15 NOVEMBRE 1943 — STRAGE DI FERRARA — due link ++ qualcosa sullo storico Claudio Pavone

 

RESISTENZA mAPPe.it – A cura degli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna

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Muretto del Castello. Eccidio estense 15 novembre 1943 - Corso Martiri della libertà 43

 

 

 

 

Ferrara / Eccidi e stragi Fasciste

Muretto del Castello. Eccidio estense 15 novembre 1943 – Corso Martiri della libertà 43

All’alba del 15 novembre 1943, vengono uccisi dai fascisti 11 cittadini Ferraresi, come rappresaglia per l’assassinio del Federale Igino Ghisellini. Come afferma lo storico Pavone, si tratta del primo eccidio di guerra civile in Italia. L’episodio è stato immortalato nell’opera letteraria di Giorgio Bassani Una notte del ’43 e nel film La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini.

Nella notte sono prelevate dalle loro case 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati “traditori” per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere e portate alla Caserma della Milizia in piazza Beretta.

Fra loro anche i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane (arrestati il 7 ottobre 1943) vengono “scelti” i dieci cittadini innocenti da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini.

Impossibile stabilire come sia avvenuta la “scelta” anche se varie testimonianze concordano nel ritenere che Vezzalini si fosse avvalso di un elenco di “traditori del fascismo” già compilata dallo stesso Ghisellini.

 

All’alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati : Emilio ArlottiPasquale ColagrandeMario e Vittore HanauGiulio PiazziUgo TeglioAlberto Vita FinziMario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio: Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli e in via Boldini: Cinzio Belletti che un caso aveva portato nelle vicinanze del Castello quella notte. I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del Castello per tutta la mattina, doveva essere un monito per i ferraresi.

Solo l’Arcivescovo Ruggero Bovelli con un duro intervento presso le autorità fasciste riuscirà a far spostare i corpi.

 

 

 

 

 

La linea del ricordo

https://lineadelricordo.wixsite.com/lalineadelricordo/single-post/2017/11/14/15-novembre-1943-la-strage-del-castello-di-Ferrara

 

 

dal link sopra, stralciamo la parte che segue :

 

Claudio Pavone nel suo volume “Una guerra civile…” fa risalire all’eccidio ferrarese del 15 novembre 1943 l’inizio della guerra civile in Italia. I fascisti, che compirono la strage in totale autonomia, tenendo all’oscuro i tedeschi, presenti in città sin dal 9 settembre 1943, che all’indomani produssero un documento ufficiale nel quale condannavano ciò che era avvenuto, rammentando che altri episodi del genere non sarebbero stati tollerati.

A decidere la strage fu il segretario del PFR Alessandro Pavolini, indipendentemente dall’aver appurato la matrice dell’assassinio del federale Ghisellini che, una volta avuta notizia del ritrovamento del cadavere, di fronte ad un pubblico che chiedeva vendetta, decise l’invio a Ferrara di squadre di brigatisti di Padova e di Verona per attuare la rappresaglia.

In realtà, sulle rive del lago di Garda, già da alcune settimane, Pavolini e Mussolini si fronteggiavano duramente, in relazione alla necessità di una svolta violenta del fascismo repubblicano nei confronti di quegli italiani che combattevano la restaurazione fascista. Questo della città estense ne fu l’esordio: “Ferrarizzare l’Italia”, si scrisse!

Resta assodato che il PFR, senza certezza alcuna circa la matrice della strage, anzi con pesanti dubbi relativi ad una faida interna, decise per una strage di cittadini, civili, ebrei, antifascisti, che nulla avevano a che fare con l’accaduto.La notte dell’eccidio, i fascisti sostennero si fosse riunito un mai accertato “tribunale straordinario” organizzato su due piedi, in realtà le decisioni vennero prese dal capo della provincia Enrico Vezzalini, inviato a Ferrara da Pavolini, per sovraintendere all’esecuzione e da un altro importante gerarca fascista bolognese, Fran Pagliani, oltre che dal console generale della milizia Giovanni Battista Riggio.

