I pompieri di Viggiù è un film del 1949, diretto da Mario Mattoli.
Il titolo è ripreso dall’omonima canzone popolare composta in precedenza da Armando Fragna (autore anche delle altre musiche del film), ed interpretata da Clara Jaione, pubblicata nel dopoguerra.
La pellicola registrò il terzo incasso nella stagione cinematografica 1949-1950
Genere commedia, musicale
Regia Mario Mattoli
Soggetto Marcello Marchesi, Steno
Sceneggiatura Marcello Marchesi, Steno
Produttore Dino De Laurentiis
Fotografia Aldo Tonti
Montaggio Giuliana Attenni
Musiche Armando Fragna
Scenografia Alberto Boccianti
Trucco Giuliano Laurenti
Luisita “Isa” Barzizza (Sanremo, 22 novembre 1929) è un’attrice italiana, considerata una delle più importanti interpreti della rivista, del cinema e della televisione italiana.
Interpreti e personaggi
- Nino Taranto: se stesso
- Totò: se stesso
- Wanda Osiris: se stessa
- Carlo Dapporto: se stesso
- Carlo Campanini: comandante
- Silvana Pampanini: Fiamma
- Isa Barzizza: se stessa
- Dante Maggio: pompiere napoletano
- Ricky Denver: comico francese
- Mario Castellani: se stesso
- Elena Giusti: se stessa
- Géo Dorlis: Enrico La Barbera
- Myriam Glori: se stessa
- Harry Feist: se stesso
- Laura Gore: se stessa
- Leho e Mane: se stessi
- Rosetta Pedrani: se stessa
- Guido Morisi: se stesso
- Adriana Serra: se stessa
- Mario Riva: se stesso
- Ave Ninchi: Gaetana
- Enzo Turco: se stesso
- Ughetto Bertucci: pompiere romano
- Aldo Tonti: pompiere genovese
- Alfredo Rizzo: pompiere milanese
- Leopoldo Valentini: pompiere pugliese
- Augusto Caverzasio: pompiere siciliano
- Ariodante Dalla: se stesso
- Dolores Palumbo: spettatrice
- Ernesto Almirante: spettatore
https://www.youtube.com/watch?v=x2hUXVbWjRY
Trama
Un fotogramma del film
A Viggiù, una cittadina del varesotto, esiste un simpatico gruppo privato di vigili del fuoco. Questi ritengono la canzonetta “I pompieri di Viggiù”, di gran successo all’epoca, offensiva per il loro glorioso corpo, tant’è che non gradiscono neppure essere chiamati “pompieri”, bensì “vigili”. Decidono così di recarsi a Milano per interrompere d’autorità la rivista omonima. Inoltre il comandante intende convincere sua figlia Fiamma, che recita nella stessa rivista, ad abbandonare il mondo del teatro e a tornare in famiglia a Viggiù. I vigili del fuoco si spostano ben volentieri, col motivo non dichiarato di poter assistere alla rivista e soprattutto di poter ammirare le belle donne, occasione generalmente negata ai residenti di piccole località di provincia. Il film è il pretesto per una lunga sequenza di spettacolari numeri di teatro di rivista; comunque l’esile intreccio si scioglie nel migliore dei modi: i vigili del fuoco, entusiasmati dal magico mondo del teatro, rinunciano ai loro propositi e Fiamma continua la sua brillante carriera con il consenso del padre.
Critica
Il Morandini cita Ennio Flaiano che nel 1949 si espresse a proposito di questo film sostenendo che “l’errore dei critici” fu quello di “volerlo considerare un film”, mentre (in realtà) “è un documentario che anticipa in Italia le gioie della TV”.
Sotto questo profilo, la pellicola “è un capolavoro involontario di reportage, una preziosa antologia dell’avanspettacolo nell’Italia del dopoguerra”.
“(…) Il film, diciamo pure, ha qualcosa di umano. E proprio in questo sta la sua forza. Lo spettacolo che offre (…) non spinge al sogno, non esprime quella pornografia sentimentale, rosea di film americani dello stesso genere. (…) (dove) le stesse ballerine hanno la grazia e lo splendore di emozioni vegetali (…) qui le ballerine sono vive, bene in carne (…) e hanno la tesserina del sindacato (…)”. (Ennio Flaiano, “Il Mondo”, del 30/4/1949).
