IL FATTO QUOTIDIANO DEL 24 GENNAIO 2021
Eric e Giulio senza giustizia. Egitto, morte e depistaggi
La fine in carcere di Lang, nel 2013, anticipò ciò che accadde al ricercatore cinque anni fa
ERIC LANG
Eric Lang, a French national living in Egypt, was beaten to death by inmates in a Cairo police station. Photograph: Alain Blotti Re/A
ARTICOLO NEL LINK ” THE GUARDIAN ” – 18 SETTEMBRE 2013
https://www.theguardian.com/world/2013/sep/18/egypt-frenchman-dies-syria-morsi
di Pierfrancesco Curzi | 24 GENNAIO 2021
Eric Lang aveva 49 anni quando è stato trovato privo di vita dentro una cella del commissariato di polizia di Qasr el Nil, nel cuore del Cairo, il 13 settembre 2013. Addosso i segni della violenza. Lang, professore di francese, viveva stabilmente in Egitto da quasi un quarto di secolo. Amava quel Paese e il suo popolo, ormai era uno di loro, fino al punto di scherzare in maniera macabra con la sorella Karine: “Una volta mi disse ‘tornerò in Francia dentro una bara’, questo era mio fratello”.
LA SORELLA KARINE CON LA MADRE NICOLE FROST ( 83 anni )
CONTINUANO A LOTTARE
Nessuno poteva immaginare che sarebbe successo in maniera così traumatica. Dettagli e sfumature a parte, il caso di Eric Lang sembra un copia-incolla della tragedia di Giulio Regeni di cui domani ricorre il quinto anniversario del rapimento. È solo un caso, certo, ma colpisce il fatto che le tracce di Lang si siano perse il 6 settembre, la sera in cui è stato fermato in strada assieme ad un connazionale, per poi riapparire, coperto da un lenzuolo, sette giorni dopo. Per Regeni ne sono serviti otto e per nascondere le responsabilità la National Security Agency (Nsa) ha poi costruito una serie di depistaggi. Il regime egiziano ha sbrigato la pratica accusando della morte di Lang i compagni di cella, anche se l’autopsia svolta in Francia al rientro della salma ha mostrato “inequivocabili segni di tortura, tra segni delle corde sulle caviglie e bruciature”. La sua famiglia non ha mai creduto a quella versione: “Ad uccidere Eric non sono stati i detenuti, l’inchiesta e la condanna per sei di loro non ci basta. I veri responsabili sono altri. Lo Stato francese è anch’esso colpevole per averlo lasciato morire dentro una cella. Il dossier è fermo, ma sia io che mia madre Nicole Prost, nonostante i suoi 82 anni, non molleremo mai la presa –afferma Karine Lang – il caso non è chiuso, il nostro legale sta facendo il possibile, ma il primo ostacolo è proprio il governo francese.
Il recente conferimento al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi della Legione d’Onore da parte di Emmanuel Macron lo conferma”.
Francia e Italia intrattengono storicamente ottimi rapporti commerciali con l’Egitto, a partire dalla vendita di armi. Al-Sisi e i suoi gaglioffi non badano al passaporto e non si preoccupano delle conseguenze diplomatiche delle loro azioni. Con la Francia, rispetto al Belpaese, i rapporti sono ottimi anche sotto il profilo strategico, con interessi condivisi nella regione. Alla giustizia italiana,al netto delle mancanze istituzionali dei governi che si sono succeduti dal febbraio 2016 dopo il rinvenimento del corpo martoriato di Giulio Regeni, vanno ascritti indubbi meriti.
Gli investigatori della Procura di Roma, dopo anni di prese in giro da parte dei colleghi del Cairo, sono arrivati a chiudere parte del fronte probatorio e ora l’inchiesta vede quattro membri della Nsa rinviati a giudizio.
Il caso Lang, invece, sembra congelato da allora: “La richiesta di rogatoria internazionale non ha avuto seguito – aggiunge la sorella di Eric Lang – dalle autorità egiziane solo silenzio, la polizia francese si è adeguata senza muovere un dito nei confronti dei reali assassini di un connazionale”. La morte di Eric Lang si inserisce in un quadro politico molto delicato dell’Egitto dell’epoca.
Il generale Al-Sisi, ex ministro della Difesa durante il governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, aveva assunto il potere pochi mesi prima attraverso un golpe sanguinoso. Di notte vigeva il coprifuoco e l’unica colpa del professore francese era stata quella di averlo violato. Poco tempo dopo anche Giulio Regeni avrebbe iniziato il suo percorso di studi e di ricerca in Egitto: “Ricordo bene la morte del vostro Giulio – torna indietro con la memoria Karine Lang – all’epoca il caso di mio fratello era ancora fresco e a tutti, me compresa, sembrò di rivedere la morte di Eric. Solo chi, come noi, ha perso un proprio caro in questa maniera può capire quanto possa essere dura e cosa spinga ad andare avanti. I due omicidi sono stati paragonati, abbiamo ricevuto richieste di interviste da testate giornalistiche italiane e la stessa stampa francese è tornata ad interessarsi a noi. È come se l’omicidio di Eric avesse ripreso impulso sull’onda emotiva della morte del giovane studente italiano”. Infine un pensiero per i Regeni: “La prego, se ha modo, riferisca che sono con loro di tutto cuore”.
Il fantasma di Eric sugli accordi tra Francia e Egitto
Caso Regeni. Per il cittadino francese morto in una stazione di polizia del Cairo nel 2013 Parigi non si è mai mossa. Ora Hollande vola da al-Sisi per armi e commercio. Intanto dei 100 arrestati alla protesta di venerdì 25 sono già sotto inchiesta
chiara cruciati
IL MANIFESTO DEL 17 APRILE 2014
https://ilmanifesto.it/il-fantasma-di-eric-sugli-accordi-tra-francia-e-egitto/
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Anche in questi dolorosissimi casi, gli affari vengono prima della vita umana e della verità.