REPUBBLICA.IT — 24 GIUGNO 2021
Vaticano contro il ddl Zan, Riccardi: “La Nota viene da ambienti del clero italiano e non dal Papa”
di Paolo Rodari
Andrea Riccardi
“Questa mossa diplomatica è rara e rischiosa: espone la Santa Sede alla possibilità di schierarsi con una parte del Parlamento”
24 GIUGNO 2021
Ventiquattro ore dopo la Nota Verbale della Santa Sede contro il ddl Zan, nel giorno in cui riceve l’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, riflette sulla Chiesa anche alla luce del suo ultimo lavoro per Laterza: “La Chiesa brucia? — Crisi e futuro del Cristianesimo”.
Riccardi, lei parla del rogo di Notre-Dame come simbolo del momento che la Chiesa sta vivendo: un mondo che finisce per lasciare spazio a qualcosa di nuovo?
“Il rogo è stato emblematico. Molti hanno pensato fosse il simbolo di una Chiesa che sta bruciando. Anche molti laici si sono interrogati in questo senso: che sarà l’Europa senza la Chiesa? In Italia la situazione è un po’ diversa. Dopo la pandemia vedo il ritorno di un interesse per la Chiesa, in un tempo che non è più anticristiano o anticlericale. Trovo che questo sia il tempo di una rinnovata ricerca di spiritualità, forse un po’ vaga, non sempre cristiana, ma comunque reale. È in questo tempo nuovo che la Chiesa deve ricollocarsi, mostrando indici di crisi reali ma anche opportunità. Siamo in un tempo complesso e plurale. Penso al volto di una Chiesa amica che è quello del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, di una Chiesa non in svendita ma dialogante con tutte le persone. Questa è la grande differenza dagli anni Settanta, un tempo di forti contrasti. Una Chiesa oggi dialogante dopo la ferita della pandemia”.
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di Paolo Rodari –22 Giugno 2021
La Nota Verbale della Segreteria di Stato sembra però contraddire questa idea di Chiesa. È così?
“Avevo visto nei mesi scorsi una linea della Cei molto equilibrata in merito. Presentava giuste preoccupazioni nei confronti di questa legge, ma senza assolutizzazioni e insieme concorde in un impegno contro l’omofobia e ogni discriminazione. Questo passo è una vicenda un po’ particolare. Credo che provenga più che altro da ambienti italiani della Segreteria di Stato. I motivi non li conosco fino in fondo. Va però detto che è un passo riservato e che tale probabilmente doveva restare anche nella sua sofisticata diplomazia. In ogni caso è una Nota molto rara nelle relazioni fra Santa Sede e governo italiano. In genere si usa il telefono, l’incontro, e non un testo scritto che sembra voler evidenziare — ma nessuno può dire che le cose stiano davvero così — che il dialogo è arrivato a un punto morto per cui si vuole fare stato. Per questo sottolineo la particolarità di questo passo”.
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23 Giugno 2021
La Nota sembra evidenziare una divergenza fra le aperture predicate da Francesco e fatte proprie da Bassetti. C’è chi sostiene che siamo di fronte a una seconda stagione del pontificato, un Papa che decide di virare su posizioni più intransigenti.
“Non credo assolutamente a una seconda stagione del pontificato tipo quella vissuta da Pio IX. La lettera scritta dal cardinale Ladaria ai vescovi americani sul tema dell’eucaristia a Joe Biden era di tutt’altro tenore. Direi piuttosto che Francesco rimane fuori dalle controversie sulle legislazioni nazionali, questo è chiaro. In questo senso mi sembra una linea, quella della Nota, attribuibile alla Segreteria di Stato”.
Quali conseguenze può portare?
“Difficile rispondere. Anch’io me lo chiedo. Temo possa rafforzare le voci che sostengono che l’accordo concordatario vada rivisto. Ritengo al contrario che l’accordo vada bene, come si è visto nella crisi delle migrazioni e della pandemia. L’8 per mille, ad esempio, è un eccellente sistema rispetto al modello tedesco perché è un contributo volontario. In ogni caso torno a dire che non ricordo passi analoghi nemmeno al tempo del divorzio sotto Paolo VI, che pure era un tema sentito drammaticamente dalla Chiesa. Ci fu una deplorazione orale del Papa. I rischi di questo linguaggio diplomatico sono anche quelli che la Santa Sede si schieri con una parte del Parlamento”.
Si dice che nella Chiesa italiana molti desiderino una leadership più attiva politicamente.
“Ci sono sensibilità diverse tra i vescovi che a volte corrono il rischio di esprimersi dando l’impressione di una disunione. In questo senso la Nota secondo alcuni omologherebbe queste voci diverse. Ma io non lo credo. Penso più che altro che la Segreteria di Stato si senta in qualche modo custode del Concordato e anche per questo abbia deciso un intervento. In altri tempi si sarebbero percorse quelle che monsignor Loris Capovilla chiamava le ‘scalette’, le passerelle tra le due rive del Tevere in maniera informale”.
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di Paolo Rodari — 22 Giugno 2021
Mario Draghi quale reazione può avere?
“Credo che un gesto così divenuto pubblico lo metta un po’ in imbarazzo, nonostante il suo sia un governo amico della Santa Sede”.
Quale soluzione suggerirebbe?
“Proverei a gettare molta acqua sul fuoco. E tornerei a cercare intese ragionevoli che evitino le estremizzazioni. Anche perché è il clima generale che fa applicare delle leggi e non solo il dettame delle stesse. E poi favorire un discorso anticoncordatario in questo tempo è anacronistico: durante la pandemia la collaborazione fra Chiesa e Stato è stata molto forte”.
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