DA : VOLERE LA LUNA — 03 APRILE 2021 — LINK SOTTO
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DISCESA AGLI INFERI, AFFRESCO NELLA CHIESA ORTODOSSA DI CHORA, ISTANBUL, EDIFICATA NEL V SECOLO, SI TROVA NEL QUARTIERE DI EDIRNEKAPI, DISTRETTO DI FATIH, NEL XVI SECOLO TRASFORMATA IN MOSCHEA DAI TURCHI OTTOMANI, MUSEO STATALE NEL 1958.
E’ CONSIDERATA UNO DEI PIU’ IMPORTANTI ESEMPI DI ARHITETTURA BIZANTINA TUTTORA ESISTENT: CONTIENE UN CICLO DI MOSAICI E DI AFFRESCHI TRA I PIU’ SIGNIFICATIVI REA.LIZATI SU ORDINE DEL LOGOTETA ( SPECIE DI CANCELLIERE O MINISTRO DEL TESORO ) TRA IL 1315 E IL 1321-
SAN BASILIO, SAN GREGORIO IL TEOLOGO, SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA — AFFRESCO
Pasqua 2021: salvarsi insieme
03-04-2021 –
di: Tomaso Montanari
Gesù non si salva da solo. Gesù non risorge da solo.
Appena vinta la morte, Gesù non ascende al cielo. Non vola dal Padre, e non corre subito nemmeno dai suoi amici, gli apostoli. Egli invece va letteralmente all’inferno, questa terribile prigione perpetua (Pietro 1, 3, 19: «andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione»). Ne scardina le porte blindate. Le abbatte: le porte dell’inferno non prevarranno (Matteo 16, 18). Vediamo, a terra, tutti i chiavistelli del cancello infernale: distrutti, disarticolati, spezzati. Sono i congegni della morte: il peccato e la legge. E sono stati annientati da una legge nuova che non è una legge: ma un amore. Sconosciuto, perché gratuito. La porta, gettata a terra, schiaccia il diavolo: etimologicamente colui che divide, il divisore. È vinto colui che divideva i morti dai vivi, è vinto colui che divideva i vivi tra chiamati e rifiutati. Ora tutti sono chiamati, senza confini di genere, razza, lingua e stirpe. Senza confini di religione.
DETTAGLIO
E quando Gesù mette piede all’inferno, cosa fa? Stende le sue mani, e prende le mani di Adamo e di Eva. Quell’incontro di mani, quella stretta forte è il primo frutto della resurrezione. Gesù stringe a sé tutto il genere umano, le donne e gli uomini di ogni tempo. Non solo quelli che lo hanno preceduto, ma quelli di tutti i tempi. Gesù non considera un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio (Filippesi 2, 6), e non considera un tesoro geloso nemmeno la sua resurrezione: tende le mani, e condivide subito quella vittoria sulla morte.
La Pasqua è il trionfo di quel salvarsi insieme che don Milani definiva semplicemente “politica”. Oggi tutto questo, lo sappiamo, è ribaltato nel suo contrario. Oggi il primo ministro inglese Boris Johnson ha avuto almeno il coraggio di dire apertamente ciò che è tutto l’Occidente pensa: e cioè che se ci salviamo dalla pandemia, ci salviamo grazie all’avidità, al profitto, al mercato. Al denaro. Più o meno tutti gli Stati occidentali lo stanno facendo: e chi, come l’Italia, non lo fa, è perché non ci riesce, non perché non voglia. Ci siamo affidati al grande nemico dell’uomo, il divisore: il diavolo che Gesù identifica col denaro (Matteo 6, 24; Luca 16,13).
PARTICOLARE
Nemmeno la concreta e attuale minaccia di una estinzione di specie ci induce a superare il nostro mostruoso egoismo. La pandemia – lo sappiamo – è il frutto dello scellerato modello di economia che l’Occidente ha imposto al mondo: una crescita infinita per un pianeta finito; le condizioni di vita che imponiamo agli animali, e che tolgono a noi la condizione di umani. È questo l’inferno che abbiamo costruito in terra. Guardato da porte pesanti, da chiavistelli inespugnabili. E ora che quell’inferno minaccia di ingoiare il mondo intero, l’Occidente cerca di risorgere da solo.
Se l’epidemia della spagnola non è ricordata come il flagello mostruoso che fu davvero, è perché la maggior parte dei morti non li fece in Occidente: dove fummo molto più bravi a ucciderci a vicenda con la Prima guerra mondiale. Ma nel resto del mondo il disastro fu epocale: forse fino a cento (certamente fino a cinquanta) milioni di morti, un’ecatombe che stentiamo financo a immaginare, pur con i nostri quasi tre milioni di caduti per il coronavirus di oggi. Il mondo povero non scrive la storia, e oggi il copione sembra ripetersi. Ma con una differenza fondamentale, e cioè che le vaccinazioni occidentali potrebbero essere radicalmente vanificate dal ritorno “a casa nostra” delle varianti del virus generate in un terzo mondo abbandonato a se stesso. Pensiamoci un attimo: se dovessimo finire per il nostro egoismo, se dovessimo morire tutti perché abbiamo pensato a salvarci da soli, chi potrebbe piangere sul nostro egoismo suicida?
Mai come quest’anno, dunque, la Pasqua coincide con la discesa agli inferi del Risorto. La Pasqua è resurrezione di uno che diventa resurrezione di tutti. È salvarsi insieme. È mano tesa a chi è imprigionato nell’inferno che proprio noi abbiamo creato.
CRISTO PANTOCRATORE, CHIESA DI CHORA, ISTANBUL
Antonio cali 66 – Opera propria
MOSAICI
Giovanni racconta che, dopo la resurrezione, Gesù si manifestò ai discepoli nel modo più fraterno e commovente: «Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”» (21, 9-10).
LA DECORAZIONE DELLA FINESTRA
Antonio cali 66 – Opera propria
Gesù cucina per i suoi amici, prepara un fuoco sulla spiaggia, e aspetta che tornino dal lavoro. Un’immagine indimenticabile di convivialità e amicizia, che dice, nel modo più forte e insieme più semplice, cos’è che davvero importa nella vita: condividere. Gesù, vero uomo, avrà imparato molte cose nella sua vita tra gli uomini. Anche che una vita senza arrostire del pesce per i propri amici, una vita (perfino una vita eterna) da solo non è umana, anzi non è nemmeno immaginabile.
LA PARTE PIU’ INTEGRA DEL TETTO A CUPOLA
Antonio cali 66 – Opera propria
Se vogliamo che l’umanità si salvi, dobbiamo essere umani: scardinando le porte degli inferni che noi stessi abbiamo costruito . Gli umani si salvano insieme, risorgono insieme: o non si salvano, e non risorgono. La Pasqua è la speranza che questo accada. La resurrezione è «la speranza che, nonostante tutta questa ingiustizia che caratterizza il mondo, non possa avvenire che l’ingiustizia possa essere l’ultima parola» (Max Horkheimer).
BASILICA DI SAN SALVATORE IN CHORA AD ISTANBUL