ANSA.IT — 14 DICEMBRE 2020 –19.26
Covid: verso il lockdown nazionale per il periodo di Natale.
Invariata l’incidenza del contagio. Boccia: ‘Saremo rigorosi’
Covid: verso il lockdown nazionale per il periodo di Natale
Il direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova, Andrea Crisanti
Dopo l’allarme sugli assembramenti nelle città per lo shopping di Natale, il Cts chiede misure più rigide durante le feste con “una sorta di lockdown per tutto il periodo di Natale”. Ma si moltiplicano le previsioni di una terza ondata a gennaio che per Crisanti “è una certezza, se rimangono le condizioni che ci hanno portato alla seconda ondata”.
Il ministro Boccia promette rigore. Protestano i ristoratori. Vissani: “Ci chiudono? Prima il governo ci mandi i soldi”. Nelle ultime 24 ore 12.030 positivi, ma su 10.584 tamponi, il tasso di positività resta invariato. Altre 491 vittime, superata quota 65mila.
Misure da consolidare ed eventualmente estendere e rafforzare con una sorta di lockdown per tutto il periodo di Natale. E’ quanto avrebbero detto, secondo quanto si apprende, gli esperti del Cts nella riunione con il premier Conte e con i capi delegazione. La necessità di una nuova stretta, è stato spiegato dai tecnici, è legata all’impossibilità da un lato di un controllo capillare del territorio e dall’altro a dati ancora “preoccupanti”, con un’incidenza dei nuovi casi ancora troppo alta (nell’ultimo monitoraggio era di 193 ogni 100 mila abitanti, quando dovrebbe essere a 50 ogni 100 mila per poter garantire il tracciamento). L’Italia, fanno notare gli esperti, ha anche un numero di morti giornaliero che supera quello della Germania – che ha però 20 milioni di abitanti in più -, e oltre metà del paese con le strutture sanitarie ancora sotto stress. Dunque, è la conclusione, “bisogna estendere le misure, altrimenti a gennaio saremo nei guai”.
“Stiamo valutando in queste ore se siamo in grado con queste misure e una zona gialla nazionale di contenere eventuali aumenti del contagio che toccheremo con mano a gennaio: non possiamo arrivarci con gli ospedali appesantiti, non possiamo permettercelo. Dobbiamo essere più rigorosi durante le festività“. Così il ministro Francesco Boccia a La Vita in diretta su Rai 1. “Le regole stanno funzionando e andiamo avanti così nei giorni lavorativi che abbiamo di fronte, per le festività dobbiamo decidere se chiudere di più, secondo me sì – dice -. Se ci saranno restrizioni ulteriori dobbiamo sapere che saranno solo per un periodo”
“Se rimangono le condizioni che ci hanno portato alla seconda ondata ed in mancanza di un piano nazionale, la terza ondata pandemica è una certezza e non una probabilità”. Lo afferma all’ANSA Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova. “Tra la prima e la seconda ondata dell’epidemia da Covid-19 – spiega l’esperto – non sono state rafforzate le misure mirate a mantenere bassi i contagi sul territorio, e in assenza di un vero piano nazionale la terza ondata è inevitabile”. Eravamo arrivati a registrare “meno di 200 casi al giorno e poi il numero dei casi è risalito e questo è accaduto – sottolinea – perchè non è stato predisposto alcun piano di sorveglianza”. Dunque, “se non si agisce aumentando la capacità di effettuare test molecolari, creando un sistema informatico per il monitoraggio e assicurando una logistica per portare i test laddove sono necessari, eliminando le differenze tra le Regioni, allora – avverte Crisanti – non se ne esce”. Quanto all’ipotesi di un rafforzamento delle misure restrittive in vista delle festività natalizie, “l’istituzione di zone rosse – conclude – sicuramente aiuta a frenare il contagio, come ha dimostrato ad esempio l’esperienza della Lombardia”.
Resta confermata la parte del Dpcm del 3 dicembre scorso con la quale è stata disposta la chiusura nelle giornate festive e prefestive degli esercizi commerciali collocati all’interno di “parchi commerciali ed altre strutture ad essi assimilabili, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole”, a causa dell’emergenza Covid. Lo ha deciso il Tar del Lazio con due decreti monocratici firmati dal presidente della prima sezione.
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Francamente, pur capendo le difficoltà e anche la disperazione di chi, a causa della pandemia, non può lavorare, penso che la bilancia penda dalla parte della vita delle persone.