Ho sposato un narciso. Manuale di sopravvivenza per donne innamorate
Umberta Telfener
Affascinante e spietato, intelligente e brillante, sensibile e seduttivo, il narciso non sempre riesce però ad essere all’altezza della situazione, mostrandosi improvvisamente depresso e inadeguato. Sono le donne a subire gli effetti imprevedibili di questo carattere complesso e incostante. Cosa vuole il narciso? Vuole sicuramente essere aiutato a piacersi, a godere dell’idea che ha di se stesso. Ma se un giorno è la donna ad aver bisogno di lui? Allora cominciano i problemi, perché il narciso pretende l’assoluto e non lascia spazio all’alterità. Frutto di anni di lavoro clinico, questo libro rappresenta un autentico manuale di sopravvivenza: forse non è possibile cambiare il narciso, ma si può e si deve riuscire a conviverci. Arricchito da una nuova prefazione e dalle lettere ricevute dall’autrice dopo la prima pubblicazione, il saggio della psicologa Umberta Telfener torna a indagare nel groviglio delle relazioni amorose attraverso le voci di chi le vive quotidianamente.
Umberta Telfener ( Genova, 1951 )
Psicologa clinica, ha una formazione sistemica e cognitivista; è didatta del centro milanese di Terapia della Famiglia. È inoltre docente di epistemologia e teoria dei sistemi alla Scuola di Specializzazione in psicologia della Salute dell’Università di Roma La Sapienza, dove insegna anche modelli di psicoterapia. Tra i numerosi libri ricordiamo: Ammalarsi di psicoterapia (Franco Angeli 1995), Sistemica, voci e percorsi nella complessità (Bollati Boringhieri 2003), Ho sposato un narciso (Castelvecchi 2006) e il più recente La manutenzione dell’amore (Castelvecchi 2015).
Conversazione con uno psicologo, blog personale del dott. Sergio Stagnitta :http://www.sergiostagnitta.it/
SERGIO STAGNITTA, psicologo, psicoterapeuta EMDR, fondatore del blog ” Cinema e psicologia “, https://www.cinemaepsicologia.it/
TAG: NARCISI
Ho sposato un narciso
21 febbraio 2014
1 capitolo
LINK DELL’AUTORE
http://www.sergiostagnitta.it/ho-sposato-un-narciso-parte-prima/
subito segue una nota del blog sul quadro di Dalì pubblicato all’inizio del testo di Sergio Stagnitta
Metamorfosi di Narciso di Salvador Dalì, 1936/37, olio su tela, 50,8 × 78,3 cm, Tate Gallery di Londra.
UNA FOTO PIU’ GRANDE FORSE CI PERMETTE DI SEGUIRE LA DESCRIZIONE SOTTO
La trasformazione del personaggio mitologico Narciso avviene da sinistra verso destra. Il suo corpo si presenta come un enorme figura, quasi rocciosa, che giganteggia sul lato sinistro dell’opera. Egli è accucciato in una posizione quasi fetale (elemento che riconduce alla ricerca, da parte del personaggio, della solitudine del grembo materno, prima di nascere) e sembra immerso in una calda ed aurea luminescenza. Nell’acqua su cui siede è visibile il suo riflesso dal quale ha inizio la trasformazione. Sul lato destro del quadro riappare il protagonista mutato in una mano (la metamorfosi è suggerita dalla somiglianza delle sagome delle due figure) che stringe un uovo dal quale nasce un fiore di narciso. I colori di quest’ultima sono più spenti rispetto alla prima, e contribuiscono a renderla realistica. Sullo sfondo si può notare una statua su un piedistallo, raffigurante probabilmente Narciso. La figura doppia ribaltata è tipica delle opere di Dalí: egli riteneva infatti che, attraverso dei passaggi nettamente paranoici, fosse possibile ottenere due figure anatomicamente e figurativamente identiche, anche se queste erano molto differenti.
DA WIKIPEDIA: METAMORFOSI DI NARCISO
https://en.wikipedia.org/wiki/Metamorphosis_of_Narcissus
INIZIO TESTO
Qualche giorno fa, sistemando la libreria, ho trovato un libro divulgativo, scritto molto bene sul tema del Narcisismo. Il libro si intitola: “Ho sposato un narciso” ed è scritto da una psicologa psicoterapeuta che si chiama Umberta Telfener. Per chi fosse interessata/o ad approfondire l’argomento consiglio di acquistarlo. In questo post (e in quelli che seguiranno) accennerò ad alcuni aspetti di cui il libro tratta, inserendo qualche mia riflessione sul tema. La Telfener inizia il suo saggio partendo dal racconto del mito di Narciso per poi proseguire con alcune delle caratteristiche principali del narcisista, che di seguito provo a riassumere.