 

si capisce che nel link il testo è più completo, ch.

 

 

CLAUDIO PAVONE

Claudio Pavone, una vita lunga un secolo” | Diacronie

 

Addio a Claudio Pavone, lo storico della Resistenza come guerra civile

 

 

 

Claudio Pavone (Roma, 30 novembre 1920 – Roma, 29 novembre 2016) è stato un archivista, storico e accademico italiano. Fu presidente, per il quadriennio 1995-1999, della Società italiana per lo studio della storia contemporanea nonché direttore della rivista di studi storico-politici “Parolechiave“.

 

 

cover-libro-pavone

 

 

 

Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza

 Claudio Pavone

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Universale Bollati Boringhieri-S. scient.
Anno edizione: 2006
In commercio dal: 18 gennaio 2006
Pagine: 825 p.
28 euro, prezzo pieno

A oltre mezzo secolo di distanza è ormai convinzione comune che occorra un ripensamento della Resistenza, sulla quale tutti mostriamo troppo facili certezze. Si tratta, soprattutto, di riconoscere a questi fatti la loro dignità di grande evento storico, sottraendoli ai ricorrenti rischi della retorica celebrativa o alle strumentalizzazioni di parte spesso riduttive e liquidatorie. Il libro affronta temi cruciali legati al passaggio dall’Italia fascista all’Italia del dopoguerra visti sotto il profilo della “moralità” operante nei protagonisti. Nell’analisi degli eventi tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, Claudio Pavone distingue tre aspetti: la guerra patriottica, la guerra civile e la guerra di classe – «tre guerre» che sono spesso combattute dallo stesso soggetto – introducendo così una novità interpretativa in grado di cogliere tutte le sfumature e di attraversare orizzontalmente una realtà storica di estrema complessità. Gli argomenti presi in esame – tra i quali l’eredità della guerra fascista, il dissolversi delle certezze istituzionali, le fedeltà e i tradimenti, il valore fondante della scelta, il rapporto fra le generazioni, l’utopia e la realtà, il grande nodo del la violenza – ci costringono a riflettere su alcune questioni brucianti e sempre attuali, prima fra tutte quella del rapporto tra la politica e la morale nella vicenda storica.

Libri di Claudio Pavone

Claudio Pavone è uno storico e partigiano italiano. È stato presidente della Società italiana per lo studio della storia contemporanea e direttore della rivista «Parolechiave». Dopo aver partecipato alla Resistenza, finita la guerra, lavora come funzionario negli archivi di Stato e occupandosi in particolare della sistemazione dell’Archivio Centrale dello Stato e della progettazione e direzione della Guida generale degli Archivi di Stato. Il suo lavoro lo mette quotidianamente a contatto con la gran parte dei documenti del fascismo, della seconda guerra mondiale e dell’antifascismo.

Insegna all’Università di Pisa. Nel 2007 è insignito del Premio Internazionale Ignazio Silone per la saggistica.

Tra le varie opere di Pavone ricordiamo Alle Origini della Repubblica (Bollati Boringhieri) e Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza.

 

Sulla guerra civile. La Resistenza a due voci

 Norberto Bobbio,Claudio Pavone

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Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Curatore: D. Bidussa
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Temi
Anno edizione: 2015
In commercio dal: 19 febbraio 2015
Pagine: XXIII-177 p., Brossura
15 euro, pre3zzo pieno

Introduzione, di David Bidussa

Parte prima– Norberto Bobbio Discorso sulla Resistenza (1965)
– Claudio Pavone I giovani e la Resistenza (1968)
– Norberto Bobbio La Resistenza «contestata» (1969)
– Claudio Pavone La guerra civile (1986)
– Claudio Pavone Le tre guerre: patriottica, civile e di classe (1989)
– Norberto Bobbio Le tre guerre (1990)
– Norberto Bobbio Guerra civile? (1992)
– Claudio Pavone La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea? (1994)

Parte seconda– Norberto Bobbio e Claudio Pavone Sedici lettere inedite (1983-2001)

Indice dei nomi

 

 

