Al carissimo Giorgio Loreti, e a Silvio, a tutta l’UCD ::: qualcosa sul premio 5 Bettole + Un bellissimo articolo di Carlo Betocchi

 

 

 

Il tempo ci rapisce, e il cielo è solo

anche di queste rondini …

Carlo Betocchi

 

 

 

Natta, Fernanda Pivano, Ferro, Carlo Bo, Vigorelli, Seborga e Betocchi – 1957

 

 

 

 

 

Balbo con i suoi allievi del “Centro Sperimentale di pittura” di Ventimiglia – 1961

 

 

 

 

L’Accademia d’Arte Riviera  e Le mostre Personali

 

 

 

Dopo solo un mese dalla conclusione della  Mostra dei Pittori Americani Balbo concentra la sua attività nel preparare  la nuova edizione delle 5 Bettole. All’interno di questa manifestazione nasce un Premio Letterario per un racconto, aperto a tutti gli scrittori italiani, che vede riuniti in giuria Jean Cocteau, Bonaventura Tecchi, Renzo Laurano, Italo Calvino, Guido Seborga, Antonio Rubino, Gianantonio Porcheddu e Balbo, segretario del Premio. I pittori espositori nelle varie sezioni sono invitati ad illustrare in dieci giorni il racconto dichiarato vincitore con un’opera che concorrerà al Premio 5 Bettole 1952.

L’interesse della stampa nazionale, già stimolato dalla Mostra dei Pittori Americani, cresce e trasforma questa edizione in un vero e proprio evento culturale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Visualizza immagine di origine

L’UNIONE CULTURALE DEMOCRATICA DI CUI SONO RESPONSABILI GIORGIO LORETI E SILVIO MAIANI AD UNA DELLE  MOSTRE LI’ ORGANIZZATE DI BEA  DI VIGLIANO

 

 

 

TESTI E FOTO DA:

Tempi difficili (giuseppebalbo.it)

www.giuseppebalbo.it/mostrabettole57.html

 

 

 

Immagine per: Cinque Bettole

 

I Premi delle “Cinque Bettole” sono stati una manifestazione di grande successo a Bordighera per oltre un decennio. L’iniziativa nacque in continuità con l’idea di Giuseppe Balbo, pittore e maestro di pittura poi coinvolto anche nell’organizzazione delle Mostre dei Pittori Americani e del Salone dell’Umorismo, di realizzare negli anni 1947-1950 delle mostre riservate ai suoi allievi. Nel 1950 l’esposizione-concorso venne intitolata “I Premio Pittori della Domenica” e presentata nei locali del ristorante Pinin a Capo Ampelio in collaborazione con alcuni sanremesi, quali Renzo Laurano e Mario Cupisti. Nel 1951 la “II Mostra Pittori della Domenica. Premi Cinque Bettole” si svolse per la prima volta in cinque osterie della città vecchia di Bordighera, da cui presero il nome le edizioni successive. Nel 1952, probabilmente su iniziativa degli scrittori facenti parte del gruppo degli organizzatori dei premi, tra cui Laurano e Guido Seborga, si affiancò al Premio per la pittura anche quello per il miglior racconto e l’evento divenne un appuntamento fisso dell’estate, con più e meno risalto, fino almeno al 1961: nelle osterie si esponevano i quadri, la piazza principale del paese ospitava la serata di premiazione dei concorsi letterari e artistici.

 

 

 

Immagine per: Cinque Bettole

 

Il particolare fervore di Balbo e l’impegno propagandistico della locale Azienda Autonoma raggiunsero il loro apice alla metà degli anni Cinquanta grazie anche all’attivismo organizzativo di Seborga e Laurano, e alla presenza ormai ricorrente a Bordighera di scrittori come Giacomo Natta, originario di Vallecrosia, e Carlo Betocchi. Il prestigio di tali personalità fu senz’altro decisivo per favorire la diffusione nazionale dei bandi di concorso, e per attrarre partecipanti ai premi e alle loro giurie. Fu infatti soprattutto quello letterario ad annoverare nomi importanti tra i giurati (Carlo Betocchi, Carlo Bo, Anselmo Bucci, Italo Calvino, Camillo Sbarbaro, Guido Seborga, Bonaventura Tecchi, Giancarlo Vigorelli…) e tra i giovani autori premiati (già conosciuti come Giuseppe Berto o Elio Filippo Accrocca, ma anche di successiva notorietà, come Francesco Biamonti, Fulvio Tomizza, Giuseppe Berto, Gian Franco Vené, Bruno Gambarotta per citarne soltanto alcuni).  

