CESVI, QUARTO INDICE REGIONALE SUL MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA + Flavia Carlorecchio, Diritti dei minori–REPUBBLICA DEL 5 MAGGIO 2021

 

 

 

 

CESVI –

https://www.cesvi.org/notizie/indice-regionale-sul-maltrattamento-allinfanzia-il-tempo-della-cura-fotografia-del-nostro-paese-dopo-un-anno-di-pandemia/?fbclid=IwAR03rBlxnMgiyT9LlSFC1-mej2DTcGIcQQDy13EsP62o4AcQGRh2F1lDIIY

 

 

Quarto Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia: la fotografia del nostro Paese dopo un anno di pandemia

PUBBLICATO IN NOTIZIE  IL 4  MAGGIO 2021 DI SARA RUGGERI

 

 

Fondazione Cesvi presenta il 4° Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia con un focus specifico sul covid-19 e la salute mentale.

 

Scarica la nuova edizione dell’Indice:
https://www.cesvi.org/wp-content/uploads/2021/05/2021-05-03-Indice-maltrattamento_WEB.pdf

 

È allarme nel Mezzogiorno, mentre per la prima volta il Trentino – Alto Adige scala la classifica delle regioni più virtuose nel fronteggiare il maltrattamento infantile.

A causa della pandemia con l’insorgere di nuovi fattori di stress sono in preoccupante crescita i fattori di rischio maltrattamento all’interno dei nuclei familiari.

Fondazione Cesvi lancia l’allarme: «Il nostro Paese è arrivato impreparato. È necessario rafforzare gli interventi progettuali su questa tematica e ricostruire subito un sistema di servizi territoriali capace di far fronte all’aumentato bisogno di cure».

 

Bergamo, 4 maggio 2021 – Dopo un anno di pandemia è innegabile che il «trauma collettivo da Covid-19» abbia creato un reale impatto sulla salute mentale collettiva. A pagarne il prezzo più alto sono stati i più fragili, a cominciare da bambini/e e adolescenti che, a causa di un maggiore componente stressogena all’’interno del proprio nucleo familiare, sono esposti a maggiore rischio di maltrattamento.

È questo il quadro allarmante che emerge dalla IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi: in una situazione di sofferenza generalizzata, la futura generazione è messa gravemente a rischio ed è necessario adottare, quanto prima, un intervento multidimensionale di medio e lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento, oltre a quelle di cura della salute mentale per evitare che il trauma da Covid-19 accresca il fenomeno. La lettura di dati numerici del fenomeno del maltrattamento[i] non può non tener conto di questi elementi: solo tenendo in considerazione anche questi fattori è possibile restituire una fotografia chiara del rischio al quale sono esposti migliaia di bambini e adolescenti nel nostro Paese dopo un anno di pandemia.

Presentato oggi in occasione di un incontro online moderato da Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la partecipazione della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, l’Indice – redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile – analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.

Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

 

L’edizione 2021 dell’Indice dedica un importante e approfondito focus all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla salute mentale grazie al contributo di testimoni privilegiati esperti ed esperte dei servizi territoriali[ii]. Il prolungarsi della pandemia ha reso cronica e strutturale l’emergenza della prima ondata, logorando lentamente la capacità di resilienza e resistenza psicologica e sociale.

Dalla ricerca, infatti, emerge l’opinione condivisa sull’esistenza di uno specifico «trauma collettivo da Covid-19» che ha agito da detonatore di disagio grave, in special modo tra le persone e le famiglie già fragili o con traumi pregressi.

Nelle famiglie più fragili è infatti aumentata in modo preoccupante la conflittualità, la violenza contro le donne e la violenza assistita e subita dai minori.

Se si considera che la casa rappresenta il luogo più pericoloso (tra il 60/70% dei bambini/e tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto episodi di violenza emotiva da parte dei propri caregiver) è facile intuire come i periodi di lockdown abbiano costituito una aggravante della problematicità.

