IL FATTO QUOTIDIANO DEL 8 MARZO 2021
Draghi: ritratto profetico di un governo pericoloso
Ci vanno bene i generali, i politici sudditi dei banchieri, i fascisti unica opposizione. Abbiamo rinnegato ogni valore. Cosa sta succedendo? Lo spiega l’opera di Grosz
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di Tomaso Montanari | 8 MARZO 2021
Una delle ragioni più profonde tra quelle che dovrebbero impedirci di guardare ai nostri musei, e dunque alla storia dell’arte, come ad un grande giacimento di petrolio da sfruttare economicamente, è che l’arte – proprio come la letteratura – è uno dei più potenti antidoti al veleno del pensiero unico che domina la nostra epoca. Il patrimonio culturale è contro per definizione: perché contiene sguardi, testi, forme, figure che ci liberano dai dogmi, fanno cadere il velo dagli occhi, fulminano le parole vuote e untuose con cui ci compiacciamo dello stato delle cose e lusinghiamo i potenti. Ha scritto Virginia Woolf: “Credo che se conoscessimo la verità sull’arte, invece di vagolare tra le pagine imbrattate e deprimenti di coloro che devono sopravvivere prostituendo la cultura, allora godere l’arte e fare l’arte diventerebbero cose così desiderabili che al confronto la guerra apparirebbe un gioco tedioso per dilettanti attempati bisognosi di un passatempo per tenere a bada gli acciacchi (…). Insomma, se i giornali fossero scritti da persone il cui unico scopo fosse quello di dire la verità sulla politica e la verità sull’arte, noi non crederemmo nella guerra, e crederemmo nell’arte”.
Una delle ragioni per credere nell’arte, è che solo nell’arte troviamo uno sguardo sul nostro tempo che noi, da soli, non avremmo il coraggio e la forza per esercitare. Prendiamo la situazione della democrazia italiana di oggi. Sono tra i non molti che pensano che i modi, la sostanza e le implicazioni della nascita del governo Draghi rappresentino un pericolo serio per la democrazia italiana. Innanzitutto, per il rapporto che lega noi tutti all’idea stessa di democrazia: un rapporto allentato, sformato, compromesso. Ci stiamo dicendo che l’emergenza giustifica, anzi richiede, la sospensione della democrazia, il rinnegamento di tutto ciò in cui credevamo: ora ci va bene la banca sopra la politica, il nord sopra il sud, i maschi sopra le donne (come ha scritto Marco Revelli). Ci vanno bene i fascisti al governo, e l’opposizione lasciata ad altri fascisti. Ci va bene negare i vaccini all’Africa, e ci va bene che la scuola resti a distanza anche dopo la fine della pandemia. Ci vanno bene i generali. Cosa ci sta succedendo?
Non trovo risposta migliore di quella che offre un quadro. Sì, un quadro: di quasi cento anni fa. L’ha dipinto George Grosz nel 1926, e il suo titolo è Eclissi di sole. È una allegoria politica: la rappresentazione dello stato della democrazia tedesca alla vigilia dell’ascesa del nazismo.
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THE HECKSHER MUSEUM OF ART, HUNTINGTON
: https://www.heckscher.org/5048-2/
dove si trova il quadro-
Vediamolo.
Tutto si svolge al tavolo del potere: è un ritratto collettivo del governo. Ma i politici, i ministri, sono tutti dipinti senza testa: senza pensiero politico, senza autonomia, senza intelligenza. Senza occhi per vedere lo stato del Paese, senza un cervello per leggerlo e per provare a cambiarlo. Sono letteralmente “senza capo”: qualcun altro comanda al posto loro. Chi? Un generale, che ha deposto la sciabola sul tavolo. È un cristiano, ci dice la croce posta sul tavolo: dunque non sarà poi così cattivo! I tratti del volto e la corona d’alloro ci dicono che non è un generale qualsiasi, è Paul von Hindenburg: il presidente della Repubblica tedesca, la Repubblica di Weimar. Sarà lui, nel 1933, a nominare cancelliere Adolf Hitler. Ma il presidente non decide da solo: ha un suggeritore, che gli sta accanto in piedi e gli sussurra all’orecchio. È un banchiere, col cappello a cilindro, che porta sottobraccio i frutti dell’industria che finanzia: Grandi Opere, e armi. È lui che comanda sul presidente, che a sua volta comanda su una schiera di politici senza testa.
Sul tavolo del potere c’è anche il popolo: è un asino, accecato dai paraocchi, che si nutre dei giornali asserviti al presidente e al banchiere. Un popolo prigioniero della sua stessa credulità, della sua ignoranza. Sulle poche voci libere, sui pochi dissidenti che da sotto il tavolo provano a rivolgersi all’asino, a svegliarlo, incombono le sbarre del carcere, e una scheletrica morte. Nulla sembra poter salvare il popolo dai suoi stessi capi: dai suoi padroni. Su tutto incombe l’eclissi di sole, che dà il titolo al quadro. Il sole non dà luce perché è oscurato da un grande oggetto rotondo. Cos’è? Un’enorme moneta, con sopra il segno del dollaro: la “buona moneta”, l’unico vero dio a cui il banchiere ha consacrato la propria vita.
Il potere del capitale ha sostituito ogni altro potere, l’avidità e il profitto governano il mondo. Pochi anni dopo, nel 1933, un grande economista scriverà: “Questa regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle, perché non ci danno alcun dividendo”. Sono parole di John Maynard Keynes: quello stesso Keynes così spesso, oggi, citato a sproposito nel tentativo di farci credere che, no, oggi in Italia non ci sia nessuna eclissi di sole.
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