Archivio Moreschi, piazza Eroi, copertura del torrente San Romolo, agli inizi del secolo.
Gino Napolitano, eroe della Resistenza nel Ponente Ligure
Ecco il ricordo:
Caro Gianni Cuperlo, spero ti capiti di leggere questo mio ricordo, finirebbe in buone mani, si fa per dire. La domanda che rivolgo ancora a me stesso, dopo ormai tanti anni è: sono mai stato comunista? Allora dicevo a chi chiedeva ed a volte anche a chi non chiedeva: “sono comunista perché non posso essere socialista”, altre volte mi spiegavo meglio, e si fa per dire, dicendo: “sono un comunista individualista” quale obbrobrio!
Ho sempre pensato con la mia testa ma capivo che alcune erano meglio della mia. Ma la tradizione di famiglia c’era e m’era entrata nel sangue anche se mio padre non mi ha mai parlato di politica. Mio nonno era anarchico e, garantisco, è stato bellissimo avere un nonno anarchico! Mio padre era comunista, quando essere comunisti portava alla galera ed anche alla deportazione – dipendeva in quali mani capitavi – e si faceva la Milano Sanremo un po’ in bicicletta un po’ a piedi, lavorando a Milano ma con noi piccoli a Sanremo, per portarci qualcosa da mangiare e per “tenere i contatti “ tra qua e là. Dimenticavo di spiegare che allora eravamo in piena guerra. Ed è rimasto comunista fino al 12 novembre del 1989 quando Occhetto fece quel passo, per me, un po’ troppo affrettato. Così mio padre passò a Rifondazione dopo molte sofferenze e lunghe ed accese discussioni col segretario della Sezione di Sanremo, un tale che si chiamava Napolitano – nessun balzo sulla sedia: semplicemente un omonimo. E da qui un episodio commovente ( si , diciamolo, proprio commovente ed anche indicativo di come i Compagni di allora sentissero il partito e le loro idee). Quando mio padre morì, c’eravamo mia madre, mia sorella ed i miei figli fuori dalla camera mortuaria, era un giorno caldo di settembre. Un certo momento del pomeriggio vedo arrancare per la salita a piedi (l’ospedale di Sanremo è in cima ad una bellissima collina, con una vista del mare come poche ce ne sono , ma lì non mi capiterà di morire ahimè) una persona anziana con pantaloni neri ed una camicia bianca con le maniche arrotolate fino al gomito, sudato e ormai stremato per la salita. Era Napolitano, l’ex segretario della sezione di Sanremo, un po’ più giovane di mio padre ma intorno agli ottanta e un po’ oltre, che rivolgendosi a tutti noi ci chiede: mi lascereste un dieci minuti solo con Oreste ( Oreste è il nome di mio padre) che devo chiarirmi ancora con lui. Si fermò un po’ di più ed usci con le lacrime agli occhi dicendo che forse finalmente si erano capiti ma doveva dirglielo. Ci salutò velocemente abbracciandoci e scappò via.Le lacrime agli occhi le avevamo tutti, mai come in quel momento. E quell’episodio non lo scorderò mai. E si, quelli erano “i comunisti”.
Piazza a Sanremo vecchio, ” La Pigna “
Grazie, bellissima inquadratura!