RAIPLAYRADIO.IT / AUDIO / RADIO 3 MONDO : Aung Koko, testimone diretto delle proteste in Myanmar _- 31 MARZO 2021 –. ASCOLTA L’AUDIO :: NEL LINK ALL’INIZIO

 

 

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Aung Koko, testimone diretto delle proteste in Myanmar

Aung Koko, testimone diretto delle proteste in Myanmar

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  • 31/03/2021

La testimonianza di un ragazzo parte delle manifestazioni in Myanmar raccolta da Costanza Spocci. Aung Koko, soprannome. Giovane, non diamo l’età esatta e altri dati per proteggere la sua identità.

“Lottiamo per la nostra democrazia e il nostro futuro contro questo golpe. Fino a poco fa dei soldati sparavano a tutto spiano proprio sotto casa mia e ho dovuto aspettare che ci fosse un po’ di silenzio. Siccome le nostre proteste non hanno un leader, i militari non sanno chi arrestare, per questo in questi giorni hanno iniziato a sparare ogni sera, come uomini ubriachi per strada. Sparano a tutto quello che vedono, con pallottole vere, in tutte le strade della città. I  loro obiettivi principali restano i ragazzi giovani, sparano e ammazzano  ragazzi di 17 anni.

Commettono crimini contro l’umanità, senza preoccuparsi del diritto internazionale”.

“Quando è iniziata la repressione contro i manifestanti, la maggior parte dei poliziotti ha cambiato casacca e ha indossato l’uniforme militare. In questi giorni i militari non devono annunciare che apriranno il fuoco: quando vedono un raggruppamento di persone, ci sparano sopra. E quando sparano, mirano alla pancia – non in basso, come nelle manifestazioni di dicembre – ora sparano direttamente anche in testa, con lo scopo di uccidere.

Nella Giornata delle Forze Armate, abbiamo raggiunto un nuovo record di morti, più 100 persone. Quel giorno hanno usato granate e lanciagranate RGB. Non ci hanno nemmeno lasciato il tempo di raccogliere i corpi in strada dei nostri amici uccisi. Sparavano in continuazione. Poi hanno preso i corpi e se li sono portati via”.

 “E’ successo che la polizia rincorresse studenti che manifestavano vicino al mio hotel. I ragazzi scappavano, ma tutte le porte delle case erano chiuse, così ho aperto la porta dell’ hotel e li ho fatti entrare.

Più di un centinaio di studenti sono corsi dentro. Ma non ho fatto in tempo a chiudere, che 3 ufficiali sono entrati nella lobby. Hanno picchiato me, il mio capo e il mio assistente, poi ci hanno puntato contro una pistola e hanno chiesto di consegnare tutto. Cercavano gli studenti, e sfortunatamente ne hanno presi 50, non ho potuto salvarli.

Ma per fortuna ne ho salvati altri 80, che si erano nascosti nelle cucine e nella sala controllo, loro si sono salvati. I soldati poi ci hanno minacciato: se avessero saputo che qualche studente scappato dai militari fosse uscito dal nostro hotel, loro sarebbero tornati e ci avrebbero arrestati. Quindi sono scappato al mio villaggio e mi sono nascosto da quei soldati impazziti”.

“Molte persone sono infuriate per quello che sta succedendo. Per questo è nato il CDM, il Movimento di disobbedienza civile, prima grazie alla spinta di dottori e studenti di medicina. Poi li ha raggiunti il dipartimento dell’educazione, e altri settori – anche del governo – come quello ferroviario, dei trasporti, gli architetti, sono tutti scesi in sciopero. La macchina statale è bloccata, e l’unica cosa che fa è reprimere.

Io supporto il Movimento, ma stanno arrestando chiunque lo supporti, tracciano i conti bancari di chi supporta i lavoratori con donazioni – visto che non hanno più stipendi – e i tabulati telefonici dei sostenitori. Quando scoprono i sostenitori del CDM, i militari vanno a bruciare le loro case e li uccidono. Ho sentito che il Movimento di disobbedienza civile è stato nominato al Nobel per la pace, ed è una bella notizia. Ma più di un che di un Nobel, avremmo bisogno di un giubbotto anti-proiettile”.

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