 

 

Immagine per: Cinque Bettole

Purtroppo, la maggior parte degli archivi dei Premi sembra essere andata irrimediabilmente dispersa con la soppressione dell’AAST/APT di Bordighera che li conservava, ma un lavoro di ricerca ormai pluridecennale iniziato dal pittore Enzo Maiolino ha permesso di ricostituire la cronologia e la storia di una manifestazione che merita di essere ricordata.

 

Gli antefatti:     

 

“I Mostra di pittura dei dilettanti di Bordighera”, inaugurata il 27 aprile 1947, al bar Florida (corso Italia).“II Mostra dei Pittori della Domenica”, 14-16 maggio 1948, Hotel Park (Palazzo del Parco).“III Mostra dei pittori della Domenica”, inaugurata il 10 luglio 1949, al bar Florida (corso Italia).“I Premio Pittori della Domenica”, 30 agosto 1950, terrazza del ristorante Pinin (Capo Ampeglio)

 

 Le “Bettole”:

 

“II Mostra Pittori della Domenica – Premi cinque bettole”, 8-10 agosto 1951, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1952”, nascita del premio letterario per una novella da essere illustrata con successivo concorso di pittura, 26 luglio-9 agosto 1952, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1953”, premio letterario per una novella da essere illustrata con successivo concorso di pittura, 26 luglio-9 agosto 1952, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1954”, premio letterario e concorso di pittura, premiazione il 7 agosto 1952 (poi rinviata), osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1955”, premio letterario e concorso di pittura, premiazione il 13 agosto 1955, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1956”, premio letterario per la narrativa e per il miglior articolo di giornale e concorso di pittura, premiazione l’11 agosto 1956, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1957”, premio letterario per la narrativa e la poesia e concorso di pittura, premiazione il 27 luglio 1957, osterie della città alta.

“Premio Cinque Bettole 1958”, concorso di pittura, premiazione il 24 agosto 1958, osterie della città alta.

“Premio Cinque Bettole 1959”, concorso di pittura, premiazione il 4 ottobre 1958, osterie della città alta.

“Premi Cinque Bettole 1961”, premio letterario e concorso di pittura, premiazione il 2 agosto 1961, osterie della città alta.

 

 Il seguito:

 

“Premio di pittura ‘5 Bettole’ – Premio Bordighera 1962”, concorso nazionale di pittura cui si partecipa su invito e riservato agli minori di 35 anni, premiazione il 18 agosto 1962 (esposizione dal 18 agosto al 9 settembre), Salone di San Bartolomeo (Ex-Oratorio) nella città alta.

“Premio Bordighera 1963”, concorso nazionale di pittura cui si partecipa su invito e riservato agli minori di 35 anni, premiazione il 22 dicembre 1963 (esposizione dal 22 dicembre 1963 al 19 gennaio 1964), Palazzo del Parco.

“Rassegna di grafica italiana contemporanea”, 3-22 luglio 1964, Palazzo del Parco.

“Premio Cinque Bettole 1964”, concorso di pittura a partecipazione e tema liberi, premiazione l’8 settembre 1964 (esposizione dal 22 agosto all’8 settembre), osterie della città alta.

Scheda a cura di Claudio Panella, autore di una ricerca dedicata alla storia dei Premi che sarà presto oggetto di una pubblicazione. 

 

 

TESTO E FOTO DA :

Bordighera Cultura, Cinque Bettole

hhtps:www.bordighera.it/cultura/cinque bettole

 

 

ARCHIVIO BALBO

5 AGOSTO 2017

Un bellissimo articolo di Carlo Betocchi.

Un bellissimo articolo di Carlo Betocchi.

 

5 bettole 56

Bordighera, premio cinque bettole 1956: da sinistra Giacomo Natta, Carlo Betocchi e signora, in piedi i pittori Camarca, Balbo e Omiccioli. foto di Beppe Maiolino.

 

 

 

Rapporto ligure – di Carlo Betocchi – popolo ligure

febbraio 1957

 

Ricordavo Ventimiglia di trent’anni fa: una stazione grande, lunga; noiosa e burocratica; senonché sui marciapiedi si incontravano doganieri italiani e francesi; e questa era una novità per lo spirito giovane. Anche fuori se ne incontrava qualcuno, che tra due servizi ciondolava sulle panchine del grande viale di palme che andava al mare, lungo il mercato dei fiori. Tra qualche palma rimasta, quel viale oggi è diventato di platani, e la stazione è più bella. Ho cercato là in fondo la vecchia passerella di legno che cavalcava la foce del Roja; ce n’è un’altra di cemento. Non ho voluto vedere altro che la lunata, derelitta spiaggia di ciottoli che geme di sporchi relitti, slabbrata dalla foce del fiume: sempre eguale. Dal breve frangiflutto di massi ho ficcato gli occhi lungo l’ispido letto ciottoloso, verso le Alpi, per la cara via che porta al colle di Tenda : cara Liguria estrema, Liguria di monte!