REPUBBLICA DEL 15 DICEMBRE 2010

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/12/15/claudio-pavone-tabu-infranti.html

GUIDO CRAINZ

 

 

CLAUDIO PAVONE E I TABÙ INFRANTI

 

Raramente un libro ha avuto forza e capacità di persuasione nel rompere tabù e pigrizie intellettuali come Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza (Bollati Boringhieri), il lavoro più impegnativo di Claudio Pavone. E la giornata di studi dedicata a Pavone peri suoi novant’ anni, alla presenza del presidente della Repubblica e in un Archivio del Quirinale gremito di studiosi, si è inserita nella discussione sui 150 anni di vicenda unitaria.

Non solo perché ad essa rimandavano le relazioni di Sabino Cassese, Enzo Collotti e Stefano Rodotà, ma perché quel tema è un filo di continuità nel lavoro di uno storico che ha segnato stagioni di studi con autorevolezza e capacità innovativa, rigore e freschezza.

A vent’ anni da quel libro appare chiaramente non solo il carattere di cesura che esso ha avuto negli studi sulla crisi italiana del 1943-‘ 45 ma anche la lezione più generale che ha rappresentato. In primo luogo, per la capacità di cogliere in quella crisi il riemergere di «fratture, risentimenti, concezioni antagonistiche dell’ uomo italiano e della nazione italiana di più ampio respiro».

Attraverso una mole enorme di fonti, vengono scandagliati i differenti modi di “essere italiani” sedimentati in una vicenda lunga. E balzano i diversi percorsi attraverso cui, sulle rovine del fascismo e nella catastrofe della guerra, prese corpo un senso nuovo di patria.

Appare oggi altrettanto prezioso un altro asse centrale, l’ intensa riflessione etica sul nesso fra scelte individuali e vicende collettive: non vi può essere un grande affresco storico che non sia una riflessione sull’ individuo, rigorosa e capace di imporre a se stessa compiti e limiti. Introducendo un capitolo chiave, che ha al centro il rischio di perdere la propria vita e di toglierla ad altri, Pavone annotava: lo storico deve analizzare il contesto in cui i conflitti si collocano ma non può mai dimenticare che esiste un problema della vita e della morte che non compete a lui risolvere. Sta qui il nodo più denso del tema della “scelta”, e Una guerra civile disegna con grande finezza il prender corpo delle differenti opzioni che dopo l’ 8 settembre del 1943 iniziano a mettere in discussione la «rassegnata stanchezza indomita del popolo italiano», per dirla con Ada Gobetti. Vengono a dar vita a un conflitto che è lotta di liberazione nazionale e guerra civile.

Proprio sul tema della “guerra civile” Pavone incontrò le reazioni più aspre. Quella categoria era stata utilizzata da una pubblicistica neofascista volta a metter sullo stesso piano le opposte parti. Ma il libro poneva alle origini della Repubblica un irto groviglio di questioni, e impediva di rimuovere la corposa presenza del fascismo nella storia nazionale.

Costringeva a non appannare limiti e tragedie della Resistenza, a riflettere sul convivere di alto impegno etico e rischio di totalizzazione in una guerra partigiana contro un nemico che aveva tutti i requisiti per essere qualificato come nemico totale. Spingeva a interrogarsi su «quella zona di confine che in ciascun uomo si colloca fra il territorio del bene e il territorio del male, che se lo contendono». Rileggendo questi passaggi si comprende meglio non solo quanto pesanti fossero i tabù che venivano infranti ma anche quanti stimoli ne vennero. Ne venne un interrogarsi sulla nostra storia capace di contrastare quelle volgarizzazioni e svalutazioni complessive di essa che riprendevano vigore in quel periodo, proprio in relazione alla Repubblica e alle sue origini.

GUIDO CRAINZ

 

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1 risposta a 15 NOVEMBRE 1943 — STRAGE DI FERRARA — due link ++ qualcosa sullo storico Claudio Pavone

  1. Donatella scrive:

    Bellissime e chiare queste recensioni: fanno venire voglia di saperne di più.

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