ANSA.IT — 30 APRILE 2021 – 11.07
Inchiesta procura Perugia su presunta associazione segreta.
Al vaglio ipotesi ‘loggia’ con pezzi del Paese
Sarebbe associazione segreta il reato ipotizzato dalla procura di Perugia nel fascicolo aperto in seguito alle dichiarazioni dell’avvocato siciliano Piero Amara. E’ quanto apprende l’ANSA.
Sull’inchiesta in corso viene comunque mantenuto l’assoluto riserbo e non vengono comunque fornite alcun tipo di conferme ufficiali. Al momento non risulterebbero comunque indagati. Al centro del troncone d’indagine avviato dopo che alcune dichiarazioni dell’avvocato Amara sono state trasmesse da Milano a Perugia ci sarebbe l’ipotesi di una sorta di loggia che potrebbe coinvolgere vari ‘pezzi’ del Paese.
Inchiesta condotta dal procuratore capo del capoluogo umbro Raffaele Cantone e da alcuni sostituti sulla quale viene mantenuto un riserbo. Gli accertamenti sono comunque in una fase iniziale con le ipotesi tutte da verificare. Tra queste la possibilità che alcuni ‘pezzi’ delle istituzioni possano avere avuto l’obiettivo di condizionare le nomine in magistratura ma anche altri settori della vita del Paese.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 APRILE 2021
I dossier con le accuse di Amara a Conte e Vietti spediti ai giornali e pure al Csm. Di Matteo: “Ricevuto plico anonimo con calunnie a un consigliere”
Una mano sconosciuta sta inondando le redazioni dei quotidiani e le sedi di alti organi istituzionali dossier anonimi composti dai verbali di Piero Amara, l’ex avvocato esterno dell’Eni. Si tratta di verbali d’interrogatorio coperti da segreto, senza firma e timbri: vuol dire che provengono direttamente dai pc degli organi investigativi. Chi li ha tirati fuori? E perché? Saranno le indagini a stabilirlo, mentre oggi il consigliere di Palazzo dei Marescialli è intervenuto durante il plenum per informare i colleghi di aver ricevuto nei mesi scorsi un plico anonimo, contenente “la copia informatica e priva di sottoscrizione dell’interrogatorio di un indagato risalente al dicembre 2019 dinanzi a un’autorità giudiziaria”. Proprio oggi il quotidiano Domani ha pubblicato un articolo per riportare le accuse di Amara all’ex premier
- I dossier anonimi coi verbali di Amara spediti a giornali e Csm, la procura di Roma indaga per rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio
- Conte replica a Domani: “La mia era normale e lecita attività professionale. Da De Benedetti livore, non l’ho mai incontrato da premier nonostante i solleciti”
- I verbali di Amara, dossieraggio dentro il Csm: indagata funzionaria
- Nei verbali di Amara pure il racconto di una loggia, la procura di Perugia indaga per associazione segreta. Ermini: “I pm scoprano chi vuole delegittimare la magistratura”
- Dossier al Csm: Davigo avvertì il Quirinale, come i pm della P2
Chi sta inviando alle redazioni dei giornali e alle sedi di alti organi istituzionali dossier anonimi composti dai verbali di Piero Amara?
Si tratta di verbali d’interrogatorio coperti da segreto, senza firma e timbri: vuol dire che provengono direttamente dai pc degli organi investigativi. Chi li ha tirati fuori? E perché? Saranno le indagini a rispondere a queste domande.
I dossier girano da parecchio tempo, ma il primo a parlarne pubblicamente è stato il magistrato Nino Di Matteo, intervenendo durante il plenum del Csm.
Nella stessa giornata il quotidiano Domani pubblica alcuni di quei verbali di Amara, in cui l’ex avvocato esterno dell’Eni sostiene di aver raccomandato il nome di Giuseppe Conte come consulente del gruppo Acqua Marcia nel 2012. Una raccomandazione che gli sarebbe stata fatta da Michele Vietti, ex deputato dell’Udc e già vicepresidente del Csm.
Sia Conte che Vietti hanno smentito nettamente sia di conoscere Amara sia di aver avuto qualsiasi rapporto tra loro. L’ex premier ha inoltre definito alcuni passaggi dell’articolo come “diffamatori”. Ma andiamo con ordine.
