammina sul filo teso tra un sano amore di sé e la sua patologica celebrazione, che può diventare una diagnosi: il disturbo narcisistico di personalità. Finché cerchiamo di rinchiuderlo nella gabbia di una sola definizione, non lo conosceremo: ci serve un sestante per navigare tra gli scogli della stima di sé. Ci sono narcisisti arroganti oppure timidi, con la pelle spessa o sottile. Tutti nuotano in un arcipelago di possibilità: saziati dalla prepotenza, circonfusi dal carisma, baciati dal successo, afflitti dalla depressione, tormentati dall’insoddisfazione, abitati dal vuoto, suicidi per frustrazione. Possono avvelenare una relazione fino al sadismo e manipolare gli altri fino alla psicopatia. Sono braccati da cinque fiere: l’egocentrismo, l’insicurezza, la rabbia, l’invidia e la vergogna.
Tra normale e patologico, il narcisismo esplorato in un saggio di Vittorio Lingiardi
Psicoanalisi. «Arcipelago N», da Einaudi
Salvador Dalí, “Metamorfosi di Narciso”, 1937, Tate Gallery, Londra
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Nicole Martina
EDIZIONE DEL 27.06.2021
PUBBLICATO27.6.2021, 0:36
AGGIORNATO25.6.2021, 15:43
Non la freddezza, l’estraneità, l’impersonalità, indicati abitualmente come i mali della nostra epoca, ma l’esasperata ricerca dell’autenticità e l’impoverirsi della vita pubblica sono alla base del disagio contemporaneo. Con questa tesi provocatoria e controcorrente, una trentina di anni fa Richard Sennett si imponeva sulla scena culturale con uno dei più importanti libri di sociologia interpretativa del secondo Novecento e coglieva, al di là delle mode del momento, tendenze fondamentali che caratterizzano la società contemporanea. Si pensi al nesso tra la cultura del narcisismo e l’indebolimento dell’individuo che ha come esito l’uomo flessibile, infinitamente adattabile e manipolabile.
Nonostante fin dalla metà degli anni Settanta una disciplina tutt’altro che esoterica come la sociologia abbia messo a fuoco l’oscillazione della personalità narcisistica verso il disprezzo di sé piuttosto che verso l’autostima, il senso comune stenta a assimilare il carattere tragico di questa inclinazione del carattere, descritta in un celebre libro di Richard Sennett, Il declino dell’uomo pubblico e pochi anni dopo articolata in un altro saggio esemplare di Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. Tra quelle pagine, sulla scia del testo di Freud del 1914, la vera origine del culto di sé veniva fatta coincidere non con la affermazione della propria personalità ma con il suo «collasso».
La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive
Christopher Lasch
Alla fine degli anni Settanta, dopo aver pubblicato una serie di libri dedicati alla crisi del liberalismo, Christopher Lasch dà alle stampe “La cultura del narcisismo”, l’opera che annuncia il tramonto dell’uomo economico e l’avvento di un nuovo tipo di uomo: il narcisista.
«L’uomo economico è stato… sostituito dall’uomo psicologico dei giorni nostri – il prodotto finale dell’individualismo borghese. Il nuovo narcisista è perseguitato dell’ansia e non dalla colpa. Non cerca di imporre agli altri le proprie certezze, ma vuole trovare un senso alla sua vita. Libero dalle superstizioni del passato, mette in dubbio persino la realtà della sua stessa esistenza»
A distanza di più di quarant’anni dalla sua pubblicazione, il libro non soltanto non cessa di parlarci, ma svela forse soltanto ora la sua piena attualità. Mescolando analisi psicologica, sociologica, letteraria e filosofica, Lasch ritrae l’uomo che appartiene alla nostra epoca, l’epoca della fine dell’etica del lavoro e della fiducia nel progresso sociale. Il narcisista, che ne emerge, non è un mero egoista in preda a uno stato mentale per cui il mondo non è altro che lo specchio dell’Io, ma un essere perseguitato dall’ansia, tutt’altro che pago di sé. Esige una gratificazione immediata e vive, perciò, in uno stato di inquietudine e di insoddisfazione perenne. Superficialmente tollerante, è in realtà privo di ogni solidarietà e vede in ciascuno un rivale con cui competere. Si ritiene affrancato dai tabù, e non ha tuttavia alcuna serenità sessuale. Loda il rispetto delle norme e dei regolamenti, ma nella segreta convinzione che non si applichino nei suoi confronti. Non ha interesse per il futuro, e nemmeno per il passato, che gli appare come un insieme di modelli superati, con mode e atteggiamenti antiquati. Vive, così, in un mondo dell’eterno presente che rispecchia pienamente la miseria della sua vita interiore, un mondo che fa della nostalgia «un prodotto commerciale del mercato culturale» e che «rifiuta immediatamente l’idea che in passato la vita fosse, per certi aspetti rilevanti, migliore di quella d’oggi». L’uomo economico dell’etica del lavoro è stato, insomma, sostituito da un tipo d’uomo che presenta tutti i tratti di un narcisismo patologico, un narcisismo che permea a tal punto la società contemporanea che l’unica speranza sembrerebbe quella di riuscire a sopravvivere al suo crollo. Per Lasch, tuttavia, la volontà di costruire un mondo migliore non è affatto estinta. Continua a sussistere insieme a sopravvivenze di tradizioni locali e iniziative collettive che hanno solo bisogno della prospettiva di «una nuova società, una società decente, per riconquistare nuovo vigore».
