WOLF BUKOWSKI, LA BUONA EDUCAZIONE DEGLI OPPRESSI — EDITORE ALEGRE, 2019 ++ DUE ARTICOLI DE LA STAMPA DEL 04 FEDBBRAIO 2021 –VIA I CLOCHARD DAL CENTRO DI TORINO E VIA ANCHE I LORO CANI—

 

 

 

 

 

 

La buona educazione degli oppressi. Piccola storia del decoro

 Wolf Bukowski

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Editore: Edizioni Alegre
Collana: Tempi moderni
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 2 maggio 2019
Pagine: 160 p., Brossura
14 euro, prezzo pieno

 

 

 

È in corso da anni una guerra, combattuta tra le strade delle città, contro poveri, migranti, movimenti di protesta e marginalità sociali. Le sue armi sono decoro e sicurezza, categorie diventate centrali nella politica ma fatte della sostanza di cui son fatti i miti: Furio Jesi chiamava idee senza parole gli artifici retorici di questo tipo, con cui la cultura di destra vagheggia fantomatici «bei tempi andati» di una società armoniosa. Lo scopo è cancellare ogni riferimento di classe per delimitare un dentro e un fuori, in cui il conflitto non è tra sfruttati e sfruttatori ma tra noi e loro, gli esclusi, che nel neoliberismo competitivo da vittime diventano colpevoli: povero è chi non si è meritato la ricchezza. Il mendicante che chiede l’elemosina, il lavavetri ai semafori, il venditore ambulante, il rovistatore di cassonetti, dipinti come minacce al quieto vivere. I dati smentiscono ogni affermazione ma non importa, la percezione conta più dei fatti: facendo appello a emozioni forti, come la paura, o semplificazioni estreme, come il «non ci sono i soldi» per le politiche sociali, lo scopo delle campagne securitarie diventa suscitare misure repressive per instillare paure e senso di minaccia. A essere perseguita non è la sicurezza sociale, di welfare e diritti, ma quella che dietro la sacra retorica del decoro assicura solo la difesa del privilegio. Sotto la maschera del bello vi è il ghigno della messa a reddito: garantire profitti e rendite tramite gentrificazione, turistificazione, cementificazione, foodificazione. Wolf Bukowski ripercorre come l’adesione della sinistra a questi dogmi abbia spalancato le porte all’egemonia della destra. Una perlustrazione dell’«abisso in cui, nel nome del decoro e di una versione pervertita della sicurezza, ci sono fioriere che contano come, e forse più, delle vite umane».

 

 

La voce della critica ::

 

                             Recensione di Vanni Santoni

 

Molti e significativi, ancorché non visti dai più, sono stati i cambiamenti che hanno coinvolto il mondo della street-art negli ultimi anni. Non è solo questione di quadri di Banksy che si autodistruggono da Sotheby’s moltiplicando il proprio valore – o meglio, il passaggio al mainstream della corrente artistica per definizione sotterranea non è che il sintomo più evidente di questo cambiamento. Oggi, i segni della street-art, o almeno alcuni di essi, non sono più inintelligibili alla maggior parte della gente, anzi sono graditi: chi, come me, vive in una città turistica, è testimone ogni giorno di come il “pezzo” su uno sportellino del gas è più fotografato della basilica che gli sta accanto. Un fatto, questo, non privo di implicazioni: il proliferare di “street-artist per turisti”, che producono operucce ispirate alle più note icone pop, allo scopo di andare su Instagram e poi vendere i propri originali, o la distinzione tra “street art buona” (quella carina, o appunto riconoscibile, o ancora fatta su “muri legali”) e “street art cattiva” – tutto il resto, e in particolare le tag.

Street-art, quindi, che da spina nel fianco degli amministratori ossessionati da quella forma di autoritarismo a bassa intensità nota come “ideologia del decoro”, rischia di diventare un loro possibile alleato.

Qualcuno ricorderà i due casi in cui Blu, oggi il maggiore street artist italiano, ha cancellato personalmente due propri murales: a Kreuzberg, perché la loro presenza era diventata, suo malgrado, una forza della gentrificazione, con l’aumento degli affitti nel quartiere berlinese; e a Bologna, dalla facciata del centro sociale XM24, per protesta contro una squallida mostra di street-art istituzionale organizzata in una città dove da due decenni è in atto una lotta ferocissima contro ogni forma di cultura dal basso.