Il bisogno di piacere
“Hanno la necessità di avere degli amici fidati e legati a loro, di allievi e colleghi che li ammirino e di una o più donne al loro fianco che li rispecchino (risplendendo della loro luce) e diano loro una rassicurazione e un riscontro costante attraverso l’amore. Spesso, quindi, li ritroveremo in coppia, anche se poi molti ammettono che viene più naturale pensare al futuro da soli o, addirittura, che non riescono a pensarsi mai in due, semmai con molte donne. Il piacere di piacere sembra quasi una droga, un’emozione più che necessaria: senza rendersene conto definiranno una serata piacevole se vi hanno svolto un ruolo preponderante, se hanno parlato, discusso, argomentato, sfidato e stupito. Piacevole, insomma, se in qualche modo ne hanno avuto un ritorno personale e hanno provocato delle emozioni.” (Telfener)
Un Io grandioso e l’interno vuoto
Accanto ad un Io grandioso, queste persone mostrano un’insicurezza emotiva legata a una vita relazionale vissuta in maniera difficile, sulla difensiva, come se fossero sempre in pericolo.
Toti-potenti
Questo, e quello successivo, sono, a mio avviso, i due aspetti più interessanti forse perché meno noti degli altri. Nel narcisismo, ma non solo, il piacere è quello di rimanere in una posizione dove tutto è possibile (toti-potenti, come le cellule staminali). Sappiamo bene che per crescere dobbiamo, di volta in volta, abbandonare alcuni progetti e focalizzarci su altri, questo vuol dire trovare nel tempo la propria strada e provare a definirsi sempre di più. Come controparte di questo percorso di individuazione c’è sempre il rischio di perdere tutte le altre potenzialità (almeno questo è quello che crede il “narciso”).
Calvino scriveva a proposito dell’incipit di un romanzo:
“Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto. Ma come potrebbe essere costruito, un libro simile? S’interromperebbe dopo il primo capoverso? Prolungherebbe indefinitamente i preliminari? Incastrerebbe un inizio di narrazione nell’altro, come le Mille e una notte?” (Calvino – “Se una notte d’inverno un viaggiatore”).
Per poi affermare:
“Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo […] il mondo dato in blocco, senza né un prima né un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita […]. Ogni volta l’inizio è quel momento di distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore è l’allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare“ (Italo Calvino – “Appendice” alle “Lezioni americane”).
Diciamo che il “narciso” si ritroverebbe molto bene nella prima citazione e poco, o per nulla, nella seconda!
Smossi dal senso del dovere e dalle sfide
Come ho scritto in precedenza quest’altro aspetto è meno noto degli altri, ma molto interessante. Quando noi facciano qualcosa dovremmo essere spinti, in modo naturale, da una passione, oppure da un legame forte verso qualcosa o qualcuno. Il narcisista, al contrario, non può riconoscere il legame e soprattutto, non può far vedere che è coinvolto in qualcosa a cui tiene veramente. Quindi, ha la necessità di trasformare il legame, la passione, in senso del dovere: “lo faccio perché è giusto farlo”, “è eticamente, socialmente, corretto fare così”, o, ancora, “lo faccio perché me lo ha chiesto un amico”. Tutti gli aspetti sono per definizione svalutati; il “narciso” non può far vedere agli altri che in una data situazione sta bene, è felice, per lui le cose sono sempre “a perdere”.
A questo punto la Telfener propone due tipi di “narcisi”.
“All’interno della vasta classe dei narcisi distinguiamo due sottotipi che si differenziano non tanto per caratteristiche, comportamenti e stili di vita, quanto per la tendenza verso la grandiosità oppure la depressione.”
I grandiosi integrati
È sempre la Telfener che scrive: “I grandiosi integrati si circondano di persone, hanno bisogno degli altri e li usano per amplificare il senso di sé. Sono capaci di adattarsi a ciò che li circonda, ma pretendono un’approvazione indiscussa.
I distruttivi delusi
Autodistruttivi, pessimisti, faticosi, convinti nel loro intimo di non essere amabili, restano comunque affascinanti, brillano nel lavoro e sono compagni eccezionali nelle fasi iniziali del rapporto, momento in cui sono spinti dal desiderio di mostrare all’altro (e quindi a sé) il proprio valore.
