+++ DANIELE NALBONE : “La residenza è un diritto, l’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi va cancellato”– MICROMEGA, 7 APRILE 2021

 

 

 

7 APRILE 2021 

 

 

https://www.micromega.net/articolo-5-decreto-renzi-lupi/

 

Il diritto di avere diritti: cancelliamo l'art 5 e le leggi sulla sicurezza -

 

“La residenza è un diritto, l’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi va cancellato”.

 

La residenza è un diritto, l'articolo 5 del decreto Renzi-Lupi va cancellato "

 

 

 

La protesta a sette anni dall’entrata in vigore del dispositivo che vieta la residenza e l’allaccio delle utenze a chi ha occupato immobili e alloggi, anche se in condizione di necessità

Daniele Nalbone 

Che l’articolo 5 della legge 23 maggio 2014 n. 80 – contenente “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015” – sia un problema lo ha riconosciuto anche il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, nell’intervista rilasciata a MicroMega lo scorso 6 aprile.

L’articolo 5 è del cosiddetto Piano Casa Renzi-Lupi, in breve, vieta la residenza e l’allaccio delle utenze a chi ha occupato immobili e alloggi, anche se in condizione di necessità. Ed è contro l’articolo 5 che è stata indetta per venerdì 9 aprile una mobilitazione presso la sede dell’Anagrafe centrale di Roma che ha come primi firmatari dell’appello che lo ha promossa diverse realtà, da A Buon Diritto Onlus ad ActionAid Italia, passando per Medici senza Frontiere Italia e il Movimento per il diritto all’abitare.

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“Diritto di residenza e libertà di movimento dentro e oltre la pandemia” è lo slogan della proposta contro le conseguenze di questa legge, che porta – come si evince dal nome del decreto – l’esclusione per migliaia di persone di esercitare concretamente diritti sociali, civili e politici costituzionalmente garantiti.

La residenza è un diritto, l'articolo 5 del decreto Renzi-Lupi va cancellato "

Senza residenza non è possibile godere a pieno del diritto alla salute, in quanto l’iscrizione anagrafica è una condizione necessaria ai fini dell’assegnazione di un medico di famiglia e di un pediatra. Oltre all’impossibilità di partecipare ai programmi di prevenzione, ciò significa non poter godere di cure basilari se non rivolgendosi all’assistenza emergenziale, ossia recandosi al pronto soccorso.

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Per quanto riguarda la scuola, la residenza non è un requisito formalmente previsto per l’iscrizione ai cicli formativi primari e secondari, sebbene in diversi casi sia di fatto richiesto, mentre costituisce una condizione necessaria per l’accesso ad alcuni servizi, quali la mensa e il buono libri, subordinati all’ISEE: chi non ha la possibilità di produrre questa certificazione, legata a doppio filo alla registrazione anagrafica, rimane tagliato fuori dalle misure di sostegno. Senza residenza, inoltre, non è possibile effettuare l’iscrizione alla scuola materna né agli asili nido.

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“A distanza di quasi sette anni dall’entrata in vigore dell’articolo 5”, spiegano i promotori della mobilitazione, “ogni tentativo di smontare anche parzialmente questo strumento fortemente coercitivo per decine di migliaia di persone – costrette, data la loro condizione di povertà, a vivere in alloggi o in immobili occupati – è risultato vano”.

Con la pandemia e la nuova legislazione sulla sicurezza urbana e sull’accoglienza, le conseguenze dell’articolo 5 si sono ulteriormente aggravate. “Tra i suoi effetti nefasti, va sicuramente annoverata la spada di Damocle dei distacchi delle utenze, che i gestori possono attuare in qualsiasi momento e che, infatti, sono stati minacciati (e talvolta eseguiti) dentro occupazioni a scopo abitativo e alloggi di edilizia residenziale pubblica”.

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“Con il Piano casa Renzi–Lupi” concludono i promotori, “i poveri vengono espulsi dallo stato di diritto e privati di diritti basilari per un’esistenza dignitosa. In nessun altro modo, infatti, è definibile la privazione di acqua, luce, riscaldamento, assistenza medica, istruzione, cittadinanza. E questo, francamente, non può più essere accettato”.

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