Ci sono anche, tra i vari contributi, quelli dei due intellettuali che meglio hanno saputo inquadrare il dibattito, mostrando ai più ingenui che iniziative di ripulitura urbana quali “Retake” o “Angeli del bello” sono, oltre che frutto di un frainteso concetto di cittadinanza, ben più vandaliche di qualunque scritta. Si tratta di Tamar Pitch, che per prima, col cruciale saggio Contro il decoro (Laterza) ha messo il vero nemico nel mirino, e Wolf Bukowski, che col recentissimo La buona educazione degli oppressi – Piccola storia del decoro (Alegre) ha saputo declinare l’intera questione sotto una chiave politica, svelandone i reali scopi: spaventare i cittadini, alzare il valore degli immobili, cacciare gli abitanti poveri in favore di quelli benestanti e quelli benestanti in favore dei turisti – in tre parole, toglierti la città… Pensaci, la prossima volta che stai per non fare una tag.

 

Rossana

23/09/2019 17:51:16

Il libro ricostruisce la genealogia del “decoro”, una perversa invenzione politica, dai teorici della destra americana negli anni ’80 fino ai nostri attuali amministratori, sia nazionali che locali. Lo slogan portante all’inizio era che atti di trascuratezza o di semplice maleducazione, comportamenti legati alla marginalità urbana, come il dormire sulle panchine dei parchi o delle stazioni, e persino semplici ripieghi a volte necessari, come mangiare un panino per strada, siano un primo passo verso il deterioramento della vita associata e la crescita della criminalità: donde lo slogan della “tolleranza zero”, che ha prodotto guasti civili, aumento di uccisi dalla polizia e zero lotta alla criminalità, quella vera. Poi pian piano tali atti sono stati criminalizzati in sé, e oggi si moltiplicano le ordinanze di sindaci e assessori, o i trionfali proclami che iniziano con “promessa mantenuta” per esibire gesti insani come la sparizione di panchine o la loro sostituzione con panchine dotate di “divisori antibivacco” o retate contro i poveri averi degli homeless. Chi ha la sensazione di vivere in un film di fantascienza sui guasti di un autoritarismo fondato sul nulla trova qui ricostruiti tutti i passaggi storici e le responsabilità politiche, in un’analisi informata, ben costruita, limpida.

 

 

 

 

LA STAMPA DEL 04-FEBBRAIO 2021 

https://www.lastampa.it/torino/2021/02/04/news/blitz-dei-vigili-cacciati-i-clochard-dal-centro-di-torino-1.39859560

 

Blitz dei vigili: cacciati i clochard dal centro di Torino, anche le coperte nei cassonetti

Via dalle strade, dopo il regolamento che promette di togliere loro i cani

Blitz dei vigili: cacciati i clochard dal centro di Torino, anche le coperte nei cassonetti

LODOVICO POLETTO

PUBBLICATO IL 04 Febbraio 2021

 

TORINO. Via i senza tetto dal centro di Torino. E stavolta non sono soltanto proclami e annunci. Da stamattina è iniziata l’operazione tutta muscoli e divise contro gli homeless costretti a sgomberare da via Cernaia, via Viotti e altre strade del centro. Chi viene trovato per strada è costretto a lasciare i giacigli improvvisati. Ciò che non è possibile portare via da parte degli homeless viene caricato sul cassone di un camioncino dell’Amiat fatto arrivare apposta e finirà in discarica. Che siano masserizie o coperte: persino quelle distribuite dai volontari che la notte vanno in giro per la città a portare aiuti (viveri, vestiti e coperte appunto) a chi vive in strada.

 

 

I vigili cacciano i barboni dal centro di Torino, buttate anche le coperte nei cassonetti

video nel link:

blob:https://video.lastampa.it/6a8fbbe8-8f70-49ce-bdde-08736bd0a5aa

 

L’operazione vista così sembra rientrare nella strategia mai annunciata, ma evidente dalle recenti dichiarazioni del capo della polizia municipale e dell’assessore ai servizi sociali di Torino di costringere i senzatetto a lasciare la strada. Prima il comandante Bezzon  con un linguaggio spigoloso aveva invitato i cittadini a non fare più la carità a chi vive in strada: «Se non beccano nulla accetteranno le nostre proposte di andare nei dormitori». E aveva spiegato: «Incassano anche 100 euro al giorno grazie all’elemosina».

Poi nelle pieghe del nuovo (ma ancora da approvare) regolamento Animali della città è stata inclusa la norma che vieta agli accattoni di avere cani. Indipendentemente da come sono tenuti e accuditi.

Oggi l’operazione muscolare: via i senzatetto. E i loro averi finiscono tra i rifiuti. L’operazione è congiunta tra polizia e municipale. La questura precisa: «Il nostro era un servizio di risposta alle richieste dei cittadini. Un’attività congiunta con la polizia municipale. La polizia ha proceduto a identificare 7 persone di cui tre accompagnate all’ufficio stranieri perché irregolari sul territorio nazionale. La polizia municipale, invece, si è occupata della rimozione delle masserizie e della sanificazione dei luoghi».