Entrambi i narcisisti possiedono altre tre caratteristiche molto particolari: l’indipendenza affettiva, l’umoralità e l’autoreferenzialità.
Per quanto riguarda l’indipendenza affettiva, possiamo dire che il “narciso” tende ad avere sempre una spalla, una persona che gli sia complice nelle diverse situazioni. Il punto è che questa apparente dipendenza dall’altro, nella realtà nasconde una indipendenza totale.
Non entra in relazione con l’altro, viene utilizzato solo per i suoi scopi, l’altro è sempre funzionale a sé piuttosto che un compagno con il quale condividere le avventure di vita. Il narcisista utilizza l’altro come in teatro o al cinema viene utilizzata la spalla, ovvero per sostenere le battute del protagonista.
Per quanto riguarda l’umoralità, afferma la Telfener:
“I narcisi alternano spesso periodi di benessere e di energia a momenti difficili, in cui prevale il bisogno di stare soli e rinchiudersi in se stessi: non credono che le cose possano cambiare e sprofondano in una visione apocalittica del mondo. Le persone più vicine a loro possono diventare il bersaglio preferito della loro insoddisfazione.”
Infine, l’autoreferenzialità, ovvero la tendenza a vedere il mondo sempre con il solo punto di vista personale, potrei dire che nel narcisista manca completamente l’empatia, ovvero quella capacità straordinaria di mettersi nei panni dell’altro, comprenderne i vissuti, le sensazioni il dolore.
Afferma la Telfener: “Questa tendenza ad avere una visione autocentrata della realtà li porta a rimanere fedeli a se stessi e a ripetere nel tempo i soliti comportamenti”.
Nel prossimo post continuerò il racconto del libro della Telfener (integrando sempre le mie riflessioni), il tema sarà: classificazione di donne che si legano ad uomini narcisisti.
Come sempre attendo i vostri commenti in fondo alla pagina.
2 capitolo
IL RAPPORTO CON UN NARCISISTA: STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA
BY : SERGIO STAGNITTA
18 FEBBRAIO 2015
LINK :
http://www.sergiostagnitta.it/strategie-con-un-narcisista/
E così siamo arrivati al tema tanto atteso, ovvero quali strategie utilizzare in un rapporto con una persona narcisista? Tutto questo partendo, come sempre, dal testo della Telfener: “Ho sposato un narciso”.
Fatta la debita premessa che, seguendo il testo della Telfener, sto trattando la relazione con un partner narcisista dal punto di vista femminile, aggiungo un aspetto che leggendo il testo mi ha lasciato un po’ perplesso. In tutte queste strategie sembra quasi che l’autrice cerchi di aiutare le donne a trovare un modo per stare con questo tipo di partner, quasi un’immagine sacrificata di donne che sono costrette a trovare dei modi per affrontare tanti disagi pur di mantenere la relazione. Alcune delle strategie mi sembrano interessanti e utili altre non mi convincono del tutto. E così, in questo caso, il mio post avrà uno stile un po’ più critico, aggiungerò alcuni esempi tratti dalla mia esperienza professionale.
La prima domanda che mi viene da fare inoltrandoci nella lettura delle strategie è: ma perché una donna deve stare con un narcisista? Se c’è una cosa che il narcisista non fa è quella di nascondere la sua tendenza, anzi, in questo possiamo dire che è molto onesto, si svela da subito. Si presenta sicuro delle proprie idee, sprezzante verso la banalità, non disponibile ai compromessi, quindi in sintesi affascinante. Il punto è che così come fa con gli altri prima o poi lo farà anche con voi.
La domanda quindi se vale la pena avere una relazione stabile con un narcisista dovremmo porcela fin da subito, forse prima ancora di decidere di frequentarlo. Questo vale soprattutto per i livelli elevati di narcisismo dove è molto probabile che si sviluppino le dimensioni problematiche di cui ho scritto nei post precedenti (trovate in fondo alla pagina i link agli altri post sempre dedicati al narcisismo). Comunque, se avete risposto sì, ovvero avete deciso di passare la vostra vita con un narcisista, allora utilizzare qualche strategie non vi farà male!
La Telfener propone 17 strategie per stare sufficientemente bene con un narcisista, in questo post ne proporrò 6 lasciando le altre 11 al post successivo (questo per evitare l’eccessiva lunghezza del testo).