L’intervento di Di Matteo – Il plenum del Csm è appena cominciato quando il consigliere indipendente Di Matteo si alza e informa i colleghi di quello che definisce un “fatto personale: nei mesi scorsi ha ricevuto un “plico anonimo, tramite spedizione postale, contenente la copia informatica e priva di sottoscrizione dell’interrogatorio di un indagato risalente al dicembre 2019 dinanzi a un’autorità giudiziaria”.
Nella lettera che accompagnava il faldone, ha spiegato l’ex pm di Palermo, “quel verbale veniva ripetutamente indicato come segreto“. Con quale contenuto?
“Nel contesto dell’interrogatorio l’indagato menzionava in forma evidentemente diffamatoria, se non calunniosa, circostanze relative a un consigliere di questo organo“.
Di Matteo ha quindi spiegato di aver subito contattato la procura competente, cioè quella di Perugia, per riferire i fatti. Il suo timore, infatti, è che “tali dichiarazioni e il dossieraggio anonimo” possano “collegarsi a un tentativo di condizionamento” dell’attività di Palazzo dei Marescialli. L’auspicio ora è che le “indagini in corso possano tempestivamente far luce sugli autori e le reali motivazioni della diffusione di atti giudiziari in forma anonima“.
I dossier con le parole di Amara –
I verbali inviati al Csm sono quelli resi alla procura di Milano da Amara, l’ex avvocato esterno di Eni al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulle presunte attività di depistaggio per condizionare le indagini sul caso Eni-Nigeria.
È stato arrestato l’ultima volta nel febbraio del 2020 perché doveva scontare un cumulo pena di 3 anni e 8 mesi per le condanne inflittegli nei procedimenti relativi alle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al Sistema Siracusa, indagine che aveva svelato una sorta di accordo tra pm e avvocati per pilotare indagini e fascicoli.
Amara è considerato il “regista” di una serie di episodi di corruzione per aggiustare sentenze anche davanti ai giudici amministrativi.
Da qualche tempo sta riempiendo verbali su verbali davanti a numerose procure: Milano, Roma e Perugia.
Molte delle accuse che ha messo a verbale sono state già considerate non credibili da alcuni uffici giudiziari. Il problema è che copia di quei verbali sono stati inviati in forma anonima non solo al Consiglio superiore della magistratura ma anche alle redazioni di molti quotidiani.
Le accuse a Conte –
Tra le accuse messe a verbale da Amara anche quella “calunniosa” ai danni di Sebastiano Ardita.
Secondo l’avvocato lo stimato magistrato, consigliere di Palazzo del Marescialli e tra i leader della corrente Autonomia e Indipendenza, sia iscritto a una loggia massonica. Accuse che lo stesso Ardita, ex procuratore aggiunto a Catania e Messina, ha completamente smontato date alla mano davanti ai pm di Perugia. Ardita ha dimostrato per tabulas che le accuse di Amara sono fasulle.
Nei verbali di Amara, però, c’è anche altro. Ci sono le accuse, raccontate dal quotidiano Domani, all’ex premier Conte. L’avvocato siciliano sostiene di aver “raccomandato” il futuro presidente del consiglio – all’epoca un avvocato civilista noto per la sua collaborazione con lo studio Alpa – per fargli ottenere una consulenza dalla società Acqua Marcia.
All’epoca controllato da Francesco Bellavista Caltagirone, il gruppo si stava avviando verso un concordato preventivo a causa di debiti con le banche.
Una raccomandazione che secondo Amara gli sarebbe stata fatta da Vietti, ex deputato dell’Udc e già vicepresidente del Csm.
Sia Conte che Vietti hanno smentito nettamente sia di conoscere Amara sia di aver avuto qualsiasi rapporto tra loro.
Il quotidiano diretto da Stefano Feltri ricorda anche che dopo l’incarico con Acqua Marcia, Conte fu consulente dell’imprenditore Leonardo Marseglia che riuscì ad acquisire l’hotel Molino Stucky di Venezia proprio dal gruppo Bellavista Caltagirone. Dopo quell’operazione Marseglia nominò Conte nel cda della società che ha la proprietà dell’hotel.
Il post di Conte – “Lei adombra una mia condotta professionale impropria“, è la replica dell’ex premier contenuta nell’articolo del quotidiano.
