LIMES ONLINE — 14 DICEMBRE 2020
La Legion d’onore ad al-Sisi, Iran-Turchia e altre notizie interessanti
Carta di Laura Canali.
14/12/2020
La rassegna geopolitica del 14 dicembre.
con commenti di Dario Fabbri, Federico Petroni
FRANCIA, IRAN, TURCHIA, CLIMA E AMBIENTEABD AL-FATTĀḤ AL-SĪSĪ
AL-SISI, LA FRANCIA, L’ITALIA
[di Dario Fabbri]
Il caso della Legion d’onore conferita al presidente egiziano al-Sisi palesa la drammatica difficoltà della politica estera italiana.
Perché conta: Impegnata a eliminare la presenza dell’islam politico in patria e a colpire la sfera d’influenza turca tra Tripolitania e Levante, da anni la Francia è schierata contro Ankara,patron dei Fratelli musulmani, e al fianco del Cairo,ostile ai partiti di matrice religiosa, presente in Cirenaica al fianco della République.
Di qui la massima onorificenza conferita ad al-Sisi, nonostante il goffo tentativo di occultare l’evento. E la plastica immagine del vicolo cieco in cui si trova l’Italia. Non solo per lo smacco di vedere premiato il leader egiziano mentre Roma cerca di affermare la verità sulla tragica fine di Giulio Regeni.
Il nostro paese non possiede alcuna soluzione ottimale. Subiamo le manovre francesi in Cirenaica e sulla nostra industria, ma non possiamo inimicarci Parigi perché necessitiamo della sua forza per bilanciare la presenza turca in Tripolitania e in Albania. Ci preoccupa l’azione egiziana in Libia, ma non possiamo rompere con il Cairo per i comuni interessi energetici e per il maggiore peso del paese arabo. Soffriamo la superiore capacità tattica della Turchia che ci ha relegato alla (semi) irrilevanza sulla nostra (ex) Quarta Sponda, ma non possiamo colpire Ankara poiché le siamo ancillari a Tripoli e perché Erdoğan ci aiuta a frenare l’avanzata russo-egiziano-francese che ci espellerebbe definitivamente dal territorio libico.
Immobilismo approfondito dalla nostra riluttanza perfino a minacciare l’uso della forza – bluff che normalmente è caratteristico di ogni potenza. Intrinseca debolezza che ci espone a umiliazioni come quella appena ordita dall’Eliseo ai nostri danni, con straordinaria nonchalance.
Per approfondire:
Così l’Italia ha perso l’estero vicino:https://www.limesonline.com/cartaceo/cosi-litalia-ha-perso-il-suo-estero-vicino
Il resto della rassegna a cura di Federico Petroni.
TURCHIA-IRAN
Gli iraniani non hanno comprensibilmente preso bene le parole rese la scorsa settimana a Baku da Recep Tayyip Erdoğan. Il presidente turco, durante la parata per la vittoria azera nella guerra del Nagorno Karabakh, ha citato versi di un poema che allude alla separazione delle regioni azere sotto controllo iraniano dal resto dell’Azerbaigian e che pare molto in voga nei circoli panturchi. Il governo di Teheran si è lamentato con l’ambasciatore turco, il parlamento ha approvato una mozione di condanna, i ministri degli Esteri dei due paesi hanno avuto una dura telefonata nel quale il funzionario di Ankara ha definito inaccettabile la reazione della Repubblica Islamica.
Perché conta: Conferma il motivo del comportamento tenuto dall’Iran durante la recente guerra del Karabakh. Abbandonare l’Armenia per curare l’Azerbaigiannon è stata solo una mossa opportunistica per proseguire i progetti infrastrutturali eurasiatici in cui Teheran sta coinvolgendo Baku.
Dietro c’era un impellente motivo strategico: il controllo dell’Azerbaigian persiano. Regione certo integrata nel resto del paese, ma la natura imperiale dell’Iran ne obbliga i dirigenti a ribadire il vincolo. Nel timore che l’attivismo di Ankara vellichi quiescenti sentimenti panturchi. Anche se quell’area fosse perfettamente assimilata nel ceppo dominante, l’espansione della Turchia nel Caucaso costringerebbe comunque la Repubblica Islamica a rafforzare il confine. Nella consapevolezza che la tattica turca è guidata da calcoli studiati, ma anche da un fervore popolare e da un sentimento difficilmente prevedibili e arginabili.
A testimonianza dell’irrigidimento, 11 cittadini turchi sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio per conto dell’Iran. Al netto di ciò, le relazioni bilaterali non precipiteranno. Come tutte le potenze di una certa stazza, Ankara e Teheran continueranno ad alternare marcature, provocazioni e cooperazione. Però i rapporti di forza si stanno sbilanciando verso i turchi, a danno dei persiani. Anche questo informerà l’interesse degli Stati Uniti a una modesta, parziale e strumentalissima apertura nei prossimi mesi (anni?) alla Repubblica Islamica. Usando il programma nucleare di quest’ultima come specchietto per le allodole. Ma con in testa di sfruttarla per creare grattacapi alla Turchia.
