Il padre di famiglia è un film del 1967 diretto da Nanni Loy.
È l’ultima pellicola in cui appare Totò.
Soggetto Nanni Loy, Giorgio Arlorio, Ruggero Maccari
Sceneggiatura Nanni Loy, Ruggero Maccari
Fotografia Armando Nannuzziù
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Carlo Rustichelli
Scenografia Carlo Egidi
Interpreti e personaggi
- Nino Manfredi: Marco
- Leslie Caron: Paola
- Claudine Auger: collega Adriana
- Ugo Tognazzi: anarchico Romeo
- Mario Carotenuto: padre fascista di Paola
- Rina Franchetti:
- Sergio Tofano: Amedeo, padre di Marco
- Adriana Facchetti: amica della madre di Paola
- Gino Pernice: collega di Marco
- Raoul Grassilli: neurologo
- Giampiero Albertini: muratore Natalino
- Marcella Aleardi:
- Nietta Zocchi:
- Elsa Vazzoler: Carla, madre di Paola
- Antonella Della Porta:
- Marisa Solinas: domestica Angela
- Paolo Bonacelli: geometra
- Luca Sportelli: geometra collega di Marco
- Evi Maltagliati: Luisa
https://www.youtube.com/watch?v=zJfzv4NgmU4
Trama
Due architetti, Marco e Paola, si conoscono nel dopoguerra e si sposano. Pur amandosi sono, con le rispettive famiglie, di vedute e mentalità differenti, ma presto Paola resta affascinata dalle idee socialiste e progressiste del marito. Dopo il matrimonio, Paola lascia il lavoro per dedicarsi ai quattro figli mentre Marco, sentendosi trascurato dalla moglie, coltiva una relazione con una collega. Dopo varie difficoltà nel crescere i bambini (con il cosiddetto metodo Montessori), Paola viene ricoverata in clinica per esaurimento nervoso, mentre Marco, che ancora l’ama, torna alla propria famiglia, dopo una breve avventura sentimentale con un’avvenente ma superficiale amica di gioventù. Nell’ultima scena, alla richiesta di un funzionario del censimento se sia lui il capofamiglia, Marco non sa rispondere.
Il ruolo dell’anziano anarchico, interpretato da Ugo Tognazzi, fu dapprima assegnato a Totò, il quale appare nella scena del funerale ma che morì due giorni dopo, il 15 aprile 1967. Il protagonista, in una sequenza, critica aspramente la costruzione di un enorme quartiere romano che è in contraddizione con i piani e i criteri urbanistici; egli afferma che, privo di spazi verdi com’è, i bambini dovranno percorrere chilometri a piedi per andare a giocare. La sequenza è accompagnata da immagini aeree dell’allora costruendo quartiere Tuscolano-Cinecittà, a sud di Roma, in cui sono visibili le reali brutture citate dal personaggio.
SCENA DEL FILM IN CUI APPARE TOTO’
Il padre di famiglia(1967)
di Nanni Loy
Il personaggio di Totò e’ quello di un anziano anarchico che vive vendendo calzini e mutande ai compagni della sinistra. La prima scena era in esterni e prevedeva che si girasse un funerale. La scena girata da Totò sembra sia andata persa resta però questa breve sequenza del funerale utilizzata comunque dal regista….Totò appare pochi istanti, sembra una comparsa tra le comparse
FOTO E TESTO DA :
http://www.antoniodecurtis.com/ultimociaktoto.htm
RICONOSCIMENTI :
– PRESENTATO AL XXVIII FESTIVAL DI VENEZIA (1967). PREMIO TIMONE D’ORO.-
DAVID DI DONATELLO 1968 TARGA D’ORO A NINO MANFREDI.
Nastri d’Argento – 1968
- Candidatura miglior soggetto
- Candidatura migliore attore non protagonista a Ugo Tognazzi
CRITICA
“E’ uno di quei film che nobilitano il settore ‘commerciale’ della cinematografia italiana, per altro così scarna e sbracata, piena com’è di idiozie e bambocciate (…). In questo senso (…) l’ultima opera di Nanni Loy (…) ha un suo posto ben preciso nel panorama filmico italiano proprio perché, sia pure a livello del ‘grosso pubblico’ divulga un cinema sostanzialmente d’idee, vale a dire con uno scopo che non è mero divertimento in quanto cerca di insistere su motivi che molto hanno a che fare con la battaglia degli ideali (…)”. (Paolo Pillitteri, “Avanti!”, 30 agosto 1967).
“Un discreto film di costume che, ricco di spunti interessanti e di indovinate notazioni sociologiche, porta avanti con una certa dignità un tema tanto impegnato e di fondo quale quello della famiglia moderna. Il lavoro inoltre si avvale dell’eccellente interpretazione dei due protagonisti”. (‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 63, 1968)
le due critiche sopra da ” cinematografo.it “
https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/il-padre-di-famiglia/21762/
Alla vigilia del 1968, Nanni Loy scrive e dirige Il padre di famiglia, in cui mostra come i proclami di evoluzione e progressismo siano destinati a scontrarsi con la granitica e inamovibile istituzione familiare: tutto ruota intorno alla donna, che sacrifica le sue aspirazioni, mentre l’uomo, giustificandosi dietro al la necessità di apportare il proprio contributo economico, si disinteressa alle preoccupazioni della moglie, creando una frattura tra loro fatta di richieste e pensieri inespressi. Il regista parla della famiglia che definisce ironicamente, nel corso del lungometraggio, «l’unica istituzione che conta in Italia» e la riconosce come «l’unica bandiera che c’è rimasta», cercando di mostrarla con occhio critico e puntando a una presa di coscienza da parte dei piccoli borghesi circa il loro perbenismo e ipocrisia. Nino Manfredi offre una splendida interpretazione, sostenuto dalla brava Leslie Caron, mentre Ugo Tognazzi nei panni dell’amico anarchico sostituisce Totò, morto due giorni dopo le prime riprese di questo lavoro. Tuttavia permane un certo conservatorismo di fondo che rende difficile inquadrare la pellicola come realmente graffiante e provocatoria e non le permette di andare al di là di un divertissement dalle deboli aspirazioni di critica sociale.
da:
https://www.longtake.it/movies/padre-di-famiglia-il
probabilmente questo film avvertiva l’aria dei tempi che stavano cambiando, soprattutto nell’ambito degli stili di vita.