Oggi Conte è tornato sul tema con un post su facebook in cui scrive definisce il titolo di Domani “e vari passaggi interni dell’articolo” come “palesemente diffamatori“.
“Un avvocato civilista, che è la professione che ho svolto prima di diventare Presidente del Consiglio, non fa affari, tantomeno segreti. Un avvocato civilista svolge attività professionale: difende i clienti nei processi e fornisce consulenze e pareri legali, rispettando – è un preciso e rigoroso dovere imposto dal codice deontologico forense – la riservatezza dei propri assistiti. Gli “affari” – ostentati o segreti non spetta me dirlo – li concludono gli imprenditori, come ad esempio il Suo datore di lavoro, ing. De Benedetti.
Quanto a quest’ultimo, da Presidente del Consiglio non mi sono mai concesso il piacere di incontrarlo privatamente, pur sollecitato varie volte a farlo”. ha scritto Conte nella sua replica a Domani.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 1 MAGGIO 2021
I verbali di Amara e la presunta loggia Ungheria, a Perugia un fascicolo con indagati ma numero è segreto
Al momento quello che si sa è che l’indagine c’è ed è a modello 21 ovvero con l’iscrizione del reato e di uno o più indagati. Il numero degli iscritti non è noto e su questo dagli uffici giudiziari, guidati da Raffaele Cantone, nulla trapela
di F. Q. | 1 MAGGIO 2021
- La “postina” e il caso Palamara
- Verbali di Amara, l’Anm: “Vicenda inquietante e interrogativi che pretendono risposte rapide ed esaurienti”
- Caso verbali Amara, intervista ad Ardita: “Regole infrante, quelle copie non firmate non dovevano essere ricevute”
- Nei verbali di Amara pure il racconto di una loggia, la procura di Perugia indaga per associazione segreta. Ermini: “I pm scoprano chi vuole delegittimare la magistratura”
La procura di Perugia ha aperto un fascicolo per far luce su una vicenda la cui complessità e vicenda sta facendo fibrillare la magistratura italiana.
Al momento quello che si sa è che l’indagine c’è ed è a modello 21 ovvero con l’iscrizione del reato e di uno o più indagati.
Il numero degli iscritti non è noto e su questo dagli uffici giudiziari, guidati da Raffaele Cantone, nulla trapela.
Cuore della vicenda i verbali di interrogatorio resi, tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020, da Piero Amara, ex avvocato esterno dell’Eni, al centro di una complicata rete composta da depistaggi, ricatti e tangenti, e condannato per corruzione in atti giudiziari.
I magistrati perugini sono coinvolti perché fanno parte del distretto giudiziario competente per le toghe che possono essere autori di reati o esserne vittima.
Ma non c’è solo Perugia a indagare, in campo ci sono anche i pm di Roma che cercano di fare luce su chi, da mesi, invia i dossier anonimi con le dichiarazioni dell’ex legale alle redazioni dei giornali: tra l’ottobre del 2020 e i primi mesi del 2021 sono stati recapitati al Fatto Quotidiano, al Domani, a Repubblica.
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Tutto nasce dai racconti fatti davanti ai pm di Milano Laura Pedio e Paolo Storari da Amara. Dichiarazioni clamorose: alcune sono evidentemente delle calunnie, altre sono prive di riscontro, altre ancora sono verosimili.
L’avvocato siciliano ha già patteggiato una pena a 2 anni e 8 mesi ed è l’uomo che, sempre per la procura del capoluogo lombardo, ha orchestrato quella torbida vicenda del depistaggio sulle indagini Eni.
Mentre la procura di Milano indagava sulla maxi tangente che sarebbe stata pagata dall’azienda del cane a sei zampe in Nigeria – gli imputati sono stati poi assolti in primo grado – Amara fabbricava – almeno secondo gli inquirenti – una indagine parallela e posticcia su un presunto complotto creato contro il numero uno di Eni, Claudio Descalzi.
Ecco perché le sue dichiarazioni vanno prese con le molle: il testimone è allo stato considerato credibile solo su una piccola parte della sua dichiarazioni. Per esempio la procura di Perugia ritiene attendibile Amara nelle dichiarazioni su Palamara e, infatti, intende portare l’ex segretario dell’Anm a processo con l’accusa di corruzione.
