FILM COMPLETO IN ITALIANO:: IL NATALE A SULMONA- PARENTI SERPENTI -UN FILM DIRETTO DA MARIO MONICELLI — 1992 — durata : 1 h 40 minuti

 

 

Parenti serpenti è un film del 1992 diretto da Mario Monicelli.

Soggetto  Carmine Amoroso (omonima pièce teatrale)

Sceneggiatura   Carmine Amoroso con la partecipazione di Suso Cecchi d’Amico, Piero De Bernardi, Mario Monicelli

Produttore  Giovanni Di Clemente

Fotografia Franco Di Giacomo

Montaggio Ruggero Mastroianni

Musiche Adelio Cogliati

Scenografia Franco Velchi

Costumi Lina Nerli Taviani

 

Parenti serpenti - Film (1992)

 

Interpreti e personaggi

  • Marina Confalone: Lina
  • Alessandro Haber: Alfredo
  • Eugenio Masciari: Alessandro
  • Monica Scattini: Milena
  • Paolo Panelli: nonno Saverio
  • Pia Velsi: nonna Trieste
  • Tommaso Bianco: Michele
  • Cinzia Leone: Gina
  • Renato Cecchetto: Filippo
  • Eleonora Alberti: Monica
  • Riccardo Scontrini: Mauro
  • Elisabetta Centore: Cesira
  • Alfredo Cohen: Osvaldo detto La fendessa
  • Roberto Corbiletto: il sacerdote
  • Nicoletta Orsomando: sé stessa
  • Carlo Picone: sé stesso
  • Rudy De Cesaris: sé stesso
  • Ramona Badescu: una commensale al veglione di capodanno
  • Francesco Anniballi: un operaio stradale

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=6hik8-FaYJ4

 

 

Sulmona, Porta Napoli, inquadrata all’inizio del film

ManfredK – Opera propria

 

 

Trama

Si stanno per festeggiare le festività natalizie, e come ogni anno tutti i parenti si riuniscono a Sulmona, in Abruzzo, nella casa dei nonni, Saverio, vicebrigadiere dei carabinieri in congedo, affetto da una lieve forma di demenza senile, e l’energica ed arzilla moglie Trieste. La famiglia è composta da quattro nucleiː Lina, donna nevrotica che lavora nella biblioteca comunale di Teramo, il marito Michele, geometra per lo stesso comune, appassionato cacciatore, tifoso del Pescara e iscritto alla DC e il figlio Mauro; Milena, casalinga appassionata di quiz televisivi, depressa a causa della sua sterilità e il marito Filippo, maresciallo maggiore dell’Aeronautica a Roma; Alessandro, impiegato delle Poste a Modena, dalle idee naturaliste e comuniste (nonostante abbia trovato lavoro grazie al cognato democristiano), la moglie Gina, snob e mal sopportata dalle cognate (ragionevolmente convinte che tradisca il fratello con diversi amanti da cui ottiene regali costosi) e la figlia Monica, ragazzina in sovrappeso e non particolarmente brillante, la cui massima ambizione è quella di diventare una ballerina di Fantastico; infine Alfredo, professore d’italiano in un istituto femminile privato di Como, celibe, senza figli ed omosessuale – circostanza che si scoprirà durante le festività e tenuta nascosta agli anziani genitori.

Tutto sembra scorrere tranquillamente, nell’ordinaria routine festiva composta da cenone della vigilia, processione, tombolata, messa di mezzanotte e scambio dei regali, finché, il giorno di Natale, Trieste, a pranzo con tutta la famiglia, si decide a fare un annuncio che cade sulla tavolata come un fulmine a ciel sereno: i due anziani coniugi, a causa dell’età che avanza, non se la sentono più di continuare ad abitare da soli, ma rifiutando nettamente l’idea di andare a vivere in un ospizio (dopo averne visitato uno), decidono che saranno i loro figli a dover scegliere chi, tra loro quattro, ricevendo in cambio una parte della loro cospicua pensione e l’abitazione dei due in eredità, si assumerà l’onere di accoglierli in casa propria.

 

Spaventati dall’idea di rinunciare ai propri spazi e alla propria quotidianità, figli e consorti danno vita a una serie di riunioni tenute segrete ai genitori, i cui violenti alterchi smascherano tutta l’ipocrisia e gli scheletri nell’armadio, i segreti, i rancori, le gelosie e la grezza materialità del parentado che litiga ferocemente per l’appartamento e per ciò che contiene (vecchi mobili, quadri, suppellettili ed elettrodomestici di modesto valore), ma non vuole prendersi cura dei loro cari in alcun modo e termina con la raggelante decisione di uccidere i due anziani, simulando un incidente domestico nella notte di capodanno, tramite una stufa a gas difettosa da loro regalatagli.

L’intero racconto è narrato dalla prospettiva di Mauro, figlio di Lina e Michele, che al ritorno a scuola, legge in classe il tema sulle vacanze natalizie appena trascorse che gli era stato assegnato e racconta di come siano morti i nonni, smascherando involontariamente i colpevoli, ovvero i suoi genitori e i suoi zii, e il succedersi degli eventi di quei giorni.

 

La “rotonda” della chiesa di San Francesco della Scarpa, menzionata nel film come chiesa della Madonna Pellegrina

Pietro – Opera propria

 

 

Stasera in tv su La7 alle 21,30 Parenti serpenti di Mario Monicelli — Mondospettacolo

 

 

Il film è stato quasi interamente girato nella cittadina di Sulmona, in provincia dell’Aquila (Abruzzo), città preferita dal regista rispetto alla vicina Lanciano, proposta dallo sceneggiatore Carmine Amoroso, per un’esperienza lì vissuta; la sceneggiatura riporta comunque moltissimi riferimenti alla città di Lanciano, come la Squilla, festività tipica della cittadina frentana, che ricorre il 23 dicembre (mentre nel film la processione è posticipata alla sera della vigilia di Natale), o i bocconotti, dolce tipico della vicina Castel Frentano. Hanno origine lancianese anche i cognomi di alcuni dei personaggi del paese elencati nella scena della messa di mezzanotte (Colacioppo, Mazzoccone ecc.).

 

 

Parenti serpenti | OfficinaCulturale

Critica

«Al centro di Parenti serpenti (1992) c’è una tavola da pranzo, (…) una famigliaccia piccolo-borghese: tutti pronti alle più ridanciane espansioni sentimentali, come alle lacrime, alle proteste più teatrali come alle aggressività convulse e insieme melense. Una famigliaccia, quanto mai solidale negli egoismi, nei gusti vittimistici, infelicissima e malata, bombardata dal crepitio dei rotocalchi e della televisione, ma non per questo da assolvere. Anzi, e qui si fa avanti l’istinto ispido di Monicelli, una famigliaccia da non assolvere per niente, da far esplodere alla lettera. (…) E il film è raccontato dal basso: è un ragazzino appena pubere che guarda gli adulti, (…) ma nella cui falsamente ingenua oggettività c’è il nerbo della rivolta e (…) anche quello della pietà.»

(Enzo Siciliano, L’Espresso, 10 maggio 1992.)

 

 

 

Riconoscimenti

 

Parenti serpenti | Filmscoop

 

 

 

1992 – David di Donatello

  • Nomination Miglior produttore a Giovanni Di Clemente

  • Nomination Migliore sceneggiatura a Carmine Amoroso con la partecipazione di Suso Cecchi D’Amico, Mario Monicelli e Piero De Bernardi

1993 – Nastro d’argento

  • Migliori costumi a Lina Nerli Taviani

  • Nomination Regista del miglior film a Mario Monicelli

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