Per approfondire:
Azeri, la porta di Ankara sull’Iran::https://www.limesonline.com/cartaceo/azeri-la-porta-di-ankara-sulliran
IL CLIMA DELL’UNIONE EUROPEA
Il quinquennale dell’accordo sul clima di Parigi ha spinto i governi di molti paesi ad annunciare nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. La Cina, per esempio, ha dichiarato di voler ridurre del 65% la propria “intensità carbonica” (un rapporto fra emissioni e attività economica, il che vuol dire che le prime aumenteranno ma a un tasso inferiore). I leader dei membri dell’Ue hanno invece trovato un accordo per alzare dal 40% al 55% la quota di emissioni nette che vogliono ridurre entro il 2030. Il segretario dell’Onu António Guterres e diversi gruppi ambientalisti definiscono queste misure ancora non sufficienti a rispettare gli impegni presi a Parigi nel 2015.
Perché conta: Finché Trump era saldo alla Casa Bianca, cinesi ed europei (leggi: tedeschi) hanno potuto raffigurarsi come campioni dell’ambientalismo. Dal 20 gennaio non sarà più così facile. Così intendono mettersi avanti prima che entri in carica la presidenza Biden, che ha già annunciato di voler ridare fiato alla diplomazia climatica. Inevitabile che in essa confluiscano obiettivi strategici americani. Washington vorrà usare l’agenda ambientale per costringere il rivale numero uno a riformarsi all’interno secondo i propri canoni: Trump lo ha fatto chiedendo reciprocità commerciale e negli investimenti; il suo successore lo farà anche con le emissioni. Più sottile l’obiettivo nei confronti della Germania: Biden e i suoi vorrebbero obbligare l’economia tedesca a rallentare imponendole dall’estero ricette e ruolini di marcia. Berlino dunque si mette avanti coi lavori, per evitare di farsi scrivere l’agenda dall’esterno. È questo, oltre alle promesse ai membri orientali di aiutare l’ancora importante settore carbonifero, ad aver permesso di alzare l’asticella verso una percentuale solo un anno fa impensabile.
Per approfondire:
Tre conseguenze del Covid-19 sull’agenda climatica ::https://www.limesonline.com/coronavirus-effetti-clima-petrolio-gas-ambiente/119417
ISRAELE SECONDO I SAUDITI
Un sondaggio condotto per il Washington Institute, uno dei principali think tank statunitensi centrato sul Medio Oriente,riferisce un netto aumento dei cittadini sauditi favorevoli ad approfondire le relazioni con Israele: la percentuale di chi vorrebbe acconsentire a rapporti d’affari tra i due paesi è salita in pochi mesi dal 9 al 36%. Il 41% degli intervistati vede di buon occhio gli accordi fra lo Stato ebraico e Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, il 54% invece li vede negativamente.
Perché conta: Normalizzare con Gerusalemme è ancora un’opzione negativa per la popolazione saudita, ma lo è sempre meno. Questo aiuta a spiegare la cautela di Riyad ad aggiungersi ad Abu Dhabi e perché i sauditi abbiano mandato avanti Manama, capitale del Bahrein (su cui hanno enorme influenza) come una sorta di avanguardia. Tale attendismo si è palesato di recente nell’incontro – reso noto solo ex post – in Arabia Saudita fra l’erede al trono Mohammed bin Salman e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nel quale il primo ha frenato sull’interesse del secondo (e degli Stati Uniti) ad aprire formali relazioni diplomatiche. Riyad certamente non si opporrà ad altri paesi che vorranno normalizzare con lo Stato ebraico, che anzi gioca a suo favore per rinforzare l’asse anti-iraniano, ma rimanderà al futuro l’opzione di farlo lei stessa.
Per approfondire:
Israele-Emirati-sauditi all’ombra di Trump::https://www.limesonline.com/cartaceo/israele-arabia-saudita-emirati-strano-triangolo-allombra-di-trump
LIMES NERD ( nerd = GIOVANI CHE SI DIVERTONO A STUDIARE…)
Gli anniversari geopolitici del 14 dicembre:
Napoleone in Russia, Dilma Rousseff, Accordi di Dayton: gli anniversari geopolitici del 14 dicembre
se ti interessa, nel link ::
https://www.limesonline.com/accadde-oggi-14-dicembre-george-washington-dilma-rousseff-accordi-di-dayton-gli-anniversari-geopolitici/103588
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Un bel groviglio ( mi viene da pensare a Gadda).