AFFRESCO DAL TITOLO ” LA CAVALCATA DEI VIZI ” DEI FRATELLI TOMMASO E MATTEO BIAZACI DA BUSCA, IN PROVINCIA DI CUNEO; GLI AFFRESCHI SI TROVANO NELLA CHIESA DI SAN BERNARDINO AD ALBENGA, PERIODO: SECONDA META’ DEL QUATTROCENTO
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UNO SGUARDO GENERALE SUI FRATELLI BIAZACI DA BUSCA LO TROVATE IN QUESTO LINK NON COPIABILE : FATTO MOLTO BENE
ESISTE UN LIBRO DEL 2012 — LO TROVATE IN BIBLIOTECA:
” TOMMASO E MATTEO BIAZACI DA BUSCA ” EDITORE NEROSUBIANCO, 2012,
pp. 548
Tommaso e Matteo Biazaci da Busca
a cura di Anna De Floriani e Stefano Manavella
Tommaso e Matteo Biazaci sono due fratelli pittori attivi tra la seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, in un vasto territorio compreso tra le valli e le pianure del Cuneese e il Ponente ligure, nell’area tra Imperia e Albenga. Nativi di Busca (Cn), operarono soprattutto come frescanti, decorando chiese e cappelle della zona con dipinti dalla forte impronta devozionale, ma furono autori anche di polittici. Il linguaggio biazaceo, equilibrato e di felice vena narrativa, reso accattivante dalla luminosità delle tinte e dalla dolcezza delle fisionomie dei personaggi, era funzionale alla comunicazione di chiari messaggi didascalici, spesso legati all’ars bene vivendi e alla spiritualità francescana. Pur segnati da retaggi tardogotici, i Biazaci si aprirono a suggestioni più aggiornate, grazie all’influsso dell’arte nizzarda e provenzale e in seguito anche della corrente rinascimentale lombarda conosciuta in Liguria. Gli artisti con i quali entrarono in contatto e che presentano affinità con il loro stile sono soprattutto Giacomo Durandi, Giovanni Baleison, Giovanni Canavesio, il Maestro del Polittico di Boston, Giovanni Mazone e Carlo Braccesco.
Frutto di un lavoro pluriennale e della collaborazione tra studiosi piemontesi e liguri, il libro delinea la riscoperta critica dei Biazaci, l’ambiente storico-culturale e artistico in cui si formarono e operarono, ricostruisce un percorso della loro attività, analizza le iconografie, le fonti letterarie di riferimento e le tecniche esecutive dei loro dipinti. A ciascuna opera assegnabile ai pittori è riservata, nella seconda parte del volume, una scheda di approfondimento e non manca un capitolo sulle attribuzioni non condivise e una ricchissima bibliografia. Tra le maggiori novità della pubblicazione si possono citare lo studio degli affreschi di Villa Elisa a Busca e di quelli, inediti, dell’ex chiesa di San Paolo a Caraglio, oltre che l’inclusione nel catalogo dei fratelli buschesi della decorazione della cappella di San Sebastiano a Diano Castello; nell’ambito delle opere su tavola, di particolare rilievo è l’indagine sul polittico di San Sebastiano e sui due scomparti con l’Incoronazione e l’Assunzione della Vergine. Da citare è inoltre il capitolo sulle tecniche esecutive, in cui Alessandra Perugini, responsabile dei restauri di due opere fondamentali dei Biazaci (gli affreschi della cappella attigua al santuario della Madonna degli Angeli a Cuneo e gli imponenti cicli nel santuario ligure di Nostra Signora delle Grazie a Montegrazie), offre uno spaccato stimolante e ricco di spunti delle pratiche operative della bottega. Ma gli aspetti inediti del libro sono innumerevoli, spaziando da nuove analisi iconografiche a letture più approfondite di problemi stilistici e cronologici, che consentono nell’insieme di fornire un’immagine più completa della personalità dei pittori buschesi, inseriti nel contesto della cultura ligure-piemontese dell’epoca.
Ambiente del quale si propone a sua volta una visione aggiornata e articolata, prendendo in considerazione anche opere sinora trascurate, con inedite attribuzioni e indagini. Il volume, prima monografia dedicata ai Biazaci, è stato presentato in diverse località del Cuneese (Busca, Brossasco, Cuneo, Saluzzo, Dronero, Sampeyre, Casteldelfino, Acceglio), ad Albenga (presso l’Istituto Internazionale di Studi Liguri) e a Torino (al Circolo dei Lettori).
Insignito nell’agosto 2013 del Premio Anthia – Libro Ligure dell’Anno 2013, Tommaso e Matteo Biazaci da Busca è presente presso importanti biblioteche e istituzioni culturali in Italia e all’estero (come in Francia, Germania e negli Stati Uniti). Il progetto sembra dunque riuscito a coniugare l’attenzione per il territorio, con lo scopo di valorizzare e far conoscere testimonianze artistiche e storiche non ancora adeguatamente note, e la validità scientifica, senza rinunciare a un approccio divulgativo che può far apprezzare il testo anche a un pubblico non specialistico.
BUSCA E’ IN ALTO A SINISTRA IN BASSO DI VILLAFALLETTO
IL COMUNE DI BUSCA DOPO LA PRIMA NEVE, FOTO
TRECCANI — DIZIONARIO BIOGRAFICO
https://www.treccani.it/enciclopedia/biazaci_(Dizionario-Biografico)/
BIAZACI
BIAZACI. – I due fratelli Tommaso e Matteo Biazaci da Busca sono detti anche “Buzaci” o “Busacci”, o, come sempre scrive il Rotondi, fratelli “Biasacci”. In verità, le iscrizioni che essi apposero alle loro opere riportano sempre il cognome “Biazacio” (Thomas Biazacius de Busca et Matheus eius frater) o “Biazaci” (Thomas Biazacii de Busca et Matheus eius frater).
Pittori originari di Busca presso Saluzzo, dei due Tommaso è considerato il maestro e Matteo un collaboratore assiduo. Gli inizi della loro attività vanno ricercati nella terra natale piemontese, prima nel campo della miniatura (fu il Bressy a pubblicare la notizia di una pagina miniata da Tommaso nel Codice degli Statuti di Savigliano) e poi in quello della pittura parietale, come sembrerebbero attestare alcuni affreschi della chiesa di S. Fiorenzo a Bastia, dati dal Berra a Giovanni Mazzucco e attribuiti a Tommaso dal Rotondi.
I Biazaci scendono in Liguria verso il 1474, anno di esecuzione degli affreschi (perduti) nel presbiterio della chiesa di S. Bernardino presso Albenga. Ma di ben nove anni più tardi sono gli affreschi della parete destra della stessa chiesa, recuperati recentemente e raffiguranti l’Inferno, il Purgatorio, il Paradiso, i Vizi e le Virtù (per la stessa chiesa i Biazaci avevano anche dipinto una tavola, smarrita).
Il 1483 (30 maggio) è anche la data che i due fratelli apposero agli affreschi nel santuario di Montegrazie presso Imperia, raffiguranti scene della Vita del Battista (abside e presbiterio), della Vita delle anime nell’Oltretomba, i Vizi e le Virtù (parete sinistra). In questi due ampi cicli, a noi giunti solo in parte (d’altronde assai simili anche iconograficamente), si determina la personalità pittorica dei Biazaci: accanto a ricordi ancora goticheggianti fiorisce un gusto ormai rinascimentale nella ingenua ricerca prospettica, nel rigore compositivo e nel modulato, puro accordo fra luce e colore. Pittura di artisti ritardatari, quindi, di un gusto popolaresco e narrativo, ma, nelle scene migliori dovute certo a Tommaso, colma di un’umile e spontanea delicatezza, specialmente in quelle parti ove i tenui colori sono stesi, con sapiente trasparenza di toni. Lo stile è affine a quello di tanti cicli di affreschi piemontesi della seconda metà del Quattrocento (di Bastia, di Villafranca, ecc.), che giunge a un più alto livello poetico nelle opere di Martino Spanzotti.
Da solo Tommaso firma e data al 1478 la pala con la Vergine e il Figlio in trono (forse parte centrale di un polittico), proveniente da Albenga ed oggi nella Galleria di Palazzo Bianco a Genova. Nell’opera sono state notate influenze bembiane, sia di Benedetto sia di Bonifacio, unite a reminiscenze di Paolo da Brescia. Ma la tavola di Tommaso “è più castigata e contrita nella sua umiltà popolaresca ed in essa si riflette lo spirito artistico del suo autore, che è poeta dialettale, intimamente legato ai modi tardogotici, ma interpretati con una personalità mite e proclive ad una temperata compostezza. Il suo vernacolo rifugge, perciò, fin da quest’opera, da ogni esasperazione formale, da ogni espressionismo: più incline alla dolcezza neolatina (o mediterranea), che agli aspri accenti nordici” (Rotondi).
L’ultima opera conosciuta di Tommaso è del 1488: un ciclo di affreschi, nella chiesa di Piani di Imperia, con scene della Morte di Maria, della Vita degli Apostoli e di S. Lorenzo, Sibille e Dottori della legge. Qui il pittore, nel tentativo di rendere più aulica la sua visione, perde la delicata freschezza delle opere precedenti.
Altri affreschi dello stesso si trovano nell’oratorio di S. Croce (o S. Bernardino) a Diano Castello (Imperia), raffiguranti L’Annunciazione di Maria, la Vergine in trono col Figlio e i SS. Bernardino e Giovanni Battista. Il Rotondi propende ad attribuire questi affreschi a Matteo, per durezza di disegno ed opacità di colori, ma alcuni particolari di più fine esecuzione farebbero invece pensare alla consueta collaborazione fra i due fratelli. Di altri affreschi dei Biazaci affioranti dalle pareti nell’oratorio di S. Caterina a Cervo (Imperia) è prematuro scrivere, almeno fino a quando essi non saranno del tutto scoperti da sotto gli intonaci.
Bibl.: L. T. Staglieno-M. Belgrano,Catal. dell’esposiz. artist. archeol. industriale aperta nelle sale dell’Acc. Ligustica, Genova 1868, p. 40; G. Rossi,Storia della città e diocesi di Albenga, Albenga 1870, p. 390; F. Alizeri,Not. dei professori del disegno in Liguria, I, Genova 1873, p. 322; O. Grosso,Acquisti di opere di pittura alla Galleria di Palazzo Bianco, in Rass. ligure di scienze,lettere e arti, II(1909), pp. 128 s.; Id.,Le Gallerie d’arte del Comune di Genova, Genova 1932, p. 97; A. Morassi,Mostra della pittura antica in Liguria dal Trecento al Cinquecento (catal.), Milano 1946, p. 35 n. 7; P. Rotondi,Scoperta di affreschi nel Santuario di Montegrazie (Imperia), in Riv. Ingauna e Intemelia, VI (1951), n. 1-2, p. 32; G. V. Castelnovi,Gli affreschi nella chiesa di Piani, in Piani d’Imperia…, Oneglia 1952, p. s; G. Martin Mery,Les Primitifs Méditerranéens (catal.), Bordeaux 1952, p. 34 n. 7 (ediz. spagnola, Barcelona 1952, p. 26 n. 7); E. Gavazza,Note sulla pittura del Manierismo a Genova, in Critica d’arte, III (1956), n. 13-14, p. 102; M. Bressy, I Biazaci di Busca pittori quattrocentisti in Liguria, in Cuneo Provincia Granda, genn. 1956, p. 12; L. Bezza,L’Inferno pittor. nella chiesa di S. Fiorenzo di Bastia, in Cuneo Provincia Granda, dic. 1956, pp. 31 ss.; P. Rotondi,Per Tommaso e Matteo Biasacci da Busca, in Riv. Ingauna e Intemelia, XI(1956), pp. 24-26, 56-63, 110-121; M. Perotti, T. e M. Biazaci, in Cuneo Provincia Granda, genn. 1963, p. 21; G. Raineri,Antichi affreschi del Monregalese, Mondovì 1965, p. XVI; U. Thieme-F. Becker,Künstler–Lexikon, III, p. 596.
Grazie per questa scoperta, almeno per me. Il drago, con quella faccia un po’ interdetta e con quei denti
è stupendo.