Nell’ultimo anno abbiamo assistito anche a un forte stress negativo sullo stato di salute mentale di genitori e bambini/e legato a fattori quali la paura di ammalarsi, i minori contatti sociali, le preoccupazioni economiche e l’insegnamento online, contribuendo all’aumento del burnout genitoriale[iii], situazione in cui è stato dimostrato essere più probabile che i bambini e le bambine vengano maltrattati anche in presenza di fattori protettivi quali, ad esempio, il livello di reddito o di istruzione, dal momento che si tratta di un fenomeno che colpisce potenzialmente tutti i tipi di famiglie.

 

Il 43% degli italiani[iv] e delle italiane, inoltre, ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno. Il Covid-19 rappresenta, dunque, un potente fattore di rischio per il maltrattamento all’infanzia: un quadro tanto più preoccupante se si considera che il fenomeno emergerà in tutta la sua portata solo quando la pandemia sarà conclusa.

“Sono molto grata alla Fondazione Cesvi per il suo Rapporto, che anche quest’anno fa emergere e restituisce alla coscienza pubblica lo stato, per lo più taciuto e nascosto, del maltrattamento dell’infanzia” – ha rimarcato Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. “La lettura che ne risulta porta ad emersione il costo pagato al protrarsi della crisi pandemica in termini di salute mentale collettiva, ma ha anche il merito di far luce sulla quantità di situazioni ancora sconosciute a causa dell’indisponibilità di dati che le descrivano adeguatamente. In questi mesi, bambini e adolescenti hanno vissuto su di sé ferite profondissime, che dobbiamo poter vedere e conoscere con chiarezza per averne cura. Questo ci porta a rimarcare la fondamentale importanza di rendere misurabili i fenomeni come primo, fondamentale passo per costruire strategie di medio e lungo periodo che siano efficaci nel prevenire e contrastare maltrattamenti e violenze. Sul fronte della raccolta dei dati è urgente cooperare a tutti livelli istituzionali: è proprio nella capacità di cooperare che ci sfida questo tempo, che è tanto più duro da affrontare per chi è più fragile, solo, indifeso.”

Ad aggravare il quadro complessivo della situazione di bambini e adolescenti in Italia, il dato riportato dall’Indice che riguarda l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale: in generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia:

dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti[v].

 

Già da oggi è quindi evidente l’urgenza di un intervento sul sistema dei servizi alla famiglia e ai minori: «Le istituzioni devono agire subito. Dopo anni di mancati investimenti, il nostro Paese si è presentato chiaramente impreparato alla prova della pandemia. È dunque indispensabile un rafforzamento dei servizi territoriali per renderli all’altezza della sfida che ci attende. Il rischio di maltrattamento per i nostri bambini e le nostre bambine crescerà in modo esponenziale e con esso il bisogno di cure mentali. È arrivato il tempo della cura e non possiamo più permetterci di essere indifferenti a questo tema», commenta Gloria Zavatta, Presidente di Fondazione Cesvi. 

«Per fornire una risposta concreta a questa vera emergenza sociale Fondazione Cesvi si è attivata per rinforzare i propri interventi – prosegue Zavatta – Va anche ricordato che il fenomeno è ampiamente sottostimato: per ogni caso denunciato ce ne sono nove sommersi»[vi].

 

IL QUADRO NAZIONALE. L’edizione di quest’anno dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia evidenzia, infatti, importanti criticità. Dallo studio emerge l’immagine di un’Italia a due velocità:

al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità:

le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°).

La regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige che quest’anno per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio.

L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio, a causa di un peggioramento dei fattori di rischio.

Seguono Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) Umbria (5°).

 

Quest’anno, nessuna regione nel cluster delle regioni “reattive”, ovvero che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale:

la Sardegna è arretrata sulla media nazionale per i servizi, mentre l’Umbria ha registrato un miglioramento nei fattori di rischio che l’ha collocata al di sopra della media nazionale.

Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – oltre all’Umbria, troviamo sei delle sette regioni della precedente edizione dell’Indice (Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana) insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte.

Tra le regioni “stabili” si trova solo la Lombardia.