Mario Mattòli (Tolentino, 30 novembre 1898 – Roma, 26 febbraio 1980) è stato un regista, sceneggiatore e impresario teatrale italiano, fra i più popolari del suo tempo.
Mario Mattoli era discendente diretto di Agostino Mattoli, medico chirurgo omeopata e patriota italiano del XIX sec., aderente alla Repubblica Romana.[senza fonte] La nobile famiglia Mattòli era originaria di Bevagna, ma Mario nacque a Tolentino perché suo padre Aristide Mattoli, medico chirurgo, era stato trasferito presso il locale ospedale. Laureatosi in giurisprudenza, iniziò a lavorare per gli impresari Suvini e Zerboni. Dal 1924 ne divenne segretario e pian piano, gestori di sale, attori, agenti e artisti divennero il suo mondo. Nel 1927 fondò con l’impresario Luciano Ramo la Spettacoli Za-bum, basata sull’intuizione di aprire gli spettacoli di rivista agli attori di prosa. Così vennero lanciati grandi nomi, che poi dalla rivista passarono con successo anche al cinema, come Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Erminio Macario, Aldo Fabrizi, Enrico Viarisio.
Nel 1928 sposò Mity Mignone, attrice di prosa famosa all’epoca che assieme ai due fratelli Totò e Carolina, in arte Milly, partecipava ai migliori spettacoli di varietà del tempo; questo trio si sciolse proprio all’indomani del matrimonio di Mity. La Za-bum si occupava essenzialmente di teatro ma produceva anche film, così, quando per un’improvvisa indisposizione di Carlo Ludovico Bragaglia si dovette trovare un regista nel minor tempo possibile, Mattòli si rese disponibile e diresse Tempo massimo (1934).
continua nel link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Mattoli
NEWS CINECITTA’ — 9 GENNAIO 2019
https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/53/76407/a-milano-la-riscoperta-di-mario-mattoli.aspx
A Milano la riscoperta di Mario Mattoli
- 09/01/2019
- scritto da :: Ang
Sarà proiettato domenica 27 gennaio al Mic, la Fondazione cineteca italiana, a Milano il documentario di Franco Longobardi, con Lorenzo Bassi Mattolissimo – Il cinema sono io!, alla riscoperta del cinema del regista Mario Mattoli (Il pirata sono io!, Miseria e nobiltà, Signori si nasce), tra i principali artefici del mito intramontabile di Totò, avendolo diretto più volte di chiunque altro, ma come padre del moderno cinema comico.
Divi come Sordi, Sophia Loren, Tognazzi, De Sica, Fabrizi, Franchi e Ingrassia, Anna Magnani e appunto Totò, nonché autori come Federico Fellini, Steno, Garinei e Giovannini, devono a lui l’esordio o la prima opportunità di successo.
Mattoli ha curato spesso soggetti e sceneggiature delle sue produzioni, a uno dei quali ha attinto Eduardo De Filippo per la commedia ‘Napoli milionari’a, e spaziato con consumata abilità nei più disparati generi, dal melodramma al letterario, dal bellico al neorealismo, dal giallo al western, dalla fantascienza al mitologico e soprattutto nella commedia. E’ stato il precursore del superamento del cinema dei telefoni bianchi partito negli anni ’40, ispirandosi ai modelli emergenti americano e francese, incurante della cappa autarchica calata dal regime fascista ed anzi sfidandola con citazioni allusive, talvolta grottesche, di miti e personaggi non autoctoni (i fratelli Marx, Il porto delle nebbie).
Il docufilm, di 84 minuti, realizzato per il 120° anniversario dalla nascita, esplora i suoi tanti capolavori includendo rarissimi spezzoni, testimonianze di exploit trascurati, come il primo sketch corale tutto al femminile del cinema italiano e il ciac censurato con il nudo integrale della Loren.