NOTA :
Consiglio Presidenziale
Il Consiglio presidenziale (in arabo: المجلس الرئاسي) della Libia è un organo formato ai sensi dell’Accordo politico libico, firmato il 17 dicembre 2015. Il Consiglio svolge le funzioni di capo di Stato della Libia L’accordo è stato approvato all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto con favore la formazione del Consiglio di presidenza e ha riconosciuto che il governo di accordo nazionale è l’unico governo esecutivo legittimo della Libia. Il Consiglio presidenziale presiede il Governo di Accordo Nazionale.
DA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fayez_al-Sarraj
IL MANIFESTO DEL 24 GIUGNO 2021
https://ilmanifesto.it/sulla-libia-solo-una-grande-sceneggiata/
Sulla Libia solo una grande sceneggiata
Conferenza di Berlino. Libia è stata l’apoteosi di questa ipocrisia occidentale. Nessuno, né a Est né a Ovest, se ne vuole andare dalla Libia se non con qualche contropartita importante
Il segretario di Stato americano Antony Blinken arriva all’aeroporto di Berlino
© Lapresse
Alberto Negri
EDIZIONE DEL 24.06.2021
PUBBLICATO23.6.2021, 23:59
La Libia è un capitolo particolare della attuale guerra fredda, lo specchio deformante di una politica internazionale che riflette e genera mostri. A Berlino è andata in scena ieri una grande e sanguinosa fiction. Di cui è un frammento reale anche una parte della storia del manifesto. Che trae le sue lontane origini proprio dalla Libia, quando nel 1951 Valentino Parlato fu cacciato a Tripoli dagli inglesi, all’età di vent’anni, a causa della sua militanza comunista quando ormai il Paese africano non era più la nostra «quarta sponda» ma ricadeva sotto il protettorato britannico.
E che cosa ci sarebbe oggi di più comunista e di giusto che chiedere il ritiro delle truppe e dei mercenari stranieri dalla Libia come è stato fatto ieri alla conferenza di Berlino? Sarebbe una seconda o terza decolonizzazione dopo i raid francesi, statunitensi e britannici del 2011 per far fuori Gheddafi. Ma come vanno davvero le cose?
Il ministro tedesco
Heiko Maas ha dichiarato a Berlino davanti al segretario di Stato Usa Antony Blinken (atteso a Roma lunedì per la conferenza sull’Isis) e ai russi: «Oggi vogliamo mettere i presupposti per andare avanti nel percorso iniziato, bisogna rendere operativa l’uscita delle forze politiche straniere e che questo deve iniziare ad accadere». «Forze politiche», dice Maas: i militanti jihadisti e i droni di Erdogan in Tripolitania sono forze politiche? Sono forse «forze politiche» gli aerei degli Emirati e i mercenari russi e gli egiziani che supportano Haftar in Cirenaica.
È evidente che in Libia facciamo finta di che cosa stiamo parlando e che in Europa non abbiamo neppure il coraggio di nominare le cose quelle che sono. Ma che cosa è accaduto davvero a Berlino? Nulla di che.
Erdogan resta in Tripolitania, i mercenari russi della Wagner mantengono la loro linea Maginot nella Sirte, insieme al generale Khalifa Haftar, agli Emirati e all’Egitto, che una base in Libia – come del resto anche Mosca – la vorrebbe davvero. Si chiama «profondità strategica» e nessuno vuole concederla a un altro, qui, sulle sponde del Nordafrica, come nel lontano Afghanistan.
La realtà è che in Libia tutto rischia di saltare per gli interessi contrapposti tra i libici e le potenze internazionali. A partire dalla data delle elezioni del 24 dicembre.
Le elezioni di dicembre in Libia sono a rischio per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che in un video inviato alla conferenza di Libia ha sollecitato «misure stringenti» per arrivare a questo obiettivo. Guterres ha invitato in special modo a «chiarire presupposti costituzionali» e a emanare le leggi necessarie per arrivare alle urne. Il segretario dell’Onu ha inoltre ribadito che le truppe straniere debbano lasciare il paese e ha annunciato l’invio di osservatori per assicurare il rispetto della tregua. Sono belle e alate parole quelle del capo del Palazzo di Vetro. Ci crederemmo pure.
Se non ci fossero in gioco le vite dei migranti, dei libici e dei poveri del mondo, la Libia sarebbe un risiko per intrattenere e trastullare le ambizioni di grandi e medie potenze. Invece è una tragedia dove centinaia di migliaia di persone sono detenute in campi di concentramento e lanciate in mare sui barconi. Il presidente americano Biden, insieme ai maggiordomi europei, quando parla di diritti umani è sempre pronto a rivendicarli contro Russia, Bielorussia, Iran e Cina, mai contro i suoi alleati egiziani, israeliani e turchi. Meno che mai per quella Libia dove i rifugiati, trattati come merci, arrivano a frotte dall’Africa del Sahel e più lontano ancora. Eppure gli Usa, dal Medio Oriente all’Africa, hanno bombardato in questi decenni e tutto spiano lasciando stati inceneriti come moncherini e popoli senza futuro.