La più recente e esaustiva rassegna delle origini culturali e delle implicazioni psichiche del narcisismo viene ora da un saggio di Vittorio Lingiardi, Arcipelago N (Einaudi, Le vele, pp. 124, € 12,00) frutto di una imponente schedatura di miti, opere letterarie, cinematografiche e artistiche in genere, tradotto in una scrittura tanto rigorosa quanto seducentemente limpida, virtù paradossalmente rara proprio tra coloro che esercitano una professione, quella dello psicoanalista, fondata – per eccellenza – sulla parola.
Il primo capitolo si muove tra mitologia greca – verso la quale i riferimenti di Arcipelago N sono brevi e precisi – e cinema contemporaneo, tra citazioni da Rilke e rimandi a Bachelard, tra evocazioni di Valéry e rinvii a Lewis Carroll, e dopo ancora tra Jung e Winnicott e decine di altri autori del canone occidentale: orchestrata con misura, questa messe testuale viene a costituire quello che si direbbe a tratti un vero e proprio esempio di metatesto, lineare e godibile, dove trovano posto alcuni interessanti «casi clinici» estrapolati dal cinema – l’esempio del narcisismo patologico dell’Orson Welles di Quarto potere, il Leonardo Di Caprio di The Wolf of Wall Street. L’assunto iniziale e finale di Arcipelago N è coerente con questo sviluppo digressivo: una corretta definizione clinica del narcisismo è – e resta – elusiva, ci dice l’autore.
Tutte le varianti della parabola dell’egocentrismo compresa tra quello che può limitarsi a un aspetto della personalità e il suo approdo al disturbo grave vengono registrate e restituite da Lingiardi, in tensione tra la necessità della diagnosi e l’imperativo a rispettare le manifestazioni irriproducibili di ogni singola soggettività. Affetti dal «fallimento nella regolazione dell’autostima», i narcisisti fanno spesso convivere fragilità e arroganza, grandiosità e sentimenti di indegnità, prepotenza e timorosa vulnerabilità al giudizio altrui.
Risparmiato dal demone della autoreferenzialità che governa la gran parte degli scritti psicoanalitici, questo testo di Vittorio Lingiardi è anche una imperdibile opportunità di chiarirsi le idee circa alcune importanti concettualizzazioni spesso citate e mal comprese del pensiero postfreudiano, dal narcisismo di morte teorizzato da André Green allo «stadio dello specchio» descritto da Lacan.
CARAVAGGIO, NARCISO, 1598-99 – Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Barberini in Roma.
Nel primo caso, «l’incapacità di amare, di valorizzare le proprie risorse, di godere dei propri risultati» viene fatta risalire a una ferita narcisistica inflitta alla psiche del bambino da una madre depressa e perciò impossibilitata a investire sul figlio affetti capaci di affiancare la gioia al dovere della cura;
PICASSO, ARLECCHINO ALLO SPECCHIO, 1923 – Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid
nel secondo caso, l’idea del soggetto lacaniano come strutturalmente diviso viene riportata a quella «lacerazione originale» che si verifica quando il bambino tra i sei e i diciotto mesi, guardando la propria immagine allo specchio e riconoscendovisi, comincia a costruire il nucleo di quell’interfaccia tra il mondo interno e il mondo esterno che si chiama Io. Per Eraclito era la sede del logos profondo, per Gadda «il più lurido di tutti i pronomi».
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Vittorio Lingiardi (Milano, 1960) è uno psichiatra e psicoanalista italiano, professore ordinario di psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma. Dal 1985 al 1998 ha svolto attività clinica e di ricerca presso l’Istituto di Clinica Psichiatrica dell’Università degli Studi di Milano e presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. Negli anni 1987-1988, e nuovamente nel 1995, ha trascorso periodi di studio e formazione negli Stati Uniti e in Canada, presso la Menninger Clinic (Topeka, Kansas), la Chestnut Lodge Clinic (Rockville, Maryland) e la McGill University (Montreal, Canada). Tra i suoi libri ricordiamo Citizen gay. Affetti e diritti (il Saggiatore, 2016), Mindscapes. Psiche nel paesaggio (Raffaello Cortina, 2017), Diagnosi e destino (Einaudi, 2018), Io, tu, noi. Vivere con se stessi, l’altro, gli altri (DeA Planeta, 2019) e Arcipelago N (Einaudi, 2021). È autore di raccolte di poesie tra cui: La confusione è precisa in amore (nottetempo, 2012) e Alterazioni del ritmo (nottetempo, 2015).