1. Imparare a tenere uno spazio tutto per sé
Questa strategia riguarda il rapporto con un narcisista, ma più in generale, direi, che riguarda tutte le relazioni: ogni coppia dovrebbe ritagliarsi degli spazi personali dove l’altro potrebbe non entrarci mai o solo marginalmente.
Questo suggerimento vale soprattutto per il narcisista in quanto potrebbe entrare e invadere questi spazi togliendovi il piacere di una certa attività a cui tenete tanto.
Mi viene in mente un esempio tratto dalla mia attività clinica. Una ragazza di circa 22 anni aveva la passione per il teatro e frequentava, con molto piacere e gratificazione, un corso di recitazione. Il partner, su suggerimento di lei, aveva deciso di iscriversi allo stesso corso, dopo pochi mesi era diventato uno dei più bravi mettendo completamente in ombra la mia paziente, che nel giro di qualche altro mese aveva perso del tutto l’interesse e si era ritirata da una attività che prima le dava molte soddisfazioni. Ecco questo è un esempio di condivisione disfunzionale di spazi comuni.
2. Non affidare loro il proprio valore
Questo punto è molto importante, cioè evitare di mettervi nella posizione che sia lui a giudicare le vostre capacità e competenze, rischierete di sentirvi sempre inadeguate perché il narcisista proietta all’esterno tutte le sue frustrazioni e quindi difficilmente riuscirà a riconoscere i vostri meriti.
3. Non renderli dei mostri ai nostri occhi
Afferma la Telfener: “È molto facile che il partner piacevole e infido di cui stiamo parlando diventi per noi donne un “nemico”, di cui criticare i comportamenti assieme alle amiche (cercando magari la loro complicità). In questo caso non se ne ricaverebbe molto in termini di miglioramenti relazionali e, nello stesso tempo, svalutando il partner si svaluta anche un po’ se stesse, anche perché le amiche prima o poi vi diranno: “ma allora che ci state a fare con una persona così!”
4. Non prenderli troppo seriamente
Continua la Telfener: “cerchiamo di non prendere i narcisisti troppo sul serio oppure ci troveremo in un turbine di stati d’animo belli ed eccitanti e, subito dopo, delusi e tristi.”
Molto spesso la persona narcisista ha dei comportamenti o delle opinioni che sono dettati più dall’esigenza personale di mettersi in evidenza e svalutare gli altri che da una vera convinzione circa quelle idee. Facilmente vi ritroverete a prendere sul serio frasi che lui dice provocatoriamente e vi ritroverete, ancora più facilmente, a gestire discorsi completamente vuoti solo per il piacere narcisistico del partner di mantenere alto il livello dello scontro o, molto più semplicemente, perché così il partner narcisista non si annoia!
5. Non spingerli a fare sempre le cose insieme
Questa strategia richiama in parte la prima, ovvero quella di imparare ad avere uno spazio tutto per sé. In questo caso lo stimolo è quello di imparare ad avere la “giusta distanza” con un partner narcisista.
Suggerisce la Telfener: “a volte potrebbe essere importante, di fronte ad un no deciso, fare ugualmente la cosa stabilita, per poi farsi raggiungere o accompagnare da un uomo inizialmente riluttante e poi magari divertito e interessato.”
6. Non rassicurarli completamente
Spesso vi è la tendenza delle donne che hanno una relazione con un partner narcisista di dargli la certezza che ci saranno sempre nonostante il suo atteggiamento negativo nei loro confronti. In una relazione esiste una buona regola: provare, quanto più possibile, a essere se stessi.
La domanda però è: siamo sicuri che essere se stessi vuol dire non far vedere mai le proprie insicurezze, i propri disagi per timore che l’altro ci abbandoni? A cosa siamo disponi a rinunciare nel timore di essere lasciati?
Essere se stessi significa anche contattare quella parte di noi che sente un disagio nella relazione e lo può esplicitare chiaramente all’altro. Per una persona narcisista poi questo atteggiamento di sottomissione è praticamente deleterio proprio perché rinforza la sua tendenza a non vedere l’altro.
3 capitolo
LE DONNE DEI NARCISISTI
BY : SERGIO STAGNITTA
FEBBRAIO 23, 2014
http://www.sergiostagnitta.it/le-donne-dei-narcisisti/
In questo nuovo post, come annunciato, proseguo la trattazione sul tema del narcisismo sempre seguendo il testo di Umberta Telfener dal titolo: “Ho sposato un narciso”, ed. Castelvecchi (2006). Il tema in questo caso sarà dedicato alle donne dei narcisisti.