 

«Questa quarta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – aggiunge Gloria Zavatta – offre una lettura del fenomeno sia strutturale, relativa alla situazione pre-pandemica, sia emergenziale rispetto al considerevole impatto che la pandemia sta producendo e produrrà in futuro. Per tale motivo, se alcune considerazioni di carattere sistemico, come la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamentoall’infanzia nel nostro Paese e ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale), mantengono comunque la loro validità, altre di natura emergenziale rispetto al trauma da Covid-19 inducono a proporre iniziative specifiche di protezione della salute mentale delle persone e, quindi, anche del benessere e della sicurezza dei bambini/e».

È in questa direzione che Fondazione Cesvi ha incrementato i suoi interventi progettuali anche in Italia per fornire una risposta concreta all’infanzia maltrattata e a rischio maltrattamento con progettualità che mutuano l’esperienza maturata in 35 anni di interventi all’estero attraverso la metodologia sviluppata nelle CASE DEL SORRISO, luogo di cura per bambini/e e adolescenti vittime di maltrattamento.

 

Il maltrattamento all’infanzia rimane un problema particolarmente grave e pervasivo nella nostra società che produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati dal breve al lungo termine, sul loro equilibrio psico-fisico e, più in generale, su tutta la società. Sono molteplici e complessi i danni provocati da maltrattamento e trascuratezza:

  • a livello fisico, come ferite e fratture;
  • a livello psicologico come ansia, depressione, sbalzi di umore;
  • a livello cerebrale con possibili ricadute a livello cognitivo, linguistico e mentale.

Per sostenere i progetti legati all’infanzia a rischio, la Fondazione Cesvi ha lanciato la campagna sms solidale “Quando sarò grande”, attiva dal 2 al 22 maggio. Per aiutare i bambini a vivere un’infanzia serena e a diventare gli adulti che sognano di essere, basta inviare un sms o chiamare da rete fissa al numero solidale 45580.

 

NOTE

 

[i]               Terre des Hommes, CISMAI, Università Bocconi (2013)
[ii]              Le interviste sono state condotte con: Pietro Ferrara (Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, ), Petra Filistrucchi (Centro Antiviolenza Artemisia, Firenze), Grazia Foschino Barbaro (Policlinico – Bari); Giancarla Pellecchia (ASL Frosinone), Luigi Raciti (ASP – Catania); Gloriana Rangone (Centro di Terapia dell’Adolescenza – Lombardia); Mariacarla Sbolci (Centro Psitoterapico Integrato Schema Therapy, Genova), Luca Milani (Università Cattolica di Milano), Gloria Soavi (Cismai), Simonetta Spada (Centro per il bambino e la famiglia di Bergamo).
[iii]              Si tratta di una condizione dovuta allo squilibrio tra i numerosi compiti collegati all’essere genitori, soprattutto durante una pandemia, e le risorse a disposizione dei genitori per poter assolvere ai propri obblighi genitoriali.
[iv]            Ricerca AXA (2020) condotta in sette Paesi europei.
[v]              In Italia c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio tra gli adolescenti, specie durante la seconda ondata della pandemia. Secondo i dati registrati dall’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù, dall’ottobre del 2020 a oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti.
[vi]            Dati OMS.

 

REPUBBLICA DEL 5 MAGGIO 2021

https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2021/05/05/news/diritti_dei_minori_presentato_il_quarto_indice_di_maltrattamento_dei_minori_gli_effetti_della_pandemia_un_trauma_colle-299480954/

 

 

Diritti dei minori, c’è il quarto “Indice sui maltrattamenti ai minori”: da ottobre ad oggi aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio

 

di Flavia Carlorecchio

La nuova edizione è stata presentata in apertura ai Children’s days, la rassegna di incontri virtuali dal 4 all’8 maggio a cura di Fondazione Cesvi. Gli effetti della pandemia, un “trauma collettivo”

05 MAGGIO 2021

ROMA – In Italia si stima che 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali, di questi quasi 100.000 sono vittime di maltrattamento. Un’analisi sulle ferite visibili e invisibili inferte a bambini e ragazzi si trova nel Quarto Indice sul maltrattamento dei minori in Italia curato da Fondazione Cesvi. La ricerca rappresenta una fotografia dell’Italia durante l’ultimo anno segnato dalla pandemia, un’Italia percorsa da divisioni legate al territorio e al reddito. Ma l’immagine è anche quella di un’Italia accomunata da un trauma collettivo, quello della pandemia, che ha avuto gravi ripercussioni sui maltrattamenti ai minori. Il maltrattamento all’infanzia è un fenomeno dalle conseguenze drammatiche per il fisico e per la psiche dei minori che ne sono vittime. Ferite e fratture sul corpo e nella mente: ansia, depressione, disturbi a livello cognitivo e linguistico.

