REPUBBLICA DEL 15 APRILE 2021–p. 12
La Carta del M5S di Conte: “Né destra né sinistra”
14 APRILE 2021
Pronti il nuovo statuto e il manifesto dei valori: su pressione di Grillo viene rivendicata la natura post ideologica. Nessun accenno al limite dei due mandati: si deciderà con un regolamento successivo.
DI ANNALISA CUZZOCREA
Se davvero è già stato preso, l’appartamento di 180 metri quadri che dovrà diventare la sede del nuovo Movimento 5 stelle, di certo non c’è ancora nessuno.
Giuseppe Conte sta facendo tutti gli incontri di questi giorni a casa sua, nel grande studio con le finestre affacciate sul centro di Roma. Lì ha citofonato domenica scorsa David Sassoli. Lì sono passati i politici che ha consultato in queste ore.
Più del Pd che dei 5 stelle, perché l’ex premier ha ancora paura di una balcanizzazione che non controlla. Per questo, sono all’oscuro dei suoi progetti perfino i dirigenti M5S con cui ha lavorato più a stretto contatto negli anni di governo.
A chi lo ha visto, però, Conte ha riferito che è tutto pronto: sia la Carta dei valori sia il nuovo Statuto del Movimento. A lavorarci non sono stati i legali storici dei 5 stelle, avviluppati nel garbuglio M5S-Rousseau, ma un avvocato e un notaio (pugliese) di sua fiducia.
La novità, rispetto agli ultimi mesi, sarà la collocazione del neo M5S. Che per tornare alle origini e soprattutto non subire nuove emorragie, riaffermerà la sua natura post ideologica. Né destra né sinistra quindi.
Il “fortissimo punto di riferimento dei progressisti” – copyright di Nicola Zingaretti – si sposta un po’ al centro. O meglio, sta dove spera di poter acquisire più consenso. Come ha detto lui stesso nei giorni scorsi, e sembrava di ascoltare un vecchio Di Maio, “proveranno a schiacciarci su schemi logori e precostituiti, ma noi dobbiamo puntare sui temi, offrire soluzioni ai problemi, senza porci il problema della destra e della sinistra”.
E infatti, negli ultimi giorni, chi ha avuto contatti con Beppe Grillo lo ha sentito ripetere i vecchi precetti: “Basta parlare di campo, di centrosinistra, noi dobbiamo guardare oltre. L’unica stella polare è la transizione ecologica”.
È per questo che l’ex premier pare più subire che promuovere il lavorìo europeo per l’ingresso del M5S nel gruppo dei socialisti a Strasburgo. Fosse per lui e per Grillo, la collocazione perfetta sarebbero stati i Verdi, che però non ne vogliono sapere.
L’assetto comincia quindi a cambiare: il Pd più a sinistra, Conte che vuole riguadagnare spazio al centro e tra quegli scontenti di centrodestra che un tempo votavano 5 stelle, ma sono poi passati alla Lega.
È la strada preferita da esponenti come Luigi Di Maio, Stefano Buffagni, Laura Castelli. Non è quella che volevano Stefano Patuanelli e Roberto Fico. Ma è un modo, anche questo, per cercare di tenere insieme gruppi parlamentari che si sono sfaldati. E per non lasciare praterie post ideologiche a Casaleggio e Di Battista, se mai volessero iniziare un’avventura concorrente.
“Sarà un Movimento davvero nuovo. Si punterà tantissimo sulla competenza. La scuola di formazione sarà centrale”, ripete chi lavora al progetto. E sulla questione più spinosa, quella dei due mandati, ci potrebbe essere un escamotage: perché il limite non è previsto dall’attuale statuto né era nel “non statuto”. Si tratta di una regola da definire quando sarà il momento di fare il regolamento per la formazione delle liste. Rinviabile quindi, anche stavolta. Ma l’avvocato – giura chi gli è vicino – si rende conto di dover prendere una posizione. Perché tutti continueranno a chiederglielo finché non avrà preso una decisione. La scelta già fatta è invece quella che riguarda Roma: Conte non chiederà passi indietro a Virginia Raggi.
La prova dell’intesa con il Pd vorrebbe fossero le comunali a Napoli, con la candidatura unitaria del presidente della Camera Roberto Fico.
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Speriamo bene!