Emanuele Giordana :::: Più fronti aperti in Myanmar. La tregua è solo un’illusione — IL MANIFESTO DEL 2 APRILE 2021 + alcune note

 

NOTE:

 

1. Il Tatmadaw è il nome ufficiale delle forze armate del Myanmar (Birmania). È amministrato dal Ministero della Difesa e composto da Esercito, Marina e Aeronautica Militare. I servizi ausiliari includono le forze di polizia del Myanmar e le unità della milizia popolare. Secondo la Costituzione del Myanmar, il Tatmadaw riferisce direttamente al Consiglio nazionale di difesa e sicurezza (NDSC) guidato dal presidente del Myanmar.

 

2. Il Kachin Independence Army ( KIA ), è un gruppo armato non statale e l’ala militare della Kachin Independence Organization (KIO), un gruppo politico di etnia Kachins nel nord del Myanmar (ex Birmania ).

I Kachin sono una coalizione di sei tribù la cui patria comprende il territorio dello Yunnan , Cina , India nord-orientale e Stato Kachin in Myanmar.

 

3. La Karen National Union ( abbreviato KNU ) è un’organizzazione politica con un’ala armata, il Karen National Liberation Army (KNLA), che afferma di rappresentare il popolo Karen del Myanmar (Birmania). Opera nelle montagne orientali del Myanmar e dispone di reti sotterranee in altre aree del Myanmar dove i Karen vivono come gruppo minoritario.

Alcuni Karen, guidati principalmente dalla Karen National Union (KNU), hanno intrapreso una guerra contro il governo centrale dall’inizio del 1949. All’inizio l’obiettivo della KNU era l’indipendenza. Dal 1976 il gruppo armato ha chiesto un sistema federale piuttosto che uno Stato Karen indipendente.

Nel gennaio 2012, il governo civile del Myanmar sostenuto dai militari ha firmato un accordo di cessate il fuoco con la KNU ad Hpa-an , la capitale dello Stato di Kayin orientale.

La KNU è stata fondata nel 1947. Dopo l’indipendenza birmana nel gennaio 1948, i leader della KNU hanno incaricato gli organizzatori locali di istituire milizie di difesa locali, raggruppate collettivamente sotto l’ Organizzazione per la difesa nazionale Karen nei loro distretti. La KNU lanciò la sua campagna armata contro il governo birmano all’inizio del 1949.

DA:

WIKIPEDIA  ( AI NOMI )

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 2 APRILE 2021 

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Più fronti aperti in Myanmar. La tregua è solo un’illusione

 

 

Pechino avrebbe sigillato i confini. La giunta militare birmana alle prese con le autonomie armate regionali e un movimento di protesta sempre più reattivo alle violenze dell’esercito. Nuove accuse alla Lady. L’inviata speciale dell’Onu paventa la «possibilità di una guerra civile senza precedenti»

Yangon, 1 aprile, i manifestanti si preparano agli scontri con la polizia nella township di Tarmwe

Yangon, 1 aprile, i manifestanti si preparano agli scontri con la polizia nella township di Tarmwe

© Ap

 

 

Emanuele Giordana

EDIZIONE DEL 02.04.2021

PUBBLICATO1.4.2021, 23:57

 

È durata poche ore l’illusione di una tregua annunciata dalla giunta. Poi l’esercito birmano ha ricominciato la sua battaglia su due fronti: col movimento pacifico che sta ormai diventando sempre più reattivo alla violenza di Tatmadaw/ ESERCITO BIRMANO  (i militari di cui ieri ha bruciato due esercizi commerciali a Yangon) e le autonomie regionali armate, ormai apertamente schierate dalla parte della rivolta.

Mentre continua a salire il bilancio delle vittime – oltre 540 tra cui, secondo Save the Children, più di 40 bambini – l’avvocato di Aung San Suu Kyi, la leader birmana deposta dal golpe del 1 febbraio, ha reso noto che, dopo le accuse «minori» (corruzione, possesso illegale, violazione di norme anti Covid) la giunta si appresta a giudicarla per violazione del segreto di Stato, legge dell’epoca della colonia britannica che prevede sino a 14 anni di reclusione.

