PAOLA FERRETTI : Dostoevskij, L’«Idiota», poi la passione: una lettura di Julia Kristeva, IL MANIFESTO/ ALIAS  DEL 20 DICEMBRE 2020

 

 

COPERTINA :Ritratto del 1872 ad opera di Vasilij Perov (Galleria Tret’jakov, Mosca)

 

 

IL MANIFESTO/ ALIAS  DEL 20 DICEMBRE 2020

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ALIAS DOMENICA

Dostoevskij, L’«Idiota», poi la passione: una lettura di Julia Kristeva

 

Scrittrici francesi. «Dostoevskij, Lo scrittore della mia vita», da Donzelli

 

Una rappresentazione teatrale tratta da «I fratelli Karamazov», regia di Konstantin Bogomolov, Teatro d'Arte di Mosca, 2013Una rappresentazione teatrale tratta da «I fratelli Karamazov», regia di Konstantin Bogomolov, Teatro d’Arte di Mosca, 2013

 

Paola Ferretti

EDIZIONE DEL  20.12.2020

PUBBLICATO20.12.2020, 0:09

AGGIORNATO17.12.2020, 9:16

 

Prendere i passi più scioccanti e sublimi di Dostoevskij, come se la sua opera fosse un paesaggio da cui prelevare picchi e abissi. Allinearli uno dopo l’altro, come a voler comporre una silloge anomala del «gigante russo», e lasciare che essa produca da sé i suoi effetti: così ha lavorato Julia Kristeva in Dostoevskij Lo scrittore della mia vita (traduzione dal francese e dal russo di Lila Grieco, Donzelli, pp. 184, € 30,00), giustapponendo pagine dei romanzi più celebri ma anche brani dalle lettere, dal Diario di uno scrittore, dai racconti. E in una lunga introduzione che occupa un terzo dell’intera impresa editoriale, ha anteposto al Dostoevskij antologizzato il Dostoevskij riletto criticamente con gli strumenti della semiotica, della psicoanalisi, della linguistica, degli studi di genere.

Anticipata nel sottotitolo, la chiave autobiografica innerva i momenti critici più salienti del lavoro: lo stordimento derivato dalla prima, giovanile lettura dell’Idiota – di fronte alla «contagiosa colata ebbra di dialoghi composti in forma di racconto» – presiede ancora oggi alla venerazione nei confronti dello scrittore; nel sorvolare l’arcipelago delle solitudini femminili della geografia dostoevskiana o nel dissezionare le «anatomie dell’odio» di cui si nutrono le relazioni delle sue coppie, Kristeva attinge a piene mani alla propria esperienza di analista e di femminista; le stesse rivelazioni dei fondamenti «linguistici» alla base di alcune invenzioni narrative hanno dietro una salda competenza personale del russo.

Sull’autore della sua vita, Kristeva stende uno sguardo empatico, complice. Di più, si confonde con il suo mondo convulso, raddoppiando l’inesplicabile, piuttosto che aspirare a imbrigliarne la piena della narrativa. Guarda al celebre tema del parricidio come a una autoanalisi attraverso la scrittura, sovrapponendo «l’inventore dell’inconscio» (il Freud attento lettore di Dostoevskij) all’ideatore del romanzo polifonico: Dostoevskij ci parla di quegli «stati limite della coscienza che, scrutati con tagliente precisione chirurgica, sarebbero diventati accessibili alla ricerca solo nel secolo successivo». Alcune delle formule in cui Kristeva distilla le sue analisi centrano con lampi realmente illuminanti intere tipologie di personaggi dostoevskiani: per esempio quando nota che «al narratore piace sfumare i confini tra i due universi dell’odore e dello spirito»: «la sporcizia, la putrefazione, la morte stessa partecipano della spiritualità».

Con qualche sporadica caduta: nel sogno di acclimatare il «suo» Dostò nell’oggi, indulge a facili concessioni, e nell’arco della stessa pagina in cui parla del gioco, affibbia l’epiteto di addicted sia a Dostoevskij che al suo personaggio, o allude alle capacità da «giovane trader» della Grušen’ka dei Fratelli Karamazov, o ancora parla del potere del denaro che domina il «marketing universale» come tema ossessivo dello scrittore russo.