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Sempre le dichiarazioni di Amara hanno portato, nel settembre scorso, alla condanna a 11 anni di carcere per l’ex giudice del Consiglio di Stato Nicola Russo, accusato di corruzione in atti giudiziari per aver pilotato almeno tre sentenze.
Ma molti altri pezzi dei verbali dell’avvocato siciliano sono completamente privi di riscontro se non difficilmente credibili.
A cominciare dal suo racconto sull’esistenza di un’associazione segreta – la loggia Ungheria – della quale farebbero parte magistrati, politici e alti esponenti delle istituzioni. Tra gli obiettivi della Ungheria anche quella di condizionare le nomine in magistratura.
Qualcosa che ricorda molto da lontano gli accordi svelati dal trojan inserito nel cellulare di Luca Palamara con l’ormai notissimo convivio all’hotel Champagne.
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Nei racconti di Amara anche dichiarazioni calunniose come quelle su Sebastiano Ardita, stimato consigliere del Csm. Per l’ex legale la toga farebbe parte della loggia Ungheria.
Ardita è già stato a Perugia per smentire per tabulas – cioè con elementi concreti alla mano – le calunnie dell’avvocato. Insomma le dichiarazioni di Amara sono tutte da verificare.
Ed è quello che – secondo l’Ansa – avrebbe voluto fare Paolo Storari, uno dei due pm che ha interrogato a Milano l’avvocato siciliano.
Per circa sei mesi, tra fine 2019 e maggio 2020, il magistrato ha chiesto ai vertici dell’ufficio della Procura, anche per iscritto, di effettuare delle iscrizioni nel registro degli indagati per andare a verificare le dichiarazioni di Amara. Non avendo risposte sulle iscrizioni, il pm milanese, come forma di autotutela, nella primavera del 2020 ha deciso di consegnare i verbali all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.
Un atto che può apparire irrituale ma che dal punto di vista di Storari equivale semplicemente a essersi rivolto all’unico consigliere di Palazzo dei Marescialli che conosceva e di cui si fidava.
“Non c’è stato nulla di irrituale. Cosa deve fare un pm se non gli fanno fare ciò che deve, cioè iscrivere la notizia di reato e fare indagini per sapere se è fondata?” dice Davigo spiegando che non c’è stata nessuna violazione del segreto con la consegna dei verbali, perché “il segreto non è opponibile ai consiglieri del Csm”.
L’ex magistrato di Mani Pulite spiega di aver “informato chi di dovere” dei verbali di Storari.
Come ha svelato il Fatto Quotidiano, “chi di dovere” è il Colle: Davigo ha subito informato del contenuto di quei verbali il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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Alcuni mesi dopo che Storari si confida con Davigo, e che quest’ultimo sale al Quirinale per informare Mattarella, i verbali di Amara cominciano a girare. Ma sotto forma di dossier anonimi spediti alle redazioni dei giornali tra l’ottobre del 2020 e il febbraio scorso.
A spedirli, almeno secondo la procura di Roma, è Marcella Contrafatto, impiegata del Csm nella segreteria dell’allora consigliere Davigo, ora indagata per calunnia, che nei giorni scorsi è stata perquisita a casa e in ufficio. Nel suo computer i pm hanno trovato copie degli atti spediti.
Palazzo dei Marescialli ha sospeso l’impiegata, che dopo il pensionamento di Davigo lavorava nella segreteria del consigliere laico Fulvio Gigliotti.
Interrogata dai pm, Contraffatto si è avvalsa della facoltà di non rispondere e la sua difesa ha fatto ricorso al Riesame. Con quale obiettivo, dunque, le parole di Amara sono state recapitate ai giornali? A parte il racconto della superloggia segreta, nei suoi interrogatori Amara ne ha per tutti.
Fa i nomi di alcuni magistrati che si sarebbero rivolti a lui per ottenere promozioni e tira in ballo anche l’ex premier Giuseppe Conte al quale, a suo dire, avrebbe fatto ottenere tra il 2012 e il 2013 consulenze dal gruppo Acqua Marcia Spa per circa 400 mila euro. Il verbale con le accuse all’ex presidente del consiglio è stato spedito anche al quotidiano Domani, che l’ha pubblicato nei giorni scorsi.
Quando la realtà (?) supera la fantasia.
queste sono le inchieste che conduce Giletti , conosco tutte le cose che hai scritto perchè le ho sentite in diverse trasmissioni in Non è l arena