Faccio una breve premessa: il testo della Telfener è esclusivamente centrato sulla relazione delle donne con uomini narcisisti. Mi piacerebbe affermare che questo non è un tema per sole donne innamorate ma potrebbe benissimo essere l’inverso. Non solo, possiamo parlare anche di coppie omosessuali e dei loro legami.
In sintesi, questo modello, molto interessante, riguarda tutte le forme di relazione nelle quali una persona si lega ad un’altra con tendenze spiccatamente narcisistiche. Il punto di vista femminile è uno dei tanti possibili.
Detto questo proseguo con la trattazione proposta dalla Telfener.
La Telfener sviluppa una classificazione di donne che si legano ad uomini narcisisti, ecco la sua lista.
1. Lo spirito materno. Questo tipo di donne accudiscono un partner emotivamente insicuro, a volte vacillante, come se fosse un loro figlio.
Afferma la Telfener:
“Il figlio che suscita tanta tenerezza e un po’ di ansia, con cui è difficile arrabbiarsi, e che ha ancora tanto bisogno della sua mamma e della sua protezione.”
2. La sperimentazione del potere di riaccendere la fiamma vitale di questi uomini. Questo tipo di donne si lega ad un uomo narcisista pensando di essere l’unica a poterlo salvare dalla “perdizione” nella quale vive.
Il modello è quello classico: “Io ti salverò!”
L’aspetto interessante di questo tipo di relazione è che produce, inconsciamente, una gara tra donne.
“La sfida è quella di riuscire in un’impresa molto difficile: avere successo dove le altre hanno fallito. […] A volte, dietro il tentativo di salvare l’uomo si nasconde, in realtà, il bisogno di salvare se stesse.” È un modo per curare le proprie ferite.
3. La ricerca/recupero del padre idealizzato.
Anche in questo caso do la parola alla Telfener la quale afferma:
“La maggioranza di queste donne ha avuto infatti un’esperienza importante (nel bene e nel male) con un padre molto amato e idealizzato, ma distante, che non è riuscito a instaurare un vero rapporto con loro, che prometteva complicità ma non era, di fatto, capace di offrirla.”
Io aggiungerei anche un padre molto severo, un po’ meno amato ma molto idealizzato, comunque irraggiungibile, con il quale si è instaurato un rapporto di forte ambivalenza la quale viene interamente riproposta nelle future relazioni.
4. La spinta a mettere in atto il copione specifico della nostra vita.
Questo aspetto è molto importante. Come spesso la psicologia ha affermato, noi tutti mettiamo sempre in gioco un copione relazionale, sempre lo stesso, nel tentativo di arrivare finalmente al giorno in cui possiamo creare una vera e propria significativa variazione. È quello che Freud ha definito attraverso il meccanismo della coazione a ripetere.
5. Agire la propria ambivalenza.
Altro punto molto interessante. Potrei dire che noi cerchiamo legami che in qualche modo ci garantiscano la stabilità del nostro livello evolutivo in termini di relazioni. In altre parole se non siamo pronti ad un legame stabile rischiamo di scegliere un partner che ci confermi questa nostra tendenza. E il “narciso” in questo è il compagno ideale!
6. Il partner esprime qualcosa di profondo e nascosto di noi.
Di quest’ultimo aspetto possiamo dire che un compagno così complesso può permettere ad una persona di vivere attraverso di lui sentimenti che da sola potrebbe non riuscire ad esplorare: idee trasgressive, fantasie di onnipotenza, ecc.
4 capitolo
LE TRAPPOLE NELLA RELAZIONE CON UN NARCISISTA
BY : SERGIO STAGNITTA
FEBBRAIO 9, 2015
http://www.sergiostagnitta.it/trappole-nella-relazione-con-un-narcisista/
Proseguo il tema della relazione delle donne dei narcisisti utilizzando sempre come riferimento il testo della Telfener : “Ho sposato un narciso”
In questo post descriverò le trappole con le quali alcune donne vengono catturate nella relazione narcisistica.
Intanto, come sempre, una precisazione: sto trattando il tema del punto di vista femminile, così come viene descritto nel testo della Telfener, ma potremmo benissimo declinarlo al maschile e, comunque, in genere, come la psicologia insegna, non esiste un comportamento che non sia relazionale e che quindi non coinvolga SEMPRE entrambi i partner.