La conferenza di Berlino sulla Libia è stata l’apoteosi di questa ipocrisia occidentale.
Nessuno, né a Est né a Ovest, se ne vuole andare dalla Libia se non con qualche contropartita importante. Non se ne va Erdogan, premiato adesso dall’Unione europea, con un aumento di contributi (da sei a otto miliardi di euro), come guardiano dei profughi dal Medio Oriente;
non se ne va la Russia che ha investito su Haftar ma punterebbe pure su Seif Islam, il figlio di Gheddafi, di cui è stato amico e socio in affari l’attuale premier di Tripoli Dbeibah.
Per non parlare dell’Egitto di Al Sisi che nessuno ha il coraggio di nominare come dittatore e macellaio della gioventù egiziana, come se Regeni e Zaki fossero ormai da archiviare tra gli incidenti della storia.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PRESIDENZIALE LIBICO MOHAMED MENFI
FOTO NOVA NEWS
Fenomenale è poi la scena italo-libica. Il presidente libico Menfi l’altro giorno è venuto a Roma ricevuto per venti minuti da Draghi. Menfi era infuriato perché una Ong italiana ha convocato a Roma un dialogo tra le tribù del Fezzan – zona di grande interesse per la Francia – e ha attaccato non solo la Farnesina, che si è prontamente sfilata, ma soprattutto la ministra degli esteri libica Najla el-Mangoush – in quota Cirenaica – che aveva dato il suo parere favorevole. Vedete bene in che mani siamo.
REPUBBLICA,IT / ESTERI — 22 GIUGNO 2021
Libia, il presidente Menfi: “Annullare il forum di riconciliazione a Roma. L’Italia non si intrometta”
L’iniziativa diplomatica è rivolta alle tribù del Sud e concordata con il governo di Unità nazionale: “E’ un compito che spetta al Consiglio presidenziale, condanniamo il comportamento del ministero degli Esteri italiano”. La Farnesina: nessun ruolo, iniziativa organizzata da una Ong
NAJLA AL MANGOUSH
IL PRIMO MINISTRO LIBICO ABDUL HAMID DBEIBAH
TRIPOLI – Il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohamed Menfi, ha chiesto alla ministra degli Affari esteri nel governo di unità nazionale, Najla al Mangoush, e al primo ministro, Abdul Hamid Dbeibah, di annullare un forum di riconciliazione tra le tribù del sud della Libia in Italia, esprimendo la sua condanna e denuncia di tale “comportamento” da parte del ministero degli Affari esteri italiano guidato da Luigi Di Maio.
VEDI ANCHE :
Libia, il presidente del Parlamento: “Vogliamo sanzioni per chi ostacola il nostro processo di pace”
https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/18/news/libia_il_presidente_saleh_in_italia_fuori_le_milizie_e_via_subito_alle_elezioni_-306672680/
di Paolo Brera—18 Giugno 2021
Menfi lo ha scritto in un messaggio urgente indirizzato alla ministra libica, riportato dal quotidiano libico “Al Wasat“. “Abbiamo appreso che il ministero degli Esteri si prepara a inviare una delegazione di componenti del sud della Libia per tenere un forum di riconciliazione in Italia, su invito della Farnesina, senza previo coordinamento con il Consiglio presidenziale”, si legge nel messaggio.
Menfi – che oggi è atteso in Italia per incontri con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella – ha espresso la sua condanna e denuncia per “l’iniziativa del ministero degli Affari esteri italiano”, richiedendo “l’annullamento del forum” e avvertendo la parte italiana “della necessità di rispettare i principi di sovranità interna, di osservare rapporti di buon vicinato e non intromettersi negli affari interni del Paese”.
“Un passo indietro in Libia”. La Nato in pressing su Erdogan
https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/14/news/nato_vertice_ue_usa_truchia_libia_erdogan_biden-306075509/
dal nostro corrispondente Claudio Tito–14 Giugno 2021
Il capo del Consiglio presidenziale libico ha indicato nella sua lettera che gli esiti del Foro di dialogo politico libico hanno affidato al Consiglio stesso il compito di avviare il percorso di riconciliazione nazionale, formando un’Alta commissione a tale scopo.
Ma la Farnesina smentisce qualsiasi ruolo del ministero degli Esteri nell’organizzazione della Conferenza di riconciliazione delle tribù del Fezzan che secondo fonti diplomatiche “è stata promossa e organizzata dalla organizzazione no-profit italiana Ara Pacis, impegnata da anni nella riconciliazione post-conflitto della regione meridionale del Paese”.
L’iniziativa, proseguono le fonti, si inserisce nel solco delle attività che Ara Pacis porta avanti da tempo a favore della stabilizzazione del Fezzan.
L’ambasciata d’Italia a Tripoli è stata coinvolta unicamente “per il rilascio dei visti di ingresso ai delegati libici”.
ARA PACIS — LINK : ” CHI SIAMO “
https://arapacisinitiative.org/ara-pacis/chi-siamo/
IL SITO GENERALE
https://arapacisinitiative.org/
Un bel pasticcio che sembra molto lontano dal risolversi.