Ma il mio nido quest’anno, l’ho fatto a Bordighera, e sempre, anche dal mare di Bordighera, dai giardini di palme tra siepi di gelsomino, guardavo la collina. Le serre, gli orti, i campi di garofani strapazzati tra le case sulla breve fascia del litorale, mi invitavano a quell’altra pace, anch’essa di lavoro, ma più rispettata e recondita; e sempre, nel frastaglio degli interessi, cercavo di capire e di intendere il segreto delle intime forze che fanno così viva quella parte della Liguria.

I muratori chiamano “ a cuci e scuci “ il lavoro col quale rassettano un muro malandato, con sassi nuovi in calce migliore, scartando il vecchio e slegato. In nessuna regione d’Italia, come lungo le coste e le colline liguri,  se ne tolgono i grandi complessi industriali, la vita è regolata da un così paziente, assiduo minuzioso lavoro di ripresa “ a cuci e scuci “. E’ la singolarità e la industriosità di questi caratteri umani, che vi si adatta e ne vive; e il risultato consiste in una bellezza e utilità di insieme di particolari che si adatta alla necessità sempre mutevole: sulla costa necessità di turismo, tanto cambiata da trent’anni in qua e pazientemente evolutasi in campagna e sui colli necessità delle assidue, puntigliose coltivazioni; fors’anche redditizie, ma non senza la presenza costante dell’uomo, si può dire, su ogni metro quadrato di terra.

Di terrazza in terrazza, quale a fiori, a fragole, a ortaggio, a vigna, a uliveto, scorribandando col mio passo calmo e lo sguardo accorto in cerca di quella novità antica che è la virtù, e che si vede meglio nelle piccole cose, industriosamente ricche di essa, qui un uomo, là una donna col suo bimbetto, sempre qualcuno seguiva con lo sguardo rialzato sotto il cappellaccio di paglia il mio andare per i viottoli propri, nessuno negandomi il passo, tutti aiutandomi a ritrovarmi, e tutti in faccende.

Sboccavo in paesi, Ventimiglia alta, Bordighera alta, e più lontano, dalle strade boscose, a Sasso, a Seborga, e scoprivo nelle vie ripide la vena dell’antico esistere paesano, quando avevo appena lasciato il chiasso motorizzato e le nudità multicolori della Riviera; e tra le case vecchie l’antico silenzio, nelle chiese spesso maestose, e nell’ora meridiana deserte, una capacità d’attesa infinita, perché la fede non si misura con le statistiche, la verità è miracolo.

La stessa letteratura ligure, splendidamente fiorita in questo secolo sulle due coste ( di ponente e di levante ), dal tempo di “ Riviera Ligure” e dei primi accenti di Mario Novaro per venire a Sbarbaro, a Boine, quindi al primo Montale ( il più ligure ), a Barile, Grande, Descalzo, Caproni, coi movimenti attivissimi di altre riviste come “Circoli”, come “Maestrale”, e poi rinnovata dopo la guerra coi narratori della resistenza ( a Bordighera e Seborga ) e i giovani di questi anni, anch’essa ha agito con questi medesimi caratteri, di assidua ripresa e cultura del tessuto della civiltà letteraria nazionale che andava a marcire nel disfarsi dei vuoti estetismi; e lo ha fatto quasi al margine, con una operazione penetrante, col rimedio di una sanità, di una schiettezza senza riserve o finzioni, sull’opera viva inserendo le sue migliorie, quasi in cantiere, senza chiasso di demolizioni: quanto meglio, si osservi, tra il ’15 e il ’30 dei suoi futuristi, o dello strapaesanesimo fiorito in Toscana. La virtù ligure nasce lì, si fa riconoscere per tale, ma ha una fioritura più diligente, se meno vistosa, una mira più lontana, dello spiccato individualismo toscano di allora: e quasi si direbbe, più pensiero delle basi su cui costruisce, di ciò che sarà, della eredità da lasciare.

I suoi documenti hanno una precisione che alla lunga determina la validità della carica umana nel tessuto sociale, meno immodesto dei documenti toscani, più appropriata a una vita in continua trasformazione ma che va legalizzata puntualmente con appositi strumenti: e non a caso rammento, come la vidi vent’anni fa, l’antica e rispettata casa notarile di Sestri Levante dalla quale Carlo Bo è venuto ad essere uno degli spiriti più preziosi dell’Italia moderna: la cui informazione e documentazione, e le cui proposte per il futuro, sono fatte sul vivo d’una ricerca spirituale fondata su un patrimonio autentico, su dei beni reali.