Detto questo, si parte con l’elenco delle trappole nelle quali può incorrere una donna nella relazione con un narcisista.
1. Coprire tutti i ruoli
“All’inizio della relazione essere la femmina, l’amante e poi, piano piano ricoprire tutti i ruoli: consulente del lavoro, segretaria, infermiera, ecc.” Non solo questa strategia è una trappola nella quale si fa fatica ad uscire, ma, in genere, non paga perché in questo caso la donna non tirerà mai fuori il meglio di sé, anzi, spesso proprio perché sono ruoli che con le appartengono, il peggio!
2. Fare la mamma
“E’ altrettanto rischioso – sostiene la Telfener – fare appello al proprio istinto materno e considerare il partner un figlio bisognoso, da accudire, che si ama con tutto il cuore, accettandolo con tutti i suoi limiti.”
3. Chiedere conferme
“Alcune donne vorrebbero venire riconosciute e amate esplicitamente per tutto quello che hanno dato”. Questa è una trappola molto ricorrente perché fa appello all’idea che la sofferenza paga. Niente di più sbagliato, anzi i narcisisti, per definizione non sono proprio in grado di riconoscere e apprezzare le qualità o la dedizione dell’altro.
Nel gioco d’azzardo questo comportamento si chiamerebbe: rincorrere la vincita.
4. Perdersi
“Alcune donne, nella relazione con il narciso, hanno annullato la propria vita: si sono adattate completamente alla vita di coppia, instaurando il più tradizionale dei rapporti, quello che farebbe rivoltare nella tomba la loro nonna!”
5. Sentirsi in torto, sentirsi una vittima, sminuirsi
Ecco un’altra tipica trappola del rapporto con un narcisista, tenendo conto che non si riesce mai a modificare l’altro se pensa che è lei sbagliata.
Come sostiene la Telfener: “le donne rischiano di entrare in un circuito di colpa e di bisogno di riparazione. Stanno male e si colpevolizzano per non essere capaci di stare in coppia” e non si rendono conto che magari è proprio questo specifico rapporto a non andare, mentre sarebbe diverso con un altro partner.
6. Arrabbiarsi, metterli in discussione, criticarli
Altro sentimento legittimo, tipico, ma assolutamente inefficace è quello di provare, viceversa, solo molta ostilità e rabbia, una rabbia piena di impotenza però, di quelle che non lasciano margine ad uno scambio anche dialettico con l’altro. Alcune donne: “sentono il partner come un nemico ed entrano in guerra, ritenendo di doversi difendere.”
7. Punirli
Alcune donne, dopo aver provato una grande frustrazione verso comportamento del partner narcisista, decidono di punirlo, vorrebbero educarlo come si fa con un figlio, ma l’impresa risulta difficile se non impossibile!
8. Volerli differenti, pensare di poterli cambiare
Afferma la Telfener: “la mia amica Stella, grande conoscitrice di narcisi, mi spiegava un giorno che volerli cambiare è come entrare da un ferramenta e chiedere del latte: il ferramenta non vende il latte, e anche se noi lo chiediamo con tono supplicante o arrabbiato, con foga o con determinazione, comunque non torneremo a casa con un cartone di latte!”
9. Sfidare il loro modo di essere
Questa è un’altra bella e potente trappola, anche più insidiosa se volete, ovvero quella di sfidarlo nel suo stesso campo: “dove le altre hanno fallito, io riuscirò a cambiarlo e tenerlo a me”. Si genera quindi una sfida non solo con il partner ma con le altre, spesso immaginarie, donne. E’ un modo per dimostrare di essere forti nonostante i disagi provati.
Nel gioco d’azzardo questo comportamento sarebbe definito: illusione della vittoria.
10. Dar loro il potere della nostra felicità (ma non solo…)
“Alcune donne – prosegue la Telfener – delegano all’altro la loro felicità: sono cioè dipendenti da lui o contro-dipendenti. In questo modo si dimostrano più attente all’altro che a se stesse e ai propri bisogni.”
11. Confrontarli con gli altri
Infine, ma non meno insidioso la trappola di pensare che senza di lui alcune donne sarebbero perdute. Nessun uomo può appagarvi come lo fa lui.
Penso che in ognuno di noi, donne e uomini, ci sia un po’ di Narciso e un po’ del suo contrario.