IL MANIFESTO DEL 30 MARZO 2021
L’Italia all’Onu a favore delle sanzioni a Cuba
America latina. Dopo l’invio di medici in giro per il mondo per combattere il Covid-19 (compresa la Lombardia), nessun “ponte d’amore” da Occidente. La mozione che chiede la rimozione del bloqueo e contro gli embarghi a Venezuela, Siria e Iran è passata comunque
Domenica a L’Avana la protesta su ruote contro l’embargo Usa
© Ap
Roberto Livi L’AVANA
EDIZIONE DEL 30.03.2021
PUBBLICATO29.3.2021, 23:57
Un’enorme carovana di auto, motocicli e biciclette in bianco, azzurro e rosso, i colori della bandiera cubana, ha percorso domenica il lungomare dell’Avana per manifestare l’opposizione al bloqueo. In altre 53 città del pianeta, anche se in proporzioni ovviamente più modeste, si è riproposto il «ponte d’amore» verso Cuba, un paese in grande difficoltà che però sceglie di inviare i propri medici in aiuto a chi ne ha bisogno. «Medici, non bombe» come affermava Fidel Castro.
DA QUESTA FOTO ANSA
INVECE ARRIVA dall’Italia non proprio un «ponte d’amore» ma un atto di puro vassallaggio politico. È difficile esprimersi in modo differente rispetto al voto dell’Italia – peraltro in buona compagnia di altri paesi europei allineati agli Usa – contro la mozione presentata il 23 scorso al Consiglio per i Diritti umani dell’Onusulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche applicate da alcuni paesi contro altri.
Presentata da Cina, Stato di Palestina e Azerbaigian, a nome del Movimento dei Paesi non allineati, la mozione è comunque passata con 30 voti a favore, 15 contrari e due astenuti.
Tra le sanzioni condannate vi sono quelle che vengono imposte a Stati come Cuba, Venezuela, Siria, Iran. Paesi che si oppongono alla politica imperiale degli Stati uniti e come tali oggetto di uno strangolamento economico che acuisce gli effetti della pandemia di Covid-19 in termini di vite umane e crisi economica.
«EFFETTI DEVASTANTI per la popolazione, specie per la parte più debole, donne, vecchi, bambini», ha accusato l’inviata dell’Onu, Alina Duhan, dopo aver valutato le conseguenze delle sanzioni imposte dagli Usa al Venezuela. Misure che hanno direttamente causato decine di migliaia di vittime, altro che colpire i vertici politico-militari.
Cuba subisce tali sanzioni unilaterali – ovvero un blocco economico, finanziario, commerciale – da parte degli Stati uniti da più di sessant’anni.
Un bloqueo rinnovato da dodici presidenti (Barack Obama, pur criticandolo non lo ha potuto scalfire). Il penultimo, Donald Trump, lo ha reso ancor più criminalecon l’aggiunta di 242 tra misure e sanzioni, tra le quali una sorta di blocco navale per tentare di impedire che l’isola possa ricevere forniture di petrolio. Sono state bloccati di fatto anche aiuti di materiali sanitari perché non si trovavano compagnie navali pronte ad affrontare le conseguenze dell’embargo statunitense.
Il termine sanzioni evoca un codice etico violato. Ma per chi le affronta quotidianamente, come avviene a Cuba da sei decenni, si manifestano come un’imposizione criminale con l’unico e dichiarato scopo di abbattere un governo socialista che Washington ritiene intollerabile nel «cortile di casa», a meno di 200 chilometri dalla Florida.
I RICERCATORI del Centro di Ingegneria genetica e Biotecnologica dell’Avana che, assieme all’Istituto Finlay, hanno prodotto ben cinque candidati a vaccini contro il Covid-19 – ieri è iniziata la fase III di sperimentazione, su 120.000 persone, del secondo candidato, Abdala – hanno a disposizione un unico spettrometro di massa dell’isola, imprescindibile per realizzare le analisi dei vaccini. È stato acquistato 20 anni fa, e come avverte il dottor Guillén, direttore dell’Istituto Finlay, è impossibile sia acquistarne uno nuovo, sia ottenere pezzi di ricambio proprio a causa delle sanzioni Usa.
Nonostante questa situazione drammatica, poco più di un anno fa, il 21 marzo 2020, il governo cubano inviò in Italia 53 medici che facevano (e fanno) parte della Brigata Henri Reeve per aiutare i medici della Lombardia nella lotta alla pandemia da coronavirus. La stessa brigata ha inviato personale sanitario in decine di paesi stranieri che hanno chiesto aiuto a Cuba (l’ultimo è il Qatar).
Nell’isola oggi scarseggiano generi di prima necessità, medicinali compresi, a causa del bloqueo. Ma questa situazione non preoccupa eccessivamente nemmeno l’ultimo dei 12 presidenti Usa, Joe Biden: ha fatto sapere che «la questione di Cuba non rappresenta una priorità» per la Casa bianca. E non preoccupa a quanto pare nemmeno il governo Draghi, che ringrazia per l’aiuto (gratuito) ricevuto un anno fa votando contro la mozione di condanna delle sanzioni. Nelle farmacie dell’Avana non vi sono antibiotici, ma la sudditanza italiana a Washington è garantita.
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