Il suo legale, Khin Maung Zaw ha detto alla Reuters che la Lady, tre suoi ministri e il consigliere economico australiano Sean Turnell sono stati accusati una settimana fa da un tribunale di Yangon.

 

QUANTO ALLA PROPOSTA della giunta alle autonomie regionali per una tregua, non è chiara la portata dell’annuncio di mercoledi sera:

«Abbiamo visto la notizia sui social – dice il generale Naw Bu del Kachin Independence Army (Kia) a Myanmar Now – ma non ci sono conferme sul campo».

Ci sono invece conferme del contrario perché ieri 20 soldati sono stati uccisi e quattro camion militari distrutti negli scontri tra Tatmadaw e Kia. Combattimenti nel Nord che arrivano dopo i raid aerei contro postazioni della Karen National Union (Knu) nell’Est: almeno 7.000 sfollati – scrive Mizzima – di cui 2500 fuggiti in Thailandia che però li ha rispediti indietro.

 

I MILITARI HANNO ANNUNCIATO un cessate il fuoco unilaterale dal 1 al 30 aprile, per negoziare con le autonomie e celebrare la festa nazionale Thingyan, ma precisando che continua la «difesa da azioni che minano la sicurezza e l’amministrazione».

Tregua o non tregua, ormai il fronte militare con le autonomie è aperto: coi Karen, i Kachin, gli Shan e con gruppi minori come Arakan Army (AA), Ta’ang National Liberation Army (Tnla) Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa).

L’inviata speciale dell’Onu Christine Schraner Burgener, che ha già messo in guardia su un imminente «bagno di sangue», paventa la «possibilità di una guerra civile senza precedenti». Ma le sue parole non hanno fatto breccia all’ennesima sessione del Consiglio di sicurezza dove non si va oltre la «preoccupazione» e la condanna della violenza ma senza parlare di golpe e senza prevedere azioni esemplari per il freno tirato da Russia, Cina, India e Vietnam.

 

MA È ANCHE VERO che la preoccupazione sale soprattutto ai confini che la Cina avrebbe sigillato, forse paventando esodi di massa se la guerra civile cominciasse ad espandersi. Secondo fonti citate ieri da Irrawaddy, truppe cinesi si starebbero ammassando a Jiegao, di fronte alla città di Muse, sul confine dello Stato Shan. Secondo il canale di Taiwan TvbsNews, i cinesi vogliono difendere le strutture del progetto del doppio oleodotto (gas e petrolio) lungo 800 km da Kyaukphyu, nel Rakhine (Golfo del Bengala), alla Cina attraverso le regioni di Magwe, Mandalay e dello Stato Shan. Pechino continua intanto a guardare all’Asean, l’associazione regionale del Sudest per una possibile mediazione e questa settimana i ministri degli esteri di Malaysia, Indonesia e Filippine dovrebbero incontrarsi col capo della diplomazia cinese Wang Yi in Cina.

Prosegue intanto l’attività di diversi membri del parlamento deposti, per lo più della Lega di Suu Kyi, che hanno proposto una democrazia federale, rispondendo così alla richiesta di autonomia che da tempo viene dalla periferia. Mercoledì, il Comitato per la rappresentanza del Parlamento (Pyidaungsu Hluttaw-Crph) ha annunciato di aver fatto carta straccia della Costituzione del 2008 voluta da Tatmadaw.

 

INFINE RESTANO SENZA RISPOSTA le interrogazioni parlamentari sui bossoli dell’italiana Cheddite trovati in Myanmar. Visto che l’azienda tace, Amnesty Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Opal e Atlante delle Guerre spingono perché il ministro Di Maio risponda in Parlamento.

 

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1 risposta a Emanuele Giordana :::: Più fronti aperti in Myanmar. La tregua è solo un’illusione — IL MANIFESTO DEL 2 APRILE 2021 + alcune note

  1. i. scrive:

    Pare che le armi italiane vadano alla grande.

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