CARTONI E COPERTE BUTTATI NEI CASSONETTI

LA STAMPA  DEL 04 FEBBRAIO 2021 

https://www.lastampa.it/torino/2021/02/04/news/via-i-cani-a-chi-fa-l-elemosina-la-difesa-di-appendino-dietro-agli-animali-c-e-un-racket-1.39859060

Via i cani a chi fa l’elemosina, la difesa di Appendino: “ Dietro agli animali c’è un racket”

Nel nuovo regolamento l’obbligo di avere l’acqua per lavare i bisogni. Pd all’attacco: sono all’ultima spiaggia

Via i cani a chi fa l’elemosina, la difesa di Appendino: “ Dietro agli animali c’è un racket”

BERNARDO BASILICI MENINI

PUBBLICATO IL 04 Febbraio 2021

 

Non solo rischio sequestro per gli animali di chi chiede l’elemosina. Né la possibilità di portare gli animali a scuola o dar da mangiare ai volatili pressoché ovunque. Nel nuovo regolamento del Comune sugli animali è prevista anche una stretta sui proprietari di cani per combattere il degrado urbano: dovranno essere sempre muniti di una bottiglia d’acqua per lavare i bisogni del proprio cane, oltre che del sacchetto di plastica per raccogliere gli escrementi. E, non ultimo, si va verso il recepimento delle normative nazionali che obbligano i padroni degli animali a portare sempre con sé una museruola. Un inasprimento delle regole che riguarda però innanzitutto i clochard.

Prima l’invito a non dare soldi ai senzatetto da parte del comandante dei vigili: «Usano il centro come un bancomat». Poi i vertici del Comune che ribadiscono il concetto: molti prendono anche il reddito di cittadinanza. Infine, il nuovo regolamento animali che, tra le altre cose, restringe e di molto le maglie sui mendicanti con cane al seguito. La sindaca Chiara Appendino nega che sia in atto un’offensiva contro gli homeless: «È assolutamente falso», dice, ricordando che sotto la sua amministrazione si è aperto ai cani nei dormitori.

«Tuttavia sappiamo anche che, in alcuni casi, questi animali vengono sfruttati senza alcuno scrupolo esclusivamente per le pratiche di accattonaggio. Dietro questi fenomeni si possono celare racket e veri e propri traffici». E sulla questione degli aiuti ai senzatetto ripete che «l’elemosina diventa una fonte di guadagno sufficiente a far rifiutare gli aiuti a disposizione» e che le donazioni vanno indirizzate a «enti e associazioni riconosciute che si occupano di loro».

 

Torino vuole vietare gli animali ai senza tetto: “Per noi compagni irrinunciabili”

VIDEO, 1.43

blob:https://video.lastampa.it/1d6c3eb8-5f82-4b70-8a2d-b872256360b3

 

Difficile, a dispetto di quel che dice la sindaca in un irritato post su Facebook, scindere i due temi – l’elemosina ai senzatetto e gli animali usati per fare accattonaggio – non fosse altro per la coincidenza temporale tra l’offensiva del comandante Bezzon e il nuovo regolamento animali inviato alle circoscrizioni. A difendere il testo c’è il consigliere comunale Cinquestelle Federico Mensio, che con la collega Chiara Giacosa l’ha messo a punto: «Non c’è nessun intento punitivo verso i senzatetto con gli animali», semmai «c’è chi li tiene come compagni di vita e chi li usa per l’accattonaggio e molto spesso non vive nemmeno in strada».

Secondo Mensio, l’obiettivo della nuova normativa è colpire questi ultimi. E come fanno i vigili a distinguerli? «Tutte le norme sono plausibili di una valutazione soggettiva. Peraltro, il nuovo regolamento era già stato adottato in modo simile da giunte di centrosinistra a Roma, Ancona e Rimini in passato».

Nessuna battaglia contro gli homeless, insomma: «Già dal 2018 parlavamo di rivedere le norme sui cani. Io non condivido quello che ha detto Bezzon, ma non stiamo né togliendo l’elemosina a tutti, né i cani alle persone». Parole che non convincono le opposizioni. Mariagrazia Grippo, consigliera comunale del Pd, parla di «ricorso ai sofismi per giustificare l’ultima spiaggia di una politica fallimentare: si sono limitati al mantenimento di servizi che già c’erano ma che non possono più rispondere a un bisogno che è esploso. E sono ondivaghi più che mai: c’è chi fa lo sceriffo e chi è ancora illuso che il Movimento 5 Stelle si occupi degli ultimi».

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  1. Donatella scrive:

    Il razzismo, in tutte le sue manifestazioni, vive tra di noi. Quella del decoro urbano è tra le scuse più vergognose e, come altre manifestazioni di intolleranza e di stupidità, ci spiega come è potuto esistere e prosperare il nazismo e il fascismo.

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