Le due parti di cui il volume si compone dialogano tra loro in modo non immediatamente speculare, ma senz’altro vivido: ne viene fuori un «sistema Dostoevskij» sforbiciato «à la Kristeva». L’antologia estrapola, dall’immenso universo dostoevskiano, quattro visioni oniriche, tre sdoppiamenti farneticanti, alcuni aneddoti sui bambini, l’idea di Russia e quella di Europa. La libertà di fronte a Cristo e le presenze demoniache; quanto, nella scrittura, sia sradicato e impiantato dall’esperienza del bagno penale. Il gioco come ossessione, l’epilessia, il carnevalesco. In un montaggio condotto con estrema perizia: le chiuse soprattutto, fulminanti e rivelatrici, additano i legami reconditi tra un brano e l’altro. E il florilegio che ne sortisce, il mondo di Dostoevskij per stralci, sprigiona una sua bellezza sofferta, incandescente, che genera l’effetto voluto: il desiderio di tornare a rileggere per intero le opere, riandando alla fonte prima della malia – quel gesto scritto che riproduce «la voluttà di essere la ferita e insieme il coltello».

 

 

Julia Kristeva (Author of Powers of Horror)    Julia Kristeva (@JKristeva) | Twitter  A Bulgarian "portrait" of Julia Kristeva - Culture

 

Julia Kristeva ( Sliven, 24 giugno 1941) è una linguista, psicanalista, filosofa e scrittrice francese di origine bulgara.

 

Vive e lavora in Francia dal 1964 e pubblica principalmente in francese. Partecipò alla redazione della rivista Tel Quel e, soprattutto negli anni sessanta e settanta, partecipò attivamente alla vita culturale francese dell’epoca, teorizzando e sviluppando tra l’altro il concetto di intertestualità. Collaborò con Michel Foucault, Roland Barthes, Jacques Derrida e Philippe Sollers. Si sposò con quest’ultimo.

Nel 1979 divenne psicanalista, dopo aver seguito dei seminari di Jacques Lacan. Ha costruito una relazione tra la semiologia e l’analisi psicanalitica. Insegna Semiologia alla State University of New York e all’Università Paris VII – Denis-Diderot. Dirige il “Centro Roland Barthes” e nel 2004 ha ricevuto il Premio Holberg. Il 12 dicembre 2018 riceve la laurea magistrale honoris causa in Traduzione specialistica e Interpretariato di conferenza presso la Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano.

 

OPERE

Il suo lavoro è cominciato intorno alla semiologia occupandosi di dialogo, verosimiglianza, ideologemi, moda e letteratura. Specialmente di autori come Sade, Roussel, Bataille, Beckett (con Le père, l’amour, l’exile) e in misura maggiore di Mallarmé, al quale ha dedicato una monografia importante (La révolution du langage poétique, 1974). Un altro libro di critica letteraria che già apre alla psicoanalisi è Pouvoirs de l’horreur (1980), su Céline. Seguono poi anni d’interesse verso i fenomeni dell’amore e della depressione, l’idea di esilio, e il problema della fede. Un romanzo semi-autobiografico (I samurai, 1990) ricostruisce i suoi anni d’impegno politico maoista e gli incontri di lei, giovane e attraente ragazza giunta a Parigi dall’est Europa, con gli intellettuali dell’epoca. Di una successiva ricerca sul “genio femminile” fanno parte i tre libri su Hannah Arendt, Melanie Klein e Colette.

Kristeva è stata considerata una delle maggiori esponenti del femminismo francese insieme a Simone de Beauvoir, Hélène Cixous e Luce Irigaray. Ha avuto una notevole influenza sul femminismo e la critica letteraria femminista negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

 

NEL LINK LA LISTA DEI SAGGI E DEI ROMANZI

https://it.wikipedia.org/wiki/Julia_Kristeva

 

 

 

 

Lo scrittore nel 1863

А. О. Бауман –

 

 

NEL 1876

Досс (Иоганн) Николай Федорович

 

 

Fëdor Michajlovič Dostoevskij  (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881),  è stato uno scrittore e filosofo russo.

È considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi. A lui è intitolato il cratere Dostoevskij sulla superficie di Mercurio.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/F%C3%ABdor_Dostoevskij

 

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