ANSA.IT — 6 MARZO 2021- 18.15
Il Covid taglia in Italia il lavoro delle donne il doppio che nella Ue.
Consulenti, in sei mesi -402 mila, peggio solo la Spagna
UNA DONNA AL COMPUTER IN UFFICIO
In Italia il calo dell’occupazione femminile durante l’emergenza Covid è stato il doppio rispetto alla media Ue con 402mila posti di lavoro persi tra aprile e settembre 2020. Lo scrivono i Consulenti del lavoro: infatti a fronte di un calo del “4,1%” delle addette tra i 15 e 64 anni (-402.000 posti) nel nostro Paese in Europa il numero, nella stessa fascia, d’età è sceso del 2,1%.
“Dopo la Spagna, il nostro è il Paese con la contrazione più elevata”. Lo studio dei Consulenti ricorda che nel 2020 l’Italia avrebbe dovuto raggiungere i target previsti dalla Strategia Europa 2020 con l’innalzamento del tasso di occupazione al 67%.
L’occupazione femminile indipendente sta pagando un prezzo alto, in Italia, con l’avanzare della crisi da Covid-19, poiché secondo i consulenti del lavoro nei mesi di aprile-settembre 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è diminuita di “103.000 unità, registrando una contrazione del 6,4%, praticamente il doppio di quella registrata dagli uomini”.
E, si legge nello studio, diffuso a due giorni dall’8 marzo, “in nessun Paese europeo si è assistito ad un calo così forte: in media, le autonome sono diminuite dell’1,6%, più o meno quanto i maschi (-1,9%)”.
Da un lato, viene spiegato, “ciò è dovuto all’impatto settoriale della crisi che ha penalizzato soprattutto la filiera del turismo-tempo libero, attività ristorative e commerciali”, comparti produttivi tradizionalmente “ad alta densità di lavoro femminile micro-imprenditoriale” nello Stivale.
E, dall’altro, va tenuta in considerazione la “fragilità” del segmento ‘rosa’ indipendente, elemento suffragato, evidenziano i professionisti, da “una recente indagine svolta da Eurostat sul lavoro autonomo nei Paesi membri”, secondo cui “il 17,5% delle italiane che esercita attività in proprio lo fa per un solo committente”, percentuale, questa, “quasi doppia rispetto alla media europea (9,2%), ma anche la più alta del continente”, si legge, infine.
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