Obiettivo dell’indagine è valutare come il contesto socio-economico e i servizi offerti dalle Regioni possano incidere sul benessere di bambine e bambini e contribuire a trovare soluzioni al fenomeno.

 

Struttura dell’Indice.

L’indice 2021, dal nome “Il tempo della cura”, è stato sviluppato dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile. Spiega Badalassi: “Ciò che viene misurato non è il maltrattamento effettivo ma il rischio che tale fenomeno possa insorgere. Abbiamo considerato elementi ambientali, strutturali, comunitari, personali, sociali che possono agire da fattori protettivi o di rischio. In questo modo capiamo come poter intervenire a livello sociale e pubblico per contrastare il fenomeno”. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

Il trauma collettivo. L’edizione 2021 dell’Indice dedica un importante e approfondito focus all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla salute mentale. Badalassi racconta come tutti gli esperti e personale medico sanitario intervistati per il progetto siano stati concordi nel definire un “trauma collettivo da COVID-19”, specifico e diverso da altri tipi di trauma. “Ha delle caratteristiche ben definite: è un fenomeno globale, invisibile e incontrollabile, cronico, asociale. È diverso ad esempio dal trauma derivato dal lutto o da una catastrofe naturale”. Un trauma collettivo quindi, che ha amplificato il disagio già presente nei contesti dove esistevano fragilità pregresse.

Aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e suicidio.

Quasi la metà della popolazione italiana ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno (43%), secondo una ricerca AXA condotta in 7 paesi europei.

Tra le categorie più colpite dal trauma da COVID-19 c’è quella dei minori. Secondo i dati presentati, in generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia: dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti. Nelle famiglie più fragili è aumentata la conflittualità, la violenza contro le donne e la violenza assistita e subita dai minori. La casa è considerata il luogo più pericoloso, dove circa il 60-70% dei minori tra 2 e 14 anni ha vissuto episodi di violenza emotiva da parte dei genitori o dei tutori.

Burnout e stress. Un fenomeno che si è manifestato in maniera trasversale riguarda invece i fattori di stress e ansia derivati dai minori contatti sociali, dalle preoccupazioni economiche, dalla paura di ammalarsi, dai disagi dell’insegnamento a distanza. Elementi che hanno causato stress nei bambini e nei genitori. Durante questo “esaurimento nervoso” genitoriale è più probabile che bambini e bambine vengano maltrattati, anche in presenza di fattori protettivi come un alto livello di reddito o di istruzione. Il Burnout – v spiegato – è una sindrome che deriva dall’espressione inglese «to burn out», ovvero «bruciarsi, esaurirsi». Si tratta dunque di uno stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale.

Il quadro nazionale. I dati disaggregati per regione parlano di una vera e propria emergenza nel Mezzogiorno.

Al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del Nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°). La regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige.

 

Children’s Days di Cesvi. I Children’s Days sono promossi dalla Fondazione Cesvi nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Quando sarò grande”, cui è possibile partecipare fino al 22 maggio tramite un Sms o una chiamata da rete fissa al numero solidale 45580. Fino all’8 maggio si svolgeranno 20 incontri virtuali con psicoterapeute, giornaliste e divulgatori scientifici per parlare delle esigenze, dei diritti e delle fragilità vissuti da bambine e bambini. È possibile consultare il calendario completo della rassegna.

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1 risposta a CESVI, QUARTO INDICE REGIONALE SUL MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA + Flavia Carlorecchio, Diritti dei minori–REPUBBLICA DEL 5 MAGGIO 2021

  1. i. scrive:

    Un male così grande che rimane pressoché nascosto.

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