HUFFINGTON POST– 3 GENNAIO 2021  :: La denuncia contro Israele: vaccini solo ai coloni, esclusi palestinesi. Sul Guardian la discriminazione nei Territori occupati per lo Stato che è più avanti nelle vaccinazioni

 

 

HUFFINGTON POST– 3 GENNAIO 2021 

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La denuncia contro Israele: vaccini solo ai coloni, esclusi palestinesi.

Sul Guardian la discriminazione nei Territori occupati per lo Stato che è più avanti nelle vaccinazioni

La denuncia contro Israele: vaccini solo ai coloni, esclusi

AMIR COHEN / REUTERS

Sul fronte delle vaccinazioni anti-Covid, Israele è il Paese che sta marciando a ritmi più serrati di chiunque altro al mondo: secondo l’organizzazione Our World in Data, il 2 gennaio il governo israeliano poteva vantare di aver già somministrato la prima dose del vaccino Pfizer/BioNTec al 12,59% della popolazione, quattro volte di più rispetto al secondo in classifica, il Bahrain, che ha puntato sul vaccino cinese. Ma per ora – come riporta il Guardian – il vaccino è un lusso inaccessibile ai palestinesi di Gaza e Cisgiordania, con le dosi che arrivano nei Territori occupati ma vengono somministrate solo ai coloni israeliani. La denuncia arriva da gruppi per i diritti umani, che accusano Israele di escludere dalla campagna vaccinale milioni di palestinesi che vivono nei Territori occupati (Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza).

Israele trasporta lotti del vaccino Pfizer/BioNTech nelle profondità della Cisgiordania. Ma le dosi – scrive il Guardian – vengono distribuite solo ai coloni ebrei, e non ai circa 2,7 milioni di palestinesi che vivono intorno a loro e che potrebbero dover aspettare settimane o mesi per l’avvio delle vaccinazioni.

“Non so come, ma ci sarà un modo per rendere anche noi una priorità?”, è la domanda di Mahmoud Kilani, allenatore sportivo di 31 anni della città palestinese di Nablus. “A chi importa di noi? Non credo che nessuno sia fermo su questa domanda”.

A due settimane dall’inizio della sua campagna vaccinale, Israele sta somministrando più di 150.000 dosi al giorno, coprendo oltre 1 milione dei suoi 9 milioni di cittadini, una percentuale notevolmente più alta rispetto agli altri Paesi. Sono stati allestiti centri vaccinali negli stadi sportivi e nelle piazze centrali. La priorità è accordata a over-60, personale medico, operatori socio-sanitari e altre categorie più a rischio, mentre le persone giovani e sane che entrano nelle cliniche sono talvolta ricompensate con scorte in eccesso per evitare lo spreco di fiale inutilizzate, sempre secondo quanto riporta il quotidiano britannico.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto agli israeliani che il Paese potrebbe essere il primo a uscire dalla pandemia. Tra i motivi di questo vantaggio – accanto a un sistema sanitario altamente avanzato, una forte capacità organizzativa e una digitalizzazione diffusa – potrebbe esserci la carta economica: un funzionario del ministero della Salute ha riferito che il Paese ha pagato 62 dollari a dose, rispetto ai 19,50 degli Stati Uniti.

Nel frattempo, l’Autorità Palestinese a corto di soldi, che mantiene un autogoverno limitato nei Territori, sta cercando il suo accesso ai vaccini. Il canale sarebbe quello della partnership guidata dall’Organizzazione mondiale della sanità Covax, volta ad aiutare i Paesi più poveri, che si è impegnata a vaccinare il 20% dei palestinesi. Eppure i vaccini destinati a Covax non hanno ancora ottenuto l’approvazione “per uso d’emergenza” da parte dell’OMS, condizione preliminare per la distribuzione.

Gerald Rockenschaub, il capo dell’ufficio dell’OMS a Gerusalemme, ha dato un orizzonte di tempo indefinito, “dall’inizio alla metà del 2021”, per l’inizio della distribuzione dei vaccini del programma Covax nei Territori palestinesi. Il resto delle dosi dovrebbe arrivare attraverso accordi con aziende farmaceutiche, ma a quanto pare finora nessuna intesa è stata firmata.

Nonostante il ritardo, l’Autorità non ha ufficialmente chiesto aiuto a Israele. Il coordinamento tra le due parti si è interrotto lo scorso anno dopo che il presidente palestinese ha interrotto i rapporti di sicurezza per diversi mesi. Ma Ali Abed Rabbo, direttore generale del ministero della Salute palestinese, ha detto che si erano tenute “sessioni” con Israele. “Fino a questo momento, non c’è accordo, e non possiamo dire che ci sia qualcosa di pratico sul campo a questo proposito”, ha riferito.

Funzionari israeliani hanno suggerito che potrebbero fornire vaccini in eccesso, pur non ritenendosi responsabili per i palestinesi in Cisgiordania e Gaza, indicando gli accordi ad interim degli anni ’90 che affidavano all’Autorità il controllo sugli standard internazionali di vaccinazione. Questi patti – ricorda il Guardian – prevedevano un accordo di pace più completo entro cinque anni, un evento che non si è mai verificato. Quasi tre decenni dopo, gruppi israeliani, palestinesi e internazionali per i diritti accusano Israele di eludere gli obblighi morali, umanitari e legali come potenza occupante durante la pandemia.

Gisha, organizzazione israeliana per i diritti umani, ha detto che gli sforzi palestinesi finora per cercare i vaccini altrove “non assolvono Israele dalla sua responsabilità verso i palestinesi sotto occupazione”.

Le disparità potrebbero potenzialmente vedere gli israeliani tornare a una qualche forma di normalità entro i primi tre mesi di quest’anno, mentre i palestinesi resteranno intrappolati dal virus. Ciò potrebbe avere un impatto negativo sull’obiettivo di Israele dell’immunità di gregge, poiché migliaia di palestinesi della Cisgiordania lavorano in Israele e negli insediamenti, il che potrebbe mantenere alti i tassi di infezione. A Gaza, enclave impoverita sotto il blocco israelo-egiziano, i tempi potrebbero essere anche più lunghi che in Cisgiordania.

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1 risposta a HUFFINGTON POST– 3 GENNAIO 2021  :: La denuncia contro Israele: vaccini solo ai coloni, esclusi palestinesi. Sul Guardian la discriminazione nei Territori occupati per lo Stato che è più avanti nelle vaccinazioni

  1. Donatella scrive:

    Come si dice alla fine dell’articolo, i palestinesi non vaccinati potrebbero essere una bomba anche per gli israeliani. Dove non c’è senso umanitario, dovrebbe esserci almeno il senso (il buon senso) del bene generale.

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