Ricordo, nell’anticamera dello studio notarile paterno, la buona gente che s’aspettava l’entrata, come usa, col pugno chiuso nell’altra palma aperta, la testa china, quasi stringendo nel gesto gli interessosi pensieri: e accompagnando Carlo più giovane, ma grande e grosso anche allora, per le strette vie dietro il porticciolo di Sestri, quel ricambio fitto ma schivo di saluti che lo accompagnava, sugo di conoscenza vecchia, di meritata stima e di familiare rispetto.

Su queste basi di probità, tra l’altro, è nato a Bordighera in questi anni il premio letterario “Cinque Bettole”, che si circonda di altri di pittura e di giornalismo. Quello letterario fu vinto l’anno scorso da Giacomo Natta, originale ed estroso scrittore in cui si raccoglie, si può dire tradizionalmente, lo spirito vivo dei rapporti tra la letteratura ligure militante e la migliore cultura italiana; quest’anno, diventato di insospettata larghezza ha premiato un racconto già stampato in giornali o riviste con mezzo milione ( meritato da Giuseppe Berto ); aggiunti altri premi, d’incoraggiamento, per dei racconti inediti di giovani. È un premio che promette di crescere, perché non è soltanto di ambizione locale, o di mondanità, ma legato ad attività e interessi precisi culturalmente definiti e in sviluppo.

E forse per questo ha una originalità che appare sana ed evidente, quando si rivela nell’impianto della bella serata in cui viene assegnato. Nasce dalla Azienda autonoma del Turismo, tra i giardini, le spiagge e gli alberghi, e gli interessi che vi sono collegati; ma viene consegnato nella vecchia cornice di Bordighera alta, dal sagrato della chiesa, e si sente che non è per far colore, ma per restituire al popolo quello che è suo, il quale affolla la piazza, una folla di donne, di pescatori e di agricoltori, e in prima fila una ciurma di bambini: e finisce con una cena imbandita dalle molte osterie, che non so se sono cinque, a lunghe tavolate per le ripide strade, e sotto gli archi scuri, mentre dalle mura lievitate dal salino pendono i quadri del parallelo concorso di pittura.

Vederla, per esempio, questa pittura; come mai si è formato un centro d’interesse per la pittura, così vivace ed attivo, a Bordighera. È Giuseppe Balbo, buon pittore e segretario di tutti i premi, che ha fatto questa sua scuola; e che spera di animare se avrà i mezzi, un artigianato di ceramiche artistiche.

C’è a Bordighera un gruppo di artisti attivissimo; e un vivaio di giovani. Mi sono avvicinato ad uno di essi, Maiolino, che insegna disegno ai ragazzi nelle scuole medie, e ne ottiene dei risultati eccellenti. Si va da Maria Pia, alla Piccola Libreria, dove si può sapere sempre qual’è un libro buono, dov’è uno spirito fine, da quelle parti; e mi ha fissato un appuntamento col giovane pittore. Allo studio gli ho accennato a ciò che vedevo ripetersi nelle loro pitture di giovani, lì intorno, di fedeltà al loro paese, di sincerità di espressione; ed egli mi ha ripetuto, come Camarca, che deve a Balbo, oltre a tutto, la serietà dell’impegno, la passione per l’onestà del lavoro. Lontani da Roma, da Milano, da Firenze, senza albagia, pochi guadagni, punto chiasso, forse ancora modesti artisti, ma veri uomini, anime vive.

 

 

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

2 risposte a Al carissimo Giorgio Loreti, e a Silvio, a tutta l’UCD ::: qualcosa sul premio 5 Bettole + Un bellissimo articolo di Carlo Betocchi

  1. i. scrive:

    Un importante tratto di storia culturale( e non solo) del Ponente ligure.

  2. giorgio loreti scrive:

    Grazie di cuore, cara Chiara. In quegli anni si sentivano ancora gli effetti della libertà dalla dittatura e dalla guerra. Soffiava il vento della volontà e della fiducia nella cultura e nell’arte senza catene. Un fattore indispensabile di crescita intellettuale ma anche sociale. Fortunato chi ha potuto approffittare della generosità e dell’altruismo intellettuale di veri maestri di cultura e di vita, assaporare il valore dell’impegno sociale e della democrazia, condividere i principi di giustizia sociale e di solidarietà propri del socialismo umano che coinvolgeva tutti anche coloro che dichiaravano di avversarlo. Ora, gratitudine e rimpianto ma non oblio. Un abbraccio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *