PAOLO BERIZZI ( notizie subito sotto ) : L’ultradestra torna a casa: abbandona Salvini e abbraccia Fratelli d’Italia- INCHIESTA, 1a PUNTATA —REPUBBLICA DEL 16 DICEMBRE 2020

 

 

REPUBBLICA DEL 16 DICEMBRE 2020

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Maltempo | Nubifragio | Verona | Critiche | Difese | Berizzi

Paolo Berizzi (Bergamo, 11 agosto 1972) è un giornalista e scrittore italiano, inviato speciale del quotidiano la Repubblica, dove lavora dal 2000.

È conosciuto soprattutto per le sue inchieste sul neofascismo. In seguito a minacce e ad atti intimidatori vive sotto scorta dal primo febbraio 2019.

Si laurea in filosofia all’Università Statale degli Studi di Milano. Inizia l’attività giornalistica a 17 anni, durante gli studi liceali. Giornalista professionista dal 2000, anno in cui, dopo numerose esperienze in altre testate giornalistiche e radiofoniche, viene assunto a “La Repubblica”, il giornale dove lavora.

Ultimo libro pubblicato :

  • L’educazione di un fascista, Feltrinelli, 2020.

da :

L’ultradestra torna a casa: abbandona Salvini e abbraccia Fratelli d’Italia

 

 

di Paolo Berizzi

Inchiesta sulla destra più dura, xenofoba e nostalgica. Che guarda adesso all'”originale”, tornando alle origini e al partito più rampante, quello di Giorgia Meloni

16 DICEMBRE 2020

L’ultradestra torna a casa. No, non stiamo parlando dei flop elettorali collezionati dalle due principali formazioni neofasciste italiane – CasaPound e Forza Nuova (quest’ultima appena confluita nel nuovo contenitore fascio-negazionista Italia Libera).

Ci riferiamo ai sommovimenti in atto nella galassia nera in questa stagione complessa segnata dall’incertezza dei partiti e dalla pandemia: in particolare, in prospettiva, all’orizzonte al quale guardano i movimenti che si collocano a destra della destra. Un orizzonte “nuovo”, se è possibile usare questo termine. Ridisegnato da capi e capetti con un andamento intermittente, ma che ora si delinea.

Dopo una stagione di vicinanza ideale, alleanze, ammiccamenti, affinità elettive, strappa e cuci con la Lega salviniana e nazionalista – che su impulso del “capitano” Matteo lo aveva abbracciato e anche un po’ cannibalizzato usando il gancio del sovranismo – il mondo della destra più dura, xenofoba e nostalgica guarda adesso non più alla “copia” ma all'”originale”: i Fratelli d’Italia. È il carro sul quale si prepara a salire la neofascisteria nell’era Covid. Il carro dei “patrioti”.

 

Roma, cariche di ultrà e Forza Nuova contro i giornalisti: interviene la polizia

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Una definizione usata da Giorgia Meloni nella sua comunicazione e anche, ormai puntualmente, dai militanti dei gruppi identitari extraparlamentari. Le manovre di avvicinamento sono già iniziate: quelle di CasaPound in modo plasticamente più visibile, quelle dell'(ormai ex) Forza Nuova con una tempistica diversa e strategie e linguaggi ancora da definire. Ma una cosa è certa: sia l’una che l’altra, ognuna con i suoi schemi e le sue modalità, si preparano a portare acqua al partito tricolore.

Il partito nel quale i camerati del vecchio e nuovo millennio non hanno certo difficoltà a riconoscere i tratti della loro identità, i loro valori. Lì ci sono le radici della loro storia: l’inizio di un percorso dal quale CPI e FN hanno poi deviato. Ma che in fondo è lo stesso da cui arrivano tanti esponenti e dirigenti di FdI, la vecchia fiamma tricolore nel simbolo.

Incominciamo questo viaggio da Forza Nuova – la chiamiamo ancora così, anche se “abbiamo messo nel cassetto la nostra bandiera”, per dirla con il ras romano pluripregiudicato Giuliano Castellino.

 

 

Roma, Forza nuova manifesta contro il coprifuoco: bombe carta in piazza del Popolo

 

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“L’estrema destra punta a riciclarsi con Fratelli d’Italia per due motivi. Primo motivo: in questo modo crede di ripulirsi da scandali e violenze di piazza. Il che è a dir poco discutibile. Secondo: è un approdo, diciamo, naturale. Terzo: spera di riuscire a capitalizzare più di quanto non sia riuscita a fare con la Lega di Salvini. Che l’ha sì sdoganata. Ma per poi sostanzialmente mollarla, dopo averla usata. Cosa che potrebbe riaccadere domani con Meloni”. Lui è Massimo Perrone, ex dirigente forzanovista. Da anni ha preso le distanze da Fiore &co. Non rinnega la sua storia e le sue idee, essendo cresciuto per altro nei quadri delle organizzazioni giovanili del Msi di Giorgio Almirante (lo stesso Fronte della Gioventù frequentato da “Giorgia” quando era ormai avviato verso il tramonto).

“I neofascisti si mettono a disposizione perché chi crea confusione fa sempre comodo a un partito in ascesa che ha voti, uomini e risorse. Chi crea confusione – continua Perrone – funge da cooperativa di servizio quando serve. Ricordo quando, come Forza Nuova, ci mettemmo al servizio di Alessandra Mussolini che fondò Azione Sociale poi confluito in Alternativa Sociale”. Il passaggio da Salvini alla Meloni, dunque. “Salvini non è mai stato uno dei nostri. Ha fatto finta, il suo è stato solo un calcolo politico, astuzia da politicante. Non ha i nostri valori e i nostri ideali, è sovranista tanto al chilo. Ha sfruttato la buona fede di tanti ragazzi e anche di Borghezio, salvo poi scaricarlo”.

A differenza di CasaPound, va detto, Forza Nuova non ha mai stretto alleanze né flirtato con la Lega. Ma in più occasioni, quando il Salvini dei respingimenti e dei porti chiusi era ministro, l'”uomo forte” al governo che postava “tanti nemici tanto onore” nel genetliaco di Mussolini, da Roberto Fiore sono arrivati espliciti apprezzamenti. Fino al riconoscimento-ammissione che sì, “Salvini ha saputo, meglio di altri, interpretare le nostre sfide e tradurre in fatti alcune delle idee che noi portiamo avanti da anni”. Così parlò l’ex terrorista di Terza Posizione dopo la batosta di Fn alle elezioni europee del 2019 (la stessa cosa toccò ammettere, leccandosi le ferite, anche a Simone Di Stefano, leader di CasaPound).

Come tutti i fatti della politica, anche i terreni di contiguità tra Forza Nuova (e derivati) e FdI – ufficialmente smentiti da entrambi – vanno visti scavando sotto la superficie. Anche dei luoghi fisici.

Via Paisiello, quartiere Parioli, Roma. In una palazzina elegante al civico 40 c’è la sede di Forza Nuova. L’appartamento – come noto – fa parte del patrimonio immobiliare della fondazione Alleanza Nazionale. Ha già ospitato la redazione del Giornale d’Italia e de La Destra di Francesco Storace. Forza Nuova l’ha occupato da anni. Giorgia Meloni dice di avere fatto causa per lo sfratto. Ad oggi non è ancora stato eseguito. Perché? Da via Paisiello sia Fiore sia il suo delfino romano Castellino (che di occupazioni s’intende) rilasciano interviste. Da lì “Giuliano” – come lo chiamano i suoi ragazzi, ultrà romanisti e laziali protagonisti dei violenti scontri no covid a fine ottobre nel cuore della capitale – ha lanciato il 29 ottobre, due giorni dopo le bombe carta e i cassonetti rovesciati, la coalizione fascionegazionista Italia Libera (FN, gilet arancioni, Carlo Taormina, no mask e ex M5S).

Da lì Fiore pontifica sul futuro: “Le forze di popolo, patriottiche e nazionaliste, uniscono le forze contro la dittatura sanitaria e il potere delle lobby”. Dietro la svolta di Forza Nuova che, per rifarsi una verginità, finge di sciogliersi abbracciando Taormina e i gilet di Pappalardo, ci sono in realtà motivazioni molto meno ideali. Legate a non più tamponabili difficoltà finanziarie. La creatura politica di Fiore – ritenuto politicamente impresentabile anche da tanti dei suoi, da qui la scissione che ha svuotato il partito e dato alla luce una “Rete delle comunità forzanoviste” – è assediata da debiti su debiti. Buchi scavati negli anni. Debiti anche nei confronti delle segreterie che si sono avvicendate dagli anni ’90 a oggi.

Ecco l’impulso a rinnovarsi dentro un nuovo soggetto politico, ecco la tentazione di sondare il terreno e offrirsi in dote all’area che ruota intorno a FdI. Dice ancora Perrone: “Non conosco le carte. Ma forse a FdI costerebbe di più mantenere quei locali se fossero vuoti piuttosto che occupati da chi, in qualche modo, li tiene in ordine”. C’è chi la storia dell’appartamento dei Parioli la interpreta con malizia. “Che FdI abbia fatto causa è certo. Che faccia pressioni per cacciare via la banda Fiore e liberare i locali non è dato sapere”, è il ragionamento sulla bocca di un parlamentare di lungo corso.

 

VERONA : LE RONDE DI FORZA NUOVA PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO

 

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Da Roma a Verona. Nel segno di Italia Libera. Il lessico dei camerati forzanovisti fusi coi gilet arancioni spinge su alcune parole mantra: “Nazional Rivoluzionari”, “patrioti”, “popolo”. Nazional rivoluzionario si definisce, in ogni salsa, Luca Castellini. Responsabile per il nord Italia di Fn e capo pluridaspato dell’Hellas.

Il ribellismo anti Stato, anti-sistema, anti dittatura sanitaria – l’ossimoro perfetto nel caso dei nostalgici del regime di Mussolini – viene declinato con uno slogan di bossiana memoria. “Padania libera!”, scandiva il senatùr arringando la folla. Il primo passo della neonata Italia Libera nero-arancione è il franchising dello slogan. “Verona Libera”, scrive sui social Castellini. Ci sarà Brescia Libera, Como Libera, Roma Libera, e via dicendo. Un brand nero come già lo erano state le varie Roma ai Romani, Brescia ai bresciani ecc. Nel nuovo asset i forzanovisti porteranno avanti ciò che provano a fare da tempo: catalizzare le spinte più dure (anche violente) delle protesta contro il governo Conte. Soffiando sulla paura e solleticando la pancia delle città. “Casa dei patrioti” è la sede di Fn a Verona. C’è questa firma sul video che Castellini ha postato: una “passeggiata della sicurezza” in zona stadio a Verona.

I “butei” della curva più a destra d’Italia fanno la ronda contro “degrado” e “spaccio”. E dopo una violenta aggressione avvenuta davanti al loro pub The Den. “La nostra solidarietà arriva dalla strada… inauguriamo un ciclo di controllo militante del territorio. Verona Libera”. Controllo militante, già. Ronde. Intruppati come soldati. Tutto cambia e niente cambia nel più antico pianeta neofascista ancora su piazza. Forza Nuova in teoria avrebbe chiuso la sua era dopo 23 anni, sempre stesso nome e stesso simbolo. E’ probabile che l’era continui sotto mentite spoglie e nuovi padrini politici.

1. continua

 

 

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1 risposta a PAOLO BERIZZI ( notizie subito sotto ) : L’ultradestra torna a casa: abbandona Salvini e abbraccia Fratelli d’Italia- INCHIESTA, 1a PUNTATA —REPUBBLICA DEL 16 DICEMBRE 2020

  1. Donatella scrive